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Jimmie Durham – Stones rejected by the builder
Stones rejected by the builder, la prima mostra personale in Italia di Jimmie Durham è allestita sia negli spazi interni sia in quelli esterni degli edifici a shed dell’ex-Ticosa, complesso industriale restaurato dal Comune di Como. La mostra si allunga nelle strade cittadine fino al lungo lago (sede della FAR).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Fino alla metà degli anni '90, la poetica di Durham era incentrata sulla decostruzione, attraverso i suoi lavori, di un'idea di cultura originaria, come si può vedere nell'opera Pocahanta's underwear, del 1985 o nella foto The Indian parents, del 1992.
Nell'esposizione, dove il tema conduttore è l'uso della pietra, interpretata come puro strumento e come soggetto al quale viene imposta la mobilità, si assiste ad un'operazione di decostruzione dell'opera d'arte nel suo fondamento.
Tutto il lavoro di Jimmie Durham mette in scacco l'idea di monumentalità che sta alla base della tradizione artistica occidentale, attraverso l'uso delle pietre, concepite come "non monumento".
Nelle performance che l'artista attua, nei video e nelle installazioni, l'apparente funzionalità degli oggetti viene negata in due modi: attraverso l'azione distruttiva su essi, perpetrata attraverso il lancio e lo schiacciamento praticato con pietre e tramite la loro successiva riconfigurazione.
Alcune delle opere esposte saranno esterne alla Ticosa, in dialogo con lo spazio pubblico.
In una delle strade adiacenti, un veicolo viene caricato con una grossa pietra allo scopo di arrestarne la corsa, causandone il ribaltamento.
All'ingresso della Fondazione Antonio Ratti una seconda installazione composta da un sistema di tubi per l'acqua collegato a grosse pietre, unisce l'esterno dell'edificio con l'interno.
All'interno della Ticosa, in aperto dialogo con le opere degli studenti e accanto ad una serie di opere precedenti - sculture di legno e materiali di recupero - Durham presenta un video ed un'installazione, testimonianza di una performance realizzata durante il corso. Ogni giorno l'artista ha invitato gli studenti a portare un oggetto nel suo ufficio, che schiacciava con una pietra preistorica, lasciando che i resti si accumulassero nel corso dei giorni sul tavolo.
Una seconda performance vede l'artista lanciare delle pietre di diverse dimensioni in un catino contenente del colore acrilico, realizzando un dripping spaziale nato da un gesto elementare. Accanto, una scrivania da ufficio diventa scultura, schiacciata sotto il peso quasi insostenibile di numerose pietre, in bilico tra stabilità ed instabilità.
Come dice Jimmie Durham, "La mostra appare strana, spaziosa, per certi versi teatrale, ma rarefatta: lo spazio è usato per la sua drammaticità".
Il workshop proposto da Jimmie Durham ai 25 partecipanti, provenienti da ogni parte del mondo, è pensato come percorso di riflessione collettiva su cosa significhi fare arte oggi.
Partendo da una serie di esercizi quasi infantili, Durham propone di riattivare lo sguardo sul mondo portando un'attenzione costante verso i più piccoli dettagli nascosti.
Una pratica che non vuole, secondo l'artista, piegarsi alla semplicità ma aprirsi al dubbio e alla complessità di visioni molteplici: "Non dobbiamo preoccuparci della verità, ma impegnarci ad evitare l'inganno, imparando a riconoscerlo".
Nell'esposizione, dove il tema conduttore è l'uso della pietra, interpretata come puro strumento e come soggetto al quale viene imposta la mobilità, si assiste ad un'operazione di decostruzione dell'opera d'arte nel suo fondamento.
Tutto il lavoro di Jimmie Durham mette in scacco l'idea di monumentalità che sta alla base della tradizione artistica occidentale, attraverso l'uso delle pietre, concepite come "non monumento".
Nelle performance che l'artista attua, nei video e nelle installazioni, l'apparente funzionalità degli oggetti viene negata in due modi: attraverso l'azione distruttiva su essi, perpetrata attraverso il lancio e lo schiacciamento praticato con pietre e tramite la loro successiva riconfigurazione.
Alcune delle opere esposte saranno esterne alla Ticosa, in dialogo con lo spazio pubblico.
In una delle strade adiacenti, un veicolo viene caricato con una grossa pietra allo scopo di arrestarne la corsa, causandone il ribaltamento.
All'ingresso della Fondazione Antonio Ratti una seconda installazione composta da un sistema di tubi per l'acqua collegato a grosse pietre, unisce l'esterno dell'edificio con l'interno.
All'interno della Ticosa, in aperto dialogo con le opere degli studenti e accanto ad una serie di opere precedenti - sculture di legno e materiali di recupero - Durham presenta un video ed un'installazione, testimonianza di una performance realizzata durante il corso. Ogni giorno l'artista ha invitato gli studenti a portare un oggetto nel suo ufficio, che schiacciava con una pietra preistorica, lasciando che i resti si accumulassero nel corso dei giorni sul tavolo.
Una seconda performance vede l'artista lanciare delle pietre di diverse dimensioni in un catino contenente del colore acrilico, realizzando un dripping spaziale nato da un gesto elementare. Accanto, una scrivania da ufficio diventa scultura, schiacciata sotto il peso quasi insostenibile di numerose pietre, in bilico tra stabilità ed instabilità.
Come dice Jimmie Durham, "La mostra appare strana, spaziosa, per certi versi teatrale, ma rarefatta: lo spazio è usato per la sua drammaticità".
Il workshop proposto da Jimmie Durham ai 25 partecipanti, provenienti da ogni parte del mondo, è pensato come percorso di riflessione collettiva su cosa significhi fare arte oggi.
Partendo da una serie di esercizi quasi infantili, Durham propone di riattivare lo sguardo sul mondo portando un'attenzione costante verso i più piccoli dettagli nascosti.
Una pratica che non vuole, secondo l'artista, piegarsi alla semplicità ma aprirsi al dubbio e alla complessità di visioni molteplici: "Non dobbiamo preoccuparci della verità, ma impegnarci ad evitare l'inganno, imparando a riconoscerlo".
22
luglio 2004
Jimmie Durham – Stones rejected by the builder
Dal 22 luglio al 05 settembre 2004
arte contemporanea
Location
A-SHED – AREA EX-TICOSA
Como, Viale Franklin Delano Roosevelt, (Como)
Como, Viale Franklin Delano Roosevelt, (Como)
Orario di apertura
martedì- domenica, ore 16.00 - 19.30