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Jorrit Tornquist – Oltre il colore. Jenseits von farbe
La mostra comprende una trentina di opere, tra dipinti e sculture, datate dal 1965 al 2006.
Comunicato stampa
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Di origine austriaca (Graz, 1938), residente in Italia dagli anni ’60, ma attivo in tutto il mondo, da quarant’anni Jorrit Tornquist si dedica a un’intensa attività di ricerca artistica sul colore, sulla luce, sulla percezione ottica e sui suoi riflessi emotivi. Partito da un approccio scientifico, nel solco delle elaborazioni sviluppate dal movimento artistico “Konkrete Kunst” (“Arte Concreta”) - da Max Bill a Lohse, da Itten ad Albers... - Tornquist ha condotto approfondite sperimentazioni sui parametri del colore (tinta, saturazione, chiarezza), esaminando gli effetti della complementarità cromatica e i fenomeni di cangianza. Ma l’artista austriaco ha avvertito ben presto l’insufficienza di un’arte limitata a ricerche di tipo astratto-geometrico e programmato, aprendo così il suo lavoro alle istanze liriche ed emotive legate alla percezione del colore, e arrivando a evadere dalla bidimensionalità del supporto. E’ giunto così a sviluppare un’originale idea di “scultura” colorata (si pensi alle Colonne, o alle successive Steli, strutturate in infinite sequenze di moduli colorati), e contemporaneamente a dare una dimensione ambientale ed architettonica all’opera, attraverso il suo concetto di “spazio colorato”. Numerosi sono infatti i lavori di Tornquist sull’architettura, i suoi celebri Colour Projects, dove il colore, con la sua energia primaria, va a coinvolgere lo spazio circostante, architettonico, urbano, esistenziale. Tornquist è giunto anche a elaborare una propria “Teoria del Colore”, combinazione tra una formazione tecnico-scientifica, una squisita sensibilità individuale e approfonditi studi volti a indagare le modalità della percezione e l’influsso psicologico e comportamentale dei colori. La ricerca artistica di Tornquist inizia nel 1959: dapprima interessato, per un breve periodo, all’informale, inizia subito dopo a dedicarsi allo studio e alla sperimentazione pittorica dei colori primari, e all’analisi degli effetti di complementarità cromatica per accostamento e per sovrapposizione. Il suo approccio alla pittura è dunque, come si è detto, di tipo scientifico: si rivolge non solo alla percezione del colore e al suo rapporto con la luce, ma anche alle sue funzioni in natura e agli effetti psicologici sull’uomo. Ne risultano costruzioni geometriche dai brillanti contrasti timbrici, elaborate secondo schemi logici, ma già denotanti una spiccata sensibilità percettiva ed emozionale. Intorno al 1970, l’attenzione di Tornquist si sposta dalla saturazione del colore allo studio delle sue sfumature, facendone emergere le implicazioni psicologiche in rapporto all’ambiente: l’artista risulta così anticipare ampiamente la figura professionale del colour-designer (che si sarebbe definita molti anni dopo): colui che progetta l’aspetto cromatico di edifici e costruzioni affinché si armonizzino tra di loro e si inseriscano meglio nell’ambiente circostante.
Negli anni ottanta, le sperimentazioni pittoriche di Tornquist vertono sempre di più sulla rifrazione della luce e sul suo rapporto con l’ombra, andando verso l’uso di pennellate corpose, materiche, e la sovrapposizione di vari strati di colore, nonché verso l’adozione di materiali diversi (gesso, carte piegate, pietre, stoffe ecc.). Dagli anni novanta ad oggi, la pittura di Tornquist vede la tela diventare sempre più sensibile e malleabile, oggetto vivo e vibrante, aperto alla realtà esistenziale e quotidiana, in cui si raccolgono e si confrontano le più delicate o violente sensazioni di luce-colore: increspandosi totalmente, o drappeggiandosi in un certo punto, centrale o laterale (mettendo spesso a nudo, in questo caso, una porzione di telaio) la tela dà letteralmente “corpo” al colore, un corpo che si dilata e si contrae, a seconda del rarefarsi o del concentrarsi del colore stesso, con potenti effetti dinamici su tutta l’immagine. Il perfetto connubio di dati scientifici, psicologici e poetici nelle sue opere, la capacità di conciliare in esse valori strutturali-cromatici e valori percettivi-emotivi del colore, rappresentano le principali caratteristiche della sua produzione artistica. Tornquist si è una volta autodefinito “un cacciatore di arcobaleni”, espressione davvero poetica che risveglia echi mitici e fiabeschi, ma soprattutto restituisce con grande efficacia il senso di ricerca indefessa, di attenzione infinita, di acutissima tensione emotiva e di dedizione assoluta di un grande artista nei confronti di quell’entità assolutamente evidente, eppure irriducibilmente enigmatica, che è il colore :
“…me ne vado in giro per il mondo alla ricerca di sensazioni. Si trovano ovunque in acqua, in terra in cielo, quando i soli vengono e vanno, quando le lune appaiono e scompaiono, quando le nubi vagano. Ma gli arcobaleni risvegliano sempre in me istinti di caccia, allora devo agire.” (Jorrit Tornquist)
“…me ne vado in giro per il mondo alla ricerca di sensazioni. Si trovano ovunque in acqua, in terra in cielo, quando i soli vengono e vanno, quando le lune appaiono e scompaiono, quando le nubi vagano. Ma gli arcobaleni risvegliano sempre in me istinti di caccia, allora devo agire.” (Jorrit Tornquist)
19
marzo 2011
Jorrit Tornquist – Oltre il colore. Jenseits von farbe
Dal 19 marzo al 03 maggio 2011
arte contemporanea
Location
FIORETTO ARTE CONTEMPORANEA – GALLERIA AL MONTIRONE
Abano Terme, Via Pietro D'abano, 20, (Padova)
Abano Terme, Via Pietro D'abano, 20, (Padova)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10,30 - 12,30 / 16,00 - 19,30
Vernissage
19 Marzo 2011, dalle ore 17,30 alle 20,00
Autore
Curatore