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John Mirabel
Per la prima volta a Torino mostra personale dell’artista franco americano John Mirabel (1988) presso la nuova sede di Muta Torino in via Palazzo di Città 8d, l’artista esporrà due istallazioni oggettuali e un’istallazione sonora.
Comunicato stampa
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John Mirabel (1988) è un artista, musicista e curatore franco americano dalle spiccate capacità di sottrarsi alle canoniche definizioni che limitano un campo di indagine secondo un linguaggio.
L’abilità nel non scegliere a priori un media abbracciandoli tutti nella sua ricerca, invece di portare confusione in chi osserva il suo lavoro, denota un rigore di intenti, una chiarezza e determinazione visibile sin dal tratto teso e preciso dei suoi disegni fino alla scelta della fonte sonora da cui inizia a comporre un paesaggio uditivo coinvolgente.
Nell’opera scultorea crying how bright, esposta nella sala principale, un’immagine violenta come un’arma si trasforma in pesante apparato da festa. Trattasi di un tirapugni di dimensioni esasperate in grandezza che, accompagnato dal movimento di luci in costante cambiamento cromatico si mantiene seducente ed ipnotico gravitando appeso attorno al suo baricentro. Malinconico si fa l’intorno quando il protagonista è lasciato solo a volteggiare lento.
Nella sala sotterranea, come a sottolineare un passaggio di livello, sono in dialogo due lavori che volgono lo sguardo a profondità terrestri e marine: una composizione sonora ed un’istallazione oggettuale. La prima è una ricerca orientata verso gli abissi marini, tra i pochi luoghi della terra dove lo sconosciuto rimane protagonista e il suono è principale materia di studio scientifico. Il paesaggio udibile da sopra le nostre teste è composto da suoni registrati nelle profondità non ancora chiarita dalla scienza ed udibili al nostro orecchio grazie ad una accelerazione degli Hz. Un invito estetico e invisibile a godere del non spiegato.
Materico e tangibile invece il secondo lavoro si presenta in forme cilindriche di chiaro riferimento ad un elemento nel nostro immaginario culturale opposto all’acqua: la terra, il tellurico, ciò che mantiene le tracce e più facilmente è analizzabile e definibile. Le sezioni cilindriche riprendono la forma dei carotaggi, ossia dei campioni ottenuti tramite la perforazione del terreno, preziosi per l’analisi delle stratificazioni geologiche. L’azione di realizzarne di nuovi, propone uno sguardo slegato dalla storia e da un’analisi specifica, dando nuovamente fiducia e spazio allo sconosciuto, a letture immaginifiche. Qui trovano la loro evoluzione formale partendo dal soffitto e insieme all’istallazione sonora, nel sottosuolo, ci parlano dall’alto.
Una selezione di disegni accompagnerà lo sguardo più attento.
L’abilità nel non scegliere a priori un media abbracciandoli tutti nella sua ricerca, invece di portare confusione in chi osserva il suo lavoro, denota un rigore di intenti, una chiarezza e determinazione visibile sin dal tratto teso e preciso dei suoi disegni fino alla scelta della fonte sonora da cui inizia a comporre un paesaggio uditivo coinvolgente.
Nell’opera scultorea crying how bright, esposta nella sala principale, un’immagine violenta come un’arma si trasforma in pesante apparato da festa. Trattasi di un tirapugni di dimensioni esasperate in grandezza che, accompagnato dal movimento di luci in costante cambiamento cromatico si mantiene seducente ed ipnotico gravitando appeso attorno al suo baricentro. Malinconico si fa l’intorno quando il protagonista è lasciato solo a volteggiare lento.
Nella sala sotterranea, come a sottolineare un passaggio di livello, sono in dialogo due lavori che volgono lo sguardo a profondità terrestri e marine: una composizione sonora ed un’istallazione oggettuale. La prima è una ricerca orientata verso gli abissi marini, tra i pochi luoghi della terra dove lo sconosciuto rimane protagonista e il suono è principale materia di studio scientifico. Il paesaggio udibile da sopra le nostre teste è composto da suoni registrati nelle profondità non ancora chiarita dalla scienza ed udibili al nostro orecchio grazie ad una accelerazione degli Hz. Un invito estetico e invisibile a godere del non spiegato.
Materico e tangibile invece il secondo lavoro si presenta in forme cilindriche di chiaro riferimento ad un elemento nel nostro immaginario culturale opposto all’acqua: la terra, il tellurico, ciò che mantiene le tracce e più facilmente è analizzabile e definibile. Le sezioni cilindriche riprendono la forma dei carotaggi, ossia dei campioni ottenuti tramite la perforazione del terreno, preziosi per l’analisi delle stratificazioni geologiche. L’azione di realizzarne di nuovi, propone uno sguardo slegato dalla storia e da un’analisi specifica, dando nuovamente fiducia e spazio allo sconosciuto, a letture immaginifiche. Qui trovano la loro evoluzione formale partendo dal soffitto e insieme all’istallazione sonora, nel sottosuolo, ci parlano dall’alto.
Una selezione di disegni accompagnerà lo sguardo più attento.
02
aprile 2022
John Mirabel
Dal 02 aprile al 04 giugno 2022
arte contemporanea
Location
MUTA
Torino, via San Domenico, 18, (Torino)
Torino, via San Domenico, 18, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10:30 - 19
Vernissage
2 Aprile 2022, 18:30
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico