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John Duncan – Shaping air
Venerdì 23 novembre la galleria neon>campobase presenta il primo appuntamento di déja.vu, progetto prodotto dall’associazione culturale aritmia e realizzato grazie alla collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, neon>campobase e Cineteca.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In collaborazione con Accademia di Belle Arti di Bologna, neon>campobase
DEJA.VU
Presentazione dei risultati del primo workshop
JOHN DUNCAN / Shaping Air
Laura Baldassari, Benedetta Dealessi, Maria Llop Sarsanedas, Marco Lampis, Federico Offredi, Francesca Pizzo
a cura di Lelio Aiello
VENERDì 23 NOVEMBRE 07 / h 18:30
dal 24/11 al 30/11/07
Venerdì 23 novembre la galleria neon>campobase presenta il primo appuntamento di déja.vu, progetto prodotto dall'associazione culturale aritmia e realizzato grazie alla collaborazione dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, neon>campobase e Cineteca.
il workshop "Shaping air" di John Duncan, per il quale sono stati selezionati sei giovani artisti dall'Accademia Clementina, ha rivolto la sua attenzione al suono, linguaggio che negli ultimi anni ha conquistato l'attenzione degli artisti e del pubblico. il laboratorio si è sviluppato in una successione di incontri tra ottobre e novembre, dedicati inizialmente all'ascolto di opere sonore di artisti visivi a partire dai lavori audio di Luigi Russolo e Kurt Schwitters, alle ricerche sull’EVP (Electronic voice phenomenon – fenomeno delle voci elettroniche) di Friedrich Juergensen e Konstantin Raudive, fino alle ricerche sonore degli ultimi anni. Questa prima fase di assorbimento e di input ha generato una serie di progetti volti a (ri)scoprire la natura dei suoni che attraverso l'elaborazione (in molti dei lavori realizzati non ce ne stato bisogno) diventano elemento espressivo e si modellano (così come ci suggerisce il titolo del workshop shaping air) con l'aria. Laura Baldassari, Benedetta Dealessi, Maria Ilop, Marco Lampis, Federico Offredi e Francesca Pizzo sono i giovani artisti che hanno subito il fascino e il carisma di John Duncan, forse é bastata la sua presenza i suoi suggerimenti a far scattare nei partecipanti la volontà di oltrepassare quei limiti ed equilibri abituali e consueti. Le opere realizzate non sono di natura violenta ma conservano, anche quelle più spinte, una delicatezza espressiva e allo stesso tempo ossessiva.
John Duncan - usa
Usando se stesso come materia prima dei lavori, Duncan ha affrontato esperienze vicine alle pratiche della body art, collaborando con performer come Allan Kaprow e Chris Burden. Con Paul McCarthy ha realizzato trasmissioni radio e programmi televisivi, legali e non. In quel contesto artistico le pratiche estetiche compiute sul corpo, ed in particolare su quello dell’artista, muovevano dalla volontà di farne il punto di conflitto di forze differenti e luogo di crisi di pressioni e convenzioni sociali. Accade che si invitino le signore ad abusare sessualmente dell’artista (For Women only, 1979) o che Duncan usi il travestimento per verificare su di sé i rischi di attacco sessuale alle donne (Every woman, 1978) o subire le reazioni di chi si sente aggredito da sconosciuti (Scare, 1976). Gli interventi sul corpo o le azioni compiute raggiungevano livelli di tensione molto alti, spesso fino alla pericolosità fisica, per non parlare delle reazioni che provocavano nell’opinione pubblica. Attratto da strutture comportamentali predeterminate come la scienza, la religione, il sesso, la pornografia e i rapporti interpersonali, Duncan è interessato a portarne alla luce i livelli nascosti, i disagi e le sfumature, capaci di rompere i meccanismi di annientamento percettivo, emotivo e intellettuale, che alimentano quelle strutture. Nelle sue installazioni usa il bombardamento visivo di immagini scioccanti per comporre sequenze casuali in cui alterna caos e ordine visivo, silenzio e rumore di interventi sonori. I lavori di John Duncan sono un invito a riflettere sulle paure e le ossessioni che frenano l’istinto e la libertà creativa dell’individuo. “Io sono parte del processo perché lo metto in azione, ma se funziona davvero sono solo una parte... Sembra che io estragga qualcosa da me che mi dice che mossa fare. Ad un certo punto il lavoro stesso mi dice 'ecco di cosa c'è bisogno'... Il mio controllo diventa molto poco definito e a tratti superfluo. È' come se ci fosse un dialogo tra me e il lavoro: a volte è lui a decidere... Sono sempre pronto a prendere il controllo ma anche a lasciarlo se necessario. Questo è utile per capire quando reagire. È' quello che cerco di fare in tutti i miei lavori, cerco di reagire e di incoraggiare altre persone a fare lo stesso."
