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Katarzyna Kozyra
Artista forte e provocatoria, i cui lavori hanno spesso suscitato scandalo, Katarzyna Kozyra tocca temi sociali scottanti: la privacy, la violenza, l’anzianità, la malattia.
Comunicato stampa
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Katarzyna Kozyra, apprezzata dalla critica internazionale alla Biennale di Venezia del 1999, dove la sua videoinstallazione Men’s Bathhouse nel Padiglione polacco ricevette una menzione della giuria, l’artista ha già esposto in alcuni dei massimi centri dell’arte mondiale, dalla Biennale di San Paolo al Reina Sofia di Madrid.
Artista forte e provocatoria, i cui lavori hanno spesso suscitato scandalo, Katarzyna Kozyra tocca temi sociali scottanti: la privacy, la violenza, l’anzianità, la malattia. Sempre però con una qualità poetica altissima, che talvolta riconnette l’indagine sulle condizioni sociali contemporanee a rimembranze della storia dell’arte.
In mostra viene esposta gran parte della sua produzione, perlopiù videoinstallazioni e fotografie: Blood Ties, del 1995, in cui giovani ragazze e ragazzi sono fotografati accostati a simboli archetipici rossi di sangue, come la croce o la mezzaluna; Women’s Bathhouse, del 1997, che riporta le immagini “rubate” nelle terme femminili, in cui i corpi grassi delle bagnanti, avvolti dal vapore, ricordano le atmosfere dei dipinti di Ingres e Delacroix; Men’s Bathouse (1999), in cui l’artista si è addirittura travestita da uomo, con pene finto e peli posticci, per accedere al “santuario maschile” delle Terme di Budapest e spiare con telecamere nascoste i comportamenti degli uomini quando si trovano in piena libertà: un lavoro altamente poetico, ma che tocca la problematica della privacy, oggi messa in discussione dalle tecnologie contemporanee.
Non esente da cinismo, l’artista ha però indagato con crudezza anche la sua condizione personale, quando ammalata di una grave forma di cancro si è messa a nudo per la serie di fotografie e il video Olympia (1996), nella posa del celebre dipinto di Manet, ma tumefatta, emaciata per gli effetti delle cure di chemioterapia, mentre la serva negra alle spalle è diventata un’infermiera.
Viene esposta inoltre la complessa videoinstallazione The Rite of Spring (1999-2002), in cui degli anziani ballerini ultraottuagenari, ormai semianchilosati, tornano a danzare al ritmo di Stravinskij attraverso il sistema dell’animazione cinematografica: distesi su un panno bianco, nudi con i sessi invertiti - finti peni alle femmine e finte vulve ai maschi - si muovono step by step, fino a ricostruire agili passi di danza, salti e piroette una volta che l’immagine è proiettata velocizzata. Lavoro ironico, grottesco, ma che pone al centro dell’attenzione la problematica dell’anzianità, della diversità del ritmo rispetto all’età giovanile.
Sul ritmo e la danza, tema a cui l’artista si è particolarmente dedicata negli ultimi anni, viene anche esposta la videoinstallazione Lords of the Dance, in cui dei personaggi dal corpo color oro e muniti di caschi si lanciano in esercizi acrobatici ispirati a reminescenze simboliche.
Durante il corso della mostra, all’inizio di maggio, l’artista realizzerà anche un’opera specifica per la città di Trento, una performance inedita a cui sta attualmente lavorando.
Per l’occasione viene pubblicato il primo catalogo in italiano e inglese dedicato all’artista, a cura di Fabio Cavallucci e Hanna Wróblewska, che oltre ai saggi dei curatori contiene testi di Massimiliano Gioni, Laura Hoptman, un’intervista a Katarzyna Kozyra di Artur Zmijewski e numerose immagini di tutti i lavori finora realizzati.
Sostiene questa iniziativa, come le altre della Galleria Civica, il Grand Hotel Trento della catena Boscolo Hotels.
