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Karl Klaus Mehrkens – Senza fissa dimora…
Si inaugura presso il centro d’arte contemporanea Art’s Events la mostra personale dell’artista tedesco Karl Klaus Mehrkens intitolata “Senza fissa dimora…” che propone 40 opere pittoriche recenti dell’artista che esordirà con una performance accompagnatoria all’apertura della sua terza mostra personale presso lo spazio espositivo di località Collepiano (Torrecuso) nei pressi dell’uscita Ponte (Bn) lungo la superstrada Benevento-Caianello.
Comunicato stampa
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Sabato 24 ottobre 2009, alle ore 18.00 si inaugura presso il centro d’arte contemporanea Art’s Events la mostra personale dell’artista tedesco Karl Klaus Mehrkens intitolata “Senza fissa dimora…” che propone 40 opere pittoriche recenti dell’artista che esordirà con una performance accompagnatoria all’apertura della sua terza mostra personale presso lo spazio espositivo di località Collepiano (Torrecuso) nei pressi dell’uscita Ponte (Bn) lungo la superstrada Benevento-Caianello .
Essenziale l’interpretazione della pittura di Mehrkens come matrice della sintassi creativa nell’immaginazione della stabilità del reale, cercando l’inesausto che alimenta la continuità dei temi storici (paesaggio e figura in particolare) e un artista così biologico nella sua percezione sensoriale del vero .
Molteplici i supporti (tela, carta, legno e altri materiali “liberati”) su cui si riversa la creatività e l’elaborazione di immaginari mitici che dichiarano la mescolanza degli humus terreni, dei caratteri genetici, degli ingredienti che costituiscono le radici dell’essere. Qualcuno potrebbe parlare di pittura “classica”, confondendo la contemporaneità di Mehrkens con la cultura anacronista del citare il passato in modo evidente, in realtà Mehrkens è innamorato della materia e del colore, crea corpi e luoghi che affiorano dai suoi sguardi tra memoria e futuro e che si materializzano in vedute a campo lungo, mezzobusti o primi piani su volti a prospettiva centrale, tutto a conferma di una precisa dimensione che taglia lo spaziotempo senza infezioni mondane.
I luoghi, silenziosi e panoramici, li vediamo dalla giusta distanza, da un punto di vista che coinvolge lo sguardo senza farti cadere addosso le forme. Stanno laggiù, campi lunghi di felice memoria fotografica (penso alle magie cromatiche di Franco Fontana) che evocano rumori vitali, emozioni, suoni nascosti, odori di varia provenienza. L’artista agisce per campiture dai morbidi incastri, modula il colore su variabili tonali dal sensibile termometro armonico. Usa la materia con limpidezza musicale, facendo scorrere le pennellate per fasce vibranti e rimandi dialettici. Il colore appartiene a quei paesaggi, si stabilizza per volumi plastici e modella gli orizzonti. L’opera diviene costruzione architettonica della matrice bidimensionale, un soggetto dinamico dalla stazza possente e dalle felici agilità iconografiche. Un paesaggio che ha metabolizzato Paul Cézanne, Nicolas de Staël, Ernst Ludwig Kirchner e altri maestri del colore interiore. L’artista tedesco coltiva da sempre le necessarie radici e si esprime con metodologie silenziose, pazienti, capaci di relazionare stato d’animo e materia, emozioni e cromatismi, etica e risultato finale.
I corpi, immobili e ravvicinati, bilanciano le lunghe panoramiche del paesaggio. La carne ci viene incontro, si mostra nel particolare senza cadere nella pura oggettività realista. E’ qui che entrano in gioco il talento d’autore, le stilettate impressive e compatte, il ritmo fibroso del colore epidermico. Facce dure e squadrate, segnate dal tempo archeologico, figlie di origini che hanno elaborato la nostra controversa modernità. La resistenza della natura si legge soprattutto su quei corpi, nelle posture da statuaria organica, attorno alla fermezza monolitica ma viva. Il loro respiro scorre sotto la traccia della visione, evocando l’onestà del presente attraverso la persistenza delle origini.
