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Katerina Šedá – Mirror. Hill No Light
Come sempre accade nei lavori dellʼartista ceca, anche in questo progetto, iniziato nel 2009, il soggetto è strettamente legato alle dinamiche e alle problematiche collettive connesse allʼinterferenza di un fattore estraneo con il tessuto sociale della cittadina di Nošovice
Comunicato stampa
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NO LIGHT_PIANO SUPERIORE
Come sempre accade nei lavori dellʼartista ceca, anche in questo progetto, iniziato nel 2009, il soggetto è strettamente
legato alle dinamiche e alle problematiche collettive connesse allʼinterferenza di un fattore estraneo con il tessuto sociale
della cittadina di Nošovice.
Tutto ha inizio nel 2003 presso il municipio di questa località rurale di appena 960 abitanti, collocata a sette chilometri ad
est della città ceca di Frýdek-Místek. I rappresentanti locali (molto probabilmente su mandato della regione) hanno
messo allʼordine del giorno la votazione sulla modifica del piano di zonizzazione ed in poco tempo trecento ettari di
campi si sono trasformati in zona industriale. Nel 2005, dopo aver offerto un indennizzo di 100 000 corone ceche a tutti
gli abitanti, per ogni casa, il noto marchio automobilistico Hyundai si aggiudica questi terreni sui quali inizia
lʼinsediamento un nuovo stabilimento.
Questa pesante interferenza che si viene a creare porta con sé unʼirrimediabile compromissione delle relazioni e delle
dinamiche comunitarie preesistenti. Molte persone scontente rispetto alla nuova realtà abbandonano la città e chi
rimane, per ragioni pratiche e di dislocazione della fabbrica, è impossibilitato a comunicare con i propri concittadini di un
tempo. La cosa più problematica è rappresentata da un muro di cinta in cemento che circonda lʼintero complesso e che,
per la propria collocazione, va a dividere in due la città, mettendo in serio pericolo i collegamenti e la viabilità precedente
e trasformando i sentieri e le piccole strade di un tempo in vicoli ciechi. Raggiungere un conoscente dopo questa
operazione della Hyundai richiede un tempo circa undici volte superiore rispetto a prima e oltre alle dinamiche sociali
profondamente dilaniate, anche la conformazione ambientale del luogo ha subito importanti modifiche. Il paesaggio
naturale precedente è stato sostituito da unʼarea industriale resa ancora più fredda e grigia dal plotone di gigantesche
luci che pur oltre il muro in cemento sono in grado di illuminare lʼorizzonte per molti chilometri.
MIRROR HILL_PIANO INFERIORE
La prima volta che Kateřina Šedá è giunta alla stazione ferroviaria di Budapest, ha avuto lʼimpressione che si trattasse
dello stesso luogo che aveva lasciato quattro ore prima in Repubblica Ceca. Sensazione che ha percepito in molte zone
periferiche della capitale ungherese e che si è manifestata in maniera molto forte a Tükőrhegy: area collocata a circa
quindici chilometri da Budapest. Qui, nel 2007, un nuovo quartiere di villette unifamiliari chiamato Mirror Hill è stato
annesso al villaggio tradizionale con edifici antichi, elevandolo in questo modo a rango di vero e proprio centro cittadino.
Un insieme di palazzi, che per la propria particolare conformazione architettonica poco hanno a che fare con gli edifici
preesistenti. Non essendo stati posti infatti vincoli e specifici canoni estetici nellʼedificazione, ogni casa è costruita
secondo propri stili: persiane allʼitaliana, colonne greche, finestre allʼinglese ecc…Una varietà di elementi che porta a
vedere il luogo come una sorta di “città di stranieri” che durante il giorno si svuota completamente e fa di Tükőrhegy un
zona priva di vita; un semplice dormitorio, con residenti che sono estranei lʼun lʼaltro. Non esistendo inoltre un vero e
proprio centro, le persone non sono stimolate a passeggiare e a incontrarsi, rendendo la vita sociale di questo luogo
unʼutopia difficilmente raggiungibile.
Basandosi su queste premesse lʼartista ha deciso di creare una sorta di “griglia” attraverso la quale cercare di mettere in
relazione gli abitanti della zona. Un piano semplice e complicato allo stesso tempo. La richiesta che è stata rivolta agli
abitanti del quartiere da Kateřina Šedá è stata quella di disegnare ciò che vedevano oltre la propria porta di casa. Tutti i
disegni, realizzati da ogni singolo partecipante e raccolti in un libro, sono così diventati una mappa che ogni persona
possedeva e che gli consentiva di conoscere in maniera più approfondita il vicinato. Lʼartista ha in seguito indetto una
sorta di gara tra vicini al fine di verificare quale fosse il livello di conoscenza dei singoli rispetto alla comunità in cui
vivevano. In palio, per chi fosse stato in grado di associare ad ogni singolo disegno il rispettivo nucleo famigliare, un
viaggio premio in Florida di quattordici giorni.
