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Jack Fisher – I C0ULD SET ALL 0F Y0U 0N FIRE & ABS0-FUCKING-LUTELY N0THING W0ULD CHANGE
In occasione della sua prima mostra in Italia, Jack Fisher (1991, Merseyside, UK) si è interrogato sul privilegio insito nella realizzazione di una personale, costruendo una piattaforma che, interagendo architettonicamente con lo spazio espositivo, esaspera l’unicità del suo punto di vista
Comunicato stampa
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I C0ULD SET ALL 0F Y0U 0N FIRE & ABS0-FUCKING-LUTELY N0THING W0ULD CHANGE
Jack Fisher
a cura di Elena D’Angelo
25 gennaio - 27 febbraio 2017
inaugurazione martedì 24 gennaio 2017 ore 18.30
Proviamo ad analizzare una mostra personale come fosse un progetto di auto-investimento. Domandiamoci se il fautore di tale progetto vale il suo stesso investimento. La questione presa in esame è la produzione di una mostra personale che per un artista giovane, bianco, maschio e inglese, equivale a lanciare delle banconote in un pozzo. L‟investimento non verrà mai recuperato. Nessuno venderà niente, perché stiamo ancora valutando la necessità della vendita a un‟età “emergente”. Siamo troppo occupati a lamentarci del sistema che amiamo odiare, cercando di capire cos‟è un prodotto, cos‟è esattamente quello che stiamo vendendo o comprando, cosa ci serve per funzionare in questa società, e ancora se funzionare in questa società ha effettivamente senso. Forse abbandonare come fece Thoreau potrebbe essere eccessivo, ma realmente, collettivamente, c‟è qualcuno che sa dove stiamo andando? “Lo spettacolo [...] è il proprio prodotto, ed è esso stesso che ha posto le sue regole: si tratta di uno pseudo-sacro”. Debord l‟ha scritto nel „69, parlando di un sistema di consumo che stava già nutrendo se stesso. E siamo ancora qui. Ci siamo dentro da così tanto che ora lo chiamiamo post-capitalismo. Antropocene, grande era dei post- qualcosa. Una volta che si è costruita un‟idea di storia, non si può vivere senza citarla ogni due o tre secondi.
Quindi questo ipotetico artista giovane, bianco, maschio e inglese, potrebbe considerare (più o meno) tutto quello che abbiamo detto qui sopra per analizzarlo attraverso l‟idea di privilegio. Non ci sentiamo privilegiati, eppure lo siamo. Se sei una persona bianca in una società occidentale hai già vinto alla lotteria due volte. Se sei un uomo, tre. Nascere sotto il regno della regina Elisabetta II è la ciliegina sulla torta.
C‟è un ovvio strato di ipocrisia. Il tentativo stesso di analisi del privilegio, implica una posizione sotto di esso, ma anche una al di sopra. C‟è sempre qualcosa che potrebbe migliorare, così da poter salire un altro gradino. Il desiderio di raggiungere la vetta, la cosa migliore, la più nuova e possibilmente la più grossa. Di certo la più alta. Raggiungerla può essere doloroso, ma nella comune concezione dell‟unicità come qualità diffusa e meritata, “in cima” è il miglior sinonimo di felice (che parola questa, capace di rendere tutto terribilmente sdolcinato). Il sentimento diventa prodotto o, ancora meglio, lo diventa la sua presenza apparente. La nostra vita è perfetta, vediamo l‟orizzonte espandersi ordinatamente davanti a noi. Eppure, alcune cose rimangono nascoste nel buio del nostro strato più basso.
Jack Fisher nasce a Merseyside (UK) nel 1991. Si diploma al Leeds College of Art nel 2014 e alla SCHOOL OF THE DAMNED di Londra nel 2016. Tra le mostre recenti: Painting, Fo' Sho!, progetto curatoriale, Lady Beck, Leeds, 2016; UWUDLUKGRRRREAT!!!IN JAVASCRIPT, Public Exhibitions. biz, London (UK) 2016; I Don't want to Curate Anymore, I Just Want to Accumulate Content, Chalton Gallery, (UK / Online), 2016; Room, Can't Complain Gallery, Bremen (DE) 2016; Sell Out, SEIZE, Leeds (UK) 2016; A New Strategy To Help Teach Humans to Walk Faster More Effectively, The Wellness & Motivational Center, Leeds (UK) 2016; TOP BANTZ, The Royal Standard, Liverpool, (UK) 2016; HAVE I LOST YOUR AT- TENTION ALREADY, Crit-a-Öke, Bluecoat, Liverpool, 2016; ...And To Dust All Return, UNNA WAY, Hud- dersfield (UK), 2016; I'LL SHOW YOU MINE, Quarry Place, Leeds(UK), 2015.