Laura Baldassari - Ravenna, 1985
Frequenta il corso di pittura all'Accademia di Bologna, ha vinto quest'anno il 1° premio del concorso nazionale delle Belle Arti del Ministero Roma Miur. Ha partecipato a diverse mostre collettive e ha realizzato la mostra personale "il tempo semplice" al Castello di Rivara curata da Franz Paludetto. "(5:3) installazione sonora per solo" è un opera audio, un dialogo tra lo zio e il padre entrambi affetti da disturbi mentali, gemelli e nati lo stesso giorno di Laura. Studiano quotidianamente la bibbia parafrasandola in un dibattito degenerante. Laura in questo lavoro mette in gioco il suo privato, delicatamente e invitando lo spettatore a origliare una situazione intima tra reale e surrealtà fatta di dialoghi e soliloqui taglienti e inquietanti pause.
Benedetta Dealessi - Alessandria, 1984
Si è laureta quest'anno all'accademia di Bologna e ha conseguito il Postgraduate diploma al Fine Art Chelsea College of Art and Design di Londra ha partecipato a diverse mostre collettive in italia e in inghilterra.
"in-pulse" è una performance realizzata con uno stetoscopio, un microfono radio, un mixer, un subwoofer e il battito del suo cuore. Muscolo rivelatore delle emozioni, con il suo ritmo ossessivo, non lascia spazio alla menzogna, al dire per nascondersi. Benedetta delega al suo organo vitale più importante la comunicazione facendo diventare il suo corpo un luogo pubblico.
Maria Llop Sarsanedas - Barcelona,1981
Si è diplomata nel conservatorio professionale di Badalona (violino), è studente all'universitat de Belles Arts de Barcelona e all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel corso di Scultura. "Non luoghi" ispirata a esperienze musicali di autori come Copland e Satie, Cage e le sinfonie metropolitane e un lavoro in bilico tra scultura e suono che hanno accompagnato Maria nel suo continuo viaggiare, da Barcellona a Bologna da Santiago al Venezuela. impressioni di un paesaggio sonoro in continua mutazione.
Marco Lampis - Cagliari. 1976
Frequenta l'ultimo anno all'accademia di Bologna e vive tra Bologna e Berlino. Ha realizzato diverse live session in italia (Phonorama All Stars, 2006, 2005,Raum, xing) e in Germania (Zentral Randlage con Tony Buck, Berlino / Polvere, Kleine Field Recordings Festival, Berlino). "Rituale 1 - Pregnanza" è un video, una registrazione con tastiere e piccole campane, realizzata in una cantina/bunker situata a Bologna, una sorta di rituale che interagisce con lo spazio e in quel preciso luogo.
Federico Offredi - Pavia. 1982
Si è diplomato all'Accademia di Brera ed è iscritto al corso di didattica dell'arte all'Accademia Clementina, ha partecipato allamostra collettiva "Volare" a Palazzo Reale nel 2003 e a MIART 2005 nella collettiva smok'in-art. Lavora in prevalenza con la natura e sui concetti di tempo e trasformazione. In "City player", presentatosu un monitor lcd formato a4, Federico utilizza come cassa di risonanza la concavità di un albero posto in un contesto urbano, attraverso cui registrarne la percezione dei rumori circostanti, i
flussi circolatori della strada, l'artificio.
Francesca Pizzo - Bologna, 1979,
Frequenta l'Accademia di Belle Arti di Bologna, suona il basso ed è cantante del gruppo Pabeka. Dipingere e assembla oggetti, riorganizzati in modo inedito in una ricerca che attinge dalla propria memoria. Nel 2005 prende parte ad una collettiva al Museo Civico di Castelfranco Emilia con il lavoro "Strutture Liquide".Il video "La maledizione peggiore dell'interprete", realizzato per il workshop Shaping Air è la traccia che Francesca lascia all'interno della Neon in dialogo con lo spazio della galleria. Una delle finestre della galleria diviene membrana che separa l'interno del luogo con ciò che è fuori e si scorge appena. Il vetro come superficie sonora, l'ambiente della Neon come cassa di risonanza.