Artista forte e provocatoria, i cui lavori hanno spesso suscitato scandalo, Katarzyna Kozyra tocca temi sociali scottanti: la privacy, la violenza, l’anzianità, la malattia. Sempre però con una qualità poetica altissima, che talvolta riconnette l’indagine sulle condizioni sociali contemporanee a rimembranze della storia dell’arte.
In mostra viene esposta gran parte della sua produzione, perlopiù videoinstallazioni e fotografie: Blood Ties, del 1995, in cui giovani ragazze e ragazzi sono fotografati accostati a simboli archetipici rossi di sangue, come la croce o la mezzaluna; Women’s Bathhouse, del 1997, che riporta le immagini “rubate” nelle terme femminili, in cui i corpi grassi delle bagnanti, avvolti dal vapore, ricordano le atmosfere dei dipinti di Ingres e Delacroix; Men’s Bathouse (1999), in cui l’artista si è addirittura travestita da uomo, con pene finto e peli posticci, per accedere al “santuario maschile” delle Terme di Budapest e spiare con telecamere nascoste i comportamenti degli uomini quando si trovano in piena libertà: un lavoro altamente poetico, ma che tocca la problematica della privacy, oggi messa in discussione dalle tecnologie contemporanee.
Non esente da cinismo, l’artista ha però indagato con crudezza anche la sua condizione personale, quando ammalata di una grave forma di cancro si è messa a nudo per la serie di fotografie e il video Olympia (1996), nella posa del celebre dipinto di Manet, ma tumefatta, emaciata per gli effetti delle cure di chemioterapia, mentre la serva negra alle spalle è diventata un’infermiera.
Viene esposta inoltre la complessa videoinstallazione The Rite of Spring (1999-2002), in cui degli anziani ballerini ultraottuagenari, ormai semianchilosati, tornano a danzare al ritmo di Stravinskij attraverso il sistema dell’animazione cinematografica: distesi su un panno bianco, nudi con i sessi invertiti - finti peni alle femmine e finte vulve ai maschi - si muovono step by step, fino a ricostruire agili passi di danza, salti e piroette una volta che l’immagine è proiettata velocizzata. Lavoro ironico, grottesco, ma che pone al centro dell’attenzione la problematica dell’anzianità, della diversità del ritmo rispetto all’età giovanile.
Sul ritmo e la danza, tema a cui l’artista si è particolarmente dedicata negli ultimi anni, viene anche esposta la videoinstallazione Lords of the Dance, in cui dei personaggi dal corpo color oro e muniti di caschi si lanciano in esercizi acrobatici ispirati a reminescenze simboliche.
Durante il corso della mostra, all’inizio di maggio, l’artista realizzerà anche un’opera specifica per la città di Trento, una performance inedita a cui sta attualmente lavorando.
Per l’occasione viene pubblicato il primo catalogo in italiano e inglese dedicato all’artista, a cura di Fabio Cavallucci e Hanna Wróblewska, che oltre ai saggi dei curatori contiene testi di Massimiliano Gioni, Laura Hoptman, un’intervista a Katarzyna Kozyra di Artur Zmijewski e numerose immagini di tutti i lavori finora realizzati.
Sostiene questa iniziativa, come le altre della Galleria Civica, il Grand Hotel Trento della catena Boscolo Hotels.
20
febbraio 2004
Katarzyna Kozyra
Dal 20 febbraio al 30 maggio 2004
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE GALLERIA CIVICA – CENTRO DI RICERCA SULLA CONTEMPORANEITA’ DI TRENTO
Trento, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 19, (Trento)
Trento, Via Camillo Benso Conte Di Cavour, 19, (Trento)
Biglietti
INTERO
€ 2.60
RIDOTTO
€ 1,60
Orario di apertura
10.00 – 18.00 chiuso il lunedì
Vernissage
20 Febbraio 2004, ore 18.00
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore