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John Walter – Maximum Noise
La Galleria Marabini è lieta di presentare Maximum Noise, prima mostra personale di John Walter in Italia
Comunicato stampa
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La Galleria Marabini è lieta di presentare Maximum Noise, prima mostra personale di John Walter in Italia.
John Walter, artista inglese classe 1978, vive e lavora tra Londra e New York. Walter è vincitore della prestigiosa Sainsbury Scholarship, che seleziona giovani pittori e scultori che si distinguono per qualità e innovazione del loro lavoro. Nata nel 2001, la Sainsbury Scholarship fa parte del fondo creato da Lord Sainsbury of Preston Candover, fra i supporters più importanti della National Gallery di Londra.
“Si tratta d’una melanconia che appartiene a me solo e che è composta di molti ingredienti tolti da una gran varietà di oggetti. Ed invero è come la contemplazione dei miei viaggi in diverse parti del mondo, onde le fantasticherie cui per solito indulgo tutto m’avvolgono in una assai variegata tristezza.”
William Shakespeare, Come vi piace, atto IV, scena I [tr. it. Gabriele Baldini]
L’aria è l’elemento dell’opera di John Walter. Le immagini nei suoi dipinti fluttuano senza peso, come silfi trasparenti, in uno spazio etereo. La sovrapposizione per trasparenza consente la costruzione di immagini stratificate in cui l’occhio vaga e continuamente scorre fra i diversi piani, ricombinando gli elementi in modi differenti, pur mantenendo un senso di frammentazione. (Sylvia Plath scriveva in The Colossus, “Non riuscirò mai a ricomporti interamente, / con tutti i pezzi ben congiunti e incollati.”)
Walter ha un interesse visivo onnivoro. Può guardare tavole anatomiche, figure alchemiche e Tarocchi; Blake, De Chirico e Duchamp; Picabia, Ernst e Magritte; Matta, Guston e Niki de Saint-Phalle; Polke, Beuys e Warhol; Salle, Clemente e Basquiat; Schnabel, Kelley e Matthew Barney… La storia dell’arte, peraltro, non è la sua sola fonte d’ispirazione. Anche fumetti, beni di consumo, moda, e icone della musica pop giocano ruoli importanti nel suo teatro. Walter condivide il diletto dei surrealisti per ciò che è volgare, il kitsch, l’erotismo e la pornografia. Dice: “Mi piace la trasgressione del gusto e delle mode.” È inoltre affascinato dall’arte degli anni Ottanta: la transavanguardia italiana e la più grintosa e maliziosa ‘bad painting’ americana. L’approccio alla pittura di Walter richiama quello degli artisti degli anni Ottanta per la libertà di appropriarsi delle immagini e rielaborarle secondo i propri gusti, obiettivi, fantasia personale. Egli è, peraltro, distante dall’autoesaltazione tipica di quegli artisti; né lo interessa l’approccio ironico, cinico degli Young British Artists degli anni Novanta. Dice Walter: “La mia strategia è molto diversa da quella degli YBAs... si basa sul fatto a mano, ha a che vedere col disegno piuttosto che con la fabbricazione.”
Nei dipinti di Walter, la casualità si accompagna a un procedimento attento, meticoloso: “Faccio ricerche su Google usando parole per trovare immagini... Una certa parola può portarmi un’immagine totalmente irrelata, ma a cui posso rapportarmi. Uso la libera associazione, il caso, per spezzare le connessioni sinaptiche e crearne di nuove. Cerco di uscir fuori di me, per giungere in un luogo in cui qualcun altro assume il controllo.” L’uso del caso non significa però che nell’opera di Walter entri indistintamente qualsiasi cosa: “Considero il mio lavoro molto serio. Penso che il depresso, il malcontento –che sia Amleto o qualcun altro– usi lo humour per far che il mondo si guardi allo specchio... Vedo in modo simile il mio procedimento. La ‘leggerezza’ di superficie serve ad attirare verso un contenuto oscuro, tragico, forse prossimo alla disperazione. Per me, humour e serietà son due facce della stessa medaglia. Una cosa attiva l’altra, dandole un rilievo più marcato. Il mio humour è oscuro e surreale, ironico e parodistico... Ritengo che sia attraverso lo humour che si possa attingere una verità più cupa, una maggior serietà.”
Nel 1810, un gruppo di giovani pittori tedeschi detti ‘Nazareni’ giunse a Roma per vivere e lavorare assieme. Per reazione contro il Neoclassicismo, svilupparono uno stile ispirato al primo Rinascimento. Nel 1817, il marchese Carlo Massimo commissionò loro, per il suo Casino sull’Esquilino, un ciclo di affreschi basati su Dante, Ariosto e Tasso. Quasi duecento anni dopo, una delle domande cui John Walter cerca una risposta a Roma è: come si può riportare la storia nella pittura contemporanea? Le sue opere più recenti incorporano immagini da una fonte nuova, imprevedibile: “Una delle più importanti scoperte che ho fatto a Roma sono gli affreschi dei Nazareni nel Casino Massimo... Una straordinaria visione infernale tratta da Dante include l’immagine di un uomo che lotta con un serpente azzurro. Questa immagine mi ossessiona dalla prima volta che l’ho vista. Voglio fare un’intera serie di dipinti con l’immagine dell’uomo che lotta col serpente.”
Nella sua conferenza sulla ‘Leggerezza’, parte delle Lezioni americane, Italo Calvino scriveva: “Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca”.
