Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Junko Imada
In scena le personalissime installazioni dell’artista giapponese, lavori che uniscono valori visivi e sensibilità tra Occidente e Oriente
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal testo in catalogo di Paola Artoni:
“La luce filtra dalle vetrate della loggia e nel riflesso si alimenta un lampo di azzurro. È un grande sole celeste che sembra galleggiare nello spazio, appena atterrato su un soffice manto di ovatta. Ci avviciniamo e alla nostra vista si definiscono centinaia di esserini guizzanti che nuotano verso quel centro magnetico. Era il 2006 e Junko Imada, chiamata a partecipare alla quinta edizione della Biennale d’arte giovani, interpretava così la lezione contemporanea di Mantegna. Grazie a lei l’occhio di cielo della Camera Picta lasciava il centro del soffitto del Castello di San Giorgio e si trasformava nel Museo di Gazoldo in Space love, un grande ovulo in attesa di essere fecondato. Quella installazione, che nasceva due anni dopo Bios (realizzata per la quarta edizione della Biennale come una superficie ovattata su cui erano deposti minuscoli esseri in ceramica, quasi come in una bachicoltura con i lepidotteri intenti a cibarsi di foglie di gelso), è diventata un dono che Junko ha lasciato al Museo, e un punto focale di questo nuovo progetto espositivo che la vede nuovamente protagonista tra le sale del Mam, con il suo incedere che è animato – senza contraddizione – da delicatezza ed energia, leggerezza e determinazione. Una lettura superficiale potrebbe indurre a percepire semplicemente il piacevolissimo aspetto tattile di questi lavori (e gli occhi si chiudono, e già ci si immagina il cullare silenzioso tra questi morbidi velari…), a soffermarsi in questa dimensione di texture leggera e sensuale, evocatrice di incantevoli e profumati giardini d’Oriente. Se si ci limitasse a questo si perderebbe tuttavia l’incanto di una poetica che ragiona in primis sulla vita e sulla mutazione. Si tratti di bachi da seta o di spermatozoi e ovuli, al centro della riflessione di Junko è sempre l’attimo fatidico in cui la vita prende il sopravvento e, scuotendo gli animi reticenti, reclama la metamorfosi del bruco in farfalla e la nascita di un nuovo essere. È una sfida al dolore, alla sofferenza della metamorfosi, è preludio di una nuova fonte di vita, è seme di rigenerazione. E la rivoluzione passa attraverso la forza sconvolgente di ciò che è infinitamente piccolo: non a caso il processo di fecondazione è assunto a paradigma di una propulsione incontenibile, del processo vitale e metafora dello stesso processo creativo. Mother, Bios, Union sono i titoli di alcune installazioni che sono preludio al tema della nascita (e ri-nascita) e dell’amore. Un amore che sembra abbracciare il cosmo intero come energia generatrice. Sono particelle di luce catturate con reti trasparenti, fiocchi candidi di neve che ammantano la terra e che proteggono gli esseri viventi (talvolta, sotto la superficie trasparente, si intuiscono volti ora sorridenti ora furenti, icone ironiche di un desiderio di gioco che pesca tra le pieghe di un’infanzia mai dimenticata), brulicanti presenze che rappresentano un punto di incontro tra mondo vegetale e animale. I teli tessuti e cuciti pezzo a pezzo con pazienza e rispetto sono come l’ovulo che accoglie al suo interno lo spermatozoo che ha nuotato sino a lui, sono come il corpo della madre che, giorno dopo giorno, dà spazio alla “tessitura” di ogni fibra del figlio che nascerà. E lo stesso lavoro paziente di Junko conosce l’elaborazione grafica del progetto, l’attesa della cottura della ceramica raku, le centinaia di intrecci dei fili che vanno a costruire le sue strutture lievi. Un grande impegno che tuttavia non diventa più percepibile nella sua dimensione di fatica quando l’installazione si completa e ciò che resta diventa “semplicemente” soffio e respiro, elevazione spirituale, un canto senza tempo che attraversa il tempo”.
Junko Imada
Nata a Kumamoto (Giappone) nel 1971, vive e lavora a Milano.
Si laurea in Belle Arti presso l’università statale di Kumamoto nel 1994. Consegue il Master in Scultura presso la stessa Università nel 1996. Nel 1997 vince una borsa di studio dal comune di Kumamoto e si trasferisce a Milano. Si diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti Brera in Milano nel 2003.