Difficile notarlo al primo sguardo eppure Mehrkens racconta la parabola in discesa dell’Occidente. La solitudine silente dei luoghi, la potenza meteorologica, la fissità interrogativa dei volti: assieme, senza retorica figurativa, ci sussurrano il lampo degli errori collettivi e il tuono muto della decadenza sociale. Le opere parlano di resistenza e rinascita, di paesaggi e volti originari che rappresentano il traguardo di un possibile nuovo inizio. Il progresso, quasi inutile ripeterlo, ci ha regalato la bellezza tecnologica ma anche gli inquinamenti e le contaminazioni, il miglioramento scientifico ma anche il debordare dei costumi sociali. Artisti come Mehrkens partono da qui, dai dilemmi interiori davanti alla civiltà postfuturista. La pittura si trasforma così in consapevolezza e veggenza, occhio ciclopico che vede “oltre” il limite, verso quel passato arcadico che contiene gli archetipi del futuro.
KLAUS KARL MEHRKENS
E' nato a Brema (Germania) nel 1955.
Ha studiato dal 1977 al 1982 presso l'Accademia di Braunschweig con Hermann Albert e Alfred Winter-Rust.
Vive e lavora a Spello(Pg).
Protagonista di importanti esposizioni personali e collettive tra cui ricordiamo:
-Festival Dei Due Mondi. Spoleto e Citta' di Salemi a cura di Vittorio Sgarbi,
-“E tinello non fu..nell'impossibilità di essere figurativi e nudi” testo di Aldo Busi, Galleria Poggiali & Forconi, Firenze,
-Il Paesaggio Contemporaneo, Palazzo Ducale, Gubbio
-“Enzo Cannaviello un percorso nella pittura” – Russi -Ravenna
-“Frangi, Mehrkens, Papetti” Galleria Cappelletti, Milano
-“Il nuovo ritratto in Italia”, Spazio Consolo, Milano
-“Fin quando ci sarà pittura” Galleria Il Polittico, Roma
-“Nuova Figurazione Europea” Villa Ponti, Arona
-Vade Retro, a cura di Vittorio Sgarbi, Milano
Essenziale l’interpretazione della pittura di Mehrkens come matrice della sintassi creativa nell’immaginazione della stabilità del reale, cercando l’inesausto che alimenta la continuità dei temi storici (paesaggio e figura in particolare) e un artista così biologico nella sua percezione sensoriale del vero .
Molteplici i supporti (tela, carta, legno e altri materiali “liberati”) su cui si riversa la creatività e l’elaborazione di immaginari mitici che dichiarano la mescolanza degli humus terreni, dei caratteri genetici, degli ingredienti che costituiscono le radici dell’essere. Qualcuno potrebbe parlare di pittura “classica”, confondendo la contemporaneità di Mehrkens con la cultura anacronista del citare il passato in modo evidente, in realtà Mehrkens è innamorato della materia e del colore, crea corpi e luoghi che affiorano dai suoi sguardi tra memoria e futuro e che si materializzano in vedute a campo lungo, mezzobusti o primi piani su volti a prospettiva centrale, tutto a conferma di una precisa dimensione che taglia lo spaziotempo senza infezioni mondane.
