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Keith Sonnier – Cat Doucet Drawings
Galleria Fumagalli omaggia l’artista americano recentemente scomparso Keith Sonnier con la seconda personale in galleria “Cat Doucet Drawings”.
Comunicato stampa
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Galleria Fumagalli presenta la seconda mostra personale dell’artista americano Keith Sonnier da venerdì 2 ottobre a venerdì 18 dicembre 2020. L’esposizione, organizzata in collaborazione con l’artista poco prima della sua scomparsa avvenuta il 18 luglio a Southampton NY, raccoglie una selezione di disegni di piccolo e grande formato della serie “Cat Doucet”, realizzati a metà anni Novanta, che ben documentano il suo processo creativo.
Noto soprattutto per la sua produzione scultorea, Keith Sonnier è parte di quella generazione di artisti che fin dagli anni ‘60 ha messo in discussione le categorie e i mezzi dell’arte tradizionale, sperimentando materiali industriali come feltro, lattice, fibre di vetro, plastica, lampadine a incandescenza, e introducendo dal 1968 il tubo al neon che piega e intreccia a formare disegni di luce nello spazio. Caratterizzati da una forte componente emotiva e da riferimenti alla cultura popolare, gli elementi della poetica di Sonnier vanno a comporre un personalissimo post-minimalismo.
L’esposizione presenta una selezione di disegni della serie “Cat Doucet” realizzati nel 1995-1996 e ispirati al leggendario sceriffo e politico Cat Doucet della Parrocchia di Saint Landry in Louisiana. Il padre di Sonnier ricorda che, per la campagna di rielezione a sceriffo del 1952, Cat Doucet attraversò tutta la contea a bordo di una station wagon con quattro altoparlanti montati sul tetto insieme a una grande figura ritagliata di un gatto nero dai tratti di cartone animato. Sonnier lo restituisce tracciando segni grafici stilizzati e sinuosi che evocano spalle e fianchi femminili (si dice che Doucet fosse un dongiovanni), e persino orecchie di gatto e cappelli da sceriffo, richiamando l’esuberante personaggio in viaggio attraverso il territorio attorno a Saint Landry, dalle paludi del bacino Atchafalaya, alle aree abitate dai nativi Okalousa, alla Parrocchia di Ouachita (come espresso dai titoli delle opere). In un gioco continuo di relazioni tra i ricordi dell’infanzia e le prime pubblicità televisive, le conformazioni vagamente antropomorfe traducono in immagine fluorescente la musica e la voce amplificata dalle casse dello sceriffo.
La serie è una delle più evocative del contesto di provenienza di Sonnier, nato a Grand Mamou in Louisiana da una famiglia di origine francese-Acadiana e cresciuto in una comunità in cui le tradizioni dei discendenti dei primi coloni francesi, mescolatesi con quelle afro-americane e dei nativi, hanno dato vita a un eccezionale ambiente culturale, linguistico e architettonico.
Keith Sonnier considera fondamentale il disegno su carta per ottenere una simulazione reale dell’opera, in particolare nell’elaborazione delle sue sculture di luce. Utilizzando matite, grafite ed evidenziatori, raffigura forme giocose e sensuali in grado di trasmettere al foglio la luce e il colore che il neon irradia nello spazio. Inoltre, attraverso lo studio su carta, l’artista restituisce il proprio interesse verso materiali e tecniche che offrono un’esperienza plurisensoriale dell’opera. I disegni di grande formato “Quachita”, “Okalousa” e “Atchafalaya”, infatti, sono realizzati con la tecnica della floccatura che conferisce al tratto colorato un effetto velluto e, quindi, una qualità tattile immediata.