Jacopo Benci
John Walter, artista inglese classe 1978, vive e lavora tra Londra e New York. Walter è vincitore della prestigiosa Sainsbury Scholarship, che seleziona giovani pittori e scultori che si distinguono per qualità e innovazione del loro lavoro. Nata nel 2001, la Sainsbury Scholarship fa parte del fondo creato da Lord Sainsbury of Preston Candover, fra i supporters più importanti della National Gallery di Londra.
“Si tratta d’una melanconia che appartiene a me solo e che è composta di molti ingredienti tolti da una gran varietà di oggetti. Ed invero è come la contemplazione dei miei viaggi in diverse parti del mondo, onde le fantasticherie cui per solito indulgo tutto m’avvolgono in una assai variegata tristezza.”
William Shakespeare, Come vi piace, atto IV, scena I [tr. it. Gabriele Baldini]
L’aria è l’elemento dell’opera di John Walter. Le immagini nei suoi dipinti fluttuano senza peso, come silfi trasparenti, in uno spazio etereo. La sovrapposizione per trasparenza consente la costruzione di immagini stratificate in cui l’occhio vaga e continuamente scorre fra i diversi piani, ricombinando gli elementi in modi differenti, pur mantenendo un senso di frammentazione. (Sylvia Plath scriveva in The Colossus, “Non riuscirò mai a ricomporti interamente, / con tutti i pezzi ben congiunti e incollati.”)
Walter ha un interesse visivo onnivoro. Può guardare tavole anatomiche, figure alchemiche e Tarocchi; Blake, De Chirico e Duchamp; Picabia, Ernst e Magritte; Matta, Guston e Niki de Saint-Phalle; Polke, Beuys e Warhol; Salle, Clemente e Basquiat; Schnabel, Kelley e Matthew Barney… La storia dell’arte, peraltro, non è la sua sola fonte d’ispirazione. Anche fumetti, beni di consumo, moda, e icone della musica pop giocano ruoli importanti nel suo teatro. Walter condivide il diletto dei surrealisti per ciò che è volgare, il kitsch, l’erotismo e la pornografia. Dice: “Mi piace la trasgressione del gusto e delle mode.” È inoltre affascinato dall’arte degli anni Ottanta: la transavanguardia italiana e la più grintosa e maliziosa ‘bad painting’ americana. L’approccio alla pittura di Walter richiama quello degli artisti degli anni Ottanta per la libertà di appropriarsi delle immagini e rielaborarle secondo i propri gusti, obiettivi, fantasia personale. Egli è, peraltro, distante dall’autoesaltazione tipica di quegli artisti; né lo interessa l’approccio ironico, cinico degli Young British Artists degli anni Novanta. Dice Walter: “La mia strategia è molto diversa da quella degli YBAs... si basa sul fatto a mano, ha a che vedere col disegno piuttosto che con la fabbricazione.”
Nei dipinti di Walter, la casualità si accompagna a un procedimento attento, meticoloso: “Faccio ricerche su Google usando parole per trovare immagini... Una certa parola può portarmi un’immagine totalmente irrelata, ma a cui posso rapportarmi. Uso la libera associazione, il caso, per spezzare le connessioni sinaptiche e crearne di nuove. Cerco di uscir fuori di me, per giungere in un luogo in cui qualcun altro assume il controllo.” L’uso del caso non significa però che nell’opera di Walter entri indistintamente qualsiasi cosa: “Considero il mio lavoro molto serio. Penso che il depresso, il malcontento –che sia Amleto o qualcun altro– usi lo humour per far che il mondo si guardi allo specchio... Vedo in modo simile il mio procedimento. La ‘leggerezza’ di superficie serve ad attirare verso un contenuto oscuro, tragico, forse prossimo alla disperazione. Per me, humour e serietà son due facce della stessa medaglia. Una cosa attiva l’altra, dandole un rilievo più marcato. Il mio humour è oscuro e surreale, ironico e parodistico... Ritengo che sia attraverso lo humour che si possa attingere una verità più cupa, una maggior serietà.”
Nel 1810, un gruppo di giovani pittori tedeschi detti ‘Nazareni’ giunse a Roma per vivere e lavorare assieme. Per reazione contro il Neoclassicismo, svilupparono uno stile ispirato al primo Rinascimento. Nel 1817, il marchese Carlo Massimo commissionò loro, per il suo Casino sull’Esquilino, un ciclo di affreschi basati su Dante, Ariosto e Tasso. Quasi duecento anni dopo, una delle domande cui John Walter cerca una risposta a Roma è: come si può riportare la storia nella pittura contemporanea? Le sue opere più recenti incorporano immagini da una fonte nuova, imprevedibile: “Una delle più importanti scoperte che ho fatto a Roma sono gli affreschi dei Nazareni nel Casino Massimo... Una straordinaria visione infernale tratta da Dante include l’immagine di un uomo che lotta con un serpente azzurro. Questa immagine mi ossessiona dalla prima volta che l’ho vista. Voglio fare un’intera serie di dipinti con l’immagine dell’uomo che lotta col serpente.”
Nella sua conferenza sulla ‘Leggerezza’, parte delle Lezioni americane, Italo Calvino scriveva: “Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca”.
Jacopo Benci
23
maggio 2007
John Walter – Maximum Noise
Dal 23 maggio al 21 luglio 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARABINI
Bologna, Vicolo Della Neve, 5, (Bologna)
Bologna, Vicolo Della Neve, 5, (Bologna)
Orario di apertura
martedì-sabato, ore 10.30-13.00 e 15.00-19.30
Vernissage
23 Maggio 2007, ore 18
Autore