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Joan Miró, pittore e scultore
Frutto di una collaborazione internazionale tra il Mart, la Fondazione Maeght di Saint-Paul de Vence in Francia e lo State Russian Museum di San Pietroburgo, l’esposizione presenta oltre 100 opere, di cui 60 sculture, 5 dipinti e oltre 30 tra disegni, acquerelli e arazzi realizzati dall’artista catalano.
Comunicato stampa
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In un quadro, dobbiamo poter scoprire cose nuove ogni volta che lo vediamo. Ma possiamo guardare un quadro per una settimana e non pensarci mai più. Possiamo anche guardare un quadro per un secondo e pensarci tutta la vita.
(Joan Miró - Discorsi raccolti da Yvon TailandierParigi 1959)
Frutto di una collaborazione internazionale tra il Mart, la Fondazione Maeght di Saint-Paul de Vence in Francia e lo State Russian Museum di San Pietroburgo, l’esposizione presenta oltre 100 opere, di cui 60 sculture, 5 dipinti e oltre 30 tra disegni, acquerelli e arazzi realizzati dall’artista catalano.
La mostra di Rovereto - curata da Gabriella Belli, Evgenija Petrova, Jean-Louis Prat -seguirà la prestigiosa tappa allo State Russian Museum di San Pietroburgo, che segna la prima volta in assoluto per una mostra su Miró in Russia.
La tappa italiana sarà però arricchita da alcuni importanti lavori, eccezionalmente prestati solo al Mart, tra cui una grande scultura da giardino, intitolata “Personaggio”: un bronzo del 1970.
Com’è noto Aimé Maeght fu mercante e amico intimo di Miró. Di questa lunghissima amicizia rimane la straordinaria testimonianza, presso la Fondazione Maeght, di un numero rilevante di opere, in particolare sculture, dipinti, arazzi e grafica dell’artista catalano.
La selezione di lavori che giungeranno dall’11 settembre al Mart - tutti realizzati tra il 1960 e il 1977, quando ormai il maestro era pienamente affermato a livello internazionale – consentirà, per varietà di tipologia, di avere una visione complessiva dell’opera matura di Miró, che scomparirà pochi anni più tardi, nel 1983, ormai novantenne.
Miró scultore dunque, capace di re-inventare e di re-interpretare la realtà - anche la più banale e quotidiana - con la sua vulcanica fantasia, il suo amore per la vita, il suo senso profondo della materia, sia essa bronzo, pietra o ceramica. E Miró pittore pronto ad immettere nel ventesimo secolo la libertà delle emozioni e dell’invisibile, il prodigio della “mitologia” che è nella natura e nelle cose, attraverso i segni e i colori dei suoi dipinti, dei disegni a carboncino o delle gouaches.
“…Questa sorta di presenza umana nelle cose, è questo, per me, la mitologia” diceva. “Ciò che fa sì che un sasso, una roccia, io non li consideri come cose morte. In fondo ciò che dipingo, è soprattutto questa mitologia”.
****
Nato vicino a Barcellona nel 1893, Joan Miró inizia la sua attività inseguendo esempi fauve. Nel 1919 è a Parigi e grazie a Picasso tenta la strada del cubismo, subito abbandonata per una più forte inclinazione al mondo visionario e surreale di André Masson. Proprio in questa direzione si sviluppa il suo lavoro, caratterizzato da una sempre maggiore astrazione lirica.
Attraverso pochi segni grafici, deformazioni fantastiche e fortemente evocative di elementi naturali, resi con colori accesi e intonati alle gamme primarie dello spettro cromatico, Miró offre un’interpretazione assai originale del surrealismo, affidata ad una concezione quasi fabulistica della realtà, cui egli sa dare una rappresentazione leggera e fantastica, gioiosa eppure ricca di memorie e di insospettabili richiami all’inconscio e al mondo onirico.
Scrive Eugene Ionesco nel ’72, in uno speciale “Hommage à Joan Miró” della rivista “XXème siècle”: “Partiamo tutti da dei mostri dentro di noi, dei rammarichi, delle amarezze, dei dolori. In Miró, i mostri sono esorcizzati. Sono divenuti gli esseri sereni, liberi, disimpegnati di una festa non movimentata ma in movimento, in una fioritura ascensionale”.
