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Julia Calfee – Spirits and Ghosts
La mostra presenta un reportage realizzato a partire dal 1996 e frutto di diversi viaggi attraverso aree remote della Mongolia e dell¹Asia centro orientale: dal deserto dei Gobi alle steppe Siberiane, dal Kazakistan al confine occidentale con la Cina.
Comunicato stampa
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Spirits and Ghosts indaga i cambiamenti e i problemi legati alla transizione della Mongolia dall¹oscurità dell¹era post-comunista ad un non facile adattamento al nuovo sistema democratico instaurato nel 1990. La mostra presenta un reportage realizzato a partire dal 1996 e frutto di diversi viaggi attraverso aree remote della Mongolia e dell¹Asia centro orientale: dal deserto dei Gobi alle steppe Siberiane, dal Kazakistan al confine occidentale con la Cina. In un percorso di oltre 15.000 km, viaggiando avventurosamente su carovane trainate da cavalli, su fuoristrada e a dorso di cammello, la fotografa ha raccolto un¹ampia documentazione sulla vita delle popolazioni locali, ancora profondamente legata alle antiche tradizioni del nomadismo. Le fotografie descrivono la vita nei villaggi e nelle città (tra cui la capitale Ulaanbaatar) e sono state realizzate vivendo a stretto contatto con le popolazioni locali, all¹interno dei ger, le loro abitazioni a cielo aperto, tra le donne, i bambini, gli anziani, ritratti nello svolgimento delle loro attività quotidiane e dei riti tradizionali. Una parte del lavoro è dedicata al tema dello sciamanismo, sviluppato in un viaggio di tre settimane al seguito della sciamana Enktoya e della sua famiglia durante una migrazione invernale ed un capitolo a parte è dedicato alle prigioni e ai detenuti rinchiusi in remoti complessi carcerari di tipo medioevale.
La mostra è sponsorizzata da CANON
SPIRITS AND GHOSTS
Viaggio in Mongolia
"Julia Calfee getta luce sul sovrannaturale e sugli sciamani che colmano il vuoto fra il mondo dei vivi e quello degli spiriti... Questi paesaggi ci portano a immaginare tutto ciò, e a immaginare che il 'Monkh Khoh Tenger' (l'eterno paradiso azzurro) che una volta regnava sulla Terra proteggendo il popolo mongolo stia effettivamente ascoltando i loro desideri e accogliendo la loro istanza di comunione con la natura.
Antonin Kratochvil
IL DESERTO DEI GOBI
Più roccioso che sabbioso, il deserto dei Gobi è scuro, austero, vibrante di calore. Questa terra nera arida e gessosa si estende per migliaia di chilometri attraversando ampie pianure e colline basse fino alla Cina e oltre. Nella lingua mongola ³gobi² significa ³luogo privo d¹acqua². Per ore ed ore non vi è nulla all¹infuori del silenzio e dell¹immobilità. Si aggirano ovunque colonie di formiche rosse. A fine giornata appaiono gli scorpioni gialli volanti. Certe notti erano benedette da una pioggia leggera e quasi invisibile
STEPPE E PAESAGGI URBANI
Nelle steppe tutto è in costante movimento. Nuvole fluttuanti gettano sul terreno ombre immense, grandi quanto piccole città. Passano carovane di cammelli. I pastori errano. I nomadi montano e smontano i loro ³gers², tende tradizionali in feltro, di forma circolare e con il tetto conico. Le porte in legno sono le prime che vengono montate e le ultime ad essere smontate. Un drappo in seta blu appeso a un albero o alla porta stessa dà il benvenuto agli spiriti che passano.
Le città, come la capitale mongola Ulaanbaatar, soffocano lo spirito indipendente dei nomadi. Forzati ad abbandonare i loro modi abituali di vita, prima dietro le pressioni del regime Sovietico andato al potere nel 1924 e più di recente a causa della siccità, i nomadi si perdono nelle strade tra vagabondi e poveri.
