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Jacopo del Casentino e la pittura a Pratovecchio nel secolo di Giotto
L’edizione del 2014 de “La città degli Uffizi” ha scelto il Casentino come sede e territorio con il quale ritessere e riproporre al pubblico gli
antichi legami con Firenze all’insegna della storia, della cultura e dell’arte.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’edizione del 2014 de “La città degli Uffizi” – la quattordicesima di una fortunata serie
espositiva, ideata e fortemente sostenuta dal direttore della Galleria degli Uffizi Antonio Natali
– ha scelto il Casentino come sede e territorio con il quale ritessere e riproporre al pubblico gli
antichi legami con Firenze all’insegna della storia, della cultura e dell’arte.
Luogo ricco di storia, oltre che di bellezze naturali, il Casentino conserva ancora oggi molti capolavori
d’arte medievale e rinascimentale che attestano i suoi stretti legami con Firenze, in virtù dei floridi
commerci e dell’appartenenza dell’intera regione alla vasta diocesi di Fiesole.
Come ogni mostra della collana “La città degli Uffizi” anche questa si prefigge di portare
all’attenzione del pubblico lo straordinario patrimonio d’arte della provincia italiana, dialogando
con i capolavori conservati nella Galleria degli Uffizi.
L’esposizione, che ha sede Teatro degli Antei a Pratovecchio Stia, prende spunto dalla figura
mitica del pittore Iacopo di Landino, che una consolidata tradizione vuole originario di Pratovecchio e che
Giorgio Vasari identificava con quel Iacopo del Casentino, contemporaneo di Giotto, di cui la
Galleria degli Uffizi possiede l’unica opera firmata, il piccolo trittico donato da Guido Cagnola
al museo nel 1947.
Sebbene nel territorio non sussistano dipinti del maestro, la mostra ha voluto documentare attraverso
opere come la tavola della Madonna col Bambino di Romena (oggi nella Chiesa del SS. Nome di
Gesù a Pratovecchio) del Maestro di Varlungo, il polittico murale di Taddeo Gaddi di Poppi
raffigurante la Madonna col Bambino e santi, il Graduale miniato verso il 1330-1340, l’esistenza
di una fervente vita artistica locale che ebbe inizio già alla fine del XIII secolo e che proseguì
nella seconda metà del Trecento con il trittico datato 1357 nella chiesa di Pagliericcio del
Maestro di Barberino e le opere di Giovanni del Biondo, anch’egli di probabile origine
casentinese, seppure formatosi a Firenze nella bottega di Nardo di Cione.
Agli anni a cavallo fra la fine del '300 e l’inizio del ‘400 risalgono in questo stesso territorio
numerose testimonianze di pittura tardogotica riconducibili a maestri affascinanti e sofisticati come
il Maestro della Madonna Straus, il Maestro di Borgo alla Collina - recentemente identificato
con Scolaio di Giovanni - Giovanni Toscani, pittori che portano in Casentino le tendenze più
aggiornate ed alla moda della pittura fiorentina dell'epoca rappresentate da Lorenzo Monaco e
Gherardo Starnina.
I polittici di Bicci di Lorenzo presenti in varie chiese del territorio, fra i quali è in mostra quello
commissionato nel 1414 dal conte Neri della casata dei Guidi, signore di Porciano, e il finto trittico di
Poppiena dipinto da Giovanni dal Ponte, che per la chiesa delle monache camaldolesi di Pratovecchio
aveva eseguito una pala d’altare oggi alla National Gallery a Londra, ci testimoniano l’esistenza di
rapporti privilegiati fra i committenti del territorio e alcune botteghe fiorentine, concludendo agli
albori del Rinascimento il percorso espositivo, prima tappa di un iter artistico che prosegue nei decenni
seguenti con documenti figurativi altrettanto straordinari.
L'esposizione, attraverso il catalogo che la correda, è stata occasione per riproporre al pubblico le
illustri personalità che al Casentino, dove agli inizi del XIV secolo ricevette ospitalità l'esule Dante
Alighieri, devono la loro origine: letterati come Donato Albanzani da Pratovecchio, amico di Petrarca
e Boccaccio che insegnò retorica e grammatica a Venezia; Francesco Landini, figlio del pittore
Jacopo, detto anche Francesco degli Organi uno dei più grandi organisti e compositori di musiche del
Medioevo; fino all'umanista Cristoforo Landino.
La mostra è curata, come il catalogo edito da Maschietto Editore, da Daniela Parenti e da Sara
Ragazzini e promossa dal Comune di Pratovecchio Stia con la Direzione Regionale per i Beni Culturali
e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il
Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della Provincia di Arezzo e la Soprintendenza
Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di
Firenze, oltre alla Provincia di Arezzo, la Diocesi di Fiesole, la Proloco Pratovecchio e la Galleria degli
Uffizi.
espositiva, ideata e fortemente sostenuta dal direttore della Galleria degli Uffizi Antonio Natali
– ha scelto il Casentino come sede e territorio con il quale ritessere e riproporre al pubblico gli
antichi legami con Firenze all’insegna della storia, della cultura e dell’arte.
