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Jonathan Monk – Three Ball Total Equilibrium Tank and other problems
Dopo la lunga pausa causata dal Covid 19, Quartz Studio presenta “Three Ball Total Equilibrium Tank and other problems”, un’edizione di Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) concepita appositamente per lo spazio no profit torinese.
Comunicato stampa
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Lunedì 15 giugno 2020 alle ore 18.00, dopo la lunga pausa causata dal Covid 19, Quartz Studio ha il piacere di presentare Three Ball Total Equilibrium Tank and other problems, un'edizione di Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) concepita appositamente per lo spazio no profit torinese. Il progetto di quest'edizione, dopo quella del Poster (Manifesto) realizzata in collaborazione con Maurizio Nannucci nel 2014, era rimasto in sospeso dopo la mostra Cool Your Jets (2016), frutto del dialogo tra Liam Gillick e Jonathan Monk, attorno ai temi del calcio e dell'economia. Ora l'idea, con i tempi dilatati dall'emergenza sanitaria, finalmente prende forma a sostegno di Quartz con la realizzazione di 10 edizioni (+1 AP). Per l'occasione sono state prodotte tre installazioni, ciascuna composta da sette cementine esagonali che riprendono i colori delle cementine originali del pavimento di Quartz e tre palloni realizzati in Germania nel 2016, grazie alla consulenza tecnica di Giulia Mainetti dello studio Altofragile di Milano. Il progetto originale per la mostra Cool your Jets - scrive il critico Marco Scotti - nasceva da un dialogo tra Jonathan Monk e Liam Gillick, in cui alle domande poste dal secondo su temi legati alla sociologia contemporanea, il primo rispondeva con citazioni dal mondo del calcio. Nei continui incroci di Jonathan Monk tra arte concettuale e dimensione autobiografica, questo sport torna regolarmente, a partire dal suo amato Leicester City Football Club. Tra i dati e le memorie personali dell’artista troviamo così le azioni modificate tramite ritagli di The little things make all the difference, foto di azioni leggermente modificate cambiando la posizione della palla, Keep Stills, dove lettere trasferibili sono sovrapposte a vecchie fotografie – a volte di giocatori - per comporre frasi di On Kawara, oppure le mappe di Alighiero Boetti ripensate con le maglie da calcio al posto delle bandiere e le sculture di Sol LeWitt trasformate in funzionali porte da calcio.
A partire da settembre, il programma di Quartz Studio vedrà il coinvolgimento di Henri Chopin (Parigi, FR, 1922 - Norfolk, UK, 2008) a cura di Eva Brioschi, Gernot Wieland (Vienna, AU, 1968) a cura di Zasha Colah, Giovanni Kronenberg (Milano, IT, 1974), Lihi Tujerman (Tel Aviv, Israel, 1985) a cura di Noam Segal, Martina Steckholzer (Vipiteno, IT, 1974) a cura di Lisa Parola ed Alice Channel (Oxford, UK, 1977). Questo impegno rappresenta un percorso di crescita per il futuro che non può prescindere dal coinvolgimento di chi voglia farsi promotore, insieme a Quartz, di un’idea diversa di città e di comunità. Per questo abbiamo creato la membership, una forma leggera e flessibile di partecipazione e sostegno dedicata alla nostra community. Pensata per diverse fasce e diversi livelli di coinvolgimento, la membership offrirà differenti riconoscimenti e interazioni, legati di volta in volta a progetti espositivi o editoriali. Inoltre Quartz ha deciso di aprire una pagina Instagram con lo scopo di ampliare la comunicazione dei propri progetti e mantenere rapporti più diretti con gli artisti e i propri sostenitori. Con queste novità Quartz desidera crescere, realizzare al meglio la sua missione e farne uno strumento di partecipazione attiva. Insieme a chi sceglierà di entrare nella community, saremo un supporto agli artisti, alla divulgazione delle mostre, alla formazione rivolta agli studenti di Università e Accademia di Belle Arti di Torino e alla promozione di eventi esterni. Con le nostre mostre abbiamo affrontato temi come l'ecologia, il femminile, la psicomagia, il capitalismo, la 'forma' scultorea, la sensualità, il gioco, la comunicazione, la politica, la storia, la narrazione favolistica, la percezione interiore, la memoria e l'archivio.
