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Kimsooja – Conditions of Humanity
Nata nel 1957 a Taegu, nella Corea del Sud, dopo gli studi di pittura a Seoul e a Parigi, nel 1998 Kimsooja si è trasferita a New York, dove vive e lavora. Le sue opere, estremamente poetiche e al tempo stesso contemplative, attingono al background culturale della terra d’origine dell’artista e il tema centrale di molte di esse verte sul ruolo dell’essere umano nel mondo globalizzato.
Comunicato stampa
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Il programma espositivo del PAC, curato dal direttore artistico Jean-Hubert Martin, prosegue con la mostra “Kimsooja - Conditions of Humanity” la prima importante personale tenuta in Italia dall’artista coreana. Nata nel 1957 a Taegu, nella Corea del Sud, dopo gli studi di pittura a Seoul e a Parigi, nel 1998 Kimsooja si è trasferita a New York, dove vive e lavora.
Le sue opere, estremamente poetiche e al tempo stesso contemplative, attingono al background culturale della terra d’origine dell’artista e il tema centrale di molte di esse verte sul ruolo dell’essere umano nel mondo globalizzato. Dagli anni ottanta il cucito, attività appresa al fianco della madre, è divenuto l’elemento essenziale del lavoro dell’artista consentendole di passare dalla superficie bidimensionale della pittura alla tridimensionalità degli oggetti. I Bottari, fagotti di tessuto realizzati a partire dal 1992 con coperte e vestiti usati, costituisco ormai un elemento tipico del lavoro dell’artista. Presentati anche alla Biennale di Venezia del 1999, su un camion che aveva attraversato la Corea, questi fagotti di tessuto fanno riferimento alla tradizione coreana ma sono anche una metafora universale di spostamento.
L’esposizione di Kimsooja al PAC include, oltre a diverse proiezioni video, la grande installazione A Laundry Woman (Lavandaia), 2000 nella quale tessuti tradizionali coreani, grandi e coloratissimi, fitti di ricami dai motivi simbolici, sono fissati, come panni messi ad asciugare, su sottili fili tesi fra le pareti. Il visitatore è invitato ad aggirarsi fra i tessuti, che ondeggiano lievemente al passaggio, e a sperimentarne, da vicino e tangibilmente, la bellezza, la delicatezza e la grande energia cromatica. Percepiti nell’installazione dell’artista soprattutto come elementi estetici e simbolici, in Corea questi tessuti hanno una precisa funzione utilitaria: sono usati per il letto - una coperta per riposare, dormire, amare - ma anche per accogliere i defunti.
Se in A Laundry Woman sono i copriletto o lenzuola, confezionati cucendo insieme i tradizionali tessuti coreani, a rappresentare l’elemento centrale della creazione artistica di Kimsooja, nella video installazione A Needle Woman (Donna-ago), 1999-2001 è l’artista stessa ad “agire” come la punta di un ago. Kimsooja rimane immobile e rigida in mezzo alla folla dei passanti di metropoli come Shanghai, Tokio, New York o New Delhi, costringendo di conseguenza le fiumane di gente ad aggirarla e a deviare. Negli otto schermi della video installazione l’artista si presenta di spalle e il visitatore può vedere i volti e le diverse reazioni delle persone che la evitano mentre, idealmente, otto strade di città diverse sembrano convergere al centro della stanza.
Le attività dell’artista coreana, viaggi ed esposizioni, possono essere interpretate come una costante tessitura di nuove relazioni. Kimsooja: “È la punta dell’ago a penetrare il tessuto, e noi possiamo unire due diversi lembi di stoffa con il filo che passa per la cruna dell’ago. L’ago è un’estensione del corpo, il filo è un’estensione della mente. Nel tessuto rimangono sempre le tracce della mente, invece l’ago abbandona il campo non appena terminata la sua mediazione. L’ago è medium, mistero, realtà, ermafrodita, barometro, un momento, e uno Zen.”
In occasione della personale di Kimsooja la Sezione Didattica del PAC, accanto alle visite guidate per il pubblico, organizza laboratori e attività per i bambini, le famiglie e i centri estivi con un programma di iniziative legato alle tematiche della mostra, realizzato con il sostegno del Gruppo COOP Lombardia.
