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Kaoru Arima
Kaoru Arima usa il disegno come mezzo di espressione artistica quotidiana per ritagliarsi un’identità e scovare la “bellezza nascosta” della vita nell’attuale flusso di immagini e informazioni caratteristico della produzione di massa.
Comunicato stampa
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Kaoru Arima usa il disegno come mezzo di espressione artistica quotidiana per ritagliarsi un’identità e scovare la “bellezza nascosta” della vita nell’attuale flusso di immagini e informazioni caratteristico della produzione di massa.
Con macchie di liquido acrilico bianco, Arima marca quotidianamente il suo territorio su fogli di giornale, creando un ambiente possibile, uno spazio “extra” da dedicare all’esplorazione di un immaginario adolescenziale. Sullo sfondo di notizie di pretesa concretezza, affiora la macchia bianca di Arima, una sorta di stato indeterminato, un cosmo grafico abitato da figure androgine, anfibie: uomini, donne, piante, animali e uccelli ibridati tra loro; teste che nascono dai fianchi e organi che generano nuovi corpi. Testi epigrammatici accompagnano i disegni ed ampliano il campo associativo.
Il riuso di oggetti quotidiani scartati per la creazione di fragili ma concentrate espressioni delle idee di Arima rimanda agli insegnamenti della Cerimonia del Tè, definita da Okakura Tenshin “uno stile di vita che valorizza la bellezza insita nelle semplici azioni quotidiane”. Questa pratica si rivela attraverso il rispetto del non finito, l’accettazione della perdita di controllo sull’arbitrarietà della vita e l’aspirazione a conseguire la fusione individuale tra spirito e natura.
Arima rivendica l’eredità di una certa tradizione artistica giapponese che, praticata da intellettuali-eremiti, integra disegno e poesia, reinventando inoltre il genere desueto della giga (che consiste nel disegnare per il proprio piacere). Allo stesso tempo, guardando al linguaggio adolescenziale dei manga, l’artista affronta la percezione della crisi esistenziale attraverso la drammatizzazione del desiderio.
Dal 1996 Arima dirige l’Art Drug Center, uno spazio artistico sito in una casa a due piani nella città feudale di Inuyama, dove vengono esposte opere di giovani artisti. Il nome deriva dalla visione che Arima ha dell’arte come cura spirituale. Il centro è arredato riutilizzando oggetti di scarto, e sebbene lo spazio sia elegantemente ristrutturato, incarna la filosofia dell’artista incentrata su uno stile di vita semplice.
Integrando le proprie esigenze spirituali con l’impegno nella comunità, Kaoru Arima diventa rappresentativo dell’attuale tendenza giovanile giapponese che mette in dubbio la legittimità della competizione materiale.
Kaoru Arima, nato a Komaki in Giappone nel 1969, vive e lavora a Inuyama. Tra le mostre personali, ricordiamo quella che il Watari-um Museum di Tokyo gli ha dedicato nel 2004. Tra le collettive a cui ha partecipato: 54th Carnegie International (2004-05) presso il Carnegie Museum of Art di Pittsburgh; How Latitudes Become Forms (2003-04), presso il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, il Contemporary Arts Museum di Houston, il Museo Rufino Tamayo di Città del Messico.
Con macchie di liquido acrilico bianco, Arima marca quotidianamente il suo territorio su fogli di giornale, creando un ambiente possibile, uno spazio “extra” da dedicare all’esplorazione di un immaginario adolescenziale. Sullo sfondo di notizie di pretesa concretezza, affiora la macchia bianca di Arima, una sorta di stato indeterminato, un cosmo grafico abitato da figure androgine, anfibie: uomini, donne, piante, animali e uccelli ibridati tra loro; teste che nascono dai fianchi e organi che generano nuovi corpi. Testi epigrammatici accompagnano i disegni ed ampliano il campo associativo.
Il riuso di oggetti quotidiani scartati per la creazione di fragili ma concentrate espressioni delle idee di Arima rimanda agli insegnamenti della Cerimonia del Tè, definita da Okakura Tenshin “uno stile di vita che valorizza la bellezza insita nelle semplici azioni quotidiane”. Questa pratica si rivela attraverso il rispetto del non finito, l’accettazione della perdita di controllo sull’arbitrarietà della vita e l’aspirazione a conseguire la fusione individuale tra spirito e natura.
Arima rivendica l’eredità di una certa tradizione artistica giapponese che, praticata da intellettuali-eremiti, integra disegno e poesia, reinventando inoltre il genere desueto della giga (che consiste nel disegnare per il proprio piacere). Allo stesso tempo, guardando al linguaggio adolescenziale dei manga, l’artista affronta la percezione della crisi esistenziale attraverso la drammatizzazione del desiderio.
Dal 1996 Arima dirige l’Art Drug Center, uno spazio artistico sito in una casa a due piani nella città feudale di Inuyama, dove vengono esposte opere di giovani artisti. Il nome deriva dalla visione che Arima ha dell’arte come cura spirituale. Il centro è arredato riutilizzando oggetti di scarto, e sebbene lo spazio sia elegantemente ristrutturato, incarna la filosofia dell’artista incentrata su uno stile di vita semplice.
Integrando le proprie esigenze spirituali con l’impegno nella comunità, Kaoru Arima diventa rappresentativo dell’attuale tendenza giovanile giapponese che mette in dubbio la legittimità della competizione materiale.
Kaoru Arima, nato a Komaki in Giappone nel 1969, vive e lavora a Inuyama. Tra le mostre personali, ricordiamo quella che il Watari-um Museum di Tokyo gli ha dedicato nel 2004. Tra le collettive a cui ha partecipato: 54th Carnegie International (2004-05) presso il Carnegie Museum of Art di Pittsburgh; How Latitudes Become Forms (2003-04), presso il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, il Contemporary Arts Museum di Houston, il Museo Rufino Tamayo di Città del Messico.
09
febbraio 2005
Kaoru Arima
Dal 09 febbraio al 10 marzo 2005
arte contemporanea
Location
EXTRASPAZIO
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15.30-19.30
Vernissage
9 Febbraio 2005, ore 19
Autore