PRIGIONI E SPIRITI
Sia nelle tradizioni sciamaniche che in quelle buddiste, gli spiriti sono anime errabonde incapaci di lasciare questo mondo. Si aggirano tra i vivi e spesso possiedono corpi umani. Le prigioni e i penitenziari erano veramente luoghi fantasmatici pieni di gente perduta e di miserabili. Ho incontrato diversi detenuti, molti dei quali non ricordavano nemmeno il motivo per il quale erano rinchiusi lì. Le notti invernali erano particolarmente inquietanti. Dopo le otto di sera il piccolo capanno che occupavo nei pressi del complesso carcerario non aveva né luce né riscaldamento. Non dotate di radio, le guardie rimanevano in contatto ogni quindici minuti una con l¹altra con grida simili ad ululati. Le loro urla risuonavano sul ghiaccio e sotto le stelle.
LA SCIAMANA E I SUOI SPIRITI
Lo sciamano è il tramite tra gli spiriti e il mondo degli umani. Prescelti fin dalla nascita, si sottopongono a lunghi anni di iniziazione, isolati dagli altri esseri umani per imparare il loro solitario e difficile compito di comunicare con gli spiriti. Gli spiriti arrivano sempre di notte dalle montagne, dal cielo o da luoghi remoti e misteriosi. Essi pretendono rispetto, cibo e bevande. Lo sciamano posseduto ha la facoltà di parlare a un paziente con la voce di un altro, spiegandogli quali eventi passati hanno causato la sua attuale sfortuna. Quando uno spirito rifiuta di abbandonare il corpo dello sciamano può nascere una lotta, dopo la quale lo sciamano crolla esausto.
Quando incontrai Enktoya, sciamana e pastora di renne, stava emettendo dal suo piccolo tepee un fumo bianco in una radura in mezzo a una foresta di betulle. In seguito mi mise alla prova con nove lanci di sei ossicini e interpretando le forme create dal lancio di pietre nere da una borsa in pelle di renna, quindi mi invitò ad unirmi a lei e alla sua famiglia nella loro migrazione invernale dal confine sud della Siberia attraverso alcune delle più isolate e montagnose lande della Mongolia. In questo viaggio di tre settimane ho imparato molto: la vita di un pastore è centrata sul benessere delle proprie renne. Le renne non vengono mai uccise per essere mangiate. Alcune sono considerate talmente sacre che non vengono neanche munte. Dal momento in cui si lasciava il campo al mattino fino a quando le renne non si fermavano a tarda sera, non avevamo tregua.
JULIA CALFEE
biografia
Julia Calfee ha studiato giornalismo alla New York University e Storia dell¹Arte all¹Ecole du Louvre di Parigi. Vive attualmente a Bruxelles.
Dopo un primo viaggio in Mongolia nel 1996, ha lavorato con un¹organizzazione non governativa all¹ideazione e alla realizzazione di una carovana per la distribuzione di farmaci di prima necessità e di assistenza medica che toccasse le aree più remote del paese in aiuto dei pastori nomadi. La spedizione, concretizzatasi nel 2000, ha percorso oltre 2000 miglia attraverso le steppe e i deserti di questa immensa regione dell¹Asia centro-orientale.
Calfee ha documentato per alcuni anni temi di interesse sociale raccontando la vita quotidiana delle popolazioni locali e descrivendo fenomemi sociali quali l¹alcolismo e la povertà di chi si è trovato costretto ad abbandonare la vita nomade per stanziarsi nelle città. Tale processo, indotto inizialmente dalle pressioni dell¹impero sovietico è stato poi accelerato dalla presenza di forti siccità nel paese. Si è poi occupata del tema delle prigioni e dei campi di lavoro in Siberia, fotografando i detenuti in remote carceri di massima sicurezza, ancora in pieno stile staliniano. Una cospicua parte del suo lavoro è incentrata sullo sciamanismo e sui riti tradizionali legati a questa antichissima pratica religiosa e culturale.
Il lavoro sulla Mongolia è confluito in due pubblicazioni: ³Mountain Spirits of Mongolia Journey with a shaman² , edito nel 2000 dalla Fondation Richard Liu in collaborazione con l¹European Institute of Chinese Studies, in occasione della mostra a Bruxelles e ³Spirits and Ghosts² , edito a New York dalla PowerHouse Books e distribuito in Inghilterra da Turnaround ed in una mostra itinerante, prodotta dalla Tom Blau Gallery di Londra.
