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Kees Goudzwaard – Setting for White
Kees Goudzwaard (Utrecht, 1958) crea lavori che a prima vista sembrano studi minimalisti costruiti incollando insieme con lo scotch rettangoli di carta colorata, ma ad uno sguardo attento si percepisce come siano copie in scala 1:1 di composizioni create con precisione dall’artista.
Comunicato stampa
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Il lavoro di Kees Goudzwaard è facilmente riconoscibile e la volontaria ripetizione strutturale nelle sue composizioni, caratterizzate da forme piane di colori tenute insieme attraverso nastro adesivo di carta, diventa un modo di incrementare la sensibilità dello spettatore verso leggere variazioni nella superficie, nei bordi, nei contorni e anche nelle dimensioni. Al limite tra astrazione e rappresentazione, i suoi lavori possono essere letti sia come quadri astratti composti da grandi campiture di colore che come nature morte composte di carta e nastro adesivo. Le sue composizioni grandi e piccole dimostrano, come la complessità pittorica possa essere raggiunta anche attraverso un vocabolario estremamente ristretto. Infatti la profonda tridimensionalità e il realismo di questi lavori, la loro capacità di ingannare lo spettatore attraverso l’uso di diversi piani, trasformano le singole tele in dei paesaggi prospettici.
Il segno del nastro adesivo sulla tela ha una doppia funzione: da un lato infonde un senso di equilibrio e di realtà alla composizione, dall’altro creando differenti griglie e spazi si sostituisce alla linea. In questo modo lo stesso nastro adesivo diventa l’elemento che contiene, traccia, seleziona e porta il segno della mano dell’artista e della sua decisione.
Questa è una conseguenza del processo di produzione del lavoro di Kees Goudzwaard che inizia creando un collage di ritagli quadrati e rettangolari di fogli colorati, acetati e di pellicola trasparente che poi compone fissandoli in forme più o meno regolari.
Questo processo è lento e complicato, e si sviluppa gradualmente poiché implica numerose decisioni, riflessioni e pause fino a che l’artista ottiene l’atmosfera e la composizione desiderata.
A questo punto Kees Goudzwaard decide che può ricreare il suo collage originario riproducendolo meticolosamente sulla tela in scala 1 a 1, e trasformando così l’atto creativo della pittura in un lavoro di lenta trasposizione semi-meccanica. Lavorando come un fotografo che ha posizionato il diaframma della sua macchina fotografica in modo tale da rimanere aperta per mesi, talvolta per anni, Kees Goudzwaard trasforma la copia in un nuovo originale visto che il collage, che porta le tracce della creatività dell’artista, non si confronta mai con il pubblico e viene distrutto una volta finito la sua riproduzione su tela. Questo modo di lavorare offre all’artista la possibilità di concentrarsi esclusivamente sulla pittura e sul colore, permettendo così a lui e poi al suo pubblico di concentrarsi sull’immagine dipinta senza alcuna sorta di distrazione, rendendo in qualche modo la composizione e il soggetto insignificanti.
In questo modo gli olii di Kees Goudzward sembrano volontariamente provvisori, in qualche modo aperti e non finiti, poiché l’artista ha deciso di separare il momento della creazione dal momento della pittura. Questa pratica deriva da un inconscio scetticismo acquisito, da un’impulsiva repulsione verso l’idea di una pittura chiusa e statica. Questi interventi, tuttavia non possono essere ridotti a degli esercizi post moderni autoriflessivi, in quanto sembrano acquisire un’ indipendenza che spiega la loro forte e silenziosa presenza fisica. E’ come se l’artista al fine di trovare un modo di comunicare direttamente con il suo pubblico abbia bisogno di agire in un universo puramente pittorico composto di colore, spazio e profondità; un universo fatto di trasparenze, bordi e griglie che sebbene visivamente sia totalmente bidimensionale, offre un’esperienza visuale intima che offre allo spettatore una relazione diretta con i colori e le forme riprodotte sulla tela.
Il fatto che Kees Goudzwaard sviluppi la sua poetica, ostinatamente sfidando gli imperativi dell’innovazione e dello sviluppo, rende il minuzioso processo di produzione dei suoi lavori un mezzo per un fine che è complesso, estetico e concettuale.
L’apparente aspetto distaccato e meccanico della sua pittura permette all’artista di concentrarsi sulla rappresentazione del proprio processo pittorico, come una metafora per rappresentare il tempo. Guardando il lavoro di Kees Goudzwaard diventiamo capaci di immaginare il tempo senza gli eventi: il tempo come un monolitico concetto totalmente astratto. Questo è il motivo per cui il suo processo di produzione diventa concettualmente importante ma, allo stesso tempo, non può essere la chiave per interpretare il suo lavoro e ritorna così ad essere qualcosa di semplicemente strumentale.
