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JODICE / MARTONE – Arte di sera
Proiezione del film “Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice” di Mario Martone (2023, 52′) nell’ambito di “SPLEEN. Tre opere per la Fondazione Filiberto e Bianca Menna” a cura di Gianpaolo Cacciottolo e Massimo Maiorino
Comunicato stampa
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ARTE DI SERA
Spleen edition
7 giugno 2024 – ore 19
SPLEEN nasce dall’esigenza di riflettere sul ruolo e la posizione che un’istituzione storica dell’arte e della critica contemporanea, la Fondazione Filiberto e Bianca Menna - nata nel 1989 e dal 1994 ospitata negli spazi dell’Ex Casa del Combattente - ha all’interno del tessuto urbano e socio-culturale della città di Salerno. Nella Profezia di una società estetica (1968) Filiberto Menna rintraccia nell'opera di Baudelaire, e in particolare nei Petits Poèmes en prose (o Lo spleen di Parigi, 1867-1869), un’occasione di riflessione sul rapporto tra l’artista e la città moderna. Vivere nel presente significa per Baudelaire, dice Menna, «entrare dentro la nuova realtà, prendere atto di una situazione profondamente mutata in cui l’orizzonte dell'esistenza quotidiana non è più dato dalla natura ma dalla città». L’autore francese affida perciò all'artista moderno il «compito di vivere e rappresentare questo presente», di «tirar fuori l’eterno dal transitorio», nello spazio di una tensione fortissima tra moltitudine e solitudine che si concretizza nell’esperienza della città moderna. L'artista, preso nel mezzo di un gioco combinatorio che lo colloca tra l’esperienza della folla e una struttura urbana ormai programmata, diviene così uno «specchio altrettanto immenso quanto questa folla; un caleidoscopio fornito di coscienza, che, ad ogni movimento, rappresenta la vita molteplice e la grazia mobile di tutti gli elementi della vita».
Il secondo appuntamento di Arte di sera – Spleen edition è in programma venerdì 7 giugno 2024 alle ore 19 con la proiezione di Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice, il documentario di Mario Martone dedicato alla vita e all’opera del grande maestro della fotografia. Raffinato sperimentatore e innovatore del medium e della tecnica fotografica, Jodice ha intessuto con la città un rapporto continuo e profondo, viscerale con quella “Napoli porosa” (Benjamin) di cui, a più riprese, ha ritratto le fibre e i tessuti sociali e urbani (Il ventre del colera, 1971; Vedute di Napoli, 1980, ad esempio). Mario Martone entra nel suo studio e lascia che parole ed immagini ripercorrano la carriera di Jodice ricostruendo quel mosaico di visioni ed emozioni che ne hanno scandito il percorso: “…le prime fotografie, le sperimentazioni degli anni Sessanta e poi Settanta, i lavori di carattere politico e sociale, i nudi, la passione per l’architettura e le antichità classiche, il suo perdersi a guardare la natura, il mare, ad aspettare una luce per lasciare affiorare visioni che vanno oltre la realtà”.
ARTE DI SERA – SPLEEN EDITION
7 giugno 2024, ore 19 – Sala conferenze della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Salerno
Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice
di Mario Martone (2023, 52’)
[Una produzione Mad Entertainment in collaborazione con RAI Documentari, con il sostegno di Caronte S.p.A.]
Introduzione di Elio Di Pace
BIOGRAFIA MIMMO JODICE
Mimmo Jodice vive a Napoli dove è nato nel 1934.
Fotografo di avanguardia sin dagli anni Sessanta, attento alle sperimentazioni ed alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, è stato protagonista instancabile nel dibattito culturale che ha portato alla crescita ed all'affermazione della fotografia italiana anche in campo internazionale. Agli inizi degli anni Sessanta inizia una serie di sperimentazioni sui materiali e sui codici della fotografia, usando il mezzo non come strumento descrittivo, ma creativo. Negli anni Settanta vive a stretto contatto con i più importanti artisti delle neo avanguardie che frequentavano Napoli in quegli anni, dedicandosi sempre più alla fotografia di ricerca concettuale. Nel 1980 pubblica “Vedute di Napoli” dove Jodice avvia una nuova indagine sulla realtà, lavorando alla definizione di un nuovo spazio urbano e del paesaggio, scegliendo una visione non documentaria ma sottilmente visionaria, di lontana ascendenza metafisica, alla quale resterà sempre fedele; questa ricerca segna una definitiva svolta nel suo linguaggio. La ricerca sul “vedutismo” moderno rimane uno dei temi cari all’artista insieme al lavoro sul mito del Mediterraneo. La ricerca sull’archeologia iniziata nel 1986 e che ancora continua ebbe come risultato un libro “Mediterraneo”, pubblicato da Aperture, New York, ed una mostra al Philadelphia Museum of Art nel 1995. Nel 2009 Il Palazzo delle Esposizioni di Roma gli dedica una grande retrospettiva e nel 2011 viene invitato dal Museo del Louvre per una personale con un nuovo lavoro: “Les 10 Yeux du Louvre “. Sempre in quell’anno il Ministero della Cultura francese gli conferisce l’onorificenza di “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres”. Nel 2016 il Museo Madre di Napoli, con la curatela di Andrea Viliani, gli dedica una grande mostra antologica “Attesa 1960-2016”. Nel 2018 viene pubblicato il catalogo, anch’esso curato da Andrea Viliani. Dal 2018 al 2023 i suoi lavori vengono esposti al Multimedia Art Museum di Mosca, al Museo Eretz di Tel Aviv, al Jeu de Paume di Parigi, alla Triennale di Milano, alla Galerie Karsten Greve di Parigi e St. Moritz, al MAC di Gibellina.
BIOGRAFIA MARIO MARTONE
Mario Martone comincia giovanissimo il suo lavoro in teatro. Negli anni ’80 col suo gruppo Falso Movimento crea spettacoli d’avanguardia contaminati col cinema, che affrontano lunghe tournée in tutto il mondo. Il suo primo lungometraggio, Morte di un matematico napoletano, viene invitato in concorso al Festival di Venezia nel 1992, dove vince il Gran Premio della Giuria. Di lì a tre anni è in concorso a Cannes con L’amore molesto, tratto dal primo libro di Elena Ferrante. È di nuovo a Cannes nel ’98 con Teatro di guerra, e nel 2004 con L’odore del sangue, protagonista Fanny Ardant. Impiega sei anni per realizzare uno dei suoi progetti più ambiziosi, un lungo film sulla cospirazione italiana nell’800, Noi credevamo, che viene presentato nel 2010 ottenendo un grande successo di pubblico, a cui seguirà un successo ancora più largo, Il giovane favoloso, sul poeta Giacomo Leopardi interpretato da Elio Germano, che porterà più di un milione di spettatori al cinema in Italia, nonché essere molto amato in Francia e in altri paesi. È del 2018 il film su una comune utopista degli inizi del Novecento, Capri-Revolution. Quindi realizza due film intrecciati col mondo del teatro napoletano, Il sindaco del rione Sanità da Eduardo De Filippo (2019), e Qui rido io con Toni Servillo nel ruolo del protagonista. Qui rido io è in concorso a Venezia nel 2021, e pochi mesi dopo Martone è in concorso a Cannes con Nostalgia. Nel corso degli anni Martone, che alterna costantemente teatro e cinema, ha realizzato anche diversi cortometraggi, documentari e film in altri formati. Il suo documentario più recente, sul regista e attore Massimo Troisi, si intitola Laggiù qualcuno mi ama ed è stato presentato nella scorsa edizione della Berlinale.
SPLEEN. Tre opere per la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, a cura di Gianpaolo Cacciottolo e Massimo Maiorino (4 maggio - 30 giugno 2024), è una mostra con opere di Davide Sgambaro, Marco Strappato, collettivo damp, realizzata con il sostegno di Sev Iren e con il patrocinio del DiSPaC - Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno.
Fondazione Filiberto e Bianca Menna
Via Lungomare Trieste, 13, Salerno
info@fondazionemenna.it
press@fondazionemenna.it
fondazionemenna.it
Spleen edition
7 giugno 2024 – ore 19
SPLEEN nasce dall’esigenza di riflettere sul ruolo e la posizione che un’istituzione storica dell’arte e della critica contemporanea, la Fondazione Filiberto e Bianca Menna - nata nel 1989 e dal 1994 ospitata negli spazi dell’Ex Casa del Combattente - ha all’interno del tessuto urbano e socio-culturale della città di Salerno. Nella Profezia di una società estetica (1968) Filiberto Menna rintraccia nell'opera di Baudelaire, e in particolare nei Petits Poèmes en prose (o Lo spleen di Parigi, 1867-1869), un’occasione di riflessione sul rapporto tra l’artista e la città moderna. Vivere nel presente significa per Baudelaire, dice Menna, «entrare dentro la nuova realtà, prendere atto di una situazione profondamente mutata in cui l’orizzonte dell'esistenza quotidiana non è più dato dalla natura ma dalla città». L’autore francese affida perciò all'artista moderno il «compito di vivere e rappresentare questo presente», di «tirar fuori l’eterno dal transitorio», nello spazio di una tensione fortissima tra moltitudine e solitudine che si concretizza nell’esperienza della città moderna. L'artista, preso nel mezzo di un gioco combinatorio che lo colloca tra l’esperienza della folla e una struttura urbana ormai programmata, diviene così uno «specchio altrettanto immenso quanto questa folla; un caleidoscopio fornito di coscienza, che, ad ogni movimento, rappresenta la vita molteplice e la grazia mobile di tutti gli elementi della vita».
Il secondo appuntamento di Arte di sera – Spleen edition è in programma venerdì 7 giugno 2024 alle ore 19 con la proiezione di Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice, il documentario di Mario Martone dedicato alla vita e all’opera del grande maestro della fotografia. Raffinato sperimentatore e innovatore del medium e della tecnica fotografica, Jodice ha intessuto con la città un rapporto continuo e profondo, viscerale con quella “Napoli porosa” (Benjamin) di cui, a più riprese, ha ritratto le fibre e i tessuti sociali e urbani (Il ventre del colera, 1971; Vedute di Napoli, 1980, ad esempio). Mario Martone entra nel suo studio e lascia che parole ed immagini ripercorrano la carriera di Jodice ricostruendo quel mosaico di visioni ed emozioni che ne hanno scandito il percorso: “…le prime fotografie, le sperimentazioni degli anni Sessanta e poi Settanta, i lavori di carattere politico e sociale, i nudi, la passione per l’architettura e le antichità classiche, il suo perdersi a guardare la natura, il mare, ad aspettare una luce per lasciare affiorare visioni che vanno oltre la realtà”.
ARTE DI SERA – SPLEEN EDITION
7 giugno 2024, ore 19 – Sala conferenze della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Salerno
Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice
di Mario Martone (2023, 52’)
[Una produzione Mad Entertainment in collaborazione con RAI Documentari, con il sostegno di Caronte S.p.A.]
Introduzione di Elio Di Pace
BIOGRAFIA MIMMO JODICE
Mimmo Jodice vive a Napoli dove è nato nel 1934.
Fotografo di avanguardia sin dagli anni Sessanta, attento alle sperimentazioni ed alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, è stato protagonista instancabile nel dibattito culturale che ha portato alla crescita ed all'affermazione della fotografia italiana anche in campo internazionale. Agli inizi degli anni Sessanta inizia una serie di sperimentazioni sui materiali e sui codici della fotografia, usando il mezzo non come strumento descrittivo, ma creativo. Negli anni Settanta vive a stretto contatto con i più importanti artisti delle neo avanguardie che frequentavano Napoli in quegli anni, dedicandosi sempre più alla fotografia di ricerca concettuale. Nel 1980 pubblica “Vedute di Napoli” dove Jodice avvia una nuova indagine sulla realtà, lavorando alla definizione di un nuovo spazio urbano e del paesaggio, scegliendo una visione non documentaria ma sottilmente visionaria, di lontana ascendenza metafisica, alla quale resterà sempre fedele; questa ricerca segna una definitiva svolta nel suo linguaggio. La ricerca sul “vedutismo” moderno rimane uno dei temi cari all’artista insieme al lavoro sul mito del Mediterraneo. La ricerca sull’archeologia iniziata nel 1986 e che ancora continua ebbe come risultato un libro “Mediterraneo”, pubblicato da Aperture, New York, ed una mostra al Philadelphia Museum of Art nel 1995. Nel 2009 Il Palazzo delle Esposizioni di Roma gli dedica una grande retrospettiva e nel 2011 viene invitato dal Museo del Louvre per una personale con un nuovo lavoro: “Les 10 Yeux du Louvre “. Sempre in quell’anno il Ministero della Cultura francese gli conferisce l’onorificenza di “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres”. Nel 2016 il Museo Madre di Napoli, con la curatela di Andrea Viliani, gli dedica una grande mostra antologica “Attesa 1960-2016”. Nel 2018 viene pubblicato il catalogo, anch’esso curato da Andrea Viliani. Dal 2018 al 2023 i suoi lavori vengono esposti al Multimedia Art Museum di Mosca, al Museo Eretz di Tel Aviv, al Jeu de Paume di Parigi, alla Triennale di Milano, alla Galerie Karsten Greve di Parigi e St. Moritz, al MAC di Gibellina.
BIOGRAFIA MARIO MARTONE
Mario Martone comincia giovanissimo il suo lavoro in teatro. Negli anni ’80 col suo gruppo Falso Movimento crea spettacoli d’avanguardia contaminati col cinema, che affrontano lunghe tournée in tutto il mondo. Il suo primo lungometraggio, Morte di un matematico napoletano, viene invitato in concorso al Festival di Venezia nel 1992, dove vince il Gran Premio della Giuria. Di lì a tre anni è in concorso a Cannes con L’amore molesto, tratto dal primo libro di Elena Ferrante. È di nuovo a Cannes nel ’98 con Teatro di guerra, e nel 2004 con L’odore del sangue, protagonista Fanny Ardant. Impiega sei anni per realizzare uno dei suoi progetti più ambiziosi, un lungo film sulla cospirazione italiana nell’800, Noi credevamo, che viene presentato nel 2010 ottenendo un grande successo di pubblico, a cui seguirà un successo ancora più largo, Il giovane favoloso, sul poeta Giacomo Leopardi interpretato da Elio Germano, che porterà più di un milione di spettatori al cinema in Italia, nonché essere molto amato in Francia e in altri paesi. È del 2018 il film su una comune utopista degli inizi del Novecento, Capri-Revolution. Quindi realizza due film intrecciati col mondo del teatro napoletano, Il sindaco del rione Sanità da Eduardo De Filippo (2019), e Qui rido io con Toni Servillo nel ruolo del protagonista. Qui rido io è in concorso a Venezia nel 2021, e pochi mesi dopo Martone è in concorso a Cannes con Nostalgia. Nel corso degli anni Martone, che alterna costantemente teatro e cinema, ha realizzato anche diversi cortometraggi, documentari e film in altri formati. Il suo documentario più recente, sul regista e attore Massimo Troisi, si intitola Laggiù qualcuno mi ama ed è stato presentato nella scorsa edizione della Berlinale.
SPLEEN. Tre opere per la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, a cura di Gianpaolo Cacciottolo e Massimo Maiorino (4 maggio - 30 giugno 2024), è una mostra con opere di Davide Sgambaro, Marco Strappato, collettivo damp, realizzata con il sostegno di Sev Iren e con il patrocinio del DiSPaC - Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno.
Fondazione Filiberto e Bianca Menna
Via Lungomare Trieste, 13, Salerno
info@fondazionemenna.it
press@fondazionemenna.it
fondazionemenna.it
07
giugno 2024
JODICE / MARTONE – Arte di sera
07 giugno 2024
arte contemporanea
Location
Fondazione Filiberto e Bianca Menna
Salerno, Lungomare Trieste, (SA)
Salerno, Lungomare Trieste, (SA)
Orario di apertura
19-21
Autore
Curatore