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Kevin Cummins – Sound and vision from Manchester
Un mostra interamente dedicata alla scena culturale di Manchester da metà anni ’70 a metà anni ’90 vista attraverso l’occhio fotografico di Kevin Cummins. La mostra è anche il cuore di un vero e proprio festival dedicato alla città di Manchester con concerti e proiezioni in diverse sedi
Comunicato stampa
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Kevin Cummins, i cui lavori sono presenti nei musei e nelle collezioni più importanti d’Europa, ha scattato le foto più iconiche della scena musicale di Manchester (Oasis, Smiths, Joy Division, Stone Roses, Happy Mondays, Buzzcocks, New Order, ect) e alcune delle immagini più significative del mutamento del tessuto urbano di Manchester dai primi anni Settanta ad oggi. In mostra sono esposte circa 80 immagini.
Contemporaneamente, in alcuni locali storici di Bologna, quali il Covo Club e il Crash, si esibiranno in concerti e dj set alcuni tra i più importanti musicisti di Mancheste. Il 6 ottobre alle 21 Live Nation porta sul palco del Paladozza i Noel Gallagher’s High Flying Birds, nuovo progetto del leader degli Oasis Sempre il 6 ottobre alle 21 si esibiranno in concerto i Buzzcocks al Crash ed alle 23 al Covo Club è previsto un dj set di Alan McGee, fondatore della Creation Records e talent scout degli Oasis. Inoltre il 20 ottobre al Covo, Peter Hook bassista e fondatore dei Joy Division e dei New Order, e Mike Joyce, batterista dei The Smiths, saranno alla consolle per un dj set tutto made in UK.
Completa il quadro una rassegna di tre pellicole dedicate alla scena musicale di Manchester presso la Cineteca di Bologna. Il 5 ottobre alle 22.15 verrà proiettato il film Upside down: the Creation Records story (GB/2010) di Danny O’Connor, l’8 ottobre alle 22.15 24Hour Party People (GB/2002) di Michael Winterbottom e per finire il 15 ottobre alle 22.45 Control (GB, USA, Giappone/2007) di Anton Corbijn.
I LUOGHI:
ONO arte contemporanea, Via S. Margherita 10 - Bologna,
Covo Club, Via Zagabria, 1 - Bologna
Crash, Via della Cooperazione, 10 - Bologna
LA MOSTRA:
La scelta di una mostra su Manchester non nasce per caso. Dopo varie analisi riguardanti la scena musicale, artistica e culturale che ha coinvolto l’occidente dagli anni Sessanta in poi, tappa obbligatoria era per ONO arte soffermarsi sulla città di Manchester dalla fine degli anni Settanta alla fine degli anni Novanta, e raccontare una un’ avventura durata vent’anni che ha influenzato profondamente la storia della musica.
Manchester negli anni Settanta è stata una delle città inglesi a risentire maggiormente della recessione, passando da epicentro a tomba del capitalismo industriale attraverso la chiusura delle fabbriche; ma quello che caratterizza da sempre lo spirito dei mancuniani è un misto di grande patriottismo e di rivendicazione personale, tipico delle città alla periferia dell’impero. Se inizialmente tutto sembrava succedere ed “esplodere” solo a Londra, in quel periodo sono Manchester (e prima Liverpool) a voler cambiare le cose.
Si trattò di una rivoluzione veramente popolare, a cui partecipò chiunque: persone con scarsa esperienza in qualsiasi campo, dilettanti con due o tre impieghi in quei pochi settori che ancora offrivano un lavoro, con una formazione scolastica spesso infima, e con la sola volontà di diventare qualcuno, di cambiare le cose. In questa storia mancano i cosiddetti burattinai, quel gruppo sparuto di attori che tengono le fila del gioco e ne traggono profitto. Questa storia appartiene a tutti. Per dirla con le parole di Tony Wilson, fondatore della Factory Records (e anche l’unico con una laurea a Cambridge, come non mancava di ricordare a tutti): “It just felt like we were waiting for something to happen”
È stato quindi difficile per ONO arte riuscire a raccontare una storia in cui le vicende di tutti sono strettamente intrecciate, dove tutti sono protagonisti e anche i nomi più famosi, le icone della musica, lavorano in un coacervo di creatività spesso estemporanea ma agognata come un’esigenza profonda, intrinseca nel DNA di un’intera comunità.
C’è chi fissa nella data del 4 giugno 1976 il momento in cui tutto ebbe inizio: la prima performance dei Sex Pistols alla Lasser Free Trade Hall di Manchester. Una data voluta e organizzata da Howard Devoto e Pete Shelley dei Buzzcocks a cui parteciparono tutti coloro che avrebbero poi segnato il destino del rock, dai futuri membri dei Joy Division e New Order agli Smiths, dai Fall ai Buzzcocks fino a Tony Wilson, che non sembra tanto importante come punto d’inizio fittizio ma in quanto ennesima dimostrazione della disperata volontà di Manchester di emergere nella scena musicale.
A guidarci attraverso questa storia sono le fortissime immagini di Kevin Cummins, fotografo di fama internazionale – capo fotografo della rivista New Musical Express per oltre un decennio - le cui immagini profondamente iconiche fanno ormai parte del nostro immaginario collettivo; si pensi ad esempio alla famosa immagine di Ian Curtis con l’impermeabile e la sigaretta in bocca, oppure alla silhouette di Morrissey sotto l’Iron Bridge di Manchester.
Cummins non è stato, però, un semplice testimone di questa storia, l’ha vissuta da protagonista e ha contribuito a scriverla; era, ed è amico di tutti gli artisti immortalati nei suoi scatti, così veri e intimi. Ha vissuto, mangiato e suonato con loro e, tuttora, è considerato una delle icone che tiene vivo il mito di Manchester.
Se questa è la storia di una città e della sua gente, assieme agli scatti che immortalano le sessioni d’incisione, i concerti e i singoli artisti, vi sono quelli che mostrano la città vera e propria, i suoi palazzi, il suo paesaggio urbano devastato dalla povertà e disumanizzato. Le periferie come il sobborgo di Salford, luogo natale di Bernard Sumner, Peter Hook e Morrissey, sono il simbolo della povertà che spinge alla ricerca dell’autoaffermazione e al tentativo di spostare il centro culturale del paese in una zona che aveva fame di nuovo, di vita e che soprattutto possedeva quella rabbia e quella tristezza tipicamente postpunk che potevano esistere solo in quel preciso contesto storico e socioculturale.
Con questa mostra ONO arte vuole quindi non solo raccontare una delle più importanti fasi della storia della musica popolare del XX secolo ma anche quella rivoluzione sociale e culturale partita dal basso, l’espressione della “fame” di una città intera, della voglia di cambiare le cose e lasciare il segno.
I CONCERTI E DJ SET:
Sabato 6/10
ore 21 Buzzcocks in concerto
CRASH – VIA DELLA COOPERAZIONE, 10
ore 21 Noel Gallagher’s High Lying Birds in concerto
PALADOZZA – PIAZZA AZZARITA, 8
ore 23 Alan McGee dj set
COVO CLUB – VIALE ZAGABRIA, 1
Sabato 20/10
ore 23 dj set di Peter Hook, bassista e fondatore dei Joy Division e dei New Order!, e Mike Joyce, batterista dei The Smiths
COVO CLUB – VIALE ZAGABRIA, 1
LA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA:
Venerdì 5/10
ore 22.15 Proiezione del film Upside down: the Creation Records story (GB/2010) di Danny O'Connor (101'). V.o., sottotitoli italiani.
Lunedì 8/10
ore 22.15 Proiezione del film 24 Hour Party People (GB/2002) di Michael Winterbottom (117'). Versione italiana.
