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Johannes Inderst – Morene – Bosco
Johannes Inderst è un artista che ha scelto la fotografia per registrare alcune peculiari trasformazioni del territorio, in particolare negli ultimi lavori si è concentrato sul fenomeno delle morene nel parco nazionale dello Stelvio
Comunicato stampa
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Johannes Inderst è un artista che ha scelto la fotografia per registrare alcune peculiari trasformazioni del territorio, in particolare negli ultimi lavori si è concentrato sul fenomeno delle morene nel parco nazionale dello Stelvio e su determinati effetti del rimboschimento massiccio nell’area di Monticolo. I cicli di lavori intitolati “Morene” e “Bosco” costituiscono un interessante connubio tra fotografia pittoricista e fotografia concettuale e permettono dunque alcune osservazioni sulla duplice natura di questo medium.
Infatti, dalle immagini di Johannes Inderst emerge sia l’intento di indagare e registrare i cambiamenti del paesaggio, sia una straordinaria capacità di cogliere gli aspetti estetici e le implicazioni emotive di un fenomeno naturale. Per molto tempo la fotografia è stata considerata una mimesis, una copia minuziosa del reale. Negli ultimi decenni si è invece affermata la consapevolezza che un’immagine fotografica può essere un documento materiale, ma insieme anche uno strumento rivelatore: essa è un contemporaneo modo di porsi, che al di là dell’apparente immediatezza, diventa una “funzione” che collega il soggetto al mondo. Così anche le fotografie di Johannes Inderst non costituiscono una semplice duplicazione della realtà, ma uno sguardo su di essa originato da una precisa scelta e presa di coscienza. A questo aspetto si aggiunge una personale inclinazione all’individuazione di elementi pittorici nella natura e alla mediazione di stati d’animo ad esse correlati.
Nelle serie di grande formato dedicate alle morene Johannes Inderst mette in scena la lenta tensione del ghiaccio che spacca le pietre. La presentazione in sequenza è funzionale alla resa di un flusso continuo e inarrestabile così come gli scarti minimi tra uno scatto e un altro rispecchiano anche la modalità di un lavoro nato in tempi lunghi, tra ascese solitarie e meditate e continue attese di condizioni atmosferiche omogenee e favorevoli. Nelle sequenze l’aspetto concettuale della ricerca è maggiormente accentuato, mentre nei pezzi unici emerge con forza anche la componente estetica. Nei dittici e nei lavori a più parti è evidente lo scopo di cogliere realtà più nascoste e meno evidenti, di contribuire a gettare un nuovo sguardo sulle trasformazioni di un territorio sconosciuto a molti. L’insistenza sui movimenti sotterranei secolari e al contempo impercettibili si accompagna ad un indagine dei “pattern” da essi generati. Le immagini a volte quasi astratte di Johannes Inderst non possono dunque non rinviare anche alla tradizione pittorica della fotografia: soprattutto nei suoi pezzi unici il soggetto sovente scivola in secondo piano rispetto alla forma, le sfumature di marrone e di grigio diventano delle composizioni che stimolano l’immaginazione, che a volte rinviano a paesaggi lunari e fantastici. Le coordinate spaziali, benché minuziosamente indagate, risultano quasi sospese ed ognuno è libero di crearsi i propri riferimenti visivi e sensoriali. Ma ad uno sguardo più attento non può sfuggire, che questi ultimi lavori fotografici di Johannes Inderst sono legati dal filo conduttore dell’acqua, del flusso; da qui nasce anche l’importanza della serie fotografica e della presentazione non isolata delle immagini, che si richiamano a vicenda presentando diversi stadi dei movimenti di superficie: superfici che ricordano onde oceaniche, concrezioni di roccia e pietre, che anche formalmente si fanno testimoni dei mutamenti dovuti al recesso dei ghiacciai.
