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Kings – Playlist/Doppio appuntamento
Questa settimana doppio appuntamento con Playlist!
giovedì 11 si alterneranno le selezioni di Elena Bordignon, Mattia Matteucci e KINGS; sabato 13 Elio Grazioli presenterà la sua selezione. Il tutto preceduto da un succulento aperitivo dalle 7.30 pm in poi.
Comunicato stampa
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Fantastic Voyage
Rapina filmica – video di Mattia Matteucci & Elena Bordignon
Panoksky diceva: “Se tutti i poeti, i compositori, i pittori e gli scultori fossero obbligati dalla legge ad interrompere le loro attività, una piuttosto piccola frazione di pubblico se ne accorgerebbe, e una ancora più piccola ne sarebbe seriamente dispiaciuta. Se la stessa cosa succedesse con i film, le conseguenze sociali sarebbero catastrofiche”. Era il 1934.
Oltre 70 anni dopo siamo pervasi da immagini e per le immagini uccidiamo. Quando sogniamo o parliamo, lo facciamo per immagini: l’immagine è il portale sociale più importante da cui entrare o uscire. L’immagine deve essere ovunque. L’immagine deve essere. Parlare da sola e/o farlo per noi.
Da blob a youtube, i film si vedono dove/come si po’. Il tempio del cinema è crollato e l’ipod video ha aperto nuovi percorsi estetici della visione: il disturbo, l’interruzione, il cambio di soggetto, l’unione imprevedibile, ingiusta. Amalgamare, scomporre, ridurre, astrarre, legare, torcere, sopprimere. Amplificare, moltiplicare. Gioco di specchi per specchiarsi: deformati o più belli. Più magri, perbene. Ossessione dell’occhio che fa cortocircuito con la mente. Mente che si crede collettiva, quando in realtà è solo una mente individuale che individualizza ogni cosa.
Crediamo/pensiamo di esserci liberati dalla morale e l’assimilazione è più veloce della proposta, ma allo stesso tempo siamo molto più vicini alla metafora.
E l’immagine è pura metafora. Il cinema è metafora.
L’importante è mettere a fuoco, con i sensi ma non sensibilmente, la metonimia di ogni linguaggio cinematografico: la parte per il tutto, il dettaglio per l’insieme, l’aneddoto per l’essenza: perché questo è l’ideoletto che anima l’occhio. Il mio occhio. Da qui il proliferare di video fatti in casa, da amateur, da dilettante, da perditempo, da finto e presunto regista del quotidiano che si pensa memorabile quando non lo è mai a sufficienza: scimmiottare il visto o lo stravisto. Scimmie del cinema e per il cinema. Corto circuito facile e luogo comune per teorici a venire.
Di metafora, si diceva; di ribaltamento dei significati sulle immagini; di abbandono improvviso della parola, della sceneggiatura, della profondità dei personaggi, della bella storia, emerge il montaggio, l’accalcarsi delle immagini come dopo una valanga verso valle: Michelangelo Antonioni assieme a Peter Berg e a Timur Bekmambetov, Rob Cohen intrecciato a Fellini, Warhol e Wayne Kramer accanto a video di youtube e video porno: l’ipotetico viaggio verso la distruzione dell’uomo, un fantastic voyage privato dai significati di una storia (non a caso si parte con Richard Fleischer).
Ritornare al corpo, partendo da una solitudine, fino ad arrivare all’accoppiamento più selvaggio.
“Ho dell’altro di meglio da fare che lavorare, devo andare al bagno”.
Nude restaurant – Andy Warhol
Autoritratto
video di KINGS
Punk, punk punk! solo stò Punk.
Arriva F. toglie il vinile dei CHKCHKCHK!!! La puntina rovina il disco, ma chissenefrega e mette Peaches.
Ritorna D. toglie Peaches e mette i Blood Brothers.
Hard Core???? No! Basta!