DEJA.VU
Presentazione dei risultati del primo workshop
JOHN DUNCAN / Shaping Air
Laura Baldassari, Benedetta Dealessi, Maria Llop Sarsanedas, Marco Lampis, Federico Offredi, Francesca Pizzo
a cura di Lelio Aiello
VENERDì 23 NOVEMBRE 07 / h 18:30
dal 24/11 al 30/11/07
Venerdì 23 novembre la galleria neon>campobase presenta il primo appuntamento di déja.vu, progetto prodotto dall'associazione culturale aritmia e realizzato grazie alla collaborazione dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, neon>campobase e Cineteca.
il workshop "Shaping air" di John Duncan, per il quale sono stati selezionati sei giovani artisti dall'Accademia Clementina, ha rivolto la sua attenzione al suono, linguaggio che negli ultimi anni ha conquistato l'attenzione degli artisti e del pubblico. il laboratorio si è sviluppato in una successione di incontri tra ottobre e novembre, dedicati inizialmente all'ascolto di opere sonore di artisti visivi a partire dai lavori audio di Luigi Russolo e Kurt Schwitters, alle ricerche sull’EVP (Electronic voice phenomenon – fenomeno delle voci elettroniche) di Friedrich Juergensen e Konstantin Raudive, fino alle ricerche sonore degli ultimi anni. Questa prima fase di assorbimento e di input ha generato una serie di progetti volti a (ri)scoprire la natura dei suoni che attraverso l'elaborazione (in molti dei lavori realizzati non ce ne stato bisogno) diventano elemento espressivo e si modellano (così come ci suggerisce il titolo del workshop shaping air) con l'aria. Laura Baldassari, Benedetta Dealessi, Maria Ilop, Marco Lampis, Federico Offredi e Francesca Pizzo sono i giovani artisti che hanno subito il fascino e il carisma di John Duncan, forse é bastata la sua presenza i suoi suggerimenti a far scattare nei partecipanti la volontà di oltrepassare quei limiti ed equilibri abituali e consueti. Le opere realizzate non sono di natura violenta ma conservano, anche quelle più spinte, una delicatezza espressiva e allo stesso tempo ossessiva.
John Duncan - usa
Usando se stesso come materia prima dei lavori, Duncan ha affrontato esperienze vicine alle pratiche della body art, collaborando con performer come Allan Kaprow e Chris Burden. Con Paul McCarthy ha realizzato trasmissioni radio e programmi televisivi, legali e non. In quel contesto artistico le pratiche estetiche compiute sul corpo, ed in particolare su quello dell’artista, muovevano dalla volontà di farne il punto di conflitto di forze differenti e luogo di crisi di pressioni e convenzioni sociali. Accade che si invitino le signore ad abusare sessualmente dell’artista (For Women only, 1979) o che Duncan usi il travestimento per verificare su di sé i rischi di attacco sessuale alle donne (Every woman, 1978) o subire le reazioni di chi si sente aggredito da sconosciuti (Scare, 1976). Gli interventi sul corpo o le azioni compiute raggiungevano livelli di tensione molto alti, spesso fino alla pericolosità fisica, per non parlare delle reazioni che provocavano nell’opinione pubblica. Attratto da strutture comportamentali predeterminate come la scienza, la religione, il sesso, la pornografia e i rapporti interpersonali, Duncan è interessato a portarne alla luce i livelli nascosti, i disagi e le sfumature, capaci di rompere i meccanismi di annientamento percettivo, emotivo e intellettuale, che alimentano quelle strutture. Nelle sue installazioni usa il bombardamento visivo di immagini scioccanti per comporre sequenze casuali in cui alterna caos e ordine visivo, silenzio e rumore di interventi sonori. I lavori di John Duncan sono un invito a riflettere sulle paure e le ossessioni che frenano l’istinto e la libertà creativa dell’individuo. “Io sono parte del processo perché lo metto in azione, ma se funziona davvero sono solo una parte... Sembra che io estragga qualcosa da me che mi dice che mossa fare. Ad un certo punto il lavoro stesso mi dice 'ecco di cosa c'è bisogno'... Il mio controllo diventa molto poco definito e a tratti superfluo. È' come se ci fosse un dialogo tra me e il lavoro: a volte è lui a decidere... Sono sempre pronto a prendere il controllo ma anche a lasciarlo se necessario. Questo è utile per capire quando reagire. È' quello che cerco di fare in tutti i miei lavori, cerco di reagire e di incoraggiare altre persone a fare lo stesso."
