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Joel Meyerowitz – Changing Time. Color work from the 70’s
Joel Meyerowitz presenta in occasione di questa mostra una serie di 20 scatti che documentano il passaggio dall’uso dalla 35mm, macchina che permette tempi e movimenti rapidi, a quello della 8×10, che obbliga invece ad “un approccio alle cose molto più meditativo”, ma usata in modo tale da costringerla ai tempi rapidi della strada.
Comunicato stampa
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Joel Meyerowitz presenta in occasione di questa mostra una serie di 20 scatti che documentano il passaggio dall’uso dalla 35mm, macchina che permette tempi e movimenti rapidi, a quello della 8x10, che obbliga invece ad “un approccio alle cose molto più meditativo”, ma usata in modo tale da costringerla ai tempi rapidi della strada.
Nonostante Meyerowitz abbia per lungo tempo usato sia il colore che il bianco e nero, in strada ha sempre scelto di lavorare solo con il colore, usato come elemento descrittivo determinante. Così già dalla metà degli anni sessanta la sua scelta ha contribuito a mutare la generale resistenza, diffusa fra i fotografi e gli amatori della fotografia d’arte, all’uso del colore, incontrando un consenso quasi unanime e sottolineando l’importanza della non rinuncia a un elemento espressivo di primaria importanza qual è il colore.
Gli scatti di Meyerowitz presentano un forte senso di sospensione. In essi vengono enfatizzati movimento, energia e densità, sia fisica che mentale. La ricerca di forti contrasti con luci folgoranti e ombre profondissime rende spesso le persone e le cose come fossero apparizioni, lampi, dove ogni particolare ed elemento assume un ruolo determinante nel contesto della scena, colta nell’ininterrotto flusso del tempo dell’azione. Non esiste una gerarchia tra architetture, figure umane e animali, cose, tutto è riportato sullo stesso piano perché tutto è indispensabile al racconto, e non è un caso se proprio a Joel Meyerowitz sia stato affidato l’incarico di creare un archivio fotografico per documentare la distruzione e il recupero di Ground Zero e delle sue immediate vicinanze.
Nel lavoro di Meyerowitz appare subito chiaro come la luce sia un elemento fondamentale della sua ricerca e poetica: essa è indagata ed esaltata in ogni momento del giorno; l’autore la rende visibile (tangibile) nella sua fisicità teso alla ricerca dei suoi mutamenti di colore sia nelle scene di città che in quelle di natura e di paesaggio (molto significative a questo riguardo le pubblicazioni Cape Ligth del 1978 e Bay/Sky del 1993).
Nato a New York nel 1938 Joel Meyerowitz inizia a dedicarsi totalmente alla fotografia a partire dal 1962; definito ‘street photographer’ come Henry Cartier-Bresson e Robert Frank, importanti punti di riferimento per il suo lavoro, ha esposto in più di 350 musei e gallerie di tutto il mondo. Autore di numerose pubblicazioni, la sua opera è presente nelle collezioni di molti musei tra cui il Museum of Modern Art e il Metropolitan Museum of Art di New York.
Nonostante Meyerowitz abbia per lungo tempo usato sia il colore che il bianco e nero, in strada ha sempre scelto di lavorare solo con il colore, usato come elemento descrittivo determinante. Così già dalla metà degli anni sessanta la sua scelta ha contribuito a mutare la generale resistenza, diffusa fra i fotografi e gli amatori della fotografia d’arte, all’uso del colore, incontrando un consenso quasi unanime e sottolineando l’importanza della non rinuncia a un elemento espressivo di primaria importanza qual è il colore.
Gli scatti di Meyerowitz presentano un forte senso di sospensione. In essi vengono enfatizzati movimento, energia e densità, sia fisica che mentale. La ricerca di forti contrasti con luci folgoranti e ombre profondissime rende spesso le persone e le cose come fossero apparizioni, lampi, dove ogni particolare ed elemento assume un ruolo determinante nel contesto della scena, colta nell’ininterrotto flusso del tempo dell’azione. Non esiste una gerarchia tra architetture, figure umane e animali, cose, tutto è riportato sullo stesso piano perché tutto è indispensabile al racconto, e non è un caso se proprio a Joel Meyerowitz sia stato affidato l’incarico di creare un archivio fotografico per documentare la distruzione e il recupero di Ground Zero e delle sue immediate vicinanze.
Nel lavoro di Meyerowitz appare subito chiaro come la luce sia un elemento fondamentale della sua ricerca e poetica: essa è indagata ed esaltata in ogni momento del giorno; l’autore la rende visibile (tangibile) nella sua fisicità teso alla ricerca dei suoi mutamenti di colore sia nelle scene di città che in quelle di natura e di paesaggio (molto significative a questo riguardo le pubblicazioni Cape Ligth del 1978 e Bay/Sky del 1993).
Nato a New York nel 1938 Joel Meyerowitz inizia a dedicarsi totalmente alla fotografia a partire dal 1962; definito ‘street photographer’ come Henry Cartier-Bresson e Robert Frank, importanti punti di riferimento per il suo lavoro, ha esposto in più di 350 musei e gallerie di tutto il mondo. Autore di numerose pubblicazioni, la sua opera è presente nelle collezioni di molti musei tra cui il Museum of Modern Art e il Metropolitan Museum of Art di New York.
24
febbraio 2005
Joel Meyerowitz – Changing Time. Color work from the 70’s
Dal 24 febbraio al 30 maggio 2005
fotografia
Location
LE CASE D’ARTE
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 87, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 87, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15-19; la mattina su appuntamento
Vernissage
24 Febbraio 2005, ore 19
Autore