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Jean Rustin – Soglie di un orizzonte
una selezione di 35 opere su tela di Rustin che coprono un arco cronologico che va dal 1988, con ‘La vieille au dessus’, fino al 2003, con ‘Quatre pensionnaires’
Comunicato stampa
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Dal 14 aprile 2007, Legnano (MI) e Gemonio (VA) rendono omaggio a Jean Rustin (Montigny-les-Metz, 1928), una delle figure più importanti dell’arte francese, con una doppia personale, per la prima volta in spazi pubblici italiani, in grado di ricostruire il suo percorso creativo dagli anni Ottanta fino a oggi.
L’opera di Jean Rustin, esposta nei maggiori musei europei, come il British Museum di Londra, il Museo d’Arte Moderna di Parigi, o lo Stedelijk Museum di Amsterdam, è stata oggetto di numerosi studi critici, tra cui quelli di Pierre Assouline, Jean Clair ed Edward Lucie-Smith.
Fino al 1° luglio, alla Pinacoteca del Castello di Legnano (MI), l’esposizione dal titolo “Celeste/Psichiatrico/Erotico”, nasce dalla collaborazione con la Fondation Rustin di Parigi e Anversa, con il Consolato Francese e con il Centre Culturel Français di Milano e offrirà al pubblico un percorso espositivo, curato da Flavio Arensi insieme con il Comitato Scientifico composto da Miche Draguet, Da Leonardo Cremonini (Presidente dell’Accademia di San Luca) e dalle critiche d’arte francesi Françise Kunzi e Charlotte Waligora, che presenta la produzione più recente del maestro francese, attraverso una selezione di 60 lavori (40 oli su tela e 20 disegni) che metteranno a fuoco uno dei filoni principali della poetica espressiva dell’artista:la solitudine dell’essere umano di fronte alla società e al suo tempo.
Le immagini di Rustin, ambientate per lo più in interni claustrofobici, traggono la loro ispirazione dalle suggestioni provenienti dalle opere di Francis Bacon, dai ricordi dolorosi della Seconda Guerra Mondiale e dai grandi moti di ribellione della seconda metà del Novecento, ma rappresentano anche l’ironica visione di un uomo che si confronta con se stesso, con la propria sessualità e con le proprie pulsioni.
In contemporanea ma fino al 10 giugno, al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio (VA), verrà proposta una selezione di 35 opere su tela di Rustin che coprono un arco cronologico che va dal 1988, con ‘La vieille au dessus’, fino al 2003, con ‘Quatre pensionnaires’.
La mostra da titolo La rivelazione pittorica, curata da Daniele Astrologo, direttore del Museo Civico Floriano Bodini, e da Michel Draguet, direttore del Museo Reale di Belle Arti del Belgio, in collaborazione con la Fondation Rustin di Parigi, intende chiarire la poetica del pittore, sensibile al disagio esistenziale dell’essere umano che si vede recluso in spazi vuoti e chiusi, specchio della propria interiorità.
A questo primo evento espositivo se ne affianca un altro, dal titolo Soglie di un orizzonte, sorto da un’accurata selezione di opere realizzate da artisti che hanno cercato di comprendere il male oscuro della nostra civiltà oppure lo hanno esorcizzato con soluzione estetiche nuove. Si passa dalle fotografie dei centri psichiatrici di Giordano Morganti, ai quadri delle periferie urbane di Nicola Villa alle installazioni sinestetiche di stampo antropologico di Chiara Ricardi. Una collettiva di artisti che entrano in dialogo con la poetica di Rustin e lo rileggono in una chiave interpretativa del tutto nuova, consona alla loro sensibilità creativa.
Venerdì 18 maggio alle ore 21.00, in occasione della settimana della cultura, si terrà un evento multimediale: alla lettura di alcune poesie di Alda Merini si affiancano gli interventi sonori di Pietro Pirelli che mette in luce le proprietà acustiche presenti nelle sculture di Chiara Ricardi.
Come afferma Michel Draguet, “l’opera di Rustin è testimoniale di una «ricerca d’un soggetto perduto». Questo cercare s’impone nel momento in cui il pensiero occidentale getta uno sguardo su una lunga tradizione moderna che da Kant a Heidegger ha contribuito alla presa di coscienza di ciò che l’uomo è, limitato per natura, nelle sue conoscenze e nelle sue azioni. Lo scacco delle avanguardie - tanto politico quanto sociologico – ha svuotato la nozione di modernità dalla sua forza dirompente inaugurando l’era dell’accozzaglia postmoderna. Così facendo essa ha sostituito al campo delle possibilità (un altro pensiero, un’altra società, altri modi d’impegnarsi …) la distesa delle nostre infinite disillusioni. È proprio qui che si situa l’originalità di Rustin. Attraverso la sua opera egli afferma il vuoto d’un mondo votato ad una comunicazione illusoria, l’assenza d’una realtà ridotta al virtuale, l’aberrazione di una verità continuamente differita, anzi messa da parte. È propriamente alle apparenze che Rustin si aggrappa concentrando il suo sguardo su ciò che costituisce l’irriducibile dell’uomo: una massa di carne animata da tensioni e da pulsioni, la cui vibrazione dà senso alla pittura”.
