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João Coelho – Riding the turtles
Milano – nella sezione DISCOVERY di c|e contemporary l’11 giugno 2021 verrà inaugurata “RIDING THE TURTLES” la prima personale in Italia dell’artista, João Coelho.
Comunicato stampa
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Milano - nella sezione DISCOVERY di c|e contemporary l’11 giugno 2021 verrà inaugurata “RIDING THE TURTLES” la prima personale in Italia dell’artista, João Coelho.
“I avoid photographing people or scenes that, due to their violence, obscenity, racism or religious beliefs, go beyond what is acceptable, even from a documentary or journalistic photo point of view.”
Ed è proprio questa grande sensibilità e rispetto che traspare dalle foto in bianco e nero scattate da João Coelho in Angola il suo paese di origine. Tornato nel luogo in cui è nato ed ha trascorso la sua infanzia, l’artista, dopo 10 anni di inattività fotografica, ha ripreso ad esprimersi attraverso la sua canon, spronato dal fascino emotivo e sentimentale esercitato da questa terra abbandonata da adolescente ma il cui ricordo è rimasto ben impresso nella mente dell’artista.
Osservando il susseguirsi dei suoi scatti entrerete in un mondo fatto di semplice immaginazione. Ciò che viene documentato dal fotografo è infatti il gioco di un gruppo di bambini di 6 e 7 anni in Angola, più precisamente sulla cosiddetta Mabangas Beach dove si trova un’immensa distesa di gusci di conchiglie di Mabangas, un comune mollusco della costa occidentale dell’Africa che è molto apprezzato come aperitivo e come accompagnamento del pirao, una sorta di puree preparato con farina di manioca, alla base della cucina dell’Angola. Ognuna di queste conchiglie viene aperta dalle mani esperte di numerose donne che lavorano qui per vendere i mabangas nei diversi mercati che orbitano intorno alla capitale, Luanda.
Quello che rimane di questo faticoso e lungo lavoro sono le montagne di scheletri d molluschi che però acquistano nuova vita grazie a un gruppo di bambini che gareggia su di loro come se fossero delle montagne russe.
In questa parte del mondo i bambini non conoscono parchi divertimenti e giochi all’ultima moda, quello a cui possono affidarsi per potersi divertire è esclusivamente la loro sfrenata fantasia che gli permette di realizzare i loro giocattoli utilizzando ciò che il mare lascia sulle sponde della spiaggia quando si ritira con la bassa marea. Quelli che noi chiamiamo rifiuti, che ancora troppo spesso non vengono riciclati ma buttati in mare, come bottiglie di plastica, lattine di alluminio, pezzi di legno, polistirolo e reti da pesca vengono invece recuperati dai bambini e lavorati per dargli nuova vita trasformandoli in barche, macchine, pupazzi e molto altro ancora.
L’artista nel descrivere questi gruppi di bambini utilizza il termine “cameratismo” perché non è raro che fra di loro dividano il cibo, i giochi o i soldi guadagnati aiutando le madri, nonne e zie, come fanno i soldati al fronte. La loro vita è fatta di condivisione di quel poco che hanno ed è scandita dal ritmo del mare, del vento e del sole, questo per loro è la vera felicità.
Il loro gioco preferito è ovviamente lanciarsi dalla cima delle colline di gusci guidando i carapaci delle tartarughe lasciati dai pescatori sulla spiaggia dopo aver concluso il loro pasto. I più avventurosi si lanciano su questo slittino poco convenzionale in gruppi di tre, in altri casi i più esperti tengono sulle gambe i più piccoli per mostrargli come funziona il gioco. Conclusa la ripida discesa, l’adrenalina si mischia alla gioia, alle risate e alle urla dei bambini che trovano che questo sia il divertimento più bello del mondo. Quanto poco ci vorrebbe per essere felici eppure noi osserviamo con tenerezza, e forse con un pizzico di compassione ,il loro gioco così semplice quando in realtà avrebbe più senso che questi bambini provassero tali sentimenti nei nostri confronti. Schiavi del mercato, eterni insoddisfatti sempre alla ricerca dell’ennesimo oggetto da comprare, la maggior parte delle persone è abituata a non fare rinunce, cosa che si è palesata durante questa pandemia in cui la maggior parte degli italiani ha cercato di eludere le normative per motivi futili perché nel nostro paese si elogiano i furbi e non chi rispetta le regole. Ci accontentiamo di gioie effimere e spesso non conosciamo cosa sia il reale significato della parola felicità. Collezioniamo montagne di oggetti, giocattoli e le ultime novità in campo tecnologico giudicando una persona dal modello di smartphone che possiede o al numero di follower sui social.
