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Jean Toche – Obama e McCain
Obama e McCain si fronteggiano a Daverio a colpi di asserzioni e promesse, catturate e commentate da Jean Toche, in opere fotografiche di grande formato che illustrano – poeticamente e politicamente – lo scorrere lento della vita dell’artista a cospetto dei grandi spaventosi poteri mondiali.
Comunicato stampa
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Obama e McCain si fronteggiano a Daverio a colpi di asserzioni e promesse, catturate e commentate da Jean Toche, in opere fotografiche di grande formato che illustrano – poeticamente e politicamente - lo scorrere lento della vita dell’artista a cospetto dei grandi spaventosi poteri mondiali.
Jean Toche è un artista di origine belga che da oltre quarant’anni vive a Staten Island, sonnolento e bianco quartiere, nello stato di New York. La sua casa è un bunker che lo protegge dalle minacce razziste del vicinato e dalle persecuzioni del Governo. La musica classica è a tutto volume e il giardino è un tripudio di colori e profumi. Jean vive solo, Virginia, sua moglie, ballerina del Balletto Russo nella metà del secolo scorso, è scomparsa pochi anni fa. La vita privata di Toche è inseparabile dal lavoro pubblico, disturbante. Come una missione per svelare quotidianamente l’anima sporca dell’America puritana, negli anni Settanta l’artista fonda il Gaag – il Guerilla Action Art Group. Un giorno si presenta al Metropolitan Museum di New York e nel corso di un banchetto per i facoltosi membri del museo, sul più bello, libera alcuni scarafaggi che corrono sulla tavola imbandita. La protesta per svelare come venivano spesi i soldi pubblici in ricevimenti, finisce in una violenta aggressione da parte della polizia, nell’arresto di Toche e nell’interdizione a vita a qualsiasi museo americano.
Questo eremita, monaco laico alla ricerca della verità, ha rinunciato a entrare nel mercato dell’arte, a esporre nelle gallerie, a cimentarsi con la critica ufficiale. Ha spedito per anni agli amici cartoline con la propria immagine domestica, associandola a commenti caustici sulla politica estera di George W. Bush ed è arrivato, con Photoshop, a produrre opere gigantesche che seguono lucidamente i paradossi politici della cronaca.
Come afferma Predrag Matvejevic’ a proposito delle lettere spedite e mai giunte a destinazione che qualcuno prima o poi troverà: “La loro storia sarà di certo scritta e sarà di aiuto per scrivere la storia del nostro secolo”.
Ileana Sonnabend – The Queen of Art
A cura di Manuela Gandini
Edizione Castelvecchi - Introduzione di Achille Bonito Oliva
Questa biografia scritta da Manuela Gandini dopo lunghe conversazioni registrate con la gallerista e i suoi artisti è un mosaico di voci e figure che rievocano il clima della finis Austriae, la vivacità della Pop Art, i ricordi della Grande Guerra, il Minimalismo, Roma, Parigi, il cinema neorealista, il Neo Geo, la fotografia orientale e il crollo delle Twin Towers
Ileana Sonnabend, Rumena d’origine, di ricchissima famiglia ebrea, scappata negli Stati Uniti dagli orrori della Shoah, è considerata la più influente talent scout del Novecento: da Bob Rauschenberg a Andy Warhol, da Jannis Kounellis a Jeff Koons, con il suo infallibile occhio ha costruito meticolosamente una delle collezioni d’arte contemporanea tra le più ricche ed esclusive al mondo. Tanto fragile nella vita sentimentale quanto carismatica e pragmatica nel business e nella vita sociale, Ileana celava il suo privato dietro la frase: “La mia vita non è importante”; Ma grazie all’ineguagliata capacità intuitiva e a un magnifico sodalizio sia con il primo marito, Leo Castelli, sia con il secondo, Michael Sonnabend, era conosciuta da tutti come “The Queen of Art”. Dall’apertura della prima galleria a Parigi nel 1962 con le bandiere americane di Jasper Johns, alla mostra dei Sex Works di Jeff Koons nel 1991 a New York, le sue scelte hanno ininterrottamente determinato l’andamento del mercato mondiale dell’arte.
Manuela Gandini è curatore e critico d’arte contemporanea. Con Raffaello Siniscalco ha realizzato per la Rai Il Signore dell’arte, un film sulla vita di Leo Castelli. Ha curato numerose mostre, tra le quali Taking the Picture. Photography & Appropriation (1989) alla Castelli Gallery a New York e ala Gallery Night a Milano. È stata direttore artistico di Artandgallery. Ha collaborato con i quotidiani “Il Giorno” e “Il Sole 24 Ore”, e attualmente scrive per “La Stampa” e “Diario”.
Jean Toche è un artista di origine belga che da oltre quarant’anni vive a Staten Island, sonnolento e bianco quartiere, nello stato di New York. La sua casa è un bunker che lo protegge dalle minacce razziste del vicinato e dalle persecuzioni del Governo. La musica classica è a tutto volume e il giardino è un tripudio di colori e profumi. Jean vive solo, Virginia, sua moglie, ballerina del Balletto Russo nella metà del secolo scorso, è scomparsa pochi anni fa. La vita privata di Toche è inseparabile dal lavoro pubblico, disturbante. Come una missione per svelare quotidianamente l’anima sporca dell’America puritana, negli anni Settanta l’artista fonda il Gaag – il Guerilla Action Art Group. Un giorno si presenta al Metropolitan Museum di New York e nel corso di un banchetto per i facoltosi membri del museo, sul più bello, libera alcuni scarafaggi che corrono sulla tavola imbandita. La protesta per svelare come venivano spesi i soldi pubblici in ricevimenti, finisce in una violenta aggressione da parte della polizia, nell’arresto di Toche e nell’interdizione a vita a qualsiasi museo americano.
Questo eremita, monaco laico alla ricerca della verità, ha rinunciato a entrare nel mercato dell’arte, a esporre nelle gallerie, a cimentarsi con la critica ufficiale. Ha spedito per anni agli amici cartoline con la propria immagine domestica, associandola a commenti caustici sulla politica estera di George W. Bush ed è arrivato, con Photoshop, a produrre opere gigantesche che seguono lucidamente i paradossi politici della cronaca.
Come afferma Predrag Matvejevic’ a proposito delle lettere spedite e mai giunte a destinazione che qualcuno prima o poi troverà: “La loro storia sarà di certo scritta e sarà di aiuto per scrivere la storia del nostro secolo”.
Ileana Sonnabend – The Queen of Art
A cura di Manuela Gandini
Edizione Castelvecchi - Introduzione di Achille Bonito Oliva
Questa biografia scritta da Manuela Gandini dopo lunghe conversazioni registrate con la gallerista e i suoi artisti è un mosaico di voci e figure che rievocano il clima della finis Austriae, la vivacità della Pop Art, i ricordi della Grande Guerra, il Minimalismo, Roma, Parigi, il cinema neorealista, il Neo Geo, la fotografia orientale e il crollo delle Twin Towers
Ileana Sonnabend, Rumena d’origine, di ricchissima famiglia ebrea, scappata negli Stati Uniti dagli orrori della Shoah, è considerata la più influente talent scout del Novecento: da Bob Rauschenberg a Andy Warhol, da Jannis Kounellis a Jeff Koons, con il suo infallibile occhio ha costruito meticolosamente una delle collezioni d’arte contemporanea tra le più ricche ed esclusive al mondo. Tanto fragile nella vita sentimentale quanto carismatica e pragmatica nel business e nella vita sociale, Ileana celava il suo privato dietro la frase: “La mia vita non è importante”; Ma grazie all’ineguagliata capacità intuitiva e a un magnifico sodalizio sia con il primo marito, Leo Castelli, sia con il secondo, Michael Sonnabend, era conosciuta da tutti come “The Queen of Art”. Dall’apertura della prima galleria a Parigi nel 1962 con le bandiere americane di Jasper Johns, alla mostra dei Sex Works di Jeff Koons nel 1991 a New York, le sue scelte hanno ininterrottamente determinato l’andamento del mercato mondiale dell’arte.
Manuela Gandini è curatore e critico d’arte contemporanea. Con Raffaello Siniscalco ha realizzato per la Rai Il Signore dell’arte, un film sulla vita di Leo Castelli. Ha curato numerose mostre, tra le quali Taking the Picture. Photography & Appropriation (1989) alla Castelli Gallery a New York e ala Gallery Night a Milano. È stata direttore artistico di Artandgallery. Ha collaborato con i quotidiani “Il Giorno” e “Il Sole 24 Ore”, e attualmente scrive per “La Stampa” e “Diario”.
18
ottobre 2008
Jean Toche – Obama e McCain
Dal 18 al 30 ottobre 2008
arte contemporanea
Location
SALA POLIVALENTE
Daverio, Via Piave, 6, (Varese)
Daverio, Via Piave, 6, (Varese)
Orario di apertura
mart/merc/giov/sab 16-19; dom. 10-13: 16-19
Vernissage
18 Ottobre 2008, h. 18.30
Autore
Curatore