Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Jacques Lipchitz (1891-1973) Retrospettiva
Nella figurazione di Jacques Lipchitz si intrecciano temi biblici (nell’interpretazione sia cristiana sia giudaica) e mitologici greco-romani, ciò che non impedisce all’artista di permeare la sua opera di significati politici e sociali. Lipchitz è riuscito a sviluppare un linguaggio del tutto personale nell’interazione delle forme, uno stile che lo rende facilmente riconoscibile
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Jacques Lipchitz (1891-1973)
Dal 21 settembre 2014 al 6 gennaio 2015 la città di Locarno presenta un’importante personale dedicata
allo scultore Jacques Lipchitz (Druskininkai, 22 agosto 1891 – Capri, 26 maggio 1973), esponente di
massimo rilievo nel panorama artistico delle avanguardie del XX secolo e figura fondamentale per lo
sviluppo del linguaggio cubista nella scultura.
Nel corso del Novecento e in questo scorcio di XXI secolo l’opera dello scultore Jacques Lipchitz ha
catturato l’attenzione dei maggiori studiosi d’arte e dei direttori dei musei più prestigiosi. Le sue sculture
sono presenti in quasi tutti i musei del mondo, dal Metropolitan di New York all’Israel Museum di
Gerusalemme, dalla Tate Gallery di Londra al Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Molte
impreziosiscono gli spazi pubblici di città quali Philadelphia, New York, Roma, Parigi e altre ancora.
Di origini lituane, Chaim Jacob Lipchitz nasce il 22 agosto 1891 a Druskininkai e a soli diciotto anni
decide di trasferirsi a Parigi per seguire una formazione artistica accademica. Nella capitale francese
entra rapidamente in contatto con importanti esponenti del Cubismo quali, tra gli altri, Pablo Picasso e
Juan Gris. Frequentando le comunità artistiche di Montmartre e Montparnasse stringe legami d’amicizia
con personaggi di spicco del panorama culturale e artistico europeo e internazionale come Diego
Rivera, María Blanchard, Le Corbusier, Pierre Chareau, Jules Romains, Gertrude Stein, Vincente
Huidobro e Pierre Reverdy e Amedeo Modigliani, del quale Lipchitz redigerà nel 1952 una monografia.
Negli anni del primo conflitto mondiale si rifugia in Spagna. Tornato a Parigi, nel 1925 ottiene la
cittadinanza francese. Nella capitale avrà un ruolo fondamentale nel tessere i contatti fra gli artisti di
cultura ispanica e quelli dell’Europa continentale.
È con la scoppio della seconda Guerra mondiale che di nuovo deve vivere la condizione dell’esilio,
trovando a New York, nel 1941, l’amicizia e il sostegno di colleghi artisti, galleristi e collezionisti. La
Grande Mela diverrà la sua nuova patria, pur mantenendo i contatti con il vecchio continente.
Nella figurazione di Jacques Lipchitz si intrecciano temi biblici (nell’interpretazione sia cristiana sia
giudaica) e mitologici greco-romani, ciò che non impedisce all’artista di permeare la sua opera di
significati politici e sociali. Lipchitz è riuscito a sviluppare un linguaggio del tutto personale
nell’interazione delle forme, uno stile che lo rende facilmente riconoscibile. Ciò nonostante, la
figurazione non è di accesso immediato. Lo spettatore “scopre” poco a poco la scultura camminandole
attorno: si rende conto che non è brutale come al primo sguardo poteva sembrare ma si apre alla vista
con le sue forme corporee in movimento. Questo aspetto dei suoi lavori è manifesto nei disegni –
disegni di uno scultore dotato di grande talento compositivo che vede e pensa in tre dimensioni. Non
dimentichiamo che Lipchitz, condividendo inquietudini e progetti con Picasso e Braque, fu tra coloro
che formularono i concetti basilari del cubismo applicato alla scultura. Il cubismo non gli ha suggerito
uno stile, ma una filosofia, dandogli uno strumento per osservare lo spazio e riplasmarlo alla sua
maniera; lo ha aiutato ad articolare il suo linguaggio successivo, la musica spaziale.
