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Kinkaleri – I Cenci
Una delle più innovative compagnie della danza contemporanea presenta al Teatro Vascello in esclusiva per 3 sole serate, I CENCI/SPETTACOLO, produzione realizzata con la collaborazione di importanti manifestazioni italiane e straniere
Comunicato stampa
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I Cenci/Spettacolo (2004)
progetto e realizzazione: Kinkaleri
produzione: KunstenFESTIVALdesArts, Rencontres Chorégraphiques Internationales de Seine St Denis, Santarcangelo dei Teatri, Kinkaleri in collaborazione con: Teatro Studio di Scandicci, Xing
con il sostegno di: Ministero dei Beni e delle Attività Culturali - Dipartimento dello spettacolo, RegioneToscana.
Artaud, "I Cenci" in particolare, sono scelti non come materiale da mettere in scena ma come fallimento, come allestimento realizzato da un autore che poi ha abbandonato il teatro per ritrovarsi da solo tra le sue allucinazioni. Più che un testo da tradurre sulla scena, uno sprofondamento dentro ad un titolo che trascende se stesso per diventare cronaca teatrale e fatto biografico carico di considerazioni. Tolto il primo strato di epidermide, resta da dire che il nostro rapporto con la scena non riguarderà il dato biografico, non è la sua vita che ci interessa ma le condizioni culturali di accettazione dell'opera che Artaud ha aperto. Non è necessaria una "fedeltà" ad Artaud e non ci sono motivi per disegnare alberi genealogici compilando elenchi di chi e cosa sia stato più vicino al pazzo, di chi abbia rispettato le regole: la crudeltà, la peste, l'immediatezza, il rito, la politica, il doppio, la vita, il teatro, il corpo e gli organi. L'unica cosa che resta è una tensione utopica esistenziale e filosofica che rende indivisibile il soggetto dalle sue manifestazioni, dalle sue esposizioni, che tratta la vita dunque non come evidenza della cronaca, del quotidiano, della spontaneità, ma nella sua dissociazione di anima-animale e la morte.
L'esperienza del fallimento che Artaud sperimenta è legata al subire il giudizio da parte della critica e del pubblico. Esistere nella legittimazione altrui. Intollerabile condizione per chi nello squilibrio, nella dissociazione tra sé e sé, ha sempre vissuto non potendo fare altro. Saltano dei rapporti, con il pubblico prima di tutto, con chi decreta cioè la riuscita o meno di un'opera. Di cosa si parla? "I LOVE YOU", "I NEED YOU". Ok.
Considerare I Cenci/Spettacolo come tassello finale di un’immaginaria trilogia che parte da My love for you will never die e prosegue con è stata una constatazione: entrambi i lavori intaccano dei limiti, in modo anche abbastanza disincantato. Discendere da uno all’altro significa anche riflettere sul nostro percorso biografico e di sperimentazione con la scena, su cosa voglia dire per noi produrre degli oggetti, soprattutto da un punto di vista politico, cioè in stretta relazione col mondo contemporaneo. Artaud ci appare come quel tassello necessario per chiudere un discorso, nel momento in cui appunto il rapporto tra la vita e l'arte diventa diretto. Prendersi il lusso del tempo per porsi delle domande sul proprio lavoro, questo è stato per noi il percorso tracciato da questi tre spettacoli; giungere al limite effettivo di una rappresentazione dal vivo e su quale valore possa avere oggi, visto che prevale un'idea di rappresentazione, di regia, all'insegna di un rapporto di lavoro salariato determinato o indeterminato. E il sistema spettacolare è diventato habitat e l’immaginario si compatta in rappresentazione continua, fin negli interstizi; l’inutilità del teatro e contemporaneamente la sua ultima necessità. Tutto questo non deve essere percepito come un depistaggio: si dichiara un dato di partenza per proseguire in un processo di messa in discussione della scena
Ormai lo sai. A partire da questo istante non mi hai mai visto, non sai chi sono, non mi conosci, io non ho parlato con te e non ti ho detto niente, per te non ho volto né voce né respiro né nome, neppure nuca o schiena. Di giorno o in notturna poco importa. Non c'è stata conversazione tra noi, tanto meno questo incontro, quel che accade qui davanti ai tuoi occhi non è successo, nulla si è verificato, né questi movimenti li hai visti perché non li ho fatti, né queste parole le hai sentite perché non le ho pronunciate. E se anche le sentissi ora, io non le ho dette.
Sarebbe meglio abbandonare la consuetudine e lasciare che le cose passino e basta. E dopo oramai si addormentino tranquille.
progetto e realizzazione: Kinkaleri
produzione: KunstenFESTIVALdesArts, Rencontres Chorégraphiques Internationales de Seine St Denis, Santarcangelo dei Teatri, Kinkaleri in collaborazione con: Teatro Studio di Scandicci, Xing
con il sostegno di: Ministero dei Beni e delle Attività Culturali - Dipartimento dello spettacolo, RegioneToscana.
Artaud, "I Cenci" in particolare, sono scelti non come materiale da mettere in scena ma come fallimento, come allestimento realizzato da un autore che poi ha abbandonato il teatro per ritrovarsi da solo tra le sue allucinazioni. Più che un testo da tradurre sulla scena, uno sprofondamento dentro ad un titolo che trascende se stesso per diventare cronaca teatrale e fatto biografico carico di considerazioni. Tolto il primo strato di epidermide, resta da dire che il nostro rapporto con la scena non riguarderà il dato biografico, non è la sua vita che ci interessa ma le condizioni culturali di accettazione dell'opera che Artaud ha aperto. Non è necessaria una "fedeltà" ad Artaud e non ci sono motivi per disegnare alberi genealogici compilando elenchi di chi e cosa sia stato più vicino al pazzo, di chi abbia rispettato le regole: la crudeltà, la peste, l'immediatezza, il rito, la politica, il doppio, la vita, il teatro, il corpo e gli organi. L'unica cosa che resta è una tensione utopica esistenziale e filosofica che rende indivisibile il soggetto dalle sue manifestazioni, dalle sue esposizioni, che tratta la vita dunque non come evidenza della cronaca, del quotidiano, della spontaneità, ma nella sua dissociazione di anima-animale e la morte.
L'esperienza del fallimento che Artaud sperimenta è legata al subire il giudizio da parte della critica e del pubblico. Esistere nella legittimazione altrui. Intollerabile condizione per chi nello squilibrio, nella dissociazione tra sé e sé, ha sempre vissuto non potendo fare altro. Saltano dei rapporti, con il pubblico prima di tutto, con chi decreta cioè la riuscita o meno di un'opera. Di cosa si parla? "I LOVE YOU", "I NEED YOU". Ok.
Considerare I Cenci/Spettacolo come tassello finale di un’immaginaria trilogia che parte da My love for you will never die e prosegue con
Ormai lo sai. A partire da questo istante non mi hai mai visto, non sai chi sono, non mi conosci, io non ho parlato con te e non ti ho detto niente, per te non ho volto né voce né respiro né nome, neppure nuca o schiena. Di giorno o in notturna poco importa. Non c'è stata conversazione tra noi, tanto meno questo incontro, quel che accade qui davanti ai tuoi occhi non è successo, nulla si è verificato, né questi movimenti li hai visti perché non li ho fatti, né queste parole le hai sentite perché non le ho pronunciate. E se anche le sentissi ora, io non le ho dette.
Sarebbe meglio abbandonare la consuetudine e lasciare che le cose passino e basta. E dopo oramai si addormentino tranquille.
14
giugno 2005
Kinkaleri – I Cenci
Dal 14 al 16 giugno 2005
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
TEATRO VASCELLO
Roma, Via Giacinto Carini, 78, (Roma)
Roma, Via Giacinto Carini, 78, (Roma)
Biglietti
intero € 12.00 ridotto € 8.00
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