Biografia
Keith Sonnier (Mamou, Louisiana, 1941 – Southampton, New York, 2020) è stato pioniere del minimalismo, del post-minimalismo, della performing art, nonché scultore di luce e videomaker. Nato in una famiglia d’origine francese-Acadiana e abituato a parlare il patois locale, a vent’anni parte per Parigi dove inizia a dipingere. Nel 1963 consegue la laurea alla University of Southwestern Louisiana, Lafayette, e nel 1966 un Master of Fine Arts alla Rutgers University. Keith Sonnier ha radicalmente reinventato la scultura nei tardi anni ’60, assieme ai contemporanei Eva Hesse, Barry Le Va, Bruce Nauman, Richard Serra, Joel Shapiro, Richard Tuttle e Jackie Windsor (sua moglie). Dopo i primi lavori realizzati con materiali non tradizionali e di recupero, Sonnier introduce la luce a incandescenza e dal 1968 il neon. Lavora in serie, continuandole nel corso degli anni e declinandole anche in interventi architettonici monumentali. È il caso, ad esempio, della nota serie “Ba-O-Ba” da cui trae l’installazione temporanea per l'esterno della Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe a Berlino nel 2002. Più di 130 mostre personali sono state dedicate all’artista, tra le più recenti in istituzioni: “Keith Sonnier: Catching the light: sending and receiving” al Kunstmuseum St. Gallen (2019); “Keith Sonnier. Until Today” al Parrish Art Museum a Water Mill, New York (2018) e trasferita al New Orleans Museum of Art (2019); “Keith Sonnier: Dis-Play II” al DIA/Dan Flavin Institute a Bridgehampton (2018); “Keith Sonnier: Light Works, 1968–70” alla Whitechapel Gallery di Londra (2016); “Keith Sonnier: Early Neon” alla Hall Art Foundation’s Galleries in Reading, Vermont (2015); “Keith Sonnier: Light Works” al MAMAC di Nizza. Sonnier ha partecipato a più di 360 mostre collettive durante la carriera, incluse: “When Attitudes Become Form”, Kunsthalle Bern (1969); “Anti-Illusion: Procedures/Materials”, The Whitney Museum of American Art, New York (1969); “Information”, MoMA, New York (1970); Documenta 5, Kassel (1972); Biennale di Venezia (1972, 1982); “Whitney Museum of American Art’s 1970 Annual Exhibition: Contemporary American Sculpture”, Biennial Exhibitions (1973, 1977). Da febbraio 2018, è rappresentato in Italia da Galleria Fumagalli di Milano che gli dedica la prima personale “Light Works, 1968 to 2017” nello stesso anno.
GALLERIA FUMAGALLI
Via Bonaventura Cavalieri 6, 20121 Milano
Dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 19
Info: +39 02 36799285 | info@galleriafumagalli.com | galleriafumagalli.com
Ufficio stampa PCM Studio | +39 02 36769480 | Giulia Meloni giulia@paolamanfredi.com
Noto soprattutto per la sua produzione scultorea, Keith Sonnier è parte di quella generazione di artisti che fin dagli anni ‘60 ha messo in discussione le categorie e i mezzi dell’arte tradizionale, sperimentando materiali industriali come feltro, lattice, fibre di vetro, plastica, lampadine a incandescenza, e introducendo dal 1968 il tubo al neon che piega e intreccia a formare disegni di luce nello spazio. Caratterizzati da una forte componente emotiva e da riferimenti alla cultura popolare, gli elementi della poetica di Sonnier vanno a comporre un personalissimo post-minimalismo.
L’esposizione presenta una selezione di disegni della serie “Cat Doucet” realizzati nel 1995-1996 e ispirati al leggendario sceriffo e politico Cat Doucet della Parrocchia di Saint Landry in Louisiana. Il padre di Sonnier ricorda che, per la campagna di rielezione a sceriffo del 1952, Cat Doucet attraversò tutta la contea a bordo di una station wagon con quattro altoparlanti montati sul tetto insieme a una grande figura ritagliata di un gatto nero dai tratti di cartone animato. Sonnier lo restituisce tracciando segni grafici stilizzati e sinuosi che evocano spalle e fianchi femminili (si dice che Doucet fosse un dongiovanni), e persino orecchie di gatto e cappelli da sceriffo, richiamando l’esuberante personaggio in viaggio attraverso il territorio attorno a Saint Landry, dalle paludi del bacino Atchafalaya, alle aree abitate dai nativi Okalousa, alla Parrocchia di Ouachita (come espresso dai titoli delle opere). In un gioco continuo di relazioni tra i ricordi dell’infanzia e le prime pubblicità televisive, le conformazioni vagamente antropomorfe traducono in immagine fluorescente la musica e la voce amplificata dalle casse dello sceriffo.
La serie è una delle più evocative del contesto di provenienza di Sonnier, nato a Grand Mamou in Louisiana da una famiglia di origine francese-Acadiana e cresciuto in una comunità in cui le tradizioni dei discendenti dei primi coloni francesi, mescolatesi con quelle afro-americane e dei nativi, hanno dato vita a un eccezionale ambiente culturale, linguistico e architettonico.
