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Jan Vercruysse
L’artista presenta lavori degli anni novanta e del duemila, appartenenti a diversi cicli compositivi: Tombeaux, Les Paroles XVII, Grande Camera Oscura ed un portfolio del 1992 realizzato nell’edizione limitata di 44 esemplari e contenente nove proposte per la copertina di una rivista.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Vistamare apre la stagione espositiva con una mostra dedicata a Jan Vercruysse.
L’artista presenta lavori degli anni novanta e del duemila, appartenenti a diversi cicli compositivi: Tombeaux, Les Paroles XVII, Grande Camera Oscura ed un portfolio del 1992 realizzato nell’edizione limitata di 44 esemplari e contenente nove proposte per la copertina di una rivista.
Le opere di Jan Vercruysse sono come parole di un discorso: ognuna è un’entità a se stante che insieme alle altre costruisce un’altra entità. Sembra quasi che l’artista compia un processo di decostruzione e poi di costruzione, realizzato con lucidità e consapevolezza.
Tali appaiono infatti i Tombeaux (termine che in lingua francese riveste il doppio significato di luogo della sepoltura e di composizione poetica in memoria di chi non c’è più): costruzioni di severo impianto monumentale, contrassegnate dal rigore geometrico dei volumi e dalla qualità preziosa dei materiali, fisicamente impenetrabili, che diventano un luogo chiuso in se stesso ma aperto alla nostra memoria o immaginazione. Lo stesso desiderio di sottolineare un rigore geometrico ed un significato mai concluso dell’oggetto è alla base di: Les Paroles[Letto] XVII , in cui la scultura, costruita come un severo leggio ma anche come un letto semiaperto, contiene adagiata al suo interno da un lato una pagina con uno spartito musicale e dall’altro un’immagine erotica dell’ottocento.
Nell’altra opera presentata, Grande camera oscura (Arlecchino), Jan Vercruysse riprende l’uso del mezzo fotografico, come già negli autoritratti dei primi anni ottanta: si tratta di “messe in scena”, rappresentazioni di soggetti tratti dalla storia dell’arte riproposti attraverso il meccanismo della camera oscura che l’artista usa come strumento concettuale capovolgendo le immagini: la cornice delimita il luogo e l’immagine costruita diventa gioco, memoria e solitudine.
Jan Vercruysse è nato nel 1948, vive e lavora tra Bruxelles e Gent.
L’artista in Italia ha partecipato, tra l’altro, alla XLV Biennale di Venezia (1993), in qualità di rappresentante del Belgio ed è tra gli autori di “Luci d’artista” nella città di Torino con la scultura realizzata in Piazzetta Reale “Fontane Luminose”.
L’artista presenta lavori degli anni novanta e del duemila, appartenenti a diversi cicli compositivi: Tombeaux, Les Paroles XVII, Grande Camera Oscura ed un portfolio del 1992 realizzato nell’edizione limitata di 44 esemplari e contenente nove proposte per la copertina di una rivista.
Le opere di Jan Vercruysse sono come parole di un discorso: ognuna è un’entità a se stante che insieme alle altre costruisce un’altra entità. Sembra quasi che l’artista compia un processo di decostruzione e poi di costruzione, realizzato con lucidità e consapevolezza.
Tali appaiono infatti i Tombeaux (termine che in lingua francese riveste il doppio significato di luogo della sepoltura e di composizione poetica in memoria di chi non c’è più): costruzioni di severo impianto monumentale, contrassegnate dal rigore geometrico dei volumi e dalla qualità preziosa dei materiali, fisicamente impenetrabili, che diventano un luogo chiuso in se stesso ma aperto alla nostra memoria o immaginazione. Lo stesso desiderio di sottolineare un rigore geometrico ed un significato mai concluso dell’oggetto è alla base di: Les Paroles[Letto] XVII , in cui la scultura, costruita come un severo leggio ma anche come un letto semiaperto, contiene adagiata al suo interno da un lato una pagina con uno spartito musicale e dall’altro un’immagine erotica dell’ottocento.
Nell’altra opera presentata, Grande camera oscura (Arlecchino), Jan Vercruysse riprende l’uso del mezzo fotografico, come già negli autoritratti dei primi anni ottanta: si tratta di “messe in scena”, rappresentazioni di soggetti tratti dalla storia dell’arte riproposti attraverso il meccanismo della camera oscura che l’artista usa come strumento concettuale capovolgendo le immagini: la cornice delimita il luogo e l’immagine costruita diventa gioco, memoria e solitudine.
Jan Vercruysse è nato nel 1948, vive e lavora tra Bruxelles e Gent.
L’artista in Italia ha partecipato, tra l’altro, alla XLV Biennale di Venezia (1993), in qualità di rappresentante del Belgio ed è tra gli autori di “Luci d’artista” nella città di Torino con la scultura realizzata in Piazzetta Reale “Fontane Luminose”.
20
novembre 2004
Jan Vercruysse
Dal 20 novembre 2004 al 28 febbraio 2005
arte contemporanea
Location
VISTAMARE
Pescara, Largo Dei Frentani, 13, (Pescara)
Pescara, Largo Dei Frentani, 13, (Pescara)
Orario di apertura
mercoledì e venerdì 17.30/19.30. Per visite su appuntamento chiamare negli orari di apertura
Vernissage
20 Novembre 2004, ore 19
Autore