Il percorso è accompagnato da due cataloghi, uno per ogni sede, entrambi pubblicati da Silvana Editoriale.
Jean Rustin è nato il 3 marzo 1928 a Montigny-lès-Metz, in Mosella. È il cadetto di una famiglia di cinque figli.
Nel 1939, la sua famiglia si rifugia nel Berry ed in seguito a Poitiers dove inizia la scuola secondaria (liceo), impara a suonare il violino ed entra alla Scuola delle Belle Arti. Nel 1944 ritorna a Metz, si diploma e dipinge i suoi primi tessuti (toile è tessuti ma controlla se il vocabolo può essere tradotto come tavola/quadro). Si trasferisce a Parigi nel 1947 all’età di 19 anni e si iscrive all’Accademia delle Belle Arti, all’atelier d’Unstersteller. Nel 1949 sposa Elsa che, all’epoca, studia medicina. Da questa unione nascono 2 figli: François nel 1950 e Pierre nel 1953. I suoi primi lavori furono senza dubbio influenzati dal movimento non-figurativo. In seguito passa ad una pittura astratta più lirica e molto colorata. Nel 1971, un’importante retrospettiva di un centinaio di opere al Museo d’Arte Moderna di Parigi segna profondamente la carriera dell’artista. Sarà travolto (boulversé signica rovesciato) dalla visione dell’insieme delle sue opere che giudicherà di conseguenza “troppo belle”. Questa data segna un cambiamento nel suo lavoro. Lavora solo, nel suo atelier a Bagnolet, un lavoro di approfondita ricerca.
Gli riesce, così, una vera rottura. La sua opera tende poco a poco al figurativo (figuration significa figurazione). Questa nuova direzione rivela la certezza per l’artista d’inventare una pittura del tutto personale. Dopo gli anni ottanta, il suo lavoro è morto e non è più stato rimesso in discussione dalla pittura.
Un’altra retrospettiva organizzata da Evelyne Artaud ha avuto luogo a Créteil nel 1982. Questa fu molto contestata ed in parte censurata per motivi di pornografia.
In seguito la sua opera fu esposta in numerosi musei o luoghi pubblici in Francia ed all’estero.
L’opera di Jean Rustin, esposta nei maggiori musei europei, come il British Museum di Londra, il Museo d’Arte Moderna di Parigi, o lo Stedelijk Museum di Amsterdam, è stata oggetto di numerosi studi critici, tra cui quelli di Pierre Assouline, Jean Clair ed Edward Lucie-Smith.
Fino al 1° luglio, alla Pinacoteca del Castello di Legnano (MI), l’esposizione dal titolo “Celeste/Psichiatrico/Erotico”, nasce dalla collaborazione con la Fondation Rustin di Parigi e Anversa, con il Consolato Francese e con il Centre Culturel Français di Milano e offrirà al pubblico un percorso espositivo, curato da Flavio Arensi insieme con il Comitato Scientifico composto da Miche Draguet, Da Leonardo Cremonini (Presidente dell’Accademia di San Luca) e dalle critiche d’arte francesi Françise Kunzi e Charlotte Waligora, che presenta la produzione più recente del maestro francese, attraverso una selezione di 60 lavori (40 oli su tela e 20 disegni) che metteranno a fuoco uno dei filoni principali della poetica espressiva dell’artista:la solitudine dell’essere umano di fronte alla società e al suo tempo.
Le immagini di Rustin, ambientate per lo più in interni claustrofobici, traggono la loro ispirazione dalle suggestioni provenienti dalle opere di Francis Bacon, dai ricordi dolorosi della Seconda Guerra Mondiale e dai grandi moti di ribellione della seconda metà del Novecento, ma rappresentano anche l’ironica visione di un uomo che si confronta con se stesso, con la propria sessualità e con le proprie pulsioni.
In contemporanea ma fino al 10 giugno, al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio (VA), verrà proposta una selezione di 35 opere su tela di Rustin che coprono un arco cronologico che va dal 1988, con ‘La vieille au dessus’, fino al 2003, con ‘Quatre pensionnaires’.
La mostra da titolo La rivelazione pittorica, curata da Daniele Astrologo, direttore del Museo Civico Floriano Bodini, e da Michel Draguet, direttore del Museo Reale di Belle Arti del Belgio, in collaborazione con la Fondation Rustin di Parigi, intende chiarire la poetica del pittore, sensibile al disagio esistenziale dell’essere umano che si vede recluso in spazi vuoti e chiusi, specchio della propria interiorità.
