Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
K
Questo progetto, che include la celebre opera di Martin Kippenberger The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika” in dialogo con l’iconico film di Orson Welles The Trial e l’album di musica elettronica The Castle dei Tangerine Dream, è stato concepito da Udo Kittelmann come una trilogia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Fondazione Prada presenta la mostra “K” nella sede di Milano. Questo
progetto, che include la celebre opera di Martin KippenbergerThe Happy End of Franz
Kafka’s “Amerika” in dialogo con l’iconico film di Orson Welles The Trial e l’album di musica
elettronica The Castle dei Tangerine Dream, è stato concepito da Udo Kittelmann come una
trilogia.
“K” rimanda ai tre romanzi incompiuti di Franz Kafka (1883-1924) Amerika (America), Der
Prozess (Il processo) e Das Schloss (Il castello) pubblicati postumi tra il 1925 e il 1927. La
natura incompleta di questi libri consente letture multiple e aperte che hanno indotto l’artista
Martin Kippenberger, il regista Orson Welles e la band di musica elettronica Tangerine
Dream a riadattarli, esplorandone i soggetti e le atmosfere attraverso allusioni e
interpretazioni soggettive. I visitatori sono invitati a sperimentare tre possibili incontri creativi
con l’opera di Kafka attraverso la presentazione simultanea di un lavoro artistico, di un film e
di una produzione musicale, rispettivamente nel Podium, nel Cinema e nella Cisterna.“K”
dimostra la volontà di Fondazione Prada di superare i confini dell’arte contemporanea
inserendola in un universo culturale più ampio, che comprende prospettive storiche e
approfondimenti di altri linguaggi come il cinema, la musica, la letteratura e i loro possibili
scambi e interconnessioni.
Come afferma Udo Kittelmann, “secondo Max Brod, esecutore testamentario di Kafka, i tre
romanzi formano una ‘trilogia della solitudine’. Quindi anche in ‘K’ possiamo riconoscere una
sorta di trittico, è una mostra che si presenta infatti come un’immagine in tre parti, o a tre
livelli. Il progetto è strutturato come una tradizionale pala d’altare, in cui la grande tavola
centrale è costituita da America, mentre Il processo e Il castello formano i due pannelli
laterali. I tre elementi uniti compongono una metafora degli eventi dell’esistenza umana e
‘tutte queste vicende si limitano a dire che l'incomprensibile è incomprensibile, e questo era
già noto’, come scriveva Kafka".
The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika” , un’opera di Martin Kippenberger
Al centro di “K” si trova l’installazione di Martin Kippenberger The Happy End of Franz
Kafka’s “Amerika” (1994), in mostra al piano terra del Podium e per la prima volta esposta in
Italia. Basata sul romanzo America, pubblicato nel 1927, l’opera reinterpreta una sequenza
del libro in cui il protagonista Karl Rossman, dopo aver viaggiato attraverso l’America, si
propone per un’occupazione al “teatro più grande del mondo”. L’artista tedesco Martin
Kippenberger (1953-1997) esplora l’utopia immaginaria del mondo del lavoro, traducendo in
una vasta installazione l’immagine letteraria dei colloqui collettivi inventata da Kafka.
Secondo lo studioso tedesco Wilhelm Emrich, America è “tra le rivelazioni poetiche più
lungimiranti che il mondo letterario conosca sulla moderna società industriale. I meccanismi
economici e psicologici che segretamente muovono questa società e le loro diaboliche
conseguenze vengono implacabilmente messi a nudo”. Il giovane immigrato Karl Rossman, il
protagonista di America in cerca di successo professionale, empatia e senso di giustizia,
incontra un mondo dominato da una concorrenza e uno sfruttamento disumanizzanti, lontano
dalla rappresentazione ideale degli Stati Uniti come “terra dell’opportunità” e “terra della
libertà”.
Kafka non ha mai completato il romanzo America, abbandondo la sua stesura più di dieci
anni prima della sua pubblicazione postuma nel 1927. Kippenberger ha dichiarato di non aver
mai finito di leggerlo, ma di averne ascoltato la storia indirettamente da un amico. La
condizione di incompletezza del libro lascia aperta la possibilità, insolita per i racconti di
Kafka, di un “lieto fine”. Kippenberger descrive The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika
come “un circo in città, che cerca risorse dinamiche, volonterose, abili e sicure di sé. Mi
immagino quindi che davanti al tendone del circo siano sistemati tavoli e sedie per svolgere
dei colloqui di lavoro”, aggiungendo che “gli spettatori dovrebbero immaginare le
conversazioni che potrebbero svolgersi a quei tavoli”. Con lo scopo di ricreare un campo da
calcio destinato a ospitare colloqui di massa, l’installazione raccoglie un’ampia varietà di
oggetti e arredi, come diversi tavoli, elementi di design vintage e sedie da mercatino delle
pulci, nonché oggetti provenienti da precedenti mostre dello stesso Kippenberger.
Quest’opera molto complessa, esposta per la prima volta al Museum Boijmans van
Beuningen di Rotterdam nel 1994, potrebbe riferirsi alla competizione tra autori e le
dinamiche interne alla comunità artistica, ma riflette anche l’opinione del suo creatore
sull’importanza delle relazioni e del dialogo, suggerita dalla natura dialogica dell’installazione.
The Trial, un film di Orson Welles
Il secondo elemento della trilogia è il film di Orson Welles The Trial (Il processo, 1962), che si
basa sull’omonimo romanzo di Kafka ed è proiettato al Cinema di Fondazione Prada. Orson
Welles (1915-1985) ha scritto e realizzato un film drammatico caratterizzato da un umorismo
nero e da un’atmosfera onirica, considerato dalla critica come uno dei suoi capolavori, in
particolare per la scenografia e la fotografia. Anthony Perkins interpreta Josef K., un
burocrate accusato di un crimine sconosciuto. Jeanne Moreau, Romy Schneider ed Elsa
Martinelli interpretano i personaggi femminili coinvolti in diversi modi nel processo e nella vita
del protagonista. Il regista, nel ruolo dell’Avvocato, è il difensore di Josef e il principale
antagonista del film.
La combinazione tra i lavori di Kafka e Welles è stata definita dai critici come “un’alleanza
tra due forme di turbamento”. A proposito del film sono stati espressi giudizi contrastanti. In
occasione della prèmiere tedesca nel 1963 il giornalista Karl Korn scriveva: “Se c’è una prova
della congeniale comprensione di Kafka da parte di Orson Welles, è che il regista si è
astenuto da tutti i vizi della critica su Kafka. Il film è un arsenale di immagini e non risente
delle vacue tesi formulate dalle fonti secondarie. Si può recepire e comprendere solo
attraverso il suo immaginario.”
Franz Kafka The Castle, un album dei Tangerine Dream
“K” è completato dall’album Franz Kafka The Castle (2013), diffuso in loop all’interno della
Cisterna. Questo spazio raccolto è trasformato in un ambiente evocativo e accogliente, in
cui i visitatori possono rilassarsi e ascoltare la musica elettronica della band tedesca fondata
nel 1967 da Edgar Froese (1944-2015).
ll castello di Kafka narra la storia dell’agrimensore K., che arriva in un villaggio dominato da
una misteriosa fortezza. Tutti i suoi tentativi di andare al lavoro e di parlare con il suo
responsabile al castello sono destinati a fallire. Il lettore è costretto a confrontarsi con una
serie di frustazioni e in particolare con l’inutile battaglia di K. per ottenere il proprio
riconoscimento e il rispetto degli altri, un’avventura infinita descritta da Kafka come “la storia
universale dell’anima”.
L’album contiene dieci brani, di cui otto composti da Edgar Froese, uno da Thorsten
Quaeschning e uno da entrambi. Nel libretto di quattro pagine ogni brano è introdotto da
brevi “descrizioni immaginarie”, tratte dal diario di Kafka. Nel suo ampio testo finale Edgar
Froese afferma: “Nonostante Kafka non abbia potuto portare a termine il suo ultimo lavoro, Il
castello, non ne aveva bisogno; aveva già detto ciò che era necessario dire... è impossibile
trasformare Il castello in musica. Per questo non sarà mai nulla di più di un tentativo
incompiuto e abortito. Se il tentativo fallisce, il fatto stesso di aver corso il rischio merita un
plauso”. Secondo Udo Kittelmann, i Tangerine Dream hanno trasformato Il castello “in una
composizione elettronica profondamente emotiva, che è molto più vicina alla vita dell’anima,
alla dimensione magica e cosmica della nostra esistenza di quanto dimostri di essere il
nostro mondo con la sua promessa di realtà. È un’impresa intensa e coraggiosa”.
“K”, un catalogo edito da Udo Kittelmann e pubblicato da Fondazione Prada
“K” è accompagnato da un’ampia pubblicazione edita da Udo Kittelmann, che raccoglie,
insieme ai testi e alle interviste dei tre artisti, passi selezionati dai romanzi e diari di Kafka e
saggi critici e note di autori come Massimo Cacciari, Paola Capriolo, Michael Hofmann,
Susanne Kippenberger, Udo Kittelmann, Primo Levi, Thomas Martinec e Ayad B. Rahmani.
Questi contributi analizzano gli aspetti significativi della mostra, come i luoghi, le politiche e
le regole del mondo del lavoro, l’immensità e la lontananza delle strutture del potere, la
musica e il linguaggio e la difficoltà e il valore della traduzione come strumento di
comunicazione e produzione culturale.
progetto, che include la celebre opera di Martin KippenbergerThe Happy End of Franz
Kafka’s “Amerika” in dialogo con l’iconico film di Orson Welles The Trial e l’album di musica
elettronica The Castle dei Tangerine Dream, è stato concepito da Udo Kittelmann come una
trilogia.
“K” rimanda ai tre romanzi incompiuti di Franz Kafka (1883-1924) Amerika (America), Der
Prozess (Il processo) e Das Schloss (Il castello) pubblicati postumi tra il 1925 e il 1927. La
natura incompleta di questi libri consente letture multiple e aperte che hanno indotto l’artista
Martin Kippenberger, il regista Orson Welles e la band di musica elettronica Tangerine
Dream a riadattarli, esplorandone i soggetti e le atmosfere attraverso allusioni e
interpretazioni soggettive. I visitatori sono invitati a sperimentare tre possibili incontri creativi
con l’opera di Kafka attraverso la presentazione simultanea di un lavoro artistico, di un film e
di una produzione musicale, rispettivamente nel Podium, nel Cinema e nella Cisterna.“K”
dimostra la volontà di Fondazione Prada di superare i confini dell’arte contemporanea
inserendola in un universo culturale più ampio, che comprende prospettive storiche e
approfondimenti di altri linguaggi come il cinema, la musica, la letteratura e i loro possibili
scambi e interconnessioni.
Come afferma Udo Kittelmann, “secondo Max Brod, esecutore testamentario di Kafka, i tre
romanzi formano una ‘trilogia della solitudine’. Quindi anche in ‘K’ possiamo riconoscere una
sorta di trittico, è una mostra che si presenta infatti come un’immagine in tre parti, o a tre
livelli. Il progetto è strutturato come una tradizionale pala d’altare, in cui la grande tavola
centrale è costituita da America, mentre Il processo e Il castello formano i due pannelli
laterali. I tre elementi uniti compongono una metafora degli eventi dell’esistenza umana e
‘tutte queste vicende si limitano a dire che l'incomprensibile è incomprensibile, e questo era
già noto’, come scriveva Kafka".
The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika” , un’opera di Martin Kippenberger
Al centro di “K” si trova l’installazione di Martin Kippenberger The Happy End of Franz
Kafka’s “Amerika” (1994), in mostra al piano terra del Podium e per la prima volta esposta in
Italia. Basata sul romanzo America, pubblicato nel 1927, l’opera reinterpreta una sequenza
del libro in cui il protagonista Karl Rossman, dopo aver viaggiato attraverso l’America, si
propone per un’occupazione al “teatro più grande del mondo”. L’artista tedesco Martin
Kippenberger (1953-1997) esplora l’utopia immaginaria del mondo del lavoro, traducendo in
una vasta installazione l’immagine letteraria dei colloqui collettivi inventata da Kafka.
Secondo lo studioso tedesco Wilhelm Emrich, America è “tra le rivelazioni poetiche più
lungimiranti che il mondo letterario conosca sulla moderna società industriale. I meccanismi
economici e psicologici che segretamente muovono questa società e le loro diaboliche
conseguenze vengono implacabilmente messi a nudo”. Il giovane immigrato Karl Rossman, il
protagonista di America in cerca di successo professionale, empatia e senso di giustizia,
incontra un mondo dominato da una concorrenza e uno sfruttamento disumanizzanti, lontano
dalla rappresentazione ideale degli Stati Uniti come “terra dell’opportunità” e “terra della
libertà”.
Kafka non ha mai completato il romanzo America, abbandondo la sua stesura più di dieci
anni prima della sua pubblicazione postuma nel 1927. Kippenberger ha dichiarato di non aver
mai finito di leggerlo, ma di averne ascoltato la storia indirettamente da un amico. La
condizione di incompletezza del libro lascia aperta la possibilità, insolita per i racconti di
Kafka, di un “lieto fine”. Kippenberger descrive The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika
come “un circo in città, che cerca risorse dinamiche, volonterose, abili e sicure di sé. Mi
immagino quindi che davanti al tendone del circo siano sistemati tavoli e sedie per svolgere
dei colloqui di lavoro”, aggiungendo che “gli spettatori dovrebbero immaginare le
conversazioni che potrebbero svolgersi a quei tavoli”. Con lo scopo di ricreare un campo da
calcio destinato a ospitare colloqui di massa, l’installazione raccoglie un’ampia varietà di
oggetti e arredi, come diversi tavoli, elementi di design vintage e sedie da mercatino delle
pulci, nonché oggetti provenienti da precedenti mostre dello stesso Kippenberger.
Quest’opera molto complessa, esposta per la prima volta al Museum Boijmans van
Beuningen di Rotterdam nel 1994, potrebbe riferirsi alla competizione tra autori e le
dinamiche interne alla comunità artistica, ma riflette anche l’opinione del suo creatore
sull’importanza delle relazioni e del dialogo, suggerita dalla natura dialogica dell’installazione.
The Trial, un film di Orson Welles
Il secondo elemento della trilogia è il film di Orson Welles The Trial (Il processo, 1962), che si
basa sull’omonimo romanzo di Kafka ed è proiettato al Cinema di Fondazione Prada. Orson
Welles (1915-1985) ha scritto e realizzato un film drammatico caratterizzato da un umorismo
nero e da un’atmosfera onirica, considerato dalla critica come uno dei suoi capolavori, in
particolare per la scenografia e la fotografia. Anthony Perkins interpreta Josef K., un
burocrate accusato di un crimine sconosciuto. Jeanne Moreau, Romy Schneider ed Elsa
Martinelli interpretano i personaggi femminili coinvolti in diversi modi nel processo e nella vita
del protagonista. Il regista, nel ruolo dell’Avvocato, è il difensore di Josef e il principale
antagonista del film.
La combinazione tra i lavori di Kafka e Welles è stata definita dai critici come “un’alleanza
tra due forme di turbamento”. A proposito del film sono stati espressi giudizi contrastanti. In
occasione della prèmiere tedesca nel 1963 il giornalista Karl Korn scriveva: “Se c’è una prova
della congeniale comprensione di Kafka da parte di Orson Welles, è che il regista si è
astenuto da tutti i vizi della critica su Kafka. Il film è un arsenale di immagini e non risente
delle vacue tesi formulate dalle fonti secondarie. Si può recepire e comprendere solo
attraverso il suo immaginario.”
Franz Kafka The Castle, un album dei Tangerine Dream
“K” è completato dall’album Franz Kafka The Castle (2013), diffuso in loop all’interno della
Cisterna. Questo spazio raccolto è trasformato in un ambiente evocativo e accogliente, in
cui i visitatori possono rilassarsi e ascoltare la musica elettronica della band tedesca fondata
nel 1967 da Edgar Froese (1944-2015).
ll castello di Kafka narra la storia dell’agrimensore K., che arriva in un villaggio dominato da
una misteriosa fortezza. Tutti i suoi tentativi di andare al lavoro e di parlare con il suo
responsabile al castello sono destinati a fallire. Il lettore è costretto a confrontarsi con una
serie di frustazioni e in particolare con l’inutile battaglia di K. per ottenere il proprio
riconoscimento e il rispetto degli altri, un’avventura infinita descritta da Kafka come “la storia
universale dell’anima”.
L’album contiene dieci brani, di cui otto composti da Edgar Froese, uno da Thorsten
Quaeschning e uno da entrambi. Nel libretto di quattro pagine ogni brano è introdotto da
brevi “descrizioni immaginarie”, tratte dal diario di Kafka. Nel suo ampio testo finale Edgar
Froese afferma: “Nonostante Kafka non abbia potuto portare a termine il suo ultimo lavoro, Il
castello, non ne aveva bisogno; aveva già detto ciò che era necessario dire... è impossibile
trasformare Il castello in musica. Per questo non sarà mai nulla di più di un tentativo
incompiuto e abortito. Se il tentativo fallisce, il fatto stesso di aver corso il rischio merita un
plauso”. Secondo Udo Kittelmann, i Tangerine Dream hanno trasformato Il castello “in una
composizione elettronica profondamente emotiva, che è molto più vicina alla vita dell’anima,
alla dimensione magica e cosmica della nostra esistenza di quanto dimostri di essere il
nostro mondo con la sua promessa di realtà. È un’impresa intensa e coraggiosa”.
“K”, un catalogo edito da Udo Kittelmann e pubblicato da Fondazione Prada
“K” è accompagnato da un’ampia pubblicazione edita da Udo Kittelmann, che raccoglie,
insieme ai testi e alle interviste dei tre artisti, passi selezionati dai romanzi e diari di Kafka e
saggi critici e note di autori come Massimo Cacciari, Paola Capriolo, Michael Hofmann,
Susanne Kippenberger, Udo Kittelmann, Primo Levi, Thomas Martinec e Ayad B. Rahmani.
Questi contributi analizzano gli aspetti significativi della mostra, come i luoghi, le politiche e
le regole del mondo del lavoro, l’immensità e la lontananza delle strutture del potere, la
musica e il linguaggio e la difficoltà e il valore della traduzione come strumento di
comunicazione e produzione culturale.
05
giugno 2020
K
Dal 05 giugno al 25 ottobre 2020
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE PRADA (Largo Isarco)
Milano, Largo Isarco, 2, (Milano)
Milano, Largo Isarco, 2, (Milano)
Orario di apertura
dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 19
Vernissage
5 Giugno 2020, riapertura post Covid
Autore