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Jack Clemente – Archeologie di un recente passato
All’interno del progetto di riproposta e valorizzazione degli Anni Sessanta dell’arte italiana e internazionale, Studio Gariboldi e Galleria Bergamo, in collaborazione, hanno deciso di organizzare e riproporre al pubblico una mostra personale di Jack Clemente (1926/1974).
Comunicato stampa
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All’interno del progetto di riproposta e valorizzazione degli Anni Sessanta dell’arte italiana e internazionale, coerente con la propria filosofia che mira a perseguire un obiettivo di gusto e qualità intrinseco all’opera d’arte, Studio Gariboldi e Galleria Bergamo, in collaborazione, hanno deciso di organizzare e riproporre al pubblico una mostra personale di Jack Clemente (1926/1974) proponendo in esposizione 32 opere datate dal 1966 al 1972.
Si tratta di quadri “o meglio sculture-bassorielivi-altorilievi o ancora meglio oggetti” come li definì Milena Milani, artista che gli fu amica in quegli anni, o “ispide geometrie esplose, efflorescenze fantastiche, chiome di sotterranei animali, prati all’inglese fatti di corda”, come ne scrisse Giuliano Zincone nel 1968, dopo averle viste alla Galleria del Naviglio di Milano appena create dall’autore.
I lavori in mostra sono composti da corde annodate, intrecciate da sole o unite a tasselli di legno e, insieme al tessuto, applicate sulle tele.
L’osservatore avvicinandosi vedrà che le eruzioni di canapa scaturite dalla tela non sono affatto minacciose, e, anche se potrebbe rimanerne sconcertato, riconoscerà all’artista l’abilità di aver esasperato e poi domato rendendo innocua una materia indisciplinata come la corda.
Clemente è un autentico “stregone” che si è divertito, non senza ironia, a stupire chi si avvicina alla sua opera. E ancora oggi ci riesce a cinquant’anni di distanza dall’ultima mostra datata al 1972.
Jack Clemente nasce a Novara nel 1926 e muore a Milano a soli 48 anni nel 1974. Nella sua esistenza studia lettere e filosofia, scrive poesie frequentando l’amico e grande poeta Edoardo Sanguineti, dipinge e per questo si trasferisce a Parigi nel 1952 partecipando a numerose esposizioni personali e collettive all’estero e poi in Italia. Negli ultimi anni firma diverse regie per la televisione francese come “Balla e il futurismo”, vincitore del Leone d’Argento alla Biennale veneziana del 1973; “D’Annunzio e il dannunzianesimo” e “Rauschenberg e la Pop Art” terminato dallo stesso artista americano suo grande amico.
Artista poliedrico in ampio anticipo sulle moderne tendenze poli-espressive, Clemente manifesta nel suo percorso una forte volontà innovativa che riesce a farsi strada durante uno dei momenti più fertili della nostra storia recente. Il cospicuo nucleo di lavori ritrovato costituisce un tassello esemplare di questo suo ultimo percorso e di tutta un’epoca. Non a caso, Francesco Tedeschi, nel suo testo in catalogo definisce questa operazione di recupero quasi “archeologica”.
Si tratta di quadri “o meglio sculture-bassorielivi-altorilievi o ancora meglio oggetti” come li definì Milena Milani, artista che gli fu amica in quegli anni, o “ispide geometrie esplose, efflorescenze fantastiche, chiome di sotterranei animali, prati all’inglese fatti di corda”, come ne scrisse Giuliano Zincone nel 1968, dopo averle viste alla Galleria del Naviglio di Milano appena create dall’autore.
I lavori in mostra sono composti da corde annodate, intrecciate da sole o unite a tasselli di legno e, insieme al tessuto, applicate sulle tele.
L’osservatore avvicinandosi vedrà che le eruzioni di canapa scaturite dalla tela non sono affatto minacciose, e, anche se potrebbe rimanerne sconcertato, riconoscerà all’artista l’abilità di aver esasperato e poi domato rendendo innocua una materia indisciplinata come la corda.
Clemente è un autentico “stregone” che si è divertito, non senza ironia, a stupire chi si avvicina alla sua opera. E ancora oggi ci riesce a cinquant’anni di distanza dall’ultima mostra datata al 1972.
Jack Clemente nasce a Novara nel 1926 e muore a Milano a soli 48 anni nel 1974. Nella sua esistenza studia lettere e filosofia, scrive poesie frequentando l’amico e grande poeta Edoardo Sanguineti, dipinge e per questo si trasferisce a Parigi nel 1952 partecipando a numerose esposizioni personali e collettive all’estero e poi in Italia. Negli ultimi anni firma diverse regie per la televisione francese come “Balla e il futurismo”, vincitore del Leone d’Argento alla Biennale veneziana del 1973; “D’Annunzio e il dannunzianesimo” e “Rauschenberg e la Pop Art” terminato dallo stesso artista americano suo grande amico.
Artista poliedrico in ampio anticipo sulle moderne tendenze poli-espressive, Clemente manifesta nel suo percorso una forte volontà innovativa che riesce a farsi strada durante uno dei momenti più fertili della nostra storia recente. Il cospicuo nucleo di lavori ritrovato costituisce un tassello esemplare di questo suo ultimo percorso e di tutta un’epoca. Non a caso, Francesco Tedeschi, nel suo testo in catalogo definisce questa operazione di recupero quasi “archeologica”.
22
aprile 2013
Jack Clemente – Archeologie di un recente passato
Dal 22 aprile al 30 giugno 2013
arte moderna e contemporanea
Location
STUDIO GARIBOLDI
Milano, Via Giovanni Ventura, 5, (Milano)
Milano, Via Giovanni Ventura, 5, (Milano)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 15-19
altri orari su appuntamento
Autore
Curatore