Laura Baldassari - Ravenna, 1985
Frequenta il corso di pittura all'Accademia di Bologna, ha vinto quest'anno il 1° premio del concorso nazionale delle Belle Arti del Ministero Roma Miur. Ha partecipato a diverse mostre collettive e ha realizzato la mostra personale "il tempo semplice" al Castello di Rivara curata da Franz Paludetto. "(5:3) installazione sonora per solo" è un opera audio, un dialogo tra lo zio e il padre entrambi affetti da disturbi mentali, gemelli e nati lo stesso giorno di Laura. Studiano quotidianamente la bibbia parafrasandola in un dibattito degenerante. Laura in questo lavoro mette in gioco il suo privato, delicatamente e invitando lo spettatore a origliare una situazione intima tra reale e surrealtà fatta di dialoghi e soliloqui taglienti e inquietanti pause.
Benedetta Dealessi - Alessandria, 1984
Si è laureta quest'anno all'accademia di Bologna e ha conseguito il Postgraduate diploma al Fine Art Chelsea College of Art and Design di Londra ha partecipato a diverse mostre collettive in italia e in inghilterra.
"in-pulse" è una performance realizzata con uno stetoscopio, un microfono radio, un mixer, un subwoofer e il battito del suo cuore. Muscolo rivelatore delle emozioni, con il suo ritmo ossessivo, non lascia spazio alla menzogna, al dire per nascondersi. Benedetta delega al suo organo vitale più importante la comunicazione facendo diventare il suo corpo un luogo pubblico.
Maria Llop Sarsanedas - Barcelona,1981
Si è diplomata nel conservatorio professionale di Badalona (violino), è studente all'universitat de Belles Arts de Barcelona e all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel corso di Scultura. "Non luoghi" ispirata a esperienze musicali di autori come Copland e Satie, Cage e le sinfonie metropolitane e un lavoro in bilico tra scultura e suono che hanno accompagnato Maria nel suo continuo viaggiare, da Barcellona a Bologna da Santiago al Venezuela. impressioni di un paesaggio sonoro in continua mutazione.
Marco Lampis - Cagliari. 1976
Frequenta l'ultimo anno all'accademia di Bologna e vive tra Bologna e Berlino. Ha realizzato diverse live session in italia (Phonorama All Stars, 2006, 2005,Raum, xing) e in Germania (Zentral Randlage con Tony Buck, Berlino / Polvere, Kleine Field Recordings Festival, Berlino). "Rituale 1 - Pregnanza" è un video, una registrazione con tastiere e piccole campane, realizzata in una cantina/bunker situata a Bologna, una sorta di rituale che interagisce con lo spazio e in quel preciso luogo.
Federico Offredi - Pavia. 1982
Si è diplomato all'Accademia di Brera ed è iscritto al corso di didattica dell'arte all'Accademia Clementina, ha partecipato allamostra collettiva "Volare" a Palazzo Reale nel 2003 e a MIART 2005 nella collettiva smok'in-art. Lavora in prevalenza con la natura e sui concetti di tempo e trasformazione. In "City player", presentatosu un monitor lcd formato a4, Federico utilizza come cassa di risonanza la concavità di un albero posto in un contesto urbano, attraverso cui registrarne la percezione dei rumori circostanti, i
flussi circolatori della strada, l'artificio.
Francesca Pizzo - Bologna, 1979,
Frequenta l'Accademia di Belle Arti di Bologna, suona il basso ed è cantante del gruppo Pabeka. Dipingere e assembla oggetti, riorganizzati in modo inedito in una ricerca che attinge dalla propria memoria. Nel 2005 prende parte ad una collettiva al Museo Civico di Castelfranco Emilia con il lavoro "Strutture Liquide".Il video "La maledizione peggiore dell'interprete", realizzato per il workshop Shaping Air è la traccia che Francesca lascia all'interno della Neon in dialogo con lo spazio della galleria. Una delle finestre della galleria diviene membrana che separa l'interno del luogo con ciò che è fuori e si scorge appena. Il vetro come superficie sonora, l'ambiente della Neon come cassa di risonanza.
23
novembre 2007
John Duncan – Shaping air
Dal 23 al 30 novembre 2007
arte contemporanea
Location
NEON>CAMPOBASE
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Orario di apertura
lun_ven 11.00_13.00 e 15.00_19.00
Vernissage
23 Novembre 2007, 18.30
Autore