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J’aiperdu l’habitude del’imaginer
Cinque artisti presentano le loro opere allo Studio Mdt, in una mostra che si inserisce nel progetto “zonaviagenova”: un circuito di condivisione di idee e di progetti sull’arte contemporanea nella città di Prato.
Comunicato stampa
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J’ai perdu l’habitude de l’imaginer
In occasione del primo appuntamento legato al progetto zonaviagenova, circuito di condivisione di idee e di iniziative relative all’arte contemporanea nella città di Prato, lo Studio Mdt presenta J’ai perdu l’habitude de l’imaginer, una collettiva che riunisce i lavori di cinque artisti, con un contributo critico di Irene Balzani.
Augusto Buzzegoli, Gabriele Bochicchio, Carlo Colli, Courtesy by G. e Olga Pavlenko espongono opere che sono frutto dei singoli percorsi artistici ma che dialogano tra loro e con lo spazio dello studio. I loro lavori utilizzano media diversi, spaziando dalla fotografia, al video, a installazioni sonore ed implicano un diverso rapporto con lo spettatore, talvolta chiamato ad una vera e propria interazione fisica.
Gli artisti propongono sguardi sulla realtà che ci circonda e i loro lavori si dipanano per vie diverse, coinvolgendo sia l’esperienza individuale che il contesto sociale. Di volta in volta l’opera d’arte diventa dichiarazione dell’incapacità di essere creativi, ma anche modo di vedere, sentire, e concepire lo spazio. Diviene confronto con culture diverse, sentite come “straniere”, analisi delle proprie tradizioni, costruite attraverso l’immaginario collettivo, oppure raffronto con il sistema dell’arte percepito nella sua strutturazione.
Quello che accomuna queste ricerche è un tipo di espressione artistica che non si pone come “creazione” in senso stretto, ma diventa “riflessione”, ragionamento sulle circostanze, sulle situazioni esistenti. Per esprimersi gli artisti si servono del “già fatto”, sia esso la struttura spaziale di un ambiente, la tecnologia informatica o il lavoro di un altro artista. In questo modo le opere d’arte forniscono elementi che rendono evidenti aspetti del reale, o evocano immagini, senza fornire interpretazioni di quello che viene presentato. È come se l’artista, nel concepire l’opera d’arte, non potesse utilizzare soltanto la propria “immaginazione”, che dichiara perduta, ma fornisse elementi che poi spetta allo spettatore seguire; in certo senso è a lui che viene demandato il compito di convergere significati e attivare il discorso creativo.
Irene Balzani
In occasione del primo appuntamento legato al progetto zonaviagenova, circuito di condivisione di idee e di iniziative relative all’arte contemporanea nella città di Prato, lo Studio Mdt presenta J’ai perdu l’habitude de l’imaginer, una collettiva che riunisce i lavori di cinque artisti, con un contributo critico di Irene Balzani.
Augusto Buzzegoli, Gabriele Bochicchio, Carlo Colli, Courtesy by G. e Olga Pavlenko espongono opere che sono frutto dei singoli percorsi artistici ma che dialogano tra loro e con lo spazio dello studio. I loro lavori utilizzano media diversi, spaziando dalla fotografia, al video, a installazioni sonore ed implicano un diverso rapporto con lo spettatore, talvolta chiamato ad una vera e propria interazione fisica.
Gli artisti propongono sguardi sulla realtà che ci circonda e i loro lavori si dipanano per vie diverse, coinvolgendo sia l’esperienza individuale che il contesto sociale. Di volta in volta l’opera d’arte diventa dichiarazione dell’incapacità di essere creativi, ma anche modo di vedere, sentire, e concepire lo spazio. Diviene confronto con culture diverse, sentite come “straniere”, analisi delle proprie tradizioni, costruite attraverso l’immaginario collettivo, oppure raffronto con il sistema dell’arte percepito nella sua strutturazione.
Quello che accomuna queste ricerche è un tipo di espressione artistica che non si pone come “creazione” in senso stretto, ma diventa “riflessione”, ragionamento sulle circostanze, sulle situazioni esistenti. Per esprimersi gli artisti si servono del “già fatto”, sia esso la struttura spaziale di un ambiente, la tecnologia informatica o il lavoro di un altro artista. In questo modo le opere d’arte forniscono elementi che rendono evidenti aspetti del reale, o evocano immagini, senza fornire interpretazioni di quello che viene presentato. È come se l’artista, nel concepire l’opera d’arte, non potesse utilizzare soltanto la propria “immaginazione”, che dichiara perduta, ma fornisse elementi che poi spetta allo spettatore seguire; in certo senso è a lui che viene demandato il compito di convergere significati e attivare il discorso creativo.
Irene Balzani
22
giugno 2010
J’aiperdu l’habitude del’imaginer
Dal 22 giugno al 06 luglio 2010
arte contemporanea
Location
STUDIO MDT
Prato, Via Marsala, 18, (Prato)
Prato, Via Marsala, 18, (Prato)
Orario di apertura
solo su appuntamento
Vernissage
22 Giugno 2010, ore 18
Autore