-- --
Jack Fisher - I C0ULD SET ALL 0F Y0U 0N FIRE & ABS0-FUCKING-LUTELY N0THING W0ULD CHANGE
Curated by Elena D’Angelo
Opening Reception: Tuesday, January 24th, 2017 - 6.30 pm
January 25th - February 27th 2017
What if we considered a solo show as a self-invested project. We could then wonder whether or not one is worth the investment. Let‟s consider the fact that producing a solo show for, let‟s say, a young, white, male, British artist is like throwing bills into a ditch. It is never coming back. No one is going to sell anything, because we are still in the process of questioning the necessity of selling at an “emerging” age. We are too busy complaining about the system we love to hate, trying to understand what a commodity is, what it is we are buying or selling, what we need to function in this society and then again if functioning in this society makes all that sense anyways. Not that we should walk out like Thoureau, but really, collectively, does anybody know where we are going? “The spectacle [...] is its own product, and it has made its own rules: it is a pseudo-sacred entity”. Debord said it in „69, talking about a consumption system that was already feeding itself. And we are still here. We have been in it so long that now we call it post-capitalism. Anthropocene, the great era of post-something. Because once everyone has a conscious idea of what history is, we really can‟t seem to live our life without quoting it every two or three seconds.
So what this hypothetical young, white, male, British artist would do is take into consideration everything said above (more or less) in order to read it through the idea of privilege. We don‟t feel privileged, and yet we are. If you are a white person living in a western society you already won the lottery twice. You can feel it a little bit more and a little bit harder when you are male. Even more if you are born on the land of Queen Elizabeth II.
There is an obvious layer of hypocrisy. The very attempt of analyzing privilege conceives a position below it, but also a position above it. There is always something that could be a bit better, something that could be improved, in order to climb another step up. A crave for the top, the best, the most new, possibly the biggest, most definitely the highest. Getting it can be a painful process, but in the common conception of diffused and always deserved uniqueness, “at the top” is the closest synonymous of happy (what a word this one, anything becomes horribly cheesy when associated to it). This feeling, or rather, the appearance of its presence, is the new commodity. Our life is perfect, we see everything expanding neatly in front of us. And yet certain things remain hidden in the darkness of our lower level.
Jack Fisher
a cura di Elena D’Angelo
25 gennaio - 27 febbraio 2017
inaugurazione martedì 24 gennaio 2017 ore 18.30
Proviamo ad analizzare una mostra personale come fosse un progetto di auto-investimento. Domandiamoci se il fautore di tale progetto vale il suo stesso investimento. La questione presa in esame è la produzione di una mostra personale che per un artista giovane, bianco, maschio e inglese, equivale a lanciare delle banconote in un pozzo. L‟investimento non verrà mai recuperato. Nessuno venderà niente, perché stiamo ancora valutando la necessità della vendita a un‟età “emergente”. Siamo troppo occupati a lamentarci del sistema che amiamo odiare, cercando di capire cos‟è un prodotto, cos‟è esattamente quello che stiamo vendendo o comprando, cosa ci serve per funzionare in questa società, e ancora se funzionare in questa società ha effettivamente senso. Forse abbandonare come fece Thoreau potrebbe essere eccessivo, ma realmente, collettivamente, c‟è qualcuno che sa dove stiamo andando? “Lo spettacolo [...] è il proprio prodotto, ed è esso stesso che ha posto le sue regole: si tratta di uno pseudo-sacro”. Debord l‟ha scritto nel „69, parlando di un sistema di consumo che stava già nutrendo se stesso. E siamo ancora qui. Ci siamo dentro da così tanto che ora lo chiamiamo post-capitalismo. Antropocene, grande era dei post- qualcosa. Una volta che si è costruita un‟idea di storia, non si può vivere senza citarla ogni due o tre secondi.
Quindi questo ipotetico artista giovane, bianco, maschio e inglese, potrebbe considerare (più o meno) tutto quello che abbiamo detto qui sopra per analizzarlo attraverso l‟idea di privilegio. Non ci sentiamo privilegiati, eppure lo siamo. Se sei una persona bianca in una società occidentale hai già vinto alla lotteria due volte. Se sei un uomo, tre. Nascere sotto il regno della regina Elisabetta II è la ciliegina sulla torta.