Luogo ricco di storia, oltre che di bellezze naturali, il Casentino conserva ancora oggi molti capolavori
d’arte medievale e rinascimentale che attestano i suoi stretti legami con Firenze, in virtù dei floridi
commerci e dell’appartenenza dell’intera regione alla vasta diocesi di Fiesole.
Come ogni mostra della collana “La città degli Uffizi” anche questa si prefigge di portare
all’attenzione del pubblico lo straordinario patrimonio d’arte della provincia italiana, dialogando
con i capolavori conservati nella Galleria degli Uffizi.
L’esposizione, che ha sede Teatro degli Antei a Pratovecchio Stia, prende spunto dalla figura
mitica del pittore Iacopo di Landino, che una consolidata tradizione vuole originario di Pratovecchio e che
Giorgio Vasari identificava con quel Iacopo del Casentino, contemporaneo di Giotto, di cui la
Galleria degli Uffizi possiede l’unica opera firmata, il piccolo trittico donato da Guido Cagnola
al museo nel 1947.
Sebbene nel territorio non sussistano dipinti del maestro, la mostra ha voluto documentare attraverso
opere come la tavola della Madonna col Bambino di Romena (oggi nella Chiesa del SS. Nome di
Gesù a Pratovecchio) del Maestro di Varlungo, il polittico murale di Taddeo Gaddi di Poppi
raffigurante la Madonna col Bambino e santi, il Graduale miniato verso il 1330-1340, l’esistenza
di una fervente vita artistica locale che ebbe inizio già alla fine del XIII secolo e che proseguì
nella seconda metà del Trecento con il trittico datato 1357 nella chiesa di Pagliericcio del
Maestro di Barberino e le opere di Giovanni del Biondo, anch’egli di probabile origine
casentinese, seppure formatosi a Firenze nella bottega di Nardo di Cione.
Agli anni a cavallo fra la fine del '300 e l’inizio del ‘400 risalgono in questo stesso territorio
numerose testimonianze di pittura tardogotica riconducibili a maestri affascinanti e sofisticati come
il Maestro della Madonna Straus, il Maestro di Borgo alla Collina - recentemente identificato
con Scolaio di Giovanni - Giovanni Toscani, pittori che portano in Casentino le tendenze più
aggiornate ed alla moda della pittura fiorentina dell'epoca rappresentate da Lorenzo Monaco e
Gherardo Starnina.
I polittici di Bicci di Lorenzo presenti in varie chiese del territorio, fra i quali è in mostra quello
commissionato nel 1414 dal conte Neri della casata dei Guidi, signore di Porciano, e il finto trittico di
Poppiena dipinto da Giovanni dal Ponte, che per la chiesa delle monache camaldolesi di Pratovecchio
aveva eseguito una pala d’altare oggi alla National Gallery a Londra, ci testimoniano l’esistenza di
rapporti privilegiati fra i committenti del territorio e alcune botteghe fiorentine, concludendo agli
albori del Rinascimento il percorso espositivo, prima tappa di un iter artistico che prosegue nei decenni
seguenti con documenti figurativi altrettanto straordinari.
L'esposizione, attraverso il catalogo che la correda, è stata occasione per riproporre al pubblico le
illustri personalità che al Casentino, dove agli inizi del XIV secolo ricevette ospitalità l'esule Dante
Alighieri, devono la loro origine: letterati come Donato Albanzani da Pratovecchio, amico di Petrarca
e Boccaccio che insegnò retorica e grammatica a Venezia; Francesco Landini, figlio del pittore
Jacopo, detto anche Francesco degli Organi uno dei più grandi organisti e compositori di musiche del
Medioevo; fino all'umanista Cristoforo Landino.
La mostra è curata, come il catalogo edito da Maschietto Editore, da Daniela Parenti e da Sara
Ragazzini e promossa dal Comune di Pratovecchio Stia con la Direzione Regionale per i Beni Culturali
e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il
Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della Provincia di Arezzo e la Soprintendenza
Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di
Firenze, oltre alla Provincia di Arezzo, la Diocesi di Fiesole, la Proloco Pratovecchio e la Galleria degli
Uffizi.
14
giugno 2014
Jacopo del Casentino e la pittura a Pratovecchio nel secolo di Giotto
Dal 14 giugno al 19 ottobre 2014
arte antica
Location
TEATRO DEGLI ANTEI
Pratovecchio, (Arezzo)
Pratovecchio, (Arezzo)
Autore
Curatore