A questo primo evento espositivo se ne affianca un altro, dal titolo Soglie di un orizzonte, sorto da un’accurata selezione di opere realizzate da artisti che hanno cercato di comprendere il male oscuro della nostra civiltà oppure lo hanno esorcizzato con soluzione estetiche nuove. Si passa dalle fotografie dei centri psichiatrici di Giordano Morganti, ai quadri delle periferie urbane di Nicola Villa alle installazioni sinestetiche di stampo antropologico di Chiara Ricardi. Una collettiva di artisti che entrano in dialogo con la poetica di Rustin e lo rileggono in una chiave interpretativa del tutto nuova, consona alla loro sensibilità creativa.
Venerdì 18 maggio alle ore 21.00, in occasione della settimana della cultura, si terrà un evento multimediale: alla lettura di alcune poesie di Alda Merini si affiancano gli interventi sonori di Pietro Pirelli che mette in luce le proprietà acustiche presenti nelle sculture di Chiara Ricardi.
Come afferma Michel Draguet, “l’opera di Rustin è testimoniale di una «ricerca d’un soggetto perduto». Questo cercare s’impone nel momento in cui il pensiero occidentale getta uno sguardo su una lunga tradizione moderna che da Kant a Heidegger ha contribuito alla presa di coscienza di ciò che l’uomo è, limitato per natura, nelle sue conoscenze e nelle sue azioni. Lo scacco delle avanguardie - tanto politico quanto sociologico – ha svuotato la nozione di modernità dalla sua forza dirompente inaugurando l’era dell’accozzaglia postmoderna. Così facendo essa ha sostituito al campo delle possibilità (un altro pensiero, un’altra società, altri modi d’impegnarsi …) la distesa delle nostre infinite disillusioni. È proprio qui che si situa l’originalità di Rustin. Attraverso la sua opera egli afferma il vuoto d’un mondo votato ad una comunicazione illusoria, l’assenza d’una realtà ridotta al virtuale, l’aberrazione di una verità continuamente differita, anzi messa da parte. È propriamente alle apparenze che Rustin si aggrappa concentrando il suo sguardo su ciò che costituisce l’irriducibile dell’uomo: una massa di carne animata da tensioni e da pulsioni, la cui vibrazione dà senso alla pittura”.
Il percorso è accompagnato da due cataloghi, uno per ogni sede, entrambi pubblicati da Silvana Editoriale.
Jean Rustin è nato il 3 marzo 1928 a Montigny-lès-Metz, in Mosella. È il cadetto di una famiglia di cinque figli.
Nel 1939, la sua famiglia si rifugia nel Berry ed in seguito a Poitiers dove inizia la scuola secondaria (liceo), impara a suonare il violino ed entra alla Scuola delle Belle Arti. Nel 1944 ritorna a Metz, si diploma e dipinge i suoi primi tessuti (toile è tessuti ma controlla se il vocabolo può essere tradotto come tavola/quadro). Si trasferisce a Parigi nel 1947 all’età di 19 anni e si iscrive all’Accademia delle Belle Arti, all’atelier d’Unstersteller. Nel 1949 sposa Elsa che, all’epoca, studia medicina. Da questa unione nascono 2 figli: François nel 1950 e Pierre nel 1953. I suoi primi lavori furono senza dubbio influenzati dal movimento non-figurativo. In seguito passa ad una pittura astratta più lirica e molto colorata. Nel 1971, un’importante retrospettiva di un centinaio di opere al Museo d’Arte Moderna di Parigi segna profondamente la carriera dell’artista. Sarà travolto (boulversé signica rovesciato) dalla visione dell’insieme delle sue opere che giudicherà di conseguenza “troppo belle”. Questa data segna un cambiamento nel suo lavoro. Lavora solo, nel suo atelier a Bagnolet, un lavoro di approfondita ricerca.
Gli riesce, così, una vera rottura. La sua opera tende poco a poco al figurativo (figuration significa figurazione). Questa nuova direzione rivela la certezza per l’artista d’inventare una pittura del tutto personale. Dopo gli anni ottanta, il suo lavoro è morto e non è più stato rimesso in discussione dalla pittura.
Un’altra retrospettiva organizzata da Evelyne Artaud ha avuto luogo a Créteil nel 1982. Questa fu molto contestata ed in parte censurata per motivi di pornografia.
In seguito la sua opera fu esposta in numerosi musei o luoghi pubblici in Francia ed all’estero.
14
aprile 2007
Jean Rustin – Soglie di un orizzonte
Dal 14 aprile al 10 giugno 2007
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO FLORIANO BODINI
Gemonio, Via Marsala, 11, (Varese)
Gemonio, Via Marsala, 11, (Varese)
Biglietti
€ 4 intero; € 2 ridotto (i possessori della Customer Card delle Ferrovie Nord Milano hanno diritto all’ingresso ridotto)
In occasione della settimana della cultura (12-20 maggio) il Museo Bodini sarà ad ingresso libero ed aperto tutti i giorni
Orario di apertura
venerdì, sabato e domenica, 10.30–12.30; 15.00–18.30
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore