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Jürgen Knubben
Torri e case d’acciaio, sculture simbolo di luoghi utopici, sono le protagoniste della personale di Jürgen Knubben, prima mostra di scultura alla Fondazione Zappettini
Comunicato stampa
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JÜRGEN KNUBBEN
1955 nasce a Rottweil
dal 1973 attivo come scultore
dal 1982 attività di insegnante
dal 1993 direttore del FORUM KUNST di Rottweil
1994 Premio d’arte Città di Bamberga
2003 Artista della Città di Spaichingen
2006 “Visiting Professor” all’Università di Taipei (Taiwan); monumento ai lavori forzati come “Libro della Memoria”, Oberndorf
2007 Premio per la Cultura della Città di Rottweil
*
Mostre personali (selezione)
1975: Vorm Forum, Forum Kunst, Rottweil. 1979: Studentendorf, Tubinga. 1980: Art & Design, VS-Villingen-Marbach. 1988: Mehlwaage, Friburgo. 1989: Galerie Wohlleben, Calw. 1990: Forum Kunst, Rottweil (con Gerd Hartmann e Peter Weißhaar); Wilhelmsstift, Tubinga; Kunstverein March, Sommerprojekt - Kunst im Öffentlichen Raum, Schloß Neuershausen. 1994: Historisches Museum Bamberg in der Alten Hofhaltung, Premio Città di Bamberga. 1995: Skulpturen im Park, Friburgo-Denzlingen (con Gerhard Birkhofer). 1996: Kunsthalle, Wil; Ritzi-Edition, Trossingen. 1998: Werkforum Dotternhausen. 1999: Kunstverein Engen-Städtisches Museum Engen e Galerie. 2000: Galerie zur grünen Tür, Uznach; Kunst-Raum-Akademie, Weingarten; Galerie Holm & Wirth, Zurigo (con Erich Hauser e James Licini). 2001: Galerie Werner Wohlhüter, Leibertingen. 2002: Galerie zur grünen Tür, Uznach (con Pino Pinelli); Rathausgalerie, Trossingen. 2003: Parco San Marco, Lugano e Porlezza; Galerie der Stadt Waiblingen, Kameralamt; Stadtkünstler-Symposion in Spaichingen (con Willi Bucher e Armin Göhringer). 2004: Galerie Andrea Pronto, Crespano del Grappa; Galerie ABTart, Stoccarda (con Romain Finke); Meccaniche della meraviglia, La ferriera Falck di Vobarno, Brescia. 2005: Skulpturen in der Innenstadt, Balingen; Kunst in der Jagstmühle, Heimhausen. 2006: STILL-LEBEN, Forum Königsfeld (con Angela M. Flaig e Armin Göhringer); Stahlplastik, Galerie Keller, Mannheim; Landschaft, Galerientage im Heidelberger Kunstverein, Galerie Keller, Mannheim. 2007: Galerie Werner Wohlhüter, Leibertingen; Deutsche Botschaft, Helsinki; Fondazione Zappettini, Milano.
“CREAZIONI UTOPICHE NELL’ATOPIA CONTEMPORANEA
La città contemporanea è “atopia”, cioè un’“assenza di luogo”, come afferma Augé, che nell’incapacità della politica-urbanistica di renderla “umana”, può essere trasformata solo dall’“utopia”, cioè da un “non-luogo”(*) reale solo simbolicamente.
Le “città” di Jürgen Knubben, con le sue torri, i suoi campanili, i suoi strani edifici, sono costruzioni “utopiche” non “atopiche”, infatti propongono un’urbanizzazione non realizzabile né esistente eppure “reale”, ben “localizzata”, anche se solo nello spazio espositivo e nella creazione estetica.
Ovviamente non c’è alcuna intenzione didascalica né progettuale, ma l’indicazione della “possibilità”, della “diversità”, con la creazione di oggetti posti in uno spazio (mentale o spirituale) situato tra l’ironico e il serio, tra il ludico e il pensoso, tra l’apparenza e l’esistenza. Così Knubben – che, a differenza di altri artisti, non ha nessuna difficoltà ad esprimersi tanto nelle grandi dimensioni quanto nelle piccole, essendo il discorso chiaro e completo in entrambi i casi – segna lo spazio dato con le sue torri “flosce” che si piegano dolcemente, quindi non drammaticamente come se stessero per crollare, bensì quasi per fare un gesto di gentilezza, una sorta di inchino, davanti allo spettatore; con le sue piramidi con il vertice aguzzo, oppure troncate, anche qui non per avvenimenti tragici ma quasi che, per pudore e riservatezza, volessero rinunciare alla superbia delle punte acute; con volumi più orizzontali e compatti; con le forme, più recenti, che si dividono a creare edifici, per così dire, “siamesi”, cioè gemelli uniti per necessità non per libera scelta e quindi con la volontà “ferrea” (e pour cause, dato il materiale usato!) di separarsi, oppure, queste forme possono anche ricordare la mitra vescovile con le sue punte a sesto acuto, conferendo così anche “sacralità” alle costruzioni.
Non a caso, qui per la mostra di Milano, l’artista tedesco realizza un’opera che è, anzitutto, un omaggio alla città che lo ospita e ad uno dei suoi simboli, storici ed artistici: si tratta de Il Cenacolo, sottotitolato, appunto, Hommage à Leonardo, con un intreccio linguistico significativo. I tredici elementi ferrigni, ovviamente, rappresentano gli Apostoli, nel rigoroso stile di Knubben, cioè con un linguaggio che, da un lato, è affettuosamente ironico (in fondo, sono solo tredici “pezzi di ferro”) e, dall’altro, è pensosamente profondo, infatti, proprio per la durezza del materiale, i “pezzi di ferro” acquistano quella “drammaticità” insita nell’episodio evangelico rappresentato (l’Ultima Cena).
Questa “ambiguità”, linguistica e sostanziale, è tipica della poetica dell’artista, perché la sua visione del mondo non è assolutistica, anzi vuole rappresentare proprio l’impossibilità che l’uomo ha di avere razionalmente certezze assolute (se non per fede) per cui gli “edifici” appaiono “forti” e “deboli”, “dritti” e “storti”, lo stesso materiale, il ferro, è duro e pesante eppure facilmente malleabile e molle.
Il problema tra “realtà e apparenza” è il problema dell’“essere” – degli uomini e delle cose – ed è presente da quando l’uomo ha cominciato a pensare, epperò le risposte di tutte le filosofie e di tutte le scienze, succedutesi nei secoli, alla fin fine, non sono riuscite ad andare più in là della tautologia o dei salti logici nella fede arazionale quando non addirittura nell’irrazionale.
L’arte, questa arte di Knubben, pone il problema e invita alla riflessione con la sua benevola e, apparentemente, serena ironia, il resto spetta all’osservatore, perché l’artista vuole dialogare non imporre visioni.
(*) La differenza tra “atopia” e “utopia” consiste nel fatto che la parola di origine greca “tópos” (luogo) nel primo caso aggiunge la “u” che indica negazione totale, mentre nel secondo aggiunge la “a” che indica assenza, privazione.”
Giorgio Bonomi
1955 nasce a Rottweil
dal 1973 attivo come scultore
dal 1982 attività di insegnante
dal 1993 direttore del FORUM KUNST di Rottweil
1994 Premio d’arte Città di Bamberga
2003 Artista della Città di Spaichingen
2006 “Visiting Professor” all’Università di Taipei (Taiwan); monumento ai lavori forzati come “Libro della Memoria”, Oberndorf
2007 Premio per la Cultura della Città di Rottweil
*
Mostre personali (selezione)
1975: Vorm Forum, Forum Kunst, Rottweil. 1979: Studentendorf, Tubinga. 1980: Art & Design, VS-Villingen-Marbach. 1988: Mehlwaage, Friburgo. 1989: Galerie Wohlleben, Calw. 1990: Forum Kunst, Rottweil (con Gerd Hartmann e Peter Weißhaar); Wilhelmsstift, Tubinga; Kunstverein March, Sommerprojekt - Kunst im Öffentlichen Raum, Schloß Neuershausen. 1994: Historisches Museum Bamberg in der Alten Hofhaltung, Premio Città di Bamberga. 1995: Skulpturen im Park, Friburgo-Denzlingen (con Gerhard Birkhofer). 1996: Kunsthalle, Wil; Ritzi-Edition, Trossingen. 1998: Werkforum Dotternhausen. 1999: Kunstverein Engen-Städtisches Museum Engen e Galerie. 2000: Galerie zur grünen Tür, Uznach; Kunst-Raum-Akademie, Weingarten; Galerie Holm & Wirth, Zurigo (con Erich Hauser e James Licini). 2001: Galerie Werner Wohlhüter, Leibertingen. 2002: Galerie zur grünen Tür, Uznach (con Pino Pinelli); Rathausgalerie, Trossingen. 2003: Parco San Marco, Lugano e Porlezza; Galerie der Stadt Waiblingen, Kameralamt; Stadtkünstler-Symposion in Spaichingen (con Willi Bucher e Armin Göhringer). 2004: Galerie Andrea Pronto, Crespano del Grappa; Galerie ABTart, Stoccarda (con Romain Finke); Meccaniche della meraviglia, La ferriera Falck di Vobarno, Brescia. 2005: Skulpturen in der Innenstadt, Balingen; Kunst in der Jagstmühle, Heimhausen. 2006: STILL-LEBEN, Forum Königsfeld (con Angela M. Flaig e Armin Göhringer); Stahlplastik, Galerie Keller, Mannheim; Landschaft, Galerientage im Heidelberger Kunstverein, Galerie Keller, Mannheim. 2007: Galerie Werner Wohlhüter, Leibertingen; Deutsche Botschaft, Helsinki; Fondazione Zappettini, Milano.
“CREAZIONI UTOPICHE NELL’ATOPIA CONTEMPORANEA
La città contemporanea è “atopia”, cioè un’“assenza di luogo”, come afferma Augé, che nell’incapacità della politica-urbanistica di renderla “umana”, può essere trasformata solo dall’“utopia”, cioè da un “non-luogo”(*) reale solo simbolicamente.
Le “città” di Jürgen Knubben, con le sue torri, i suoi campanili, i suoi strani edifici, sono costruzioni “utopiche” non “atopiche”, infatti propongono un’urbanizzazione non realizzabile né esistente eppure “reale”, ben “localizzata”, anche se solo nello spazio espositivo e nella creazione estetica.
Ovviamente non c’è alcuna intenzione didascalica né progettuale, ma l’indicazione della “possibilità”, della “diversità”, con la creazione di oggetti posti in uno spazio (mentale o spirituale) situato tra l’ironico e il serio, tra il ludico e il pensoso, tra l’apparenza e l’esistenza. Così Knubben – che, a differenza di altri artisti, non ha nessuna difficoltà ad esprimersi tanto nelle grandi dimensioni quanto nelle piccole, essendo il discorso chiaro e completo in entrambi i casi – segna lo spazio dato con le sue torri “flosce” che si piegano dolcemente, quindi non drammaticamente come se stessero per crollare, bensì quasi per fare un gesto di gentilezza, una sorta di inchino, davanti allo spettatore; con le sue piramidi con il vertice aguzzo, oppure troncate, anche qui non per avvenimenti tragici ma quasi che, per pudore e riservatezza, volessero rinunciare alla superbia delle punte acute; con volumi più orizzontali e compatti; con le forme, più recenti, che si dividono a creare edifici, per così dire, “siamesi”, cioè gemelli uniti per necessità non per libera scelta e quindi con la volontà “ferrea” (e pour cause, dato il materiale usato!) di separarsi, oppure, queste forme possono anche ricordare la mitra vescovile con le sue punte a sesto acuto, conferendo così anche “sacralità” alle costruzioni.
Non a caso, qui per la mostra di Milano, l’artista tedesco realizza un’opera che è, anzitutto, un omaggio alla città che lo ospita e ad uno dei suoi simboli, storici ed artistici: si tratta de Il Cenacolo, sottotitolato, appunto, Hommage à Leonardo, con un intreccio linguistico significativo. I tredici elementi ferrigni, ovviamente, rappresentano gli Apostoli, nel rigoroso stile di Knubben, cioè con un linguaggio che, da un lato, è affettuosamente ironico (in fondo, sono solo tredici “pezzi di ferro”) e, dall’altro, è pensosamente profondo, infatti, proprio per la durezza del materiale, i “pezzi di ferro” acquistano quella “drammaticità” insita nell’episodio evangelico rappresentato (l’Ultima Cena).
Questa “ambiguità”, linguistica e sostanziale, è tipica della poetica dell’artista, perché la sua visione del mondo non è assolutistica, anzi vuole rappresentare proprio l’impossibilità che l’uomo ha di avere razionalmente certezze assolute (se non per fede) per cui gli “edifici” appaiono “forti” e “deboli”, “dritti” e “storti”, lo stesso materiale, il ferro, è duro e pesante eppure facilmente malleabile e molle.
Il problema tra “realtà e apparenza” è il problema dell’“essere” – degli uomini e delle cose – ed è presente da quando l’uomo ha cominciato a pensare, epperò le risposte di tutte le filosofie e di tutte le scienze, succedutesi nei secoli, alla fin fine, non sono riuscite ad andare più in là della tautologia o dei salti logici nella fede arazionale quando non addirittura nell’irrazionale.
L’arte, questa arte di Knubben, pone il problema e invita alla riflessione con la sua benevola e, apparentemente, serena ironia, il resto spetta all’osservatore, perché l’artista vuole dialogare non imporre visioni.
(*) La differenza tra “atopia” e “utopia” consiste nel fatto che la parola di origine greca “tópos” (luogo) nel primo caso aggiunge la “u” che indica negazione totale, mentre nel secondo aggiunge la “a” che indica assenza, privazione.”
Giorgio Bonomi
20
settembre 2007
Jürgen Knubben
Dal 20 settembre al 26 ottobre 2007
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE ZAPPETTINI
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Orario di apertura
dalle ore 15.00 alle ore 19, sabato e festivi chiuso
Vernissage
20 Settembre 2007, ore 18
Autore
Curatore