Oggetti che si caricano di significato e diventano altro da sé. Un
paesaggio fotografato non è più un paesaggio. E' sempre qualcosa di meno e
qualcosa di più. E' un attimo di vita congelato, in cui la dimensione
orizzontale del tempo si apre su abissi verticali di memoria. La realtà è
lì, a portata di mano. Un buon fotografo non è altro che un buon redattore
capo. Sceglie punti di vista, inquadrature, edita la complessità del mondo:
ma paradossalmente questa scelta allarga I confini anziché restringerli,
moltiplica le possibilità invece di ridurle, perché quello che noi vediamo
è necessariamente diverso. Lasciamoci guidare allora da Jacob Langvad e
dalla sua visione del mondo e delle cose. Proviamo ad ascoltare quello che
ci vuole dire. Perché dietro quegli sguardi, dietro quegli sfondi, dietro
quelle facce tristi, allegre, intense, distratte o perse è la sua voce che
si sente, sono sue le parole. Una fotografia, l'abbiamo già detto, è solo
un mezzo di comunicazione. Anche tra il fotografo e chi guarda le foto.

Jacob Langvad, fotografo danese, ha studiato alla Danish School of
Journalism (www.djh.dk) e ha lavorato nel Dipartimento Fotografia di
Fabrica per un anno. Con una formazione foto-giornalistica e un forte
interesse nella fotografia più commerciale e della moda, Jacob oscilla tra
lavori più concettuali e sperimentali e altri di stampo prettamente
pubblicitario. Le sue fotografie sono state pubblicate sulle riviste Colors
magazine, Flair Magazine, D di Repubblica e Financial Times. Jacob è stato
tra i finalisti del concorso per la campagna 2004 di Coca Cola Light/ Vogue
Italia, ha fotografato la linea di abbigliamento "Colors" per il catalogo
United Colors of Benetton ad è anche uno degli autori di una campagna
internazionale di comunicazione ideata da Fabrica per Reporters sans
frontières (Reporter senza frontiere).