La mostra è accompagnata da un catalogo riccamente illustrato, con testi in italiano, francese e inglese, edito da 5 Continents Editions.
Le sue opere, estremamente poetiche e al tempo stesso contemplative, attingono al background culturale della terra d’origine dell’artista e il tema centrale di molte di esse verte sul ruolo dell’essere umano nel mondo globalizzato. Dagli anni ottanta il cucito, attività appresa al fianco della madre, è divenuto l’elemento essenziale del lavoro dell’artista consentendole di passare dalla superficie bidimensionale della pittura alla tridimensionalità degli oggetti. I Bottari, fagotti di tessuto realizzati a partire dal 1992 con coperte e vestiti usati, costituisco ormai un elemento tipico del lavoro dell’artista. Presentati anche alla Biennale di Venezia del 1999, su un camion che aveva attraversato la Corea, questi fagotti di tessuto fanno riferimento alla tradizione coreana ma sono anche una metafora universale di spostamento.
L’esposizione di Kimsooja al PAC include, oltre a diverse proiezioni video, la grande installazione A Laundry Woman (Lavandaia), 2000 nella quale tessuti tradizionali coreani, grandi e coloratissimi, fitti di ricami dai motivi simbolici, sono fissati, come panni messi ad asciugare, su sottili fili tesi fra le pareti. Il visitatore è invitato ad aggirarsi fra i tessuti, che ondeggiano lievemente al passaggio, e a sperimentarne, da vicino e tangibilmente, la bellezza, la delicatezza e la grande energia cromatica. Percepiti nell’installazione dell’artista soprattutto come elementi estetici e simbolici, in Corea questi tessuti hanno una precisa funzione utilitaria: sono usati per il letto - una coperta per riposare, dormire, amare - ma anche per accogliere i defunti.
Se in A Laundry Woman sono i copriletto o lenzuola, confezionati cucendo insieme i tradizionali tessuti coreani, a rappresentare l’elemento centrale della creazione artistica di Kimsooja, nella video installazione A Needle Woman (Donna-ago), 1999-2001 è l’artista stessa ad “agire” come la punta di un ago. Kimsooja rimane immobile e rigida in mezzo alla folla dei passanti di metropoli come Shanghai, Tokio, New York o New Delhi, costringendo di conseguenza le fiumane di gente ad aggirarla e a deviare. Negli otto schermi della video installazione l’artista si presenta di spalle e il visitatore può vedere i volti e le diverse reazioni delle persone che la evitano mentre, idealmente, otto strade di città diverse sembrano convergere al centro della stanza.
Le attività dell’artista coreana, viaggi ed esposizioni, possono essere interpretate come una costante tessitura di nuove relazioni. Kimsooja: “È la punta dell’ago a penetrare il tessuto, e noi possiamo unire due diversi lembi di stoffa con il filo che passa per la cruna dell’ago. L’ago è un’estensione del corpo, il filo è un’estensione della mente. Nel tessuto rimangono sempre le tracce della mente, invece l’ago abbandona il campo non appena terminata la sua mediazione. L’ago è medium, mistero, realtà, ermafrodita, barometro, un momento, e uno Zen.”
In occasione della personale di Kimsooja la Sezione Didattica del PAC, accanto alle visite guidate per il pubblico, organizza laboratori e attività per i bambini, le famiglie e i centri estivi con un programma di iniziative legato alle tematiche della mostra, realizzato con il sostegno del Gruppo COOP Lombardia.
La mostra è accompagnata da un catalogo riccamente illustrato, con testi in italiano, francese e inglese, edito da 5 Continents Editions.
23
giugno 2004
Kimsooja – Conditions of Humanity
Dal 23 giugno al 19 settembre 2004
arte contemporanea
Location
PAC – PADIGLIONE D’ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Palestro, 14, (Milano)
Milano, Via Palestro, 14, (Milano)
Orario di apertura
9.30 - 19.00 da martedì a domenica - giovedì fino alle 22.00 - chiuso il lunedì
Vernissage
23 Giugno 2004, ore 18.30
Autore
Curatore