Nel futuro prossimo, con l'aiuto di tutti, vorremmo continuare a produrre pensieri complessi in una forma semplice. Quartz Studio intende ripensare se stesso comunicando l'approdo ad una nuova formula di confronto e collaborazione con diversi soggetti (curatori, storici dell'arte, educatori, etc.) che nel tempo hanno espresso e dimostrato condivisione di intenti rispetto al progetto. Conservando la natura di piccola realtà indipendente con la formula di progetti site-specific visibili da tutti attraverso la vetrina su strada, lo spazio ramifica la propria identità avvalendosi di una rete di relazioni che si attivano a seconda delle mostre in programma. Quartz ci tiene a ringraziare tutti gli artisti che ha ospitato finora (Allora & Calzadilla, Salvatore Arancio, Maurizio Camerani, Sara Enrico, Giuseppe Gabellone, Ryan Gander, Liam Gillick, Isa Melsheimer, Jonathan Monk, Maurizio Nannucci, Jorge Macchi, Adrien Missika, Riccardo Previdi, Andrea Respino, Astrid Svangren, Ola Vasiljeva, Yarisal & Kublitz e Athena Vida aka Gitte Shafer), la Fondazione Sardi per l'Arte e Lisa Parola per il sostegno all'attività, nel 2018, e tutte le figure che hanno dato e stanno dando, a vario titolo, il loro contributo per migliorare la visibilità dello spazio e divulgarne i contenuti tra cui Elisa Barbero, Veronica Barisan, Eva Brioschi, Franz Bernardelli, Zasha Colah, Gianluigi Ricuperati, Maria Teresa Roberto, Marco Scotti, Noam Segal, Nina Wöhlk.
Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) vive e lavora a Berlino. Nel 1991 si è laureato alla Glasgow School of Art. Nel suo lavoro adotta l’estetica e i metodi del concettualismo artistico degli anni Sessanta, permeando tuttavia la tradizione di umorismo, leggerezza ed elementi autobiografici. Nel 1992 ha ritratto pubblicità di pacchetti vacanze a buon mercato per poi vendere i dipinti al costo degli stessi pacchetti. Nel 1994 si è fatto beffe dei gesti e dell’immagine pubblica dell’artista scrivendo il proprio nome sulla sabbia con l’urina. Nel 1995 e nel 1997, al terminal arrivi dell’aeroporto di Copenaghen, si è finto un autista in attesa di passeggeri tra cui – come riportato dai cartelli – Marcel Duchamp, Elizabeth Taylor, Jeff Koons, Kate Moss, mamma. Durante il periodo trascorso a Los Angeles ha creato None of the Buildings on Sunset Strip (1997-99) in risposta al celebre libro fotografico dell’artista Ed Ruscha (Every Building on the Sunset Strip). Ha inoltre prodotto due proiezioni di diapositive molto personali: In Search of Gregory Peck (1997), che mostra alcune foto ritrovate di un viaggio fatto dal padre negli anni Cinquanta in Europa, e The Gap Between My Mother and My Sister (1998), che racconta il tragitto fra la casa di sua madre e quella di sua sorella. Nella serie Meetings, cominciata nel 1999, Monk prende spunto dal lavoro testuale di Lawrence Weiner e On Kawara per proporre date e luoghi futuri come ipotetici inviti a incontrarsi. Nel 2002 ha fatto sviluppare in un’ora 50 negativi di sue foto quasi identiche in altrettanti laboratori fotografici. Per il progetto Day & Night (iniziato nel 2002) invia cartoline alle istituzioni invece di spedirle ad amici e parenti. In Keep Still (2002-04) colloca lettere bianche in stampatello su ogni testa nelle foto di gruppo ritrovate, formando parole o espressioni quali “today” (oggi), “a cube“ (un cubo) e “buzz“ (brusio). Le diapositive della proiezione Big Ben (2003) ritraggono cartoline del monumento londinese che riproducono alcuni orari in tempo reale. Monk si è preso gioco dei termini e delle condizioni che spesso accompagnano le mostre d’arte contemporanea, come pure del processo della curatela, in opere quali This painting should ideally be kept in storage (2004), This painting should ideally be hung near a Sol LeWitt (2004) e This painting should ideally be hung slightly too close to a Douglas Huebler (2005). Ha inoltre creato diversi lavori con i neon: i più noti sono forse alcuni del 2005 che esibiscono gli orari della galleria che li ospita, accesi durante l’orario d’apertura al pubblico e spenti alla chiusura. Sempre nel 2005 Monk ha tradotto in alluminio opaco verniciato diverse opere al neon dei suoi predecessori in opere come Corner Piece (for Bruce Nauman) e Corner Piece (for Dan Flavin). Nel 2009 ha esposto cinque sculture in acciaio inossidabile che rappresentano altrettante versioni “sgonfie” del celebre coniglio di Jeff Koons. Mostre personali del suo lavoro sono state organizzate dal Centre for Contemporary Arts di Glasgow (1992 e 1994), dal Centre d’Art Contemporain di Neuchatel (1997), dal Museum Kunst Palast di Düsseldorf (2003), dall’Institute of Contemporary Art di Londra (2005), dal Kunstverein Hannover (2006), dal Palais de Tokyo + Musee d'Art Moderne di Parigi (2008) e dall'Artpace di San Antonio (2009). Il suo lavoro è stato incluso in mostre collettive come Taipei Biennial (2000), Berlin Biennale (2001), Biennale di Venezia (2003), Whitney Biennial (2006), Prague Biennale (2007) e Panama Biennale (2008). Jonathan Monk è rappresentato da Casey Kaplan, New York (USA); Lisson Gallery, Londra (UK); Nicolai Wallner, Copenhagen (Denmark); Meyer Riegger, Karlsruhe/Berlino (Germania); Dvir Gallery, Tel Aviv, (Israele); Massimo Minini, Brescia (Italia).