I luoghi, silenziosi e panoramici, li vediamo dalla giusta distanza, da un punto di vista che coinvolge lo sguardo senza farti cadere addosso le forme. Stanno laggiù, campi lunghi di felice memoria fotografica (penso alle magie cromatiche di Franco Fontana) che evocano rumori vitali, emozioni, suoni nascosti, odori di varia provenienza. L’artista agisce per campiture dai morbidi incastri, modula il colore su variabili tonali dal sensibile termometro armonico. Usa la materia con limpidezza musicale, facendo scorrere le pennellate per fasce vibranti e rimandi dialettici. Il colore appartiene a quei paesaggi, si stabilizza per volumi plastici e modella gli orizzonti. L’opera diviene costruzione architettonica della matrice bidimensionale, un soggetto dinamico dalla stazza possente e dalle felici agilità iconografiche. Un paesaggio che ha metabolizzato Paul Cézanne, Nicolas de Staël, Ernst Ludwig Kirchner e altri maestri del colore interiore. L’artista tedesco coltiva da sempre le necessarie radici e si esprime con metodologie silenziose, pazienti, capaci di relazionare stato d’animo e materia, emozioni e cromatismi, etica e risultato finale.
I corpi, immobili e ravvicinati, bilanciano le lunghe panoramiche del paesaggio. La carne ci viene incontro, si mostra nel particolare senza cadere nella pura oggettività realista. E’ qui che entrano in gioco il talento d’autore, le stilettate impressive e compatte, il ritmo fibroso del colore epidermico. Facce dure e squadrate, segnate dal tempo archeologico, figlie di origini che hanno elaborato la nostra controversa modernità. La resistenza della natura si legge soprattutto su quei corpi, nelle posture da statuaria organica, attorno alla fermezza monolitica ma viva. Il loro respiro scorre sotto la traccia della visione, evocando l’onestà del presente attraverso la persistenza delle origini.
Difficile notarlo al primo sguardo eppure Mehrkens racconta la parabola in discesa dell’Occidente. La solitudine silente dei luoghi, la potenza meteorologica, la fissità interrogativa dei volti: assieme, senza retorica figurativa, ci sussurrano il lampo degli errori collettivi e il tuono muto della decadenza sociale. Le opere parlano di resistenza e rinascita, di paesaggi e volti originari che rappresentano il traguardo di un possibile nuovo inizio. Il progresso, quasi inutile ripeterlo, ci ha regalato la bellezza tecnologica ma anche gli inquinamenti e le contaminazioni, il miglioramento scientifico ma anche il debordare dei costumi sociali. Artisti come Mehrkens partono da qui, dai dilemmi interiori davanti alla civiltà postfuturista. La pittura si trasforma così in consapevolezza e veggenza, occhio ciclopico che vede “oltre” il limite, verso quel passato arcadico che contiene gli archetipi del futuro.
KLAUS KARL MEHRKENS
E' nato a Brema (Germania) nel 1955.
Ha studiato dal 1977 al 1982 presso l'Accademia di Braunschweig con Hermann Albert e Alfred Winter-Rust.
Vive e lavora a Spello(Pg).
Protagonista di importanti esposizioni personali e collettive tra cui ricordiamo:
-Festival Dei Due Mondi. Spoleto e Citta' di Salemi a cura di Vittorio Sgarbi,
-“E tinello non fu..nell'impossibilità di essere figurativi e nudi” testo di Aldo Busi, Galleria Poggiali & Forconi, Firenze,
-Il Paesaggio Contemporaneo, Palazzo Ducale, Gubbio
-“Enzo Cannaviello un percorso nella pittura” – Russi -Ravenna
-“Frangi, Mehrkens, Papetti” Galleria Cappelletti, Milano
-“Il nuovo ritratto in Italia”, Spazio Consolo, Milano
-“Fin quando ci sarà pittura” Galleria Il Polittico, Roma
-“Nuova Figurazione Europea” Villa Ponti, Arona
-Vade Retro, a cura di Vittorio Sgarbi, Milano
24
ottobre 2009
Karl Klaus Mehrkens – Senza fissa dimora…
Dal 24 ottobre al 12 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
ART’S EVENTS
Torrecuso, Loc. Collepiano, (Benevento)
Torrecuso, Loc. Collepiano, (Benevento)
Orario di apertura
dal mercoledì al sabato - Orario: 17-20 e su appuntamento
Vernissage
24 Ottobre 2009, ore 18
Autore