F. toglie con cattiveria punk e mette le sue musiche yiddish.
D. ritorna. Cambia musica.
F. balla, si dimena. Fa brutti gesti. Cravatta? Mutande? Calze? No? Si? Ma si!
F. ricambia vinile.
D. balla, salta, si toglie la camicia, ritorna alla console e tira i pugni sui dischi.
Jamie Lidell, Aphex Twin, Farinelli, Some Girls, Trentemolle, Nina Simone, chkchkchk!!!, Bad Brains, Black Flag, Dead Kennedys, J.Brel, Gossip, Dave Brubeck Mike Patton..., dai, dai, cambia, dai metti un altro disco, dai, muoviti!
Punk, punk, punk.
Fuck.
PLAYLIST
a cura di Elio Grazioli
Succede proprio come dice uno degli artisti presenti in questa playlist: il collage, il montaggio, la list si fa nella nostra mente. Guardiamo tanti video, qualcuno resta in mente e da allora cerca la sua sistemazione in sequenza, il suo posto nell’incrocio dei nostri pensieri, immagini, esperienze, torna in mente, per una qualche forma di rapporto si accomoda accanto a un altro. Poi, se nasce l’occasione di metterli in fila, ecco che emerge un senso, non propriamente un percorso, una trama, ma, per me, perfino di più: direi un corpo, nel senso che l’insieme prende vita e sembra muoversi per conto suo. Anche di questi tempi così critici, così scuri, penso io, ma anche così disponibili alla poesia. Interpreto così, per primo, la sequenza che ho realizzato per questa occasione: un inizio esplosivo, un finale triste con la coda di un silenzio voluto, creato, “sonoro”; in mezzo un corpo, una nascita, o meglio un risveglio, con giochi di riflessi, tagli, buio e luci, rovesciamenti, suoni anche bruschi, piccole magie, anche. Un corpo questo, nelle mie intenzioni, non compatto, solido, muscoloso, ma che cerca piuttosto la sua consistenza attraverso la materia dell’immagine, il tempo della percezione, la condizione di spettatore, insomma un corpo video.
Rapina filmica – video di Mattia Matteucci & Elena Bordignon
Panoksky diceva: “Se tutti i poeti, i compositori, i pittori e gli scultori fossero obbligati dalla legge ad interrompere le loro attività, una piuttosto piccola frazione di pubblico se ne accorgerebbe, e una ancora più piccola ne sarebbe seriamente dispiaciuta. Se la stessa cosa succedesse con i film, le conseguenze sociali sarebbero catastrofiche”. Era il 1934.
Oltre 70 anni dopo siamo pervasi da immagini e per le immagini uccidiamo. Quando sogniamo o parliamo, lo facciamo per immagini: l’immagine è il portale sociale più importante da cui entrare o uscire. L’immagine deve essere ovunque. L’immagine deve essere. Parlare da sola e/o farlo per noi.
Da blob a youtube, i film si vedono dove/come si po’. Il tempio del cinema è crollato e l’ipod video ha aperto nuovi percorsi estetici della visione: il disturbo, l’interruzione, il cambio di soggetto, l’unione imprevedibile, ingiusta. Amalgamare, scomporre, ridurre, astrarre, legare, torcere, sopprimere. Amplificare, moltiplicare. Gioco di specchi per specchiarsi: deformati o più belli. Più magri, perbene. Ossessione dell’occhio che fa cortocircuito con la mente. Mente che si crede collettiva, quando in realtà è solo una mente individuale che individualizza ogni cosa.
Crediamo/pensiamo di esserci liberati dalla morale e l’assimilazione è più veloce della proposta, ma allo stesso tempo siamo molto più vicini alla metafora.
E l’immagine è pura metafora. Il cinema è metafora.
L’importante è mettere a fuoco, con i sensi ma non sensibilmente, la metonimia di ogni linguaggio cinematografico: la parte per il tutto, il dettaglio per l’insieme, l’aneddoto per l’essenza: perché questo è l’ideoletto che anima l’occhio. Il mio occhio. Da qui il proliferare di video fatti in casa, da amateur, da dilettante, da perditempo, da finto e presunto regista del quotidiano che si pensa memorabile quando non lo è mai a sufficienza: scimmiottare il visto o lo stravisto. Scimmie del cinema e per il cinema. Corto circuito facile e luogo comune per teorici a venire.