Anche se la creatività di Kees Goudzwaard si manifesta nella prima fase in cui i collage di carte e nastro adesivo vengono composti, è il processo del trasporre su tela le forme che all'artista permette di catturare il tempo come se fosse un’entità solida. Questo spiega il senso di calma dell'esperienza visiva dei lavori, capaci di contrastare l’esperienza frammentata e schizzofrenica della nostra realtà contemporanea, virtuale e digitalizzata.
Testo a cura di Ilaria Bonacossa - Art At Work
Il segno del nastro adesivo sulla tela ha una doppia funzione: da un lato infonde un senso di equilibrio e di realtà alla composizione, dall’altro creando differenti griglie e spazi si sostituisce alla linea. In questo modo lo stesso nastro adesivo diventa l’elemento che contiene, traccia, seleziona e porta il segno della mano dell’artista e della sua decisione.
Questa è una conseguenza del processo di produzione del lavoro di Kees Goudzwaard che inizia creando un collage di ritagli quadrati e rettangolari di fogli colorati, acetati e di pellicola trasparente che poi compone fissandoli in forme più o meno regolari.
Questo processo è lento e complicato, e si sviluppa gradualmente poiché implica numerose decisioni, riflessioni e pause fino a che l’artista ottiene l’atmosfera e la composizione desiderata.
A questo punto Kees Goudzwaard decide che può ricreare il suo collage originario riproducendolo meticolosamente sulla tela in scala 1 a 1, e trasformando così l’atto creativo della pittura in un lavoro di lenta trasposizione semi-meccanica. Lavorando come un fotografo che ha posizionato il diaframma della sua macchina fotografica in modo tale da rimanere aperta per mesi, talvolta per anni, Kees Goudzwaard trasforma la copia in un nuovo originale visto che il collage, che porta le tracce della creatività dell’artista, non si confronta mai con il pubblico e viene distrutto una volta finito la sua riproduzione su tela. Questo modo di lavorare offre all’artista la possibilità di concentrarsi esclusivamente sulla pittura e sul colore, permettendo così a lui e poi al suo pubblico di concentrarsi sull’immagine dipinta senza alcuna sorta di distrazione, rendendo in qualche modo la composizione e il soggetto insignificanti.
In questo modo gli olii di Kees Goudzward sembrano volontariamente provvisori, in qualche modo aperti e non finiti, poiché l’artista ha deciso di separare il momento della creazione dal momento della pittura. Questa pratica deriva da un inconscio scetticismo acquisito, da un’impulsiva repulsione verso l’idea di una pittura chiusa e statica. Questi interventi, tuttavia non possono essere ridotti a degli esercizi post moderni autoriflessivi, in quanto sembrano acquisire un’ indipendenza che spiega la loro forte e silenziosa presenza fisica. E’ come se l’artista al fine di trovare un modo di comunicare direttamente con il suo pubblico abbia bisogno di agire in un universo puramente pittorico composto di colore, spazio e profondità; un universo fatto di trasparenze, bordi e griglie che sebbene visivamente sia totalmente bidimensionale, offre un’esperienza visuale intima che offre allo spettatore una relazione diretta con i colori e le forme riprodotte sulla tela.
Il fatto che Kees Goudzwaard sviluppi la sua poetica, ostinatamente sfidando gli imperativi dell’innovazione e dello sviluppo, rende il minuzioso processo di produzione dei suoi lavori un mezzo per un fine che è complesso, estetico e concettuale.
L’apparente aspetto distaccato e meccanico della sua pittura permette all’artista di concentrarsi sulla rappresentazione del proprio processo pittorico, come una metafora per rappresentare il tempo. Guardando il lavoro di Kees Goudzwaard diventiamo capaci di immaginare il tempo senza gli eventi: il tempo come un monolitico concetto totalmente astratto. Questo è il motivo per cui il suo processo di produzione diventa concettualmente importante ma, allo stesso tempo, non può essere la chiave per interpretare il suo lavoro e ritorna così ad essere qualcosa di semplicemente strumentale.
Anche se la creatività di Kees Goudzwaard si manifesta nella prima fase in cui i collage di carte e nastro adesivo vengono composti, è il processo del trasporre su tela le forme che all'artista permette di catturare il tempo come se fosse un’entità solida. Questo spiega il senso di calma dell'esperienza visiva dei lavori, capaci di contrastare l’esperienza frammentata e schizzofrenica della nostra realtà contemporanea, virtuale e digitalizzata.
Testo a cura di Ilaria Bonacossa - Art At Work
26
marzo 2012
Kees Goudzwaard – Setting for White
Dal 26 marzo al 19 maggio 2012
arte contemporanea
Location
CARDI GALLERY
Milano, Corso Di Porta Nuova, 38, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Nuova, 38, (Milano)
Orario di apertura
Da lunedì a sabato 10-19
Vernissage
26 Marzo 2012, Anteprima per la stampa: 17.30
Inaugurazione: 19:00
Autore
Curatore