Coelho, grazie alla riscoperta delle sue origini e al rapporto sincero creato con le persone che popolano le sue fotografie, ha confessato di essersi trasformato in una persona molto più semplice e umana ripensando alle priorità della propria vita. Per entrare nel mondo degli angolani e farsi accettare nella loro comunità ha dovuto infatti mostrarsi umile e semplice come loro, magari conoscere la loro lingua o ancora meglio il loro slang rispettando la loro privacy e i momenti di silenzio
La vita dell’artista è stata arricchita dagli incontri vissuti in questo luogo e siamo certi che le sue fotografie vi faranno conoscere un tipo di gioia diverso e uno spaccato di mondo lontano dal nostro e dal quale possiamo imparare molto.
La mostra è inserita all’interno del progetto DISCOVERY la fresca e vivace sezione espositiva dedicata alla nuove proposte che c|e contemporary, in linea con il suo programma internazionale, propone e che si caratterizza per la selezione di artisti il cui lavoro si contraddistingue per essere di elevata qualità ma non ancora inserito nel mondo dell’Arte Contemporanea.
Il linguaggio privilegiato dalle scelte curatoriali per questo luogo di aggregazione è quello della fotografia, qui utilizzato dagli artisti attraverso estetiche e ricerche differenti, per riflettere e tentare di dare risposte ai grandi interrogativi del nostro tempo.
Questo progetto, risultato di un lavoro di ricerca e scouting che ha caratterizzato fin dalla sua fondazione la filosofia di c|e contemporary, ha trovato nel motto di Berthe Weill: “Place aux jeunes” (inteso nel senso di spazio all’entusiasmo, alla sincerità senza condizionamenti nella ricerca creativa) la sua sintesi concettuale e la sua concretizzazione nell’incontro con Batsceba Hardy, che con il suo gruppo internazionale di fotografi – Progressive Street – è alla perenne ricerca di “un altro mondo, ma in questo”, come le ha insegnato W.B. Yeats.
Una parte dello spazio espositivo si è così trasformato in un vero e proprio laboratorio e incubatore artistico che, in contemporanea con le mostre di galleria, dà vita ad un calendario di proposte al di fuori degli schemi.
Gli allestimenti periodici dell’area Discovery danno a collezionisti e appassionati di arte contemporanea l’opportunità di vivere l’esperienza personale della scoperta entrando in contatto con artisti che hanno avviato la loro carriera con progetti concettualmente rilevanti.
Ogni mostra è documentata da una pubblicazione e talora da talk di approfondimento
“I avoid photographing people or scenes that, due to their violence, obscenity, racism or religious beliefs, go beyond what is acceptable, even from a documentary or journalistic photo point of view.”
Ed è proprio questa grande sensibilità e rispetto che traspare dalle foto in bianco e nero scattate da João Coelho in Angola il suo paese di origine. Tornato nel luogo in cui è nato ed ha trascorso la sua infanzia, l’artista, dopo 10 anni di inattività fotografica, ha ripreso ad esprimersi attraverso la sua canon, spronato dal fascino emotivo e sentimentale esercitato da questa terra abbandonata da adolescente ma il cui ricordo è rimasto ben impresso nella mente dell’artista.
Osservando il susseguirsi dei suoi scatti entrerete in un mondo fatto di semplice immaginazione. Ciò che viene documentato dal fotografo è infatti il gioco di un gruppo di bambini di 6 e 7 anni in Angola, più precisamente sulla cosiddetta Mabangas Beach dove si trova un’immensa distesa di gusci di conchiglie di Mabangas, un comune mollusco della costa occidentale dell’Africa che è molto apprezzato come aperitivo e come accompagnamento del pirao, una sorta di puree preparato con farina di manioca, alla base della cucina dell’Angola. Ognuna di queste conchiglie viene aperta dalle mani esperte di numerose donne che lavorano qui per vendere i mabangas nei diversi mercati che orbitano intorno alla capitale, Luanda.
Quello che rimane di questo faticoso e lungo lavoro sono le montagne di scheletri d molluschi che però acquistano nuova vita grazie a un gruppo di bambini che gareggia su di loro come se fossero delle montagne russe.
In questa parte del mondo i bambini non conoscono parchi divertimenti e giochi all’ultima moda, quello a cui possono affidarsi per potersi divertire è esclusivamente la loro sfrenata fantasia che gli permette di realizzare i loro giocattoli utilizzando ciò che il mare lascia sulle sponde della spiaggia quando si ritira con la bassa marea. Quelli che noi chiamiamo rifiuti, che ancora troppo spesso non vengono riciclati ma buttati in mare, come bottiglie di plastica, lattine di alluminio, pezzi di legno, polistirolo e reti da pesca vengono invece recuperati dai bambini e lavorati per dargli nuova vita trasformandoli in barche, macchine, pupazzi e molto altro ancora.