C‟è un ovvio strato di ipocrisia. Il tentativo stesso di analisi del privilegio, implica una posizione sotto di esso, ma anche una al di sopra. C‟è sempre qualcosa che potrebbe migliorare, così da poter salire un altro gradino. Il desiderio di raggiungere la vetta, la cosa migliore, la più nuova e possibilmente la più grossa. Di certo la più alta. Raggiungerla può essere doloroso, ma nella comune concezione dell‟unicità come qualità diffusa e meritata, “in cima” è il miglior sinonimo di felice (che parola questa, capace di rendere tutto terribilmente sdolcinato). Il sentimento diventa prodotto o, ancora meglio, lo diventa la sua presenza apparente. La nostra vita è perfetta, vediamo l‟orizzonte espandersi ordinatamente davanti a noi. Eppure, alcune cose rimangono nascoste nel buio del nostro strato più basso.
Jack Fisher nasce a Merseyside (UK) nel 1991. Si diploma al Leeds College of Art nel 2014 e alla SCHOOL OF THE DAMNED di Londra nel 2016. Tra le mostre recenti: Painting, Fo' Sho!, progetto curatoriale, Lady Beck, Leeds, 2016; UWUDLUKGRRRREAT!!!IN JAVASCRIPT, Public Exhibitions. biz, London (UK) 2016; I Don't want to Curate Anymore, I Just Want to Accumulate Content, Chalton Gallery, (UK / Online), 2016; Room, Can't Complain Gallery, Bremen (DE) 2016; Sell Out, SEIZE, Leeds (UK) 2016; A New Strategy To Help Teach Humans to Walk Faster More Effectively, The Wellness & Motivational Center, Leeds (UK) 2016; TOP BANTZ, The Royal Standard, Liverpool, (UK) 2016; HAVE I LOST YOUR AT- TENTION ALREADY, Crit-a-Öke, Bluecoat, Liverpool, 2016; ...And To Dust All Return, UNNA WAY, Hud- dersfield (UK), 2016; I'LL SHOW YOU MINE, Quarry Place, Leeds(UK), 2015.
-- --
Jack Fisher - I C0ULD SET ALL 0F Y0U 0N FIRE & ABS0-FUCKING-LUTELY N0THING W0ULD CHANGE
Curated by Elena D’Angelo
Opening Reception: Tuesday, January 24th, 2017 - 6.30 pm
January 25th - February 27th 2017
What if we considered a solo show as a self-invested project. We could then wonder whether or not one is worth the investment. Let‟s consider the fact that producing a solo show for, let‟s say, a young, white, male, British artist is like throwing bills into a ditch. It is never coming back. No one is going to sell anything, because we are still in the process of questioning the necessity of selling at an “emerging” age. We are too busy complaining about the system we love to hate, trying to understand what a commodity is, what it is we are buying or selling, what we need to function in this society and then again if functioning in this society makes all that sense anyways. Not that we should walk out like Thoureau, but really, collectively, does anybody know where we are going? “The spectacle [...] is its own product, and it has made its own rules: it is a pseudo-sacred entity”. Debord said it in „69, talking about a consumption system that was already feeding itself. And we are still here. We have been in it so long that now we call it post-capitalism. Anthropocene, the great era of post-something. Because once everyone has a conscious idea of what history is, we really can‟t seem to live our life without quoting it every two or three seconds.
So what this hypothetical young, white, male, British artist would do is take into consideration everything said above (more or less) in order to read it through the idea of privilege. We don‟t feel privileged, and yet we are. If you are a white person living in a western society you already won the lottery twice. You can feel it a little bit more and a little bit harder when you are male. Even more if you are born on the land of Queen Elizabeth II.
There is an obvious layer of hypocrisy. The very attempt of analyzing privilege conceives a position below it, but also a position above it. There is always something that could be a bit better, something that could be improved, in order to climb another step up. A crave for the top, the best, the most new, possibly the biggest, most definitely the highest. Getting it can be a painful process, but in the common conception of diffused and always deserved uniqueness, “at the top” is the closest synonymous of happy (what a word this one, anything becomes horribly cheesy when associated to it). This feeling, or rather, the appearance of its presence, is the new commodity. Our life is perfect, we see everything expanding neatly in front of us. And yet certain things remain hidden in the darkness of our lower level.
24
gennaio 2017
Jack Fisher – I C0ULD SET ALL 0F Y0U 0N FIRE & ABS0-FUCKING-LUTELY N0THING W0ULD CHANGE
Dal 24 gennaio al 27 febbraio 2017
arte contemporanea
Location
T-SPACE
Milano, Via Bolama, 2, (Milano)
Milano, Via Bolama, 2, (Milano)
Vernissage
24 Gennaio 2017, ore 18.30
Autore
Curatore