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Jooyeon Park – Ogni cosa al suo posto
Promuovere il valore del vuoto e del silenzio, percorrere gli intervalli del vivere contemporaneo amministrando il potere rivelatore dell’assenza, portare tutto ad un nuovo livello di realtà e consapevolezza
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nei primi anni ’80 la Marvel Comics introduce un supereroe di ambientazione cosmica, The In-Betweener, come dire “colui che abita gli interstizi”, ad esempio quelli tra realtà e illusione. The In-Betweener compare improvvisamente tra un evento e l’altro aggredendo il personaggio principale per poi rivelare, nel corso dell’immancabile combattimento, alcune verità ignorate. Jooyeon è certamente la versione quieta e non violenta del muscoloso eroe. Si aggira per strade di città non propriamente sue, come Londra, dove ha studiato, ma anche in paesaggi a lei più familiari come le città coreane, e raccoglie silenziosamente oggetti, immagini, forme; da studiare attraverso il mirino fotografico, o da vincolare allo spazio flessibile proprio dell’installazione. Jooyeon Park percorre gli intervalli del vivere contemporaneo, amministrando il potere rivelatore dell’assenza.
In un suo lavoro del 2002, un certo numero di sacchetti di dolciumi o snack vuotati ed abbandonati in strada, diventano elementi di un’installazione dopo essere stati raccolti ed accuratamente classificati dall’artista (Rhyme, 2002). Questo lavoro, più che testimoniare un comportamento discutibile, verifica un’assenza, certifica un vuoto.
Le vedute urbane di Untitled (Senza Titolo, cioè privo di “titoli”, di scrittura, 2002-2004), sono spogliate da ogni traccia di attività concreta, facendo sparire dal familiare orizzonte degli eventi, a forza di ritocco digitale, ogni scritta o informazione da cartelloni o segnali stradali, lasciando al loro posto una campitura di colore inespressivo.
Le fotografie dei luoghi di riposo effimeri del coreano medio, oggetto dell’installazione fotografica Everything in its right place (Ogni cosa al suo posto, 2004), raccontano piccoli microcosmi perlopiù uguali, composti dalle stesse categorie di oggetti, dove cambiano solo le “orbite” delle cose rispetto al loro invisibile centro, l’essere umano. Sui materassini dove questi oggetti vengono lasciati per breve tempo, da vedere come veri e propri schermi sui quali le nostre vite proiettano se stesse, l’artista isola preziose inquietudini, legge mappe di comportamenti effimeri, transitori, bruscamente sottoposti ad una lettura più attenta tramite la fotografia.
Promuovendo con tanta diligenza il valore del vuoto e del silenzio, Jooyeon porta tutto ad un nuovo livello di realtà e consapevolezza. Privati degli elementi della circostanza, i paesaggi familiari in cui recitiamo le nostre esistenze assumono un carattere unico ed irripetibile, piuttosto che massificato, come normalmente ci pare che sia. E’ questo, in arte, il gesto mai interrotto della sottrazione, indubbiamente orientale, ma anche pilastro del nostro modernismo (Less is more). La precarietà e la fragilità delle storie che leggiamo in tutto il lavoro della Park, ma soprattutto il vuoto tra una storia e l’altra, trasformano la nostra qualità nell’osservare la realtà.
(Federico Del Prete)
In un suo lavoro del 2002, un certo numero di sacchetti di dolciumi o snack vuotati ed abbandonati in strada, diventano elementi di un’installazione dopo essere stati raccolti ed accuratamente classificati dall’artista (Rhyme, 2002). Questo lavoro, più che testimoniare un comportamento discutibile, verifica un’assenza, certifica un vuoto.
Le vedute urbane di Untitled (Senza Titolo, cioè privo di “titoli”, di scrittura, 2002-2004), sono spogliate da ogni traccia di attività concreta, facendo sparire dal familiare orizzonte degli eventi, a forza di ritocco digitale, ogni scritta o informazione da cartelloni o segnali stradali, lasciando al loro posto una campitura di colore inespressivo.
Le fotografie dei luoghi di riposo effimeri del coreano medio, oggetto dell’installazione fotografica Everything in its right place (Ogni cosa al suo posto, 2004), raccontano piccoli microcosmi perlopiù uguali, composti dalle stesse categorie di oggetti, dove cambiano solo le “orbite” delle cose rispetto al loro invisibile centro, l’essere umano. Sui materassini dove questi oggetti vengono lasciati per breve tempo, da vedere come veri e propri schermi sui quali le nostre vite proiettano se stesse, l’artista isola preziose inquietudini, legge mappe di comportamenti effimeri, transitori, bruscamente sottoposti ad una lettura più attenta tramite la fotografia.
Promuovendo con tanta diligenza il valore del vuoto e del silenzio, Jooyeon porta tutto ad un nuovo livello di realtà e consapevolezza. Privati degli elementi della circostanza, i paesaggi familiari in cui recitiamo le nostre esistenze assumono un carattere unico ed irripetibile, piuttosto che massificato, come normalmente ci pare che sia. E’ questo, in arte, il gesto mai interrotto della sottrazione, indubbiamente orientale, ma anche pilastro del nostro modernismo (Less is more). La precarietà e la fragilità delle storie che leggiamo in tutto il lavoro della Park, ma soprattutto il vuoto tra una storia e l’altra, trasformano la nostra qualità nell’osservare la realtà.
(Federico Del Prete)
16
aprile 2005
Jooyeon Park – Ogni cosa al suo posto
Dal 16 aprile al 29 maggio 2005
fotografia
Location
ISTITUTO CENTRALE PER LA GRAFICA – PALAZZO POLI
Roma, Via Poli, 54, (Roma)
Roma, Via Poli, 54, (Roma)
Biglietti
Biglietto: 5 euro, ridotto e con go.card 3 euro; con mostre dell'Ist. Naz. Della Grafica: intero, 7 euro; ridotto 4 euro
Orario di apertura
tutti i giorni 10 - 19
Vernissage
16 Aprile 2005, ore 19
Autore
Curatore