Come sempre accade nei lavori dellʼartista ceca, anche in questo progetto, iniziato nel 2009, il soggetto è strettamente
legato alle dinamiche e alle problematiche collettive connesse allʼinterferenza di un fattore estraneo con il tessuto sociale
della cittadina di Nošovice.
Tutto ha inizio nel 2003 presso il municipio di questa località rurale di appena 960 abitanti, collocata a sette chilometri ad
est della città ceca di Frýdek-Místek. I rappresentanti locali (molto probabilmente su mandato della regione) hanno
messo allʼordine del giorno la votazione sulla modifica del piano di zonizzazione ed in poco tempo trecento ettari di
campi si sono trasformati in zona industriale. Nel 2005, dopo aver offerto un indennizzo di 100 000 corone ceche a tutti
gli abitanti, per ogni casa, il noto marchio automobilistico Hyundai si aggiudica questi terreni sui quali inizia
lʼinsediamento un nuovo stabilimento.
Questa pesante interferenza che si viene a creare porta con sé unʼirrimediabile compromissione delle relazioni e delle
dinamiche comunitarie preesistenti. Molte persone scontente rispetto alla nuova realtà abbandonano la città e chi
rimane, per ragioni pratiche e di dislocazione della fabbrica, è impossibilitato a comunicare con i propri concittadini di un
tempo. La cosa più problematica è rappresentata da un muro di cinta in cemento che circonda lʼintero complesso e che,
per la propria collocazione, va a dividere in due la città, mettendo in serio pericolo i collegamenti e la viabilità precedente
e trasformando i sentieri e le piccole strade di un tempo in vicoli ciechi. Raggiungere un conoscente dopo questa
operazione della Hyundai richiede un tempo circa undici volte superiore rispetto a prima e oltre alle dinamiche sociali
profondamente dilaniate, anche la conformazione ambientale del luogo ha subito importanti modifiche. Il paesaggio
naturale precedente è stato sostituito da unʼarea industriale resa ancora più fredda e grigia dal plotone di gigantesche
luci che pur oltre il muro in cemento sono in grado di illuminare lʼorizzonte per molti chilometri.
MIRROR HILL_PIANO INFERIORE
La prima volta che Kateřina Šedá è giunta alla stazione ferroviaria di Budapest, ha avuto lʼimpressione che si trattasse
dello stesso luogo che aveva lasciato quattro ore prima in Repubblica Ceca. Sensazione che ha percepito in molte zone
periferiche della capitale ungherese e che si è manifestata in maniera molto forte a Tükőrhegy: area collocata a circa
quindici chilometri da Budapest. Qui, nel 2007, un nuovo quartiere di villette unifamiliari chiamato Mirror Hill è stato
annesso al villaggio tradizionale con edifici antichi, elevandolo in questo modo a rango di vero e proprio centro cittadino.
Un insieme di palazzi, che per la propria particolare conformazione architettonica poco hanno a che fare con gli edifici
preesistenti. Non essendo stati posti infatti vincoli e specifici canoni estetici nellʼedificazione, ogni casa è costruita
secondo propri stili: persiane allʼitaliana, colonne greche, finestre allʼinglese ecc…Una varietà di elementi che porta a
vedere il luogo come una sorta di “città di stranieri” che durante il giorno si svuota completamente e fa di Tükőrhegy un
zona priva di vita; un semplice dormitorio, con residenti che sono estranei lʼun lʼaltro. Non esistendo inoltre un vero e
proprio centro, le persone non sono stimolate a passeggiare e a incontrarsi, rendendo la vita sociale di questo luogo
unʼutopia difficilmente raggiungibile.
Basandosi su queste premesse lʼartista ha deciso di creare una sorta di “griglia” attraverso la quale cercare di mettere in
relazione gli abitanti della zona. Un piano semplice e complicato allo stesso tempo. La richiesta che è stata rivolta agli
abitanti del quartiere da Kateřina Šedá è stata quella di disegnare ciò che vedevano oltre la propria porta di casa. Tutti i
disegni, realizzati da ogni singolo partecipante e raccolti in un libro, sono così diventati una mappa che ogni persona
possedeva e che gli consentiva di conoscere in maniera più approfondita il vicinato. Lʼartista ha in seguito indetto una
sorta di gara tra vicini al fine di verificare quale fosse il livello di conoscenza dei singoli rispetto alla comunità in cui
vivevano. In palio, per chi fosse stato in grado di associare ad ogni singolo disegno il rispettivo nucleo famigliare, un
viaggio premio in Florida di quattordici giorni.
06
novembre 2010
Katerina Šedá – Mirror. Hill No Light
Dal 06 novembre 2010 al 29 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA FRANCO SOFFIANTINO
Torino, Via Gioachino Rossini, 23, (Torino)
Torino, Via Gioachino Rossini, 23, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato 11-19 giovedì 14-22, chiuso dal 23 dicembre al 6 gennaio
Vernissage
6 Novembre 2010, ore 20.30
Autore