Di metafora, si diceva; di ribaltamento dei significati sulle immagini; di abbandono improvviso della parola, della sceneggiatura, della profondità dei personaggi, della bella storia, emerge il montaggio, l’accalcarsi delle immagini come dopo una valanga verso valle: Michelangelo Antonioni assieme a Peter Berg e a Timur Bekmambetov, Rob Cohen intrecciato a Fellini, Warhol e Wayne Kramer accanto a video di youtube e video porno: l’ipotetico viaggio verso la distruzione dell’uomo, un fantastic voyage privato dai significati di una storia (non a caso si parte con Richard Fleischer).
Ritornare al corpo, partendo da una solitudine, fino ad arrivare all’accoppiamento più selvaggio.
“Ho dell’altro di meglio da fare che lavorare, devo andare al bagno”.
Nude restaurant – Andy Warhol
Autoritratto
video di KINGS
Punk, punk punk! solo stò Punk.
Arriva F. toglie il vinile dei CHKCHKCHK!!! La puntina rovina il disco, ma chissenefrega e mette Peaches.
Ritorna D. toglie Peaches e mette i Blood Brothers.
Hard Core???? No! Basta!
F. toglie con cattiveria punk e mette le sue musiche yiddish.
D. ritorna. Cambia musica.
F. balla, si dimena. Fa brutti gesti. Cravatta? Mutande? Calze? No? Si? Ma si!
F. ricambia vinile.
D. balla, salta, si toglie la camicia, ritorna alla console e tira i pugni sui dischi.
Jamie Lidell, Aphex Twin, Farinelli, Some Girls, Trentemolle, Nina Simone, chkchkchk!!!, Bad Brains, Black Flag, Dead Kennedys, J.Brel, Gossip, Dave Brubeck Mike Patton..., dai, dai, cambia, dai metti un altro disco, dai, muoviti!
Punk, punk, punk.
Fuck.
PLAYLIST
a cura di Elio Grazioli
Succede proprio come dice uno degli artisti presenti in questa playlist: il collage, il montaggio, la list si fa nella nostra mente. Guardiamo tanti video, qualcuno resta in mente e da allora cerca la sua sistemazione in sequenza, il suo posto nell’incrocio dei nostri pensieri, immagini, esperienze, torna in mente, per una qualche forma di rapporto si accomoda accanto a un altro. Poi, se nasce l’occasione di metterli in fila, ecco che emerge un senso, non propriamente un percorso, una trama, ma, per me, perfino di più: direi un corpo, nel senso che l’insieme prende vita e sembra muoversi per conto suo. Anche di questi tempi così critici, così scuri, penso io, ma anche così disponibili alla poesia. Interpreto così, per primo, la sequenza che ho realizzato per questa occasione: un inizio esplosivo, un finale triste con la coda di un silenzio voluto, creato, “sonoro”; in mezzo un corpo, una nascita, o meglio un risveglio, con giochi di riflessi, tagli, buio e luci, rovesciamenti, suoni anche bruschi, piccole magie, anche. Un corpo questo, nelle mie intenzioni, non compatto, solido, muscoloso, ma che cerca piuttosto la sua consistenza attraverso la materia dell’immagine, il tempo della percezione, la condizione di spettatore, insomma un corpo video.
11
dicembre 2008
Kings – Playlist/Doppio appuntamento
Dall'undici al 13 dicembre 2008
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
NEON>CAMPOBASE
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Bologna, Via Francesco Zanardi, 2/5, (Bologna)
Orario di apertura
giovedì 11 dicembre ore 19.30
sabato 13 dicembre ore 19.30
Vernissage
11 Dicembre 2008, ore 19.30
Autore
Curatore