La tensione tra gli opposti è un tema compositivo ricorrente in tutta la scultura di Lipchitz ed è
discernibile anche nella sua maniera di disegnare. La sensazione di movimento creata dalla
compenetrazione di forme e volumi, di linee lievi e pesanti, le scelte narrative schematiche e l’uso della
scala monumentale – sia nelle sculture che nei disegni, più immediati, presentati in questa mostra – ci
parlano, in un linguaggio difficile eppure affascinante, della forza dell’azione umana e della lotta per un
mondo migliore e più sincero.
La retrospettiva di Casa Rusca si iscrive con coerenza in un discorso che da più di venticinque anni ne
contraddistingue l’attività espositiva: portare esponenti della scena artistica internazionale in un
contesto geografico di lingua e cultura italiana a stretto contatto con il mondo mitteleuropeo – una
realtà, la nostra, da sempre permeata da scambi interculturali fra il Nord e il Sud.
Infatti, la presenza di Jacques Lipchitz a Locarno, anche se fugace, è attestata da un disegno che è
tuttora conservato nella collezione della Fondazione Remo Rossi e dalla memoria di coloro che ebbero
il piacere di fare la sua conoscenza diretta o virtuale; lo scultore locarnese era infatti pronto ad
accogliere il suo collega in uno degli atelier in via dei Marmi (oggi via Angelo Nessi), accanto al proprio
laboratorio e a fianco di Jean Arp e Italo Valenti.
L’evento espositivo, curato da Riccardo Carazzetti, direttore dei Servizi culturali della Città di Locarno,
da Kosme de Barañano, curatore del catalogo ragionato dei gessi di Lipchitz, in collaborazione con la
Marlborough Gallery di New York è accompagnato da un catalogo in italiano di 256 pagine, con
immagini a colori di tutte le oltre 100 opere in mostra (disegni e sculture) e contributi critici di Kosme
de Barañano, Riccardo Carazzetti e Pierre Levai, direttore della Marlborough Gallery.
Dal 21 settembre 2014 al 6 gennaio 2015 la città di Locarno presenta un’importante personale dedicata
allo scultore Jacques Lipchitz (Druskininkai, 22 agosto 1891 – Capri, 26 maggio 1973), esponente di
massimo rilievo nel panorama artistico delle avanguardie del XX secolo e figura fondamentale per lo
sviluppo del linguaggio cubista nella scultura.
Nel corso del Novecento e in questo scorcio di XXI secolo l’opera dello scultore Jacques Lipchitz ha
catturato l’attenzione dei maggiori studiosi d’arte e dei direttori dei musei più prestigiosi. Le sue sculture
sono presenti in quasi tutti i musei del mondo, dal Metropolitan di New York all’Israel Museum di
Gerusalemme, dalla Tate Gallery di Londra al Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Molte
impreziosiscono gli spazi pubblici di città quali Philadelphia, New York, Roma, Parigi e altre ancora.
Di origini lituane, Chaim Jacob Lipchitz nasce il 22 agosto 1891 a Druskininkai e a soli diciotto anni
decide di trasferirsi a Parigi per seguire una formazione artistica accademica. Nella capitale francese
entra rapidamente in contatto con importanti esponenti del Cubismo quali, tra gli altri, Pablo Picasso e
Juan Gris. Frequentando le comunità artistiche di Montmartre e Montparnasse stringe legami d’amicizia
con personaggi di spicco del panorama culturale e artistico europeo e internazionale come Diego
Rivera, María Blanchard, Le Corbusier, Pierre Chareau, Jules Romains, Gertrude Stein, Vincente
Huidobro e Pierre Reverdy e Amedeo Modigliani, del quale Lipchitz redigerà nel 1952 una monografia.
Negli anni del primo conflitto mondiale si rifugia in Spagna. Tornato a Parigi, nel 1925 ottiene la
cittadinanza francese. Nella capitale avrà un ruolo fondamentale nel tessere i contatti fra gli artisti di
cultura ispanica e quelli dell’Europa continentale.