Principali mostre personali
2008
- “Junko Imada”, a cura di Paola Artoni e Antonella Gandini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti (Mn)
2006
- “Giraffa. Colinnè. Pallina rossa”, a cura di Angela Madesani, Spaziotemporaneo, Milano
- Realizzazione “Space Love”, a cura di Davide Scaravelli, 1° simposio internazionale d’arte, Prignano (Mo)
- “Junko Imada”, Naviglio Modern Art, Milano
2005
- “Joy”, a cura di Guido Barbato,Galleria Bruna Soletti Arte Contemporanea, Milano
- “Re-Birth”, a cura di Alessandra Borsetti Venier, Morgana edizione, Barbagianna, Pontassieve (Fi)
- “Union”, a cura di Promart, con testo critico di Valerio Dehò, Castelnoarna, Rovereto (Tn)
2004
- “Disseminazioni”, a cura di Miriam Cristaldi, Associazione Cultura Satura, Genova
2002
- “15.12.01 2°”, Teatrocentro, Pietrasanta, Milano
2001
- “Kaiko”, a cura di Martina Corgnati, Spaziotemporaneo, Milano
- “15.12.01”, a cura di Rachele Ferrario, Spazio d’Arte Minimum di Morgana, Firenze
1999
- “Venuti dal mare”, Spaziotemporaneo, Milano
1996
- Kamitori Gallery, Kumamoto
Principali mostre collettive
2006
- Fiera Arturo (galleria Excalibur), Firenze
- “No Parachute - pink”, a cura di Licilla Saccà, Artendgallery, Milano
- Fiera d’arte Miart 2006 (stand anteprima Spaziotemporaneo, galleria Excalibur)
- “Fuori è un giorno fragile”, a cura di Lorena Tadorni Karin Gavassa, Imbiancheria del Vajro, Chieri (To)
- V Biennale d‘Arte Postumia Giovani “Camerae Pictae”, a cura di Paola Artoni, Antonella Gandini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti (Mn)
- Fiera d’arte Verona 2006 (stand Naviglio Modern Art)
- “Fuori è un giorno fragile”, a cura di Lorena Tadorni Karin Gavassa, galleria studio regale, Caserta (Na)
2005
- Fiera d’arte Miart 2005 (stand anteprima Spaziotemporaneo)
- “Liberi tutti!”, Naviglio Modern Art, Milano
2004
- “Tre giovani artiste”, a cura di Guido Barbato, Galleria Bruna Soletti Arte Contemporanea, Milano
- Fiera d’arte Miart 2004 (stand anteprima Spaziotemporaneo)
- “I giardini di Afrodite – 6 artiste nel segno del mito”, a cura di Rino Vertini, Banca Valtellinese, Sondrio
- “Fili spezzati Miniartextil Como 2004”, a cura di Luciano Caramel, Spazio a shed ex Ticosa, la tessitura Mantero, Como
- IV Biennale d’Arte Postumia Giovani 2004, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti (Mn)
- “Versus X”, galleria Velan, Torino
2003
- “Mito-logica-mente”, a cura di Silvia Pegoraro, Borgo Medievale Castelbasso (Teramo)
- “Naturarte”, a cura di Laura Germini, Lodi
- “Assonanze”, Galleria Peccolo, Livorno
- “Balie di Toscana nel Mondo”, a cura di Alessandra Borsetti Venier, Museo Piaggio, Pontedera (Pi)
- “Il ciclo della vita tra forme e colori”, a cura di Elisabetta Staudacher, Tridentum Arte Contemporanea, Trento
2002
- Fiera d’arte Miart 2002 (stand anteprima Spaziotemporaneo)
- “Cortile della seta in via della Moscova”, Milano
- “Premio di scultura Mater Domini”, a cura di Rachele Ferrario, Istituto clinico Mater Domini, Castellanza (Va)
- “Mercatino”, Galleria Spaziotemporaneo, Milano
2001
- “BE essere semplice”, Brescia
- “Il giardino della ceramica 2001”, a cura di Martina Corgnati, Fabbrica della ceramica G. Mazzotti 1903, Albissola
1999
- “L.I.M.A. Prize for young artist”, a cura di Andrea Del Guercio, Milano