Lunedì 15/10
ore 22.45 Proiezione del film Control (GB,USA,Giappone / 2007) di Anton Corbijn (122'). Versione italiana.
CINETECA DI BOLOGNA – VIA AZZO GARDINO, 65
Contemporaneamente, in alcuni locali storici di Bologna, quali il Covo Club e il Crash, si esibiranno in concerti e dj set alcuni tra i più importanti musicisti di Mancheste. Il 6 ottobre alle 21 Live Nation porta sul palco del Paladozza i Noel Gallagher’s High Flying Birds, nuovo progetto del leader degli Oasis Sempre il 6 ottobre alle 21 si esibiranno in concerto i Buzzcocks al Crash ed alle 23 al Covo Club è previsto un dj set di Alan McGee, fondatore della Creation Records e talent scout degli Oasis. Inoltre il 20 ottobre al Covo, Peter Hook bassista e fondatore dei Joy Division e dei New Order, e Mike Joyce, batterista dei The Smiths, saranno alla consolle per un dj set tutto made in UK.
Completa il quadro una rassegna di tre pellicole dedicate alla scena musicale di Manchester presso la Cineteca di Bologna. Il 5 ottobre alle 22.15 verrà proiettato il film Upside down: the Creation Records story (GB/2010) di Danny O’Connor, l’8 ottobre alle 22.15 24Hour Party People (GB/2002) di Michael Winterbottom e per finire il 15 ottobre alle 22.45 Control (GB, USA, Giappone/2007) di Anton Corbijn.
I LUOGHI:
ONO arte contemporanea, Via S. Margherita 10 - Bologna,
Covo Club, Via Zagabria, 1 - Bologna
Crash, Via della Cooperazione, 10 - Bologna
LA MOSTRA:
La scelta di una mostra su Manchester non nasce per caso. Dopo varie analisi riguardanti la scena musicale, artistica e culturale che ha coinvolto l’occidente dagli anni Sessanta in poi, tappa obbligatoria era per ONO arte soffermarsi sulla città di Manchester dalla fine degli anni Settanta alla fine degli anni Novanta, e raccontare una un’ avventura durata vent’anni che ha influenzato profondamente la storia della musica.
Manchester negli anni Settanta è stata una delle città inglesi a risentire maggiormente della recessione, passando da epicentro a tomba del capitalismo industriale attraverso la chiusura delle fabbriche; ma quello che caratterizza da sempre lo spirito dei mancuniani è un misto di grande patriottismo e di rivendicazione personale, tipico delle città alla periferia dell’impero. Se inizialmente tutto sembrava succedere ed “esplodere” solo a Londra, in quel periodo sono Manchester (e prima Liverpool) a voler cambiare le cose.
Si trattò di una rivoluzione veramente popolare, a cui partecipò chiunque: persone con scarsa esperienza in qualsiasi campo, dilettanti con due o tre impieghi in quei pochi settori che ancora offrivano un lavoro, con una formazione scolastica spesso infima, e con la sola volontà di diventare qualcuno, di cambiare le cose. In questa storia mancano i cosiddetti burattinai, quel gruppo sparuto di attori che tengono le fila del gioco e ne traggono profitto. Questa storia appartiene a tutti. Per dirla con le parole di Tony Wilson, fondatore della Factory Records (e anche l’unico con una laurea a Cambridge, come non mancava di ricordare a tutti): “It just felt like we were waiting for something to happen”
È stato quindi difficile per ONO arte riuscire a raccontare una storia in cui le vicende di tutti sono strettamente intrecciate, dove tutti sono protagonisti e anche i nomi più famosi, le icone della musica, lavorano in un coacervo di creatività spesso estemporanea ma agognata come un’esigenza profonda, intrinseca nel DNA di un’intera comunità.