È con la scoppio della seconda Guerra mondiale che di nuovo deve vivere la condizione dell’esilio,
trovando a New York, nel 1941, l’amicizia e il sostegno di colleghi artisti, galleristi e collezionisti. La
Grande Mela diverrà la sua nuova patria, pur mantenendo i contatti con il vecchio continente.
Nella figurazione di Jacques Lipchitz si intrecciano temi biblici (nell’interpretazione sia cristiana sia
giudaica) e mitologici greco-romani, ciò che non impedisce all’artista di permeare la sua opera di
significati politici e sociali. Lipchitz è riuscito a sviluppare un linguaggio del tutto personale
nell’interazione delle forme, uno stile che lo rende facilmente riconoscibile. Ciò nonostante, la
figurazione non è di accesso immediato. Lo spettatore “scopre” poco a poco la scultura camminandole
attorno: si rende conto che non è brutale come al primo sguardo poteva sembrare ma si apre alla vista
con le sue forme corporee in movimento. Questo aspetto dei suoi lavori è manifesto nei disegni –
disegni di uno scultore dotato di grande talento compositivo che vede e pensa in tre dimensioni. Non
dimentichiamo che Lipchitz, condividendo inquietudini e progetti con Picasso e Braque, fu tra coloro
che formularono i concetti basilari del cubismo applicato alla scultura. Il cubismo non gli ha suggerito
uno stile, ma una filosofia, dandogli uno strumento per osservare lo spazio e riplasmarlo alla sua
maniera; lo ha aiutato ad articolare il suo linguaggio successivo, la musica spaziale.
La tensione tra gli opposti è un tema compositivo ricorrente in tutta la scultura di Lipchitz ed è
discernibile anche nella sua maniera di disegnare. La sensazione di movimento creata dalla
compenetrazione di forme e volumi, di linee lievi e pesanti, le scelte narrative schematiche e l’uso della
scala monumentale – sia nelle sculture che nei disegni, più immediati, presentati in questa mostra – ci
parlano, in un linguaggio difficile eppure affascinante, della forza dell’azione umana e della lotta per un
mondo migliore e più sincero.
La retrospettiva di Casa Rusca si iscrive con coerenza in un discorso che da più di venticinque anni ne
contraddistingue l’attività espositiva: portare esponenti della scena artistica internazionale in un
contesto geografico di lingua e cultura italiana a stretto contatto con il mondo mitteleuropeo – una
realtà, la nostra, da sempre permeata da scambi interculturali fra il Nord e il Sud.
Infatti, la presenza di Jacques Lipchitz a Locarno, anche se fugace, è attestata da un disegno che è
tuttora conservato nella collezione della Fondazione Remo Rossi e dalla memoria di coloro che ebbero
il piacere di fare la sua conoscenza diretta o virtuale; lo scultore locarnese era infatti pronto ad
accogliere il suo collega in uno degli atelier in via dei Marmi (oggi via Angelo Nessi), accanto al proprio
laboratorio e a fianco di Jean Arp e Italo Valenti.
L’evento espositivo, curato da Riccardo Carazzetti, direttore dei Servizi culturali della Città di Locarno,
da Kosme de Barañano, curatore del catalogo ragionato dei gessi di Lipchitz, in collaborazione con la
Marlborough Gallery di New York è accompagnato da un catalogo in italiano di 256 pagine, con
immagini a colori di tutte le oltre 100 opere in mostra (disegni e sculture) e contributi critici di Kosme
de Barañano, Riccardo Carazzetti e Pierre Levai, direttore della Marlborough Gallery.
20
settembre 2014
Jacques Lipchitz (1891-1973) Retrospettiva
Dal 20 settembre 2014 al 06 gennaio 2015
arte contemporanea
Location
PINACOTECA CASA RUSCA
Locarno, Piazza Sant'antonio, (Locarno)
Locarno, Piazza Sant'antonio, (Locarno)
Biglietti
Intero Fr. 8.- Ragazzi, AVS e gruppi (minimo 10 persone) Fr. 5.- Ingresso gratuito per le scuole
Orario di apertura
Da martedì a domenica 10.00–12.00 / 14.00-17.00. Lunedì chiuso
Vernissage
20 Settembre 2014, ore 18
Autore
Curatore