“La luce filtra dalle vetrate della loggia e nel riflesso si alimenta un lampo di azzurro. È un grande sole celeste che sembra galleggiare nello spazio, appena atterrato su un soffice manto di ovatta. Ci avviciniamo e alla nostra vista si definiscono centinaia di esserini guizzanti che nuotano verso quel centro magnetico. Era il 2006 e Junko Imada, chiamata a partecipare alla quinta edizione della Biennale d’arte giovani, interpretava così la lezione contemporanea di Mantegna. Grazie a lei l’occhio di cielo della Camera Picta lasciava il centro del soffitto del Castello di San Giorgio e si trasformava nel Museo di Gazoldo in Space love, un grande ovulo in attesa di essere fecondato. Quella installazione, che nasceva due anni dopo Bios (realizzata per la quarta edizione della Biennale come una superficie ovattata su cui erano deposti minuscoli esseri in ceramica, quasi come in una bachicoltura con i lepidotteri intenti a cibarsi di foglie di gelso), è diventata un dono che Junko ha lasciato al Museo, e un punto focale di questo nuovo progetto espositivo che la vede nuovamente protagonista tra le sale del Mam, con il suo incedere che è animato – senza contraddizione – da delicatezza ed energia, leggerezza e determinazione. Una lettura superficiale potrebbe indurre a percepire semplicemente il piacevolissimo aspetto tattile di questi lavori (e gli occhi si chiudono, e già ci si immagina il cullare silenzioso tra questi morbidi velari…), a soffermarsi in questa dimensione di texture leggera e sensuale, evocatrice di incantevoli e profumati giardini d’Oriente. Se si ci limitasse a questo si perderebbe tuttavia l’incanto di una poetica che ragiona in primis sulla vita e sulla mutazione. Si tratti di bachi da seta o di spermatozoi e ovuli, al centro della riflessione di Junko è sempre l’attimo fatidico in cui la vita prende il sopravvento e, scuotendo gli animi reticenti, reclama la metamorfosi del bruco in farfalla e la nascita di un nuovo essere. È una sfida al dolore, alla sofferenza della metamorfosi, è preludio di una nuova fonte di vita, è seme di rigenerazione. E la rivoluzione passa attraverso la forza sconvolgente di ciò che è infinitamente piccolo: non a caso il processo di fecondazione è assunto a paradigma di una propulsione incontenibile, del processo vitale e metafora dello stesso processo creativo. Mother, Bios, Union sono i titoli di alcune installazioni che sono preludio al tema della nascita (e ri-nascita) e dell’amore. Un amore che sembra abbracciare il cosmo intero come energia generatrice. Sono particelle di luce catturate con reti trasparenti, fiocchi candidi di neve che ammantano la terra e che proteggono gli esseri viventi (talvolta, sotto la superficie trasparente, si intuiscono volti ora sorridenti ora furenti, icone ironiche di un desiderio di gioco che pesca tra le pieghe di un’infanzia mai dimenticata), brulicanti presenze che rappresentano un punto di incontro tra mondo vegetale e animale. I teli tessuti e cuciti pezzo a pezzo con pazienza e rispetto sono come l’ovulo che accoglie al suo interno lo spermatozoo che ha nuotato sino a lui, sono come il corpo della madre che, giorno dopo giorno, dà spazio alla “tessitura” di ogni fibra del figlio che nascerà. E lo stesso lavoro paziente di Junko conosce l’elaborazione grafica del progetto, l’attesa della cottura della ceramica raku, le centinaia di intrecci dei fili che vanno a costruire le sue strutture lievi. Un grande impegno che tuttavia non diventa più percepibile nella sua dimensione di fatica quando l’installazione si completa e ciò che resta diventa “semplicemente” soffio e respiro, elevazione spirituale, un canto senza tempo che attraversa il tempo”.
Junko Imada
Nata a Kumamoto (Giappone) nel 1971, vive e lavora a Milano.
Si laurea in Belle Arti presso l’università statale di Kumamoto nel 1994. Consegue il Master in Scultura presso la stessa Università nel 1996. Nel 1997 vince una borsa di studio dal comune di Kumamoto e si trasferisce a Milano. Si diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti Brera in Milano nel 2003.