É quella dunque di Rovereto una straordinaria occasione per ripercorrere, nei luminosi spazi del Mart, le forme e i sogni di un artista geniale e sorprendente attraverso la storia di un’importante collezione e gli occhi di una grande amicizia.
(Joan Miró - Discorsi raccolti da Yvon TailandierParigi 1959)
Frutto di una collaborazione internazionale tra il Mart, la Fondazione Maeght di Saint-Paul de Vence in Francia e lo State Russian Museum di San Pietroburgo, l’esposizione presenta oltre 100 opere, di cui 60 sculture, 5 dipinti e oltre 30 tra disegni, acquerelli e arazzi realizzati dall’artista catalano.
La mostra di Rovereto - curata da Gabriella Belli, Evgenija Petrova, Jean-Louis Prat -seguirà la prestigiosa tappa allo State Russian Museum di San Pietroburgo, che segna la prima volta in assoluto per una mostra su Miró in Russia.
La tappa italiana sarà però arricchita da alcuni importanti lavori, eccezionalmente prestati solo al Mart, tra cui una grande scultura da giardino, intitolata “Personaggio”: un bronzo del 1970.
Com’è noto Aimé Maeght fu mercante e amico intimo di Miró. Di questa lunghissima amicizia rimane la straordinaria testimonianza, presso la Fondazione Maeght, di un numero rilevante di opere, in particolare sculture, dipinti, arazzi e grafica dell’artista catalano.
La selezione di lavori che giungeranno dall’11 settembre al Mart - tutti realizzati tra il 1960 e il 1977, quando ormai il maestro era pienamente affermato a livello internazionale – consentirà, per varietà di tipologia, di avere una visione complessiva dell’opera matura di Miró, che scomparirà pochi anni più tardi, nel 1983, ormai novantenne.
Miró scultore dunque, capace di re-inventare e di re-interpretare la realtà - anche la più banale e quotidiana - con la sua vulcanica fantasia, il suo amore per la vita, il suo senso profondo della materia, sia essa bronzo, pietra o ceramica. E Miró pittore pronto ad immettere nel ventesimo secolo la libertà delle emozioni e dell’invisibile, il prodigio della “mitologia” che è nella natura e nelle cose, attraverso i segni e i colori dei suoi dipinti, dei disegni a carboncino o delle gouaches.
“…Questa sorta di presenza umana nelle cose, è questo, per me, la mitologia” diceva. “Ciò che fa sì che un sasso, una roccia, io non li consideri come cose morte. In fondo ciò che dipingo, è soprattutto questa mitologia”.
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Nato vicino a Barcellona nel 1893, Joan Miró inizia la sua attività inseguendo esempi fauve. Nel 1919 è a Parigi e grazie a Picasso tenta la strada del cubismo, subito abbandonata per una più forte inclinazione al mondo visionario e surreale di André Masson. Proprio in questa direzione si sviluppa il suo lavoro, caratterizzato da una sempre maggiore astrazione lirica.
Attraverso pochi segni grafici, deformazioni fantastiche e fortemente evocative di elementi naturali, resi con colori accesi e intonati alle gamme primarie dello spettro cromatico, Miró offre un’interpretazione assai originale del surrealismo, affidata ad una concezione quasi fabulistica della realtà, cui egli sa dare una rappresentazione leggera e fantastica, gioiosa eppure ricca di memorie e di insospettabili richiami all’inconscio e al mondo onirico.
Scrive Eugene Ionesco nel ’72, in uno speciale “Hommage à Joan Miró” della rivista “XXème siècle”: “Partiamo tutti da dei mostri dentro di noi, dei rammarichi, delle amarezze, dei dolori. In Miró, i mostri sono esorcizzati. Sono divenuti gli esseri sereni, liberi, disimpegnati di una festa non movimentata ma in movimento, in una fioritura ascensionale”.
É quella dunque di Rovereto una straordinaria occasione per ripercorrere, nei luminosi spazi del Mart, le forme e i sogni di un artista geniale e sorprendente attraverso la storia di un’importante collezione e gli occhi di una grande amicizia.
10
settembre 2004
Joan Miró, pittore e scultore
Dal 10 settembre al 28 novembre 2004
arte contemporanea
Location
MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Biglietti
intero 8€, ridotto 5€
Orario di apertura
Aperto tutti i giorni. Chiuso il lunedì
Sito web
www.miro.mart.trento.it
Autore
Curatore