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Jago – Memorie
Dal 22 aprile al 22 maggio 2016 MEMORIE presenta, all’interno dello spazio della cripta della Basilica dei Santi XII Apostoli a Roma, una selezione di opere realizzate, in marmo bianco di Carrara, dal giovane scultore anagnino Jacopo Cardillo, in arte Jago.
Comunicato stampa
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Dal 22 aprile al 22 maggio 2016 MEMORIE presenta, all’interno dello spazio della cripta della Basilica dei Santi XII Apostoli a Roma, una selezione di opere realizzate, in marmo bianco di Carrara, dal giovane scultore anagnino Jacopo Cardillo, in arte Jago.
Inserita nella più ampia rassegna stonetales, promossa dalla facoltà di Ingegneria di Roma “Sapienza” e da LAB 2.0 con la direzione scientifica di Marco Ferrero e la direzione generale e artistica di Lorenzo Carrino, la mostra - curata da Tommaso Zijno - nasce con l'intento di individuare convergenze tra spazi storici del sacro e nuove forme dell’arte scultorea contemporanea.
Con il patrocinio del Giubileo della Misericordia, del Comune di Roma e della Regione Lazio, l’esposizione lega i suoi contenuti alla riflessione introdotta dall’anno Santo, configurandosi come un viaggio che riporta alla mente l’importanza del gesto dello scolpire, scaturito da un “atto di fede” che l’artista compie nei confronti di un blocco di marmo all’apparenza muto. Un gesto meditativo, un rituale, che lega indissolubilmente lo spirito dell’artefice a quello del proprio artefatto. Un processo volto a liberare, dalla “pelle” che la protegge, la “anima” più profonda che ogni blocco di pietra costudisce e nasconde.
Immerse in un mondo altro, ricolmo di spiritualità, le opere in mostra preservano la testimonianza di un materiale antico che conserva traccia delle trasformazioni che ha subito nei secoli; una scultura che non esce mai dal confine della roccia, e si fa custode dell’opera che la natura ha levigato e modellato. Espressione di un’arte del “fare”, legata al tatto, al lavoro con lo scalpello e alla scoperta della relazione che lega mente e corpo. Un’arte che riporta in auge l’idea dello hic et nunc, in cui l’artista, scolpendo “se stesso”, sovrappone la sua mano a quella del tempo.
Frammenti lapidei divengono grembo materno, giaciglio sicuro; accudiscono e custodiscono una “presenza” umana, proteggendola nell’attimo più intimo del suo torpore notturno, in un sonno che racconta il mistero della creazione. Scaglie di pietra, eterne nella loro essenza materica, assumono in sé la caducità della carne e marmoree mani, dall'impressionante forza vitale, suggeriscono solo ciò che già esiste: «tutto è contenuto».
Inserita nella più ampia rassegna stonetales, promossa dalla facoltà di Ingegneria di Roma “Sapienza” e da LAB 2.0 con la direzione scientifica di Marco Ferrero e la direzione generale e artistica di Lorenzo Carrino, la mostra - curata da Tommaso Zijno - nasce con l'intento di individuare convergenze tra spazi storici del sacro e nuove forme dell’arte scultorea contemporanea.
Con il patrocinio del Giubileo della Misericordia, del Comune di Roma e della Regione Lazio, l’esposizione lega i suoi contenuti alla riflessione introdotta dall’anno Santo, configurandosi come un viaggio che riporta alla mente l’importanza del gesto dello scolpire, scaturito da un “atto di fede” che l’artista compie nei confronti di un blocco di marmo all’apparenza muto. Un gesto meditativo, un rituale, che lega indissolubilmente lo spirito dell’artefice a quello del proprio artefatto. Un processo volto a liberare, dalla “pelle” che la protegge, la “anima” più profonda che ogni blocco di pietra costudisce e nasconde.
Immerse in un mondo altro, ricolmo di spiritualità, le opere in mostra preservano la testimonianza di un materiale antico che conserva traccia delle trasformazioni che ha subito nei secoli; una scultura che non esce mai dal confine della roccia, e si fa custode dell’opera che la natura ha levigato e modellato. Espressione di un’arte del “fare”, legata al tatto, al lavoro con lo scalpello e alla scoperta della relazione che lega mente e corpo. Un’arte che riporta in auge l’idea dello hic et nunc, in cui l’artista, scolpendo “se stesso”, sovrappone la sua mano a quella del tempo.
Frammenti lapidei divengono grembo materno, giaciglio sicuro; accudiscono e custodiscono una “presenza” umana, proteggendola nell’attimo più intimo del suo torpore notturno, in un sonno che racconta il mistero della creazione. Scaglie di pietra, eterne nella loro essenza materica, assumono in sé la caducità della carne e marmoree mani, dall'impressionante forza vitale, suggeriscono solo ciò che già esiste: «tutto è contenuto».
22
aprile 2016
Jago – Memorie
Dal 22 aprile al 22 maggio 2016
arte contemporanea
Location
BASILICA DEI SANTI APOSTOLI
Roma, Piazza Dei Santi Apostoli, 51, (Roma)
Roma, Piazza Dei Santi Apostoli, 51, (Roma)
Orario di apertura
Dal lunedì alla domenica ore 9 – 12 e 16 – 19
Vernissage
22 Aprile 2016, Ore 20.00
Autore
Curatore