C’è chi fissa nella data del 4 giugno 1976 il momento in cui tutto ebbe inizio: la prima performance dei Sex Pistols alla Lasser Free Trade Hall di Manchester. Una data voluta e organizzata da Howard Devoto e Pete Shelley dei Buzzcocks a cui parteciparono tutti coloro che avrebbero poi segnato il destino del rock, dai futuri membri dei Joy Division e New Order agli Smiths, dai Fall ai Buzzcocks fino a Tony Wilson, che non sembra tanto importante come punto d’inizio fittizio ma in quanto ennesima dimostrazione della disperata volontà di Manchester di emergere nella scena musicale.
A guidarci attraverso questa storia sono le fortissime immagini di Kevin Cummins, fotografo di fama internazionale – capo fotografo della rivista New Musical Express per oltre un decennio - le cui immagini profondamente iconiche fanno ormai parte del nostro immaginario collettivo; si pensi ad esempio alla famosa immagine di Ian Curtis con l’impermeabile e la sigaretta in bocca, oppure alla silhouette di Morrissey sotto l’Iron Bridge di Manchester.
Cummins non è stato, però, un semplice testimone di questa storia, l’ha vissuta da protagonista e ha contribuito a scriverla; era, ed è amico di tutti gli artisti immortalati nei suoi scatti, così veri e intimi. Ha vissuto, mangiato e suonato con loro e, tuttora, è considerato una delle icone che tiene vivo il mito di Manchester.
Se questa è la storia di una città e della sua gente, assieme agli scatti che immortalano le sessioni d’incisione, i concerti e i singoli artisti, vi sono quelli che mostrano la città vera e propria, i suoi palazzi, il suo paesaggio urbano devastato dalla povertà e disumanizzato. Le periferie come il sobborgo di Salford, luogo natale di Bernard Sumner, Peter Hook e Morrissey, sono il simbolo della povertà che spinge alla ricerca dell’autoaffermazione e al tentativo di spostare il centro culturale del paese in una zona che aveva fame di nuovo, di vita e che soprattutto possedeva quella rabbia e quella tristezza tipicamente postpunk che potevano esistere solo in quel preciso contesto storico e socioculturale.
Con questa mostra ONO arte vuole quindi non solo raccontare una delle più importanti fasi della storia della musica popolare del XX secolo ma anche quella rivoluzione sociale e culturale partita dal basso, l’espressione della “fame” di una città intera, della voglia di cambiare le cose e lasciare il segno.
I CONCERTI E DJ SET:
Sabato 6/10
ore 21 Buzzcocks in concerto
CRASH – VIA DELLA COOPERAZIONE, 10
ore 21 Noel Gallagher’s High Lying Birds in concerto
PALADOZZA – PIAZZA AZZARITA, 8
ore 23 Alan McGee dj set
COVO CLUB – VIALE ZAGABRIA, 1
Sabato 20/10
ore 23 dj set di Peter Hook, bassista e fondatore dei Joy Division e dei New Order!, e Mike Joyce, batterista dei The Smiths
COVO CLUB – VIALE ZAGABRIA, 1
LA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA:
Venerdì 5/10
ore 22.15 Proiezione del film Upside down: the Creation Records story (GB/2010) di Danny O'Connor (101'). V.o., sottotitoli italiani.
Lunedì 8/10
ore 22.15 Proiezione del film 24 Hour Party People (GB/2002) di Michael Winterbottom (117'). Versione italiana.
Lunedì 15/10
ore 22.45 Proiezione del film Control (GB,USA,Giappone / 2007) di Anton Corbijn (122'). Versione italiana.
CINETECA DI BOLOGNA – VIA AZZO GARDINO, 65
05
ottobre 2012
Kevin Cummins – Sound and vision from Manchester
Dal 05 ottobre al 20 novembre 2012
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
ONO ARTE CONTEMPORANEA
Bologna, Via Santa Margherita, 10, (Bologna)
Bologna, Via Santa Margherita, 10, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle 10 alle 13 e dale 15 alle 21.30
Vernissage
5 Ottobre 2012, ore 18.00
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