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Jean Corty (1907-1946): gli anni di Mendrisio. Opere dalla collezione del dottor Olindo Bernasconi
L’esposizione è dedicata a Jean Corty, uno dei più apprezzati pittori svizzeri, che, anche in seguito alla formazione svolta a Bruxelles, subisce il fascino dell’Espressionismo nordico
e la cui parabola artistica si consuma nell’arco di soli vent’anni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’esposizione è dedicata a Jean Corty, uno dei più
apprezzati pittori svizzeri, che, anche in seguito
alla formazione svolta a Bruxelles, subisce il
fascino dell’Espressionismo nordico
e la cui parabola artistica si consuma nell’arco di soli
vent’anni. Il padre Francesco Corti era emigrato, come
tanti ticinesi, spostandosi da Agno a Cernier (Canton
Neuchâtel) per lavorare nelle cave; qui si era sposato
e aveva dato vita a una dozzina di figli, tra cui il nostro
Jean-Baptiste (che solo a partire dal 1940 modifica la finale
del cognome trasformandolo in Corty). Quando si presentano
non meglio precisati disturbi nervosi il pittore viene trasferito
nel Cantone di origine. In mostra sono presentate unicamente
le numerose opere – paesaggi e figure – da lui dipinte
durante i ricoveri presso quello che all’epoca era denominato
Manicomio di Mendrisio, tra il 1933 e il 1941, e donate
dal pittore stesso al suo dottore Olindo Bernasconi (1892-
1941), i cui discendenti le conservano ancora.
Qui il nostro lavora con continuità, grazie all’interessamento del dottor Bernasconi che,
credendo fermamente nei benefici che il lavoro
e l’arte potevano apportare ai malati, lo sprona
a dipingere, assegnandogli anche uno spazio per stabilire
il proprio atelier all’interno della struttura psichiatrica.
La sua è una pittura autobiografica. Non sorprende quindi
riconoscere in molte delle opere realizzate a Mendrisio
scorci dei dintorni, dal momento che gli era consentito non
solo di muoversi liberamente all’interno del grande parco
del Casvegno, ma anche di recarsi nei paraggi. Sfilano così
vie e monumenti del centro del Magnifico borgo, ma anche della campagna e di vari paesi limitrofi. Spesso si tratta di
istantanee di vita che fissano la quotidianità del Casvegno
e dei suoi abitanti ma non solo: le attività, i momenti
di svago e riposo, davanti a un bicchiere di vino, giocando
alle carte o fumando la pipa. Lecito supporre che i lavoratori
nei campi siano proprio i ricoverati che si applicavano alle
attività di ergoterapia.
Il catalogo contiene testi dei curatori e la riproduzione
di tutte le opere esposte (un centinaio, tra olii e disegni),
in gran parte inedite. Viene inoltre ripercorsa la storia
dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale di Mendrisio,
sia dal punto di vista architettonico che delle cure lì praticate
in quegli anni – istituendo confronti con le altre realtà in
Svizzera e in Italia –, con un cenno agli altri artisti che vi sono
stati ricoverati, tra cui Filippo Franzoni e Gualtiero Colombo
apprezzati pittori svizzeri, che, anche in seguito
alla formazione svolta a Bruxelles, subisce il
fascino dell’Espressionismo nordico
e la cui parabola artistica si consuma nell’arco di soli
vent’anni. Il padre Francesco Corti era emigrato, come
tanti ticinesi, spostandosi da Agno a Cernier (Canton
Neuchâtel) per lavorare nelle cave; qui si era sposato
e aveva dato vita a una dozzina di figli, tra cui il nostro
Jean-Baptiste (che solo a partire dal 1940 modifica la finale
del cognome trasformandolo in Corty). Quando si presentano
non meglio precisati disturbi nervosi il pittore viene trasferito
nel Cantone di origine. In mostra sono presentate unicamente
le numerose opere – paesaggi e figure – da lui dipinte
durante i ricoveri presso quello che all’epoca era denominato
Manicomio di Mendrisio, tra il 1933 e il 1941, e donate
dal pittore stesso al suo dottore Olindo Bernasconi (1892-
1941), i cui discendenti le conservano ancora.
Qui il nostro lavora con continuità, grazie all’interessamento del dottor Bernasconi che,
credendo fermamente nei benefici che il lavoro
e l’arte potevano apportare ai malati, lo sprona
a dipingere, assegnandogli anche uno spazio per stabilire
il proprio atelier all’interno della struttura psichiatrica.
La sua è una pittura autobiografica. Non sorprende quindi
riconoscere in molte delle opere realizzate a Mendrisio
scorci dei dintorni, dal momento che gli era consentito non
solo di muoversi liberamente all’interno del grande parco
del Casvegno, ma anche di recarsi nei paraggi. Sfilano così
vie e monumenti del centro del Magnifico borgo, ma anche della campagna e di vari paesi limitrofi. Spesso si tratta di
istantanee di vita che fissano la quotidianità del Casvegno
e dei suoi abitanti ma non solo: le attività, i momenti
di svago e riposo, davanti a un bicchiere di vino, giocando
alle carte o fumando la pipa. Lecito supporre che i lavoratori
nei campi siano proprio i ricoverati che si applicavano alle
attività di ergoterapia.
Il catalogo contiene testi dei curatori e la riproduzione
di tutte le opere esposte (un centinaio, tra olii e disegni),
in gran parte inedite. Viene inoltre ripercorsa la storia
dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale di Mendrisio,
sia dal punto di vista architettonico che delle cure lì praticate
in quegli anni – istituendo confronti con le altre realtà in
Svizzera e in Italia –, con un cenno agli altri artisti che vi sono
stati ricoverati, tra cui Filippo Franzoni e Gualtiero Colombo
12
maggio 2020
Jean Corty (1907-1946): gli anni di Mendrisio. Opere dalla collezione del dottor Olindo Bernasconi
Dal 12 maggio all'undici ottobre 2020
arte moderna
Location
PINACOTECA CANTONALE GIOVANNI ZUST
Rancate, Via Pinacoteca Züst, (Mendrisio)
Rancate, Via Pinacoteca Züst, (Mendrisio)
Biglietti
intero: CHF / € 10.-,ridotto (pensionati, studenti, gruppi): CHF / € 8.
Orario di apertura
Maggio, giugno, settembre e ottobre: 9-12 / 14-17, Luglio e agosto: 14-18, chiuso il lunedì; festivi aperto
Autore
Curatore