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Jean-Jacques du Plessis – Field of Signs
L’artista mette in gioco forme semplici, segni, simboli, ritagli, spazi bianchi, collages. In alcuni casi si riconoscono immagini che nascono dai video-games, da immagini segnaletiche, da calendari, da partiture musicali, da diagrammi, ma anche dall’antica tradizione artigianale come gli arazzi.
Comunicato stampa
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In occasione di questa prima personale che Valentina Bonomo Roma dedica al giovane artista Jean-Jeaque Du Plessis, il pubblico romano può ammirare quadri di una bellezza immediata che riempiono gli ambienti della galleria con aria e leggerezza.
L'artista mette in gioco forme semplici, segni, simboli, ritagli, spazi bianchi, collages: attinge in modo disinvolto alla memoria di secoli di pittura. Ma non solo, in alcuni casi si riconoscono immagini che nascono dai video-games, da immagini segnaletiche, da calendari, da partiture musicali, da diagrammi, ma anche dall’antica tradizione artigianale come gli arazzi, le stoffe ricamate, il famoso patchwork, per citarne solo alcune.
Arrivato a Roma du Plessis ha continuato la ricerca già cominciata negli Stati Uniti di questa sua nuova e ingegnosa tecnica pitturale che consiste nell’incollare sullo spazio di una grande tela frammenti e forme ritagliate di tele precedentemente dipinte e colorate. A prima vista queste forme assomigliano a qualcosa di molto elementare, quasi infantile, i colori sono semplici, piatti.
Usando l’acrilico e fondamentalmente dei colori semplici, du Plessis inventa vivaci accordi che lasciano una loro impronta emotiva. Lo stesso accade con le figure piccole, create con fantasia inventiva ed intensa cura.
Se le forme, segni, colori, simboli etc. sembrano a prima vista indistinguibili gli uni dagli altri, quasi caotici, ci rendiamo conto invece che sono stati curati uno ad uno nel loro proprio spazio assegnato, pensando probabilmente ad uno schema preciso, matematico. Là dove sembra regnare casualità o dove ci sono incontri imprevisti di immagini in viaggio, domina la messa in scena di un direttore d’orchestra che assegna un ruolo specifico a tutti. Lo spettatore entra così in una visione intima di un mondo interiore, un territorio primario, spazio dell’inconscio. Tenendo conto del loro rigore formale, questi quadri sono naturalmente poetici, più che razionali o letterari.
Jean Jacques du Plessis è nato a Cape Town (Africa del Sud) nel 1984. E’ cresciuto e ha studiato negli Stati Uniti, dove ha frequentato la Brandeis e la Ohio Wesleyan University, prima di cominciare i suoi studi post-laurea all’illustre “Tyler School of Art” (Rome/Philadelphia). Le opere esposte in galleria sono state create negli ultimi nove mesi durante il corso che l’artista ha frequentato alla Temple University (Tyler School of Art) di Roma.
L'artista mette in gioco forme semplici, segni, simboli, ritagli, spazi bianchi, collages: attinge in modo disinvolto alla memoria di secoli di pittura. Ma non solo, in alcuni casi si riconoscono immagini che nascono dai video-games, da immagini segnaletiche, da calendari, da partiture musicali, da diagrammi, ma anche dall’antica tradizione artigianale come gli arazzi, le stoffe ricamate, il famoso patchwork, per citarne solo alcune.
Arrivato a Roma du Plessis ha continuato la ricerca già cominciata negli Stati Uniti di questa sua nuova e ingegnosa tecnica pitturale che consiste nell’incollare sullo spazio di una grande tela frammenti e forme ritagliate di tele precedentemente dipinte e colorate. A prima vista queste forme assomigliano a qualcosa di molto elementare, quasi infantile, i colori sono semplici, piatti.
Usando l’acrilico e fondamentalmente dei colori semplici, du Plessis inventa vivaci accordi che lasciano una loro impronta emotiva. Lo stesso accade con le figure piccole, create con fantasia inventiva ed intensa cura.
Se le forme, segni, colori, simboli etc. sembrano a prima vista indistinguibili gli uni dagli altri, quasi caotici, ci rendiamo conto invece che sono stati curati uno ad uno nel loro proprio spazio assegnato, pensando probabilmente ad uno schema preciso, matematico. Là dove sembra regnare casualità o dove ci sono incontri imprevisti di immagini in viaggio, domina la messa in scena di un direttore d’orchestra che assegna un ruolo specifico a tutti. Lo spettatore entra così in una visione intima di un mondo interiore, un territorio primario, spazio dell’inconscio. Tenendo conto del loro rigore formale, questi quadri sono naturalmente poetici, più che razionali o letterari.
Jean Jacques du Plessis è nato a Cape Town (Africa del Sud) nel 1984. E’ cresciuto e ha studiato negli Stati Uniti, dove ha frequentato la Brandeis e la Ohio Wesleyan University, prima di cominciare i suoi studi post-laurea all’illustre “Tyler School of Art” (Rome/Philadelphia). Le opere esposte in galleria sono state create negli ultimi nove mesi durante il corso che l’artista ha frequentato alla Temple University (Tyler School of Art) di Roma.
28
settembre 2011
Jean-Jacques du Plessis – Field of Signs
Dal 28 settembre al 20 novembre 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA VALENTINABONOMO
Roma, Via Del Portico D'ottavia, 13, (Roma)
Roma, Via Del Portico D'ottavia, 13, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato ore 11- 13 e 15-19
Vernissage
28 Settembre 2011, ore 19
Autore
Curatore