Principali mostre personali
2008
- “Junko Imada”, a cura di Paola Artoni e Antonella Gandini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti (Mn)
2006
- “Giraffa. Colinnè. Pallina rossa”, a cura di Angela Madesani, Spaziotemporaneo, Milano
- Realizzazione “Space Love”, a cura di Davide Scaravelli, 1° simposio internazionale d’arte, Prignano (Mo)
- “Junko Imada”, Naviglio Modern Art, Milano
2005
- “Joy”, a cura di Guido Barbato,Galleria Bruna Soletti Arte Contemporanea, Milano
- “Re-Birth”, a cura di Alessandra Borsetti Venier, Morgana edizione, Barbagianna, Pontassieve (Fi)
- “Union”, a cura di Promart, con testo critico di Valerio Dehò, Castelnoarna, Rovereto (Tn)
2004
- “Disseminazioni”, a cura di Miriam Cristaldi, Associazione Cultura Satura, Genova
2002
- “15.12.01 2°”, Teatrocentro, Pietrasanta, Milano
2001
- “Kaiko”, a cura di Martina Corgnati, Spaziotemporaneo, Milano
- “15.12.01”, a cura di Rachele Ferrario, Spazio d’Arte Minimum di Morgana, Firenze
1999
- “Venuti dal mare”, Spaziotemporaneo, Milano
1996
- Kamitori Gallery, Kumamoto
Principali mostre collettive
2006
- Fiera Arturo (galleria Excalibur), Firenze
- “No Parachute - pink”, a cura di Licilla Saccà, Artendgallery, Milano
- Fiera d’arte Miart 2006 (stand anteprima Spaziotemporaneo, galleria Excalibur)
- “Fuori è un giorno fragile”, a cura di Lorena Tadorni Karin Gavassa, Imbiancheria del Vajro, Chieri (To)
- V Biennale d‘Arte Postumia Giovani “Camerae Pictae”, a cura di Paola Artoni, Antonella Gandini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti (Mn)
- Fiera d’arte Verona 2006 (stand Naviglio Modern Art)
- “Fuori è un giorno fragile”, a cura di Lorena Tadorni Karin Gavassa, galleria studio regale, Caserta (Na)
2005
- Fiera d’arte Miart 2005 (stand anteprima Spaziotemporaneo)
- “Liberi tutti!”, Naviglio Modern Art, Milano
2004
- “Tre giovani artiste”, a cura di Guido Barbato, Galleria Bruna Soletti Arte Contemporanea, Milano
- Fiera d’arte Miart 2004 (stand anteprima Spaziotemporaneo)
- “I giardini di Afrodite – 6 artiste nel segno del mito”, a cura di Rino Vertini, Banca Valtellinese, Sondrio
- “Fili spezzati Miniartextil Como 2004”, a cura di Luciano Caramel, Spazio a shed ex Ticosa, la tessitura Mantero, Como
- IV Biennale d’Arte Postumia Giovani 2004, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti (Mn)
- “Versus X”, galleria Velan, Torino
2003
- “Mito-logica-mente”, a cura di Silvia Pegoraro, Borgo Medievale Castelbasso (Teramo)
- “Naturarte”, a cura di Laura Germini, Lodi
- “Assonanze”, Galleria Peccolo, Livorno
- “Balie di Toscana nel Mondo”, a cura di Alessandra Borsetti Venier, Museo Piaggio, Pontedera (Pi)
- “Il ciclo della vita tra forme e colori”, a cura di Elisabetta Staudacher, Tridentum Arte Contemporanea, Trento
2002
- Fiera d’arte Miart 2002 (stand anteprima Spaziotemporaneo)
- “Cortile della seta in via della Moscova”, Milano
- “Premio di scultura Mater Domini”, a cura di Rachele Ferrario, Istituto clinico Mater Domini, Castellanza (Va)
- “Mercatino”, Galleria Spaziotemporaneo, Milano
2001
- “BE essere semplice”, Brescia
- “Il giardino della ceramica 2001”, a cura di Martina Corgnati, Fabbrica della ceramica G. Mazzotti 1903, Albissola
1999
- “L.I.M.A. Prize for young artist”, a cura di Andrea Del Guercio, Milano
18
maggio 2008
Junko Imada
Dal 18 maggio al 15 giugno 2008
arte contemporanea
Location
MAM – MUSEO D’ARTE MODERNA DELL’ALTO MANTOVANO
Gazoldo Degli Ippoliti, Via Guglielmo Marconi, 126, (Mantova)
Gazoldo Degli Ippoliti, Via Guglielmo Marconi, 126, (Mantova)
Vernissage
18 Maggio 2008, ore 20
Sito web
www.postumia-mam.it
Editore
PUBLI PAOLINI
Autore
Curatore