Il suo lavoro è stato esposto a Madrid, Barcellona e Bruxelles e presso la Fondazione Mirò di Palma di Maiorca. Nel 2003 le sue immagini sulla Mongolia, che hanno aperto le proiezioni del Festival di Perpignan Visa pour L¹image, sono state esposte a Londra alla Tom Blau Gallery, alla Weil Gallery di New York e a Parigi, alla Chambre Claire Gallery e saranno proposte nel corso del 2004 a New York presso la sede delle Nazioni Unite.
La mostra è sponsorizzata da CANON
SPIRITS AND GHOSTS
Viaggio in Mongolia
"Julia Calfee getta luce sul sovrannaturale e sugli sciamani che colmano il vuoto fra il mondo dei vivi e quello degli spiriti... Questi paesaggi ci portano a immaginare tutto ciò, e a immaginare che il 'Monkh Khoh Tenger' (l'eterno paradiso azzurro) che una volta regnava sulla Terra proteggendo il popolo mongolo stia effettivamente ascoltando i loro desideri e accogliendo la loro istanza di comunione con la natura.
Antonin Kratochvil
IL DESERTO DEI GOBI
Più roccioso che sabbioso, il deserto dei Gobi è scuro, austero, vibrante di calore. Questa terra nera arida e gessosa si estende per migliaia di chilometri attraversando ampie pianure e colline basse fino alla Cina e oltre. Nella lingua mongola ³gobi² significa ³luogo privo d¹acqua². Per ore ed ore non vi è nulla all¹infuori del silenzio e dell¹immobilità. Si aggirano ovunque colonie di formiche rosse. A fine giornata appaiono gli scorpioni gialli volanti. Certe notti erano benedette da una pioggia leggera e quasi invisibile
STEPPE E PAESAGGI URBANI
Nelle steppe tutto è in costante movimento. Nuvole fluttuanti gettano sul terreno ombre immense, grandi quanto piccole città. Passano carovane di cammelli. I pastori errano. I nomadi montano e smontano i loro ³gers², tende tradizionali in feltro, di forma circolare e con il tetto conico. Le porte in legno sono le prime che vengono montate e le ultime ad essere smontate. Un drappo in seta blu appeso a un albero o alla porta stessa dà il benvenuto agli spiriti che passano.
Le città, come la capitale mongola Ulaanbaatar, soffocano lo spirito indipendente dei nomadi. Forzati ad abbandonare i loro modi abituali di vita, prima dietro le pressioni del regime Sovietico andato al potere nel 1924 e più di recente a causa della siccità, i nomadi si perdono nelle strade tra vagabondi e poveri.
PRIGIONI E SPIRITI
Sia nelle tradizioni sciamaniche che in quelle buddiste, gli spiriti sono anime errabonde incapaci di lasciare questo mondo. Si aggirano tra i vivi e spesso possiedono corpi umani. Le prigioni e i penitenziari erano veramente luoghi fantasmatici pieni di gente perduta e di miserabili. Ho incontrato diversi detenuti, molti dei quali non ricordavano nemmeno il motivo per il quale erano rinchiusi lì. Le notti invernali erano particolarmente inquietanti. Dopo le otto di sera il piccolo capanno che occupavo nei pressi del complesso carcerario non aveva né luce né riscaldamento. Non dotate di radio, le guardie rimanevano in contatto ogni quindici minuti una con l¹altra con grida simili ad ululati. Le loro urla risuonavano sul ghiaccio e sotto le stelle.
LA SCIAMANA E I SUOI SPIRITI
Lo sciamano è il tramite tra gli spiriti e il mondo degli umani. Prescelti fin dalla nascita, si sottopongono a lunghi anni di iniziazione, isolati dagli altri esseri umani per imparare il loro solitario e difficile compito di comunicare con gli spiriti. Gli spiriti arrivano sempre di notte dalle montagne, dal cielo o da luoghi remoti e misteriosi. Essi pretendono rispetto, cibo e bevande. Lo sciamano posseduto ha la facoltà di parlare a un paziente con la voce di un altro, spiegandogli quali eventi passati hanno causato la sua attuale sfortuna. Quando uno spirito rifiuta di abbandonare il corpo dello sciamano può nascere una lotta, dopo la quale lo sciamano crolla esausto.
Quando incontrai Enktoya, sciamana e pastora di renne, stava emettendo dal suo piccolo tepee un fumo bianco in una radura in mezzo a una foresta di betulle. In seguito mi mise alla prova con nove lanci di sei ossicini e interpretando le forme create dal lancio di pietre nere da una borsa in pelle di renna, quindi mi invitò ad unirmi a lei e alla sua famiglia nella loro migrazione invernale dal confine sud della Siberia attraverso alcune delle più isolate e montagnose lande della Mongolia. In questo viaggio di tre settimane ho imparato molto: la vita di un pastore è centrata sul benessere delle proprie renne. Le renne non vengono mai uccise per essere mangiate. Alcune sono considerate talmente sacre che non vengono neanche munte. Dal momento in cui si lasciava il campo al mattino fino a quando le renne non si fermavano a tarda sera, non avevamo tregua.
JULIA CALFEE
biografia
Julia Calfee ha studiato giornalismo alla New York University e Storia dell¹Arte all¹Ecole du Louvre di Parigi. Vive attualmente a Bruxelles.
Dopo un primo viaggio in Mongolia nel 1996, ha lavorato con un¹organizzazione non governativa all¹ideazione e alla realizzazione di una carovana per la distribuzione di farmaci di prima necessità e di assistenza medica che toccasse le aree più remote del paese in aiuto dei pastori nomadi. La spedizione, concretizzatasi nel 2000, ha percorso oltre 2000 miglia attraverso le steppe e i deserti di questa immensa regione dell¹Asia centro-orientale.
Calfee ha documentato per alcuni anni temi di interesse sociale raccontando la vita quotidiana delle popolazioni locali e descrivendo fenomemi sociali quali l¹alcolismo e la povertà di chi si è trovato costretto ad abbandonare la vita nomade per stanziarsi nelle città. Tale processo, indotto inizialmente dalle pressioni dell¹impero sovietico è stato poi accelerato dalla presenza di forti siccità nel paese. Si è poi occupata del tema delle prigioni e dei campi di lavoro in Siberia, fotografando i detenuti in remote carceri di massima sicurezza, ancora in pieno stile staliniano. Una cospicua parte del suo lavoro è incentrata sullo sciamanismo e sui riti tradizionali legati a questa antichissima pratica religiosa e culturale.
Il lavoro sulla Mongolia è confluito in due pubblicazioni: ³Mountain Spirits of Mongolia Journey with a shaman² , edito nel 2000 dalla Fondation Richard Liu in collaborazione con l¹European Institute of Chinese Studies, in occasione della mostra a Bruxelles e ³Spirits and Ghosts² , edito a New York dalla PowerHouse Books e distribuito in Inghilterra da Turnaround ed in una mostra itinerante, prodotta dalla Tom Blau Gallery di Londra.
Il suo lavoro è stato esposto a Madrid, Barcellona e Bruxelles e presso la Fondazione Mirò di Palma di Maiorca. Nel 2003 le sue immagini sulla Mongolia, che hanno aperto le proiezioni del Festival di Perpignan Visa pour L¹image, sono state esposte a Londra alla Tom Blau Gallery, alla Weil Gallery di New York e a Parigi, alla Chambre Claire Gallery e saranno proposte nel corso del 2004 a New York presso la sede delle Nazioni Unite.
04
marzo 2004
Julia Calfee – Spirits and Ghosts
Dal 04 marzo al 09 aprile 2004
fotografia
Location
GALLERIA GRAZIA NERI
Milano, Via Pietro Maroncelli, 14, (Milano)
Milano, Via Pietro Maroncelli, 14, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì: dalle 9 alle 13 e dalle 14,30 alle 18
sabato: dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 17
chiuso la domenica
Vernissage
4 Marzo 2004, ore 18.30