Parimenti le immagini dedicate al bosco registrano dei mutamenti effettivi del paesaggio provocati da interventi di rimboschimento alquanto invasivi, ma trasmettono anche l’atmosfera straniante e quasi surreale, che ne consegue. La fitta inserzione di pini “douglas” importati nella zona di Monticolo impedisce la crescita di qualsiasi sottobosco e immerge la vegetazione in un inquietante silenzio. La curiosità dell'artista per una situazione visivamente bizzarra si mescola ad un'indagine emozionale. Johannes Inderst nelle sue immagini silenziose trasferisce la dimensione ovattata e impenetrabile del bosco, nei colori naturali, ma striduli riporta una condizione al limite dell’artificiosità: in effetti, documenta una situazione concreta e al contempo si fa interprete di una situazione quasi surreale. La fotografia diventa ancora una volta una chiara scelta linguistica, che nasce dalla volontà di rapportarsi al real non solo senso naturale, ma nel senso culturale, concettuale. Come sottolinea Susan Sontag nel suo volume Sulla fotografia, “… il realismo fotografico può essere definito non come ciò che “realmente c’è”, ma come ciò che io realmente percepisco.” Johannes Inderst con le sue immagini compie un’investigazione dei modi possibili di rappresentazione di un certo ambito e intende dunque fornirci uno strumento di investigazione su una determinata realtà, in questo caso data dall’universo delle morene e del bosco. Le sue immagini sono contemporaneamente delle visioni che stimolano l’emotività dell’osservatore, le sue inquadrature sono straniamenti che inducono il rapporto critico del fruitore.
Letizia Ragaglia
Johannes Inderst
Johannes Inderst nasce nel 1967 a Merano. Nei primi anni ottanta realizza le prime esperienze fotografiche. Alla fine anni ottanta si iscrive alla facoltà di architettura presso l’università di Firenze. Nel novanta si reca a Vienna e successivamente a Innsbruck dove continua gli studi alla facoltà di medicina. Durante il periodo universitario il lavoro si intensifica e lo porta alla fondazione del proprio studio. Dal novantasei lavora come artista e insegna alla scuola media. È autore di diversi cicli fotografici di carattere tematico.
Mostre:
2004 Galerie Fotoforum, Bolzano – morene, bosco
2004 Kunstraum Café Mitterhofer , San Candido – morene, bosco
2003 Kunsthaus Café, Merano – morene
2003 Galerie Prisma, Bolzano – coppie
2002 Kunsthaus Café, Merano – montagna
2000 Spazio arte Loris – coppie e alunni
Ausstellungsbeteiligungen,
2004 Haus der Kunst, Merano arte – Scapes-paesaggio alpino: Mutazioni (collettiva)
Infatti, dalle immagini di Johannes Inderst emerge sia l’intento di indagare e registrare i cambiamenti del paesaggio, sia una straordinaria capacità di cogliere gli aspetti estetici e le implicazioni emotive di un fenomeno naturale. Per molto tempo la fotografia è stata considerata una mimesis, una copia minuziosa del reale. Negli ultimi decenni si è invece affermata la consapevolezza che un’immagine fotografica può essere un documento materiale, ma insieme anche uno strumento rivelatore: essa è un contemporaneo modo di porsi, che al di là dell’apparente immediatezza, diventa una “funzione” che collega il soggetto al mondo. Così anche le fotografie di Johannes Inderst non costituiscono una semplice duplicazione della realtà, ma uno sguardo su di essa originato da una precisa scelta e presa di coscienza. A questo aspetto si aggiunge una personale inclinazione all’individuazione di elementi pittorici nella natura e alla mediazione di stati d’animo ad esse correlati.