Quartz Studio ringrazia l'artista e Sonia Rosso per gli indispensabili consigli.
La mostra resterà aperta dal 15 giugno al 25 luglio 2020, su appuntamento.
A partire da settembre, il programma di Quartz Studio vedrà il coinvolgimento di Henri Chopin (Parigi, FR, 1922 - Norfolk, UK, 2008) a cura di Eva Brioschi, Gernot Wieland (Vienna, AU, 1968) a cura di Zasha Colah, Giovanni Kronenberg (Milano, IT, 1974), Lihi Tujerman (Tel Aviv, Israel, 1985) a cura di Noam Segal, Martina Steckholzer (Vipiteno, IT, 1974) a cura di Lisa Parola ed Alice Channel (Oxford, UK, 1977). Questo impegno rappresenta un percorso di crescita per il futuro che non può prescindere dal coinvolgimento di chi voglia farsi promotore, insieme a Quartz, di un’idea diversa di città e di comunità. Per questo abbiamo creato la membership, una forma leggera e flessibile di partecipazione e sostegno dedicata alla nostra community. Pensata per diverse fasce e diversi livelli di coinvolgimento, la membership offrirà differenti riconoscimenti e interazioni, legati di volta in volta a progetti espositivi o editoriali. Inoltre Quartz ha deciso di aprire una pagina Instagram con lo scopo di ampliare la comunicazione dei propri progetti e mantenere rapporti più diretti con gli artisti e i propri sostenitori. Con queste novità Quartz desidera crescere, realizzare al meglio la sua missione e farne uno strumento di partecipazione attiva. Insieme a chi sceglierà di entrare nella community, saremo un supporto agli artisti, alla divulgazione delle mostre, alla formazione rivolta agli studenti di Università e Accademia di Belle Arti di Torino e alla promozione di eventi esterni. Con le nostre mostre abbiamo affrontato temi come l'ecologia, il femminile, la psicomagia, il capitalismo, la 'forma' scultorea, la sensualità, il gioco, la comunicazione, la politica, la storia, la narrazione favolistica, la percezione interiore, la memoria e l'archivio.
Nel futuro prossimo, con l'aiuto di tutti, vorremmo continuare a produrre pensieri complessi in una forma semplice. Quartz Studio intende ripensare se stesso comunicando l'approdo ad una nuova formula di confronto e collaborazione con diversi soggetti (curatori, storici dell'arte, educatori, etc.) che nel tempo hanno espresso e dimostrato condivisione di intenti rispetto al progetto. Conservando la natura di piccola realtà indipendente con la formula di progetti site-specific visibili da tutti attraverso la vetrina su strada, lo spazio ramifica la propria identità avvalendosi di una rete di relazioni che si attivano a seconda delle mostre in programma. Quartz ci tiene a ringraziare tutti gli artisti che ha ospitato finora (Allora & Calzadilla, Salvatore Arancio, Maurizio Camerani, Sara Enrico, Giuseppe Gabellone, Ryan Gander, Liam Gillick, Isa Melsheimer, Jonathan Monk, Maurizio Nannucci, Jorge Macchi, Adrien Missika, Riccardo Previdi, Andrea Respino, Astrid Svangren, Ola Vasiljeva, Yarisal & Kublitz e Athena Vida aka Gitte Shafer), la Fondazione Sardi per l'Arte e Lisa Parola per il sostegno all'attività, nel 2018, e tutte le figure che hanno dato e stanno dando, a vario titolo, il loro contributo per migliorare la visibilità dello spazio e divulgarne i contenuti tra cui Elisa Barbero, Veronica Barisan, Eva Brioschi, Franz Bernardelli, Zasha Colah, Gianluigi Ricuperati, Maria Teresa Roberto, Marco Scotti, Noam Segal, Nina Wöhlk.
Jonathan Monk (Leicester, UK, 1969) vive e lavora a Berlino. Nel 1991 si è laureato alla Glasgow School of Art. Nel suo lavoro adotta l’estetica e i metodi del concettualismo artistico degli anni Sessanta, permeando tuttavia la tradizione di umorismo, leggerezza ed elementi autobiografici. Nel 1992 ha ritratto pubblicità di pacchetti vacanze a buon mercato per poi vendere i dipinti al costo degli stessi pacchetti. Nel 1994 si è fatto beffe dei gesti e dell’immagine pubblica dell’artista scrivendo il proprio nome sulla sabbia con l’urina. Nel 1995 e nel 1997, al terminal arrivi dell’aeroporto di Copenaghen, si è finto un autista in attesa di passeggeri tra cui – come riportato dai cartelli – Marcel Duchamp, Elizabeth Taylor, Jeff Koons, Kate Moss, mamma. Durante il periodo trascorso a Los Angeles ha creato None of the Buildings on Sunset Strip (1997-99) in risposta al celebre libro fotografico dell’artista Ed Ruscha (Every Building on the Sunset Strip). Ha inoltre prodotto due proiezioni di diapositive molto personali: In Search of Gregory Peck (1997), che mostra alcune foto ritrovate di un viaggio fatto dal padre negli anni Cinquanta in Europa, e The Gap Between My Mother and My Sister (1998), che racconta il tragitto fra la casa di sua madre e quella di sua sorella. Nella serie Meetings, cominciata nel 1999, Monk prende spunto dal lavoro testuale di Lawrence Weiner e On Kawara per proporre date e luoghi futuri come ipotetici inviti a incontrarsi. Nel 2002 ha fatto sviluppare in un’ora 50 negativi di sue foto quasi identiche in altrettanti laboratori fotografici. Per il progetto Day & Night (iniziato nel 2002) invia cartoline alle istituzioni invece di spedirle ad amici e parenti. In Keep Still (2002-04) colloca lettere bianche in stampatello su ogni testa nelle foto di gruppo ritrovate, formando parole o espressioni quali “today” (oggi), “a cube“ (un cubo) e “buzz“ (brusio). Le diapositive della proiezione Big Ben (2003) ritraggono cartoline del monumento londinese che riproducono alcuni orari in tempo reale. Monk si è preso gioco dei termini e delle condizioni che spesso accompagnano le mostre d’arte contemporanea, come pure del processo della curatela, in opere quali This painting should ideally be kept in storage (2004), This painting should ideally be hung near a Sol LeWitt (2004) e This painting should ideally be hung slightly too close to a Douglas Huebler (2005). Ha inoltre creato diversi lavori con i neon: i più noti sono forse alcuni del 2005 che esibiscono gli orari della galleria che li ospita, accesi durante l’orario d’apertura al pubblico e spenti alla chiusura. Sempre nel 2005 Monk ha tradotto in alluminio opaco verniciato diverse opere al neon dei suoi predecessori in opere come Corner Piece (for Bruce Nauman) e Corner Piece (for Dan Flavin). Nel 2009 ha esposto cinque sculture in acciaio inossidabile che rappresentano altrettante versioni “sgonfie” del celebre coniglio di Jeff Koons. Mostre personali del suo lavoro sono state organizzate dal Centre for Contemporary Arts di Glasgow (1992 e 1994), dal Centre d’Art Contemporain di Neuchatel (1997), dal Museum Kunst Palast di Düsseldorf (2003), dall’Institute of Contemporary Art di Londra (2005), dal Kunstverein Hannover (2006), dal Palais de Tokyo + Musee d'Art Moderne di Parigi (2008) e dall'Artpace di San Antonio (2009). Il suo lavoro è stato incluso in mostre collettive come Taipei Biennial (2000), Berlin Biennale (2001), Biennale di Venezia (2003), Whitney Biennial (2006), Prague Biennale (2007) e Panama Biennale (2008). Jonathan Monk è rappresentato da Casey Kaplan, New York (USA); Lisson Gallery, Londra (UK); Nicolai Wallner, Copenhagen (Denmark); Meyer Riegger, Karlsruhe/Berlino (Germania); Dvir Gallery, Tel Aviv, (Israele); Massimo Minini, Brescia (Italia).
Quartz Studio ringrazia l'artista e Sonia Rosso per gli indispensabili consigli.
La mostra resterà aperta dal 15 giugno al 25 luglio 2020, su appuntamento.
15
giugno 2020
Jonathan Monk – Three Ball Total Equilibrium Tank and other problems
Dal 15 giugno al 25 luglio 2020
arte contemporanea
Location
QUARTZ STUDIO
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
15 Giugno 2020, h 18:00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico