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Julian Opie al Portico d’Ottavia
L’artista inglese (Londra, 1958) arriva all’essenza digitale della forma attraverso un processo di minimizzazione del segno
Comunicato stampa
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Mercoledì 4 maggio, in via del Portico d’Ottavia 13 a Roma, Valentina Bonomo Arte Contemporanea inaugura un nuovo progetto di Julian Opie.
L’artista inglese (Londra, 1958) arriva all’essenza digitale della forma attraverso un processo di minimizzazione del segno. Nei suoi ritratti gli occhi diventano dei puntini, le teste dei cerchi, i corpi sono resi attraverso linee sinuose in cui si riconosce la postura caratteristica della modella.
Definite “icone moderne” di una realtà generica e generalizzata, le opere di Opie pongono alla ribalta problemi legati alla “psicologia della percezione e alla pratica della conoscenza” approfondendo l’ambiguo rapporto tra la realtà e il suo feticcio. Reso con la tecnologia digitale, il mondo di Opie è in effetti una meditazione sul gioco complesso fra la natura e l’artificio, il segno e la realtà osservata e sperimentata.
La mostra di via del Portico d’Ottavia è concentrata sul tema del ritratto e della figura realizzata nelle diverse tecniche: dall’animazione in digitale alla scultura costituita da semplici lastre di pietra incise a bassorilievo. Si tratta di opere che -seppur stilizzate- non perdono in espressività né in peculiarità, la cui freschezza è esaltata anche dall’estrema immediatezza con cui si offrono allo spettatore.
L’artista esordisce all’inizio degli anni Ottanta dopo aver frequentato la Goldsmith’s School of Art. Dal 1983, anno della sua prima personale alla Lisson Gallery di Londra, inizia un’intensa attività espositiva. Le sue opere fanno parte delle collezioni dei maggiori musei d’arte contemporanea del mondo, tra cui la Tate Modern di Londra.
L’artista inglese (Londra, 1958) arriva all’essenza digitale della forma attraverso un processo di minimizzazione del segno. Nei suoi ritratti gli occhi diventano dei puntini, le teste dei cerchi, i corpi sono resi attraverso linee sinuose in cui si riconosce la postura caratteristica della modella.
Definite “icone moderne” di una realtà generica e generalizzata, le opere di Opie pongono alla ribalta problemi legati alla “psicologia della percezione e alla pratica della conoscenza” approfondendo l’ambiguo rapporto tra la realtà e il suo feticcio. Reso con la tecnologia digitale, il mondo di Opie è in effetti una meditazione sul gioco complesso fra la natura e l’artificio, il segno e la realtà osservata e sperimentata.
La mostra di via del Portico d’Ottavia è concentrata sul tema del ritratto e della figura realizzata nelle diverse tecniche: dall’animazione in digitale alla scultura costituita da semplici lastre di pietra incise a bassorilievo. Si tratta di opere che -seppur stilizzate- non perdono in espressività né in peculiarità, la cui freschezza è esaltata anche dall’estrema immediatezza con cui si offrono allo spettatore.
L’artista esordisce all’inizio degli anni Ottanta dopo aver frequentato la Goldsmith’s School of Art. Dal 1983, anno della sua prima personale alla Lisson Gallery di Londra, inizia un’intensa attività espositiva. Le sue opere fanno parte delle collezioni dei maggiori musei d’arte contemporanea del mondo, tra cui la Tate Modern di Londra.
04
maggio 2005
Julian Opie al Portico d’Ottavia
Dal 04 maggio al 15 luglio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA VALENTINABONOMO
Roma, Via Del Portico D'ottavia, 13, (Roma)
Roma, Via Del Portico D'ottavia, 13, (Roma)
Orario di apertura
lun-sab 15,30-19,30 o per appuntamento
Vernissage
4 Maggio 2005, ore 19
Autore