L’artista nel descrivere questi gruppi di bambini utilizza il termine “cameratismo” perché non è raro che fra di loro dividano il cibo, i giochi o i soldi guadagnati aiutando le madri, nonne e zie, come fanno i soldati al fronte. La loro vita è fatta di condivisione di quel poco che hanno ed è scandita dal ritmo del mare, del vento e del sole, questo per loro è la vera felicità.
Il loro gioco preferito è ovviamente lanciarsi dalla cima delle colline di gusci guidando i carapaci delle tartarughe lasciati dai pescatori sulla spiaggia dopo aver concluso il loro pasto. I più avventurosi si lanciano su questo slittino poco convenzionale in gruppi di tre, in altri casi i più esperti tengono sulle gambe i più piccoli per mostrargli come funziona il gioco. Conclusa la ripida discesa, l’adrenalina si mischia alla gioia, alle risate e alle urla dei bambini che trovano che questo sia il divertimento più bello del mondo. Quanto poco ci vorrebbe per essere felici eppure noi osserviamo con tenerezza, e forse con un pizzico di compassione ,il loro gioco così semplice quando in realtà avrebbe più senso che questi bambini provassero tali sentimenti nei nostri confronti. Schiavi del mercato, eterni insoddisfatti sempre alla ricerca dell’ennesimo oggetto da comprare, la maggior parte delle persone è abituata a non fare rinunce, cosa che si è palesata durante questa pandemia in cui la maggior parte degli italiani ha cercato di eludere le normative per motivi futili perché nel nostro paese si elogiano i furbi e non chi rispetta le regole. Ci accontentiamo di gioie effimere e spesso non conosciamo cosa sia il reale significato della parola felicità. Collezioniamo montagne di oggetti, giocattoli e le ultime novità in campo tecnologico giudicando una persona dal modello di smartphone che possiede o al numero di follower sui social.
Coelho, grazie alla riscoperta delle sue origini e al rapporto sincero creato con le persone che popolano le sue fotografie, ha confessato di essersi trasformato in una persona molto più semplice e umana ripensando alle priorità della propria vita. Per entrare nel mondo degli angolani e farsi accettare nella loro comunità ha dovuto infatti mostrarsi umile e semplice come loro, magari conoscere la loro lingua o ancora meglio il loro slang rispettando la loro privacy e i momenti di silenzio
La vita dell’artista è stata arricchita dagli incontri vissuti in questo luogo e siamo certi che le sue fotografie vi faranno conoscere un tipo di gioia diverso e uno spaccato di mondo lontano dal nostro e dal quale possiamo imparare molto.
La mostra è inserita all’interno del progetto DISCOVERY la fresca e vivace sezione espositiva dedicata alla nuove proposte che c|e contemporary, in linea con il suo programma internazionale, propone e che si caratterizza per la selezione di artisti il cui lavoro si contraddistingue per essere di elevata qualità ma non ancora inserito nel mondo dell’Arte Contemporanea.
Il linguaggio privilegiato dalle scelte curatoriali per questo luogo di aggregazione è quello della fotografia, qui utilizzato dagli artisti attraverso estetiche e ricerche differenti, per riflettere e tentare di dare risposte ai grandi interrogativi del nostro tempo.
Questo progetto, risultato di un lavoro di ricerca e scouting che ha caratterizzato fin dalla sua fondazione la filosofia di c|e contemporary, ha trovato nel motto di Berthe Weill: “Place aux jeunes” (inteso nel senso di spazio all’entusiasmo, alla sincerità senza condizionamenti nella ricerca creativa) la sua sintesi concettuale e la sua concretizzazione nell’incontro con Batsceba Hardy, che con il suo gruppo internazionale di fotografi – Progressive Street – è alla perenne ricerca di “un altro mondo, ma in questo”, come le ha insegnato W.B. Yeats.
Una parte dello spazio espositivo si è così trasformato in un vero e proprio laboratorio e incubatore artistico che, in contemporanea con le mostre di galleria, dà vita ad un calendario di proposte al di fuori degli schemi.
Gli allestimenti periodici dell’area Discovery danno a collezionisti e appassionati di arte contemporanea l’opportunità di vivere l’esperienza personale della scoperta entrando in contatto con artisti che hanno avviato la loro carriera con progetti concettualmente rilevanti.
Ogni mostra è documentata da una pubblicazione e talora da talk di approfondimento
11
giugno 2021
João Coelho – Riding the turtles
Dall'undici giugno al 30 settembre 2021
fotografia
Location
C|E CONTEMPORARY MILANO
Milano, Via Gerolamo Tiraboschi, 2, (Milano)
Milano, Via Gerolamo Tiraboschi, 2, (Milano)
Orario di apertura
martedì - sabato 9-13 e 15-19
Vernissage
11 Giugno 2021, dalle 9 alle 19
Sito web
Autore
Curatore