Keith Sonnier considera fondamentale il disegno su carta per ottenere una simulazione reale dell’opera, in particolare nell’elaborazione delle sue sculture di luce. Utilizzando matite, grafite ed evidenziatori, raffigura forme giocose e sensuali in grado di trasmettere al foglio la luce e il colore che il neon irradia nello spazio. Inoltre, attraverso lo studio su carta, l’artista restituisce il proprio interesse verso materiali e tecniche che offrono un’esperienza plurisensoriale dell’opera. I disegni di grande formato “Quachita”, “Okalousa” e “Atchafalaya”, infatti, sono realizzati con la tecnica della floccatura che conferisce al tratto colorato un effetto velluto e, quindi, una qualità tattile immediata.
Biografia
Keith Sonnier (Mamou, Louisiana, 1941 – Southampton, New York, 2020) è stato pioniere del minimalismo, del post-minimalismo, della performing art, nonché scultore di luce e videomaker. Nato in una famiglia d’origine francese-Acadiana e abituato a parlare il patois locale, a vent’anni parte per Parigi dove inizia a dipingere. Nel 1963 consegue la laurea alla University of Southwestern Louisiana, Lafayette, e nel 1966 un Master of Fine Arts alla Rutgers University. Keith Sonnier ha radicalmente reinventato la scultura nei tardi anni ’60, assieme ai contemporanei Eva Hesse, Barry Le Va, Bruce Nauman, Richard Serra, Joel Shapiro, Richard Tuttle e Jackie Windsor (sua moglie). Dopo i primi lavori realizzati con materiali non tradizionali e di recupero, Sonnier introduce la luce a incandescenza e dal 1968 il neon. Lavora in serie, continuandole nel corso degli anni e declinandole anche in interventi architettonici monumentali. È il caso, ad esempio, della nota serie “Ba-O-Ba” da cui trae l’installazione temporanea per l'esterno della Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe a Berlino nel 2002. Più di 130 mostre personali sono state dedicate all’artista, tra le più recenti in istituzioni: “Keith Sonnier: Catching the light: sending and receiving” al Kunstmuseum St. Gallen (2019); “Keith Sonnier. Until Today” al Parrish Art Museum a Water Mill, New York (2018) e trasferita al New Orleans Museum of Art (2019); “Keith Sonnier: Dis-Play II” al DIA/Dan Flavin Institute a Bridgehampton (2018); “Keith Sonnier: Light Works, 1968–70” alla Whitechapel Gallery di Londra (2016); “Keith Sonnier: Early Neon” alla Hall Art Foundation’s Galleries in Reading, Vermont (2015); “Keith Sonnier: Light Works” al MAMAC di Nizza. Sonnier ha partecipato a più di 360 mostre collettive durante la carriera, incluse: “When Attitudes Become Form”, Kunsthalle Bern (1969); “Anti-Illusion: Procedures/Materials”, The Whitney Museum of American Art, New York (1969); “Information”, MoMA, New York (1970); Documenta 5, Kassel (1972); Biennale di Venezia (1972, 1982); “Whitney Museum of American Art’s 1970 Annual Exhibition: Contemporary American Sculpture”, Biennial Exhibitions (1973, 1977). Da febbraio 2018, è rappresentato in Italia da Galleria Fumagalli di Milano che gli dedica la prima personale “Light Works, 1968 to 2017” nello stesso anno.
GALLERIA FUMAGALLI
Via Bonaventura Cavalieri 6, 20121 Milano
Dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 19
Info: +39 02 36799285 | info@galleriafumagalli.com | galleriafumagalli.com
Ufficio stampa PCM Studio | +39 02 36769480 | Giulia Meloni giulia@paolamanfredi.com
01
ottobre 2020
Keith Sonnier – Cat Doucet Drawings
Dal primo ottobre al 18 dicembre 2020
arte contemporanea
Location
GALLERIA FUMAGALLI
Milano, Via Bonaventura Cavalieri, 6, (Milano)
Milano, Via Bonaventura Cavalieri, 6, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì, ore 13-19
Vernissage
1 Ottobre 2020, h 11 - 20
Sito web
Ufficio stampa
PCM Studio
Autore