Nelle serie di grande formato dedicate alle morene Johannes Inderst mette in scena la lenta tensione del ghiaccio che spacca le pietre. La presentazione in sequenza è funzionale alla resa di un flusso continuo e inarrestabile così come gli scarti minimi tra uno scatto e un altro rispecchiano anche la modalità di un lavoro nato in tempi lunghi, tra ascese solitarie e meditate e continue attese di condizioni atmosferiche omogenee e favorevoli. Nelle sequenze l’aspetto concettuale della ricerca è maggiormente accentuato, mentre nei pezzi unici emerge con forza anche la componente estetica. Nei dittici e nei lavori a più parti è evidente lo scopo di cogliere realtà più nascoste e meno evidenti, di contribuire a gettare un nuovo sguardo sulle trasformazioni di un territorio sconosciuto a molti. L’insistenza sui movimenti sotterranei secolari e al contempo impercettibili si accompagna ad un indagine dei “pattern” da essi generati. Le immagini a volte quasi astratte di Johannes Inderst non possono dunque non rinviare anche alla tradizione pittorica della fotografia: soprattutto nei suoi pezzi unici il soggetto sovente scivola in secondo piano rispetto alla forma, le sfumature di marrone e di grigio diventano delle composizioni che stimolano l’immaginazione, che a volte rinviano a paesaggi lunari e fantastici. Le coordinate spaziali, benché minuziosamente indagate, risultano quasi sospese ed ognuno è libero di crearsi i propri riferimenti visivi e sensoriali. Ma ad uno sguardo più attento non può sfuggire, che questi ultimi lavori fotografici di Johannes Inderst sono legati dal filo conduttore dell’acqua, del flusso; da qui nasce anche l’importanza della serie fotografica e della presentazione non isolata delle immagini, che si richiamano a vicenda presentando diversi stadi dei movimenti di superficie: superfici che ricordano onde oceaniche, concrezioni di roccia e pietre, che anche formalmente si fanno testimoni dei mutamenti dovuti al recesso dei ghiacciai.
Parimenti le immagini dedicate al bosco registrano dei mutamenti effettivi del paesaggio provocati da interventi di rimboschimento alquanto invasivi, ma trasmettono anche l’atmosfera straniante e quasi surreale, che ne consegue. La fitta inserzione di pini “douglas” importati nella zona di Monticolo impedisce la crescita di qualsiasi sottobosco e immerge la vegetazione in un inquietante silenzio. La curiosità dell'artista per una situazione visivamente bizzarra si mescola ad un'indagine emozionale. Johannes Inderst nelle sue immagini silenziose trasferisce la dimensione ovattata e impenetrabile del bosco, nei colori naturali, ma striduli riporta una condizione al limite dell’artificiosità: in effetti, documenta una situazione concreta e al contempo si fa interprete di una situazione quasi surreale. La fotografia diventa ancora una volta una chiara scelta linguistica, che nasce dalla volontà di rapportarsi al real non solo senso naturale, ma nel senso culturale, concettuale. Come sottolinea Susan Sontag nel suo volume Sulla fotografia, “… il realismo fotografico può essere definito non come ciò che “realmente c’è”, ma come ciò che io realmente percepisco.” Johannes Inderst con le sue immagini compie un’investigazione dei modi possibili di rappresentazione di un certo ambito e intende dunque fornirci uno strumento di investigazione su una determinata realtà, in questo caso data dall’universo delle morene e del bosco. Le sue immagini sono contemporaneamente delle visioni che stimolano l’emotività dell’osservatore, le sue inquadrature sono straniamenti che inducono il rapporto critico del fruitore.
Letizia Ragaglia
Johannes Inderst
Johannes Inderst nasce nel 1967 a Merano. Nei primi anni ottanta realizza le prime esperienze fotografiche. Alla fine anni ottanta si iscrive alla facoltà di architettura presso l’università di Firenze. Nel novanta si reca a Vienna e successivamente a Innsbruck dove continua gli studi alla facoltà di medicina. Durante il periodo universitario il lavoro si intensifica e lo porta alla fondazione del proprio studio. Dal novantasei lavora come artista e insegna alla scuola media. È autore di diversi cicli fotografici di carattere tematico.
Mostre:
2004 Galerie Fotoforum, Bolzano – morene, bosco
2004 Kunstraum Café Mitterhofer , San Candido – morene, bosco
2003 Kunsthaus Café, Merano – morene
2003 Galerie Prisma, Bolzano – coppie
2002 Kunsthaus Café, Merano – montagna
2000 Spazio arte Loris – coppie e alunni
Ausstellungsbeteiligungen,
2004 Haus der Kunst, Merano arte – Scapes-paesaggio alpino: Mutazioni (collettiva)
30
ottobre 2004
Johannes Inderst – Morene – Bosco
Dal 30 ottobre al 10 dicembre 2004
fotografia
Location
KUNSTRAUM CAFE MITTERHOFER
San Candido, Via Peter Paul Rainer, 4, (Bolzano)
San Candido, Via Peter Paul Rainer, 4, (Bolzano)
Orario di apertura
lu - sa ore 7.00 - 20.00 – domenica chiuso
Vernissage
30 Ottobre 2004, ore 19
Autore