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Koinè 2011
In questa mostra la curatrice Rosamaria Desiderio seleziona quadri, sculture, fotografie e installazioni di alcuni tra i più significativi artisti contemporanei trattati dalla galleria Zamenhof: nel tentativo di definire parole e sintassi di un nuovo linguaggio comune dell’arte contemporanea.
Comunicato stampa
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NOTA DI PRESENTAZIONE
“Koinè” in greco significa “lingua comune”. Tra nuova figurazione e rivisitazione dell’informale, attraverso un ripensamento critico e tecnicamente raffinato, in questa mostra collettiva la curatrice Rosamaria Desiderio seleziona quadri, sculture, fotografie e installazioni di alcuni tra i più significativi artisti contemporanei trattati dalla galleria Zamenhof: nel tentativo di definire parole e sintassi di un nuovo linguaggio comune dell’arte contemporanea.
Lo scolabottiglie arrugginito
C’è un’eredità che giace da molti anni in attesa di qualcuno che se la prenda. Una straordinaria, ricchissima, problematica, contraddittoria eredità. Un’eredità che si è andata accrescendo generazione dopo generazione, nel corso di quasi tutto il Novecento, poichè ogni nuova generazione rinnegava sistematicamente il lascito della generazione precedente e, coerentemente, cercava altrove la propria fortuna, attingeva da altre fonti i propri tesori. Così decennio dopo decennio tale eredità cresceva a dismisura. Cresceva e si complicava. Una eredità in cerca di eredi: l’eredità dell’Arte del Novecento.
Ma più passa il tempo più la faccenda si complica. E certi lasciti rischiano di apparirci oggi una inutile paccottiglia da robivecchi. Lo scolabottiglie di Duchamp si è arrugginito. L’Urlo di Munch riecheggia lontano, sempre più lontano. E il taglio di Fontana quasi quasi vien voglia di ricucirlo ...
Credo che oggi, dissolto il miraggio del nuovo a tutti i costi e smaltita la lunga, secolare sbornia delle Avanguardie, uno dei compiti che attende l’artista “post-moderno” sia quello di elaborare un linguaggio, una “koinè”, che attinga a vocaboli, sintassi e regole grammaticali di diversa provenienza, soprattutto di matrice novecentesca, e che sia in grado di contaminare e far conflagrare almeno alcuni degli universi di segni che le varie Avanguardie hanno creato nel corso del secolo scorso e che ci hanno lasciato come eredità...
Che cosa si sta aspettando?
No. Per la verità non tutti stanno aspettando. Non tutti nel panorama dell’arte contemporanea brancolano alla ricerca di improbabili novità e trovate da avanspettacolo da dare in pasto ai mass-media per far gridare al miracolo, magari anche solo per un giorno. (Già. L’Avanguardia oggi si è mutata in Avanspettacolo mass-mediatico). Non tutti.
Molti ce ne sono che lavorano nella giusta direzione: in questa mostra ne presentiamo quarantaquattro.
Eppure la sensazione generale che si ha leggendo riviste specializzate, cataloghi di mostre, recensioni, interventi critici, ma anche solo ascoltando semplicemente il chiacchericcio di tanti addetti ai lavori... la sensazione generale, dicevo, è che si continui pervicacemente ad ignorare l’eredità di oltre un secolo di ricerca nell’arte, spasmodicamente continuando a cercare la “novità”, il colpo di scena, la trovata estemporanea. “Continua a stupirmi che per avere successo è necessario stupire”, dice Enzo Cannaviello (vedi “Arte”, n° 397, pag.106).
Siamo d’accordo.
A me pare che molto spesso si confonda l’efficacia di comunicazione mass-mediatica di un eventuale “messaggio” con la validità assoluta dell’opera d’arte. L’opera d’arte non può essere ridotta al messaggio. Nè tanto meno ad un solo messaggio. L’arte non è solo comunicazione. E soprattutto non è comunicazione “univoca”. Il fatto è, credo, che la relativa facilità nel creare un “effetto-novità” utilizzando i mass-media dominanti (riviste, televisioni, internet) ha artatamente prolungato l’inerzia di una idea che diversamente avrebbe già da tempo esaurito la sua spinta: l’idea “avanguardistica” del nuovo ad ogni costo.
Così siamo vittime di una sorta di illusione ottica, una allucinazione collettiva: accecati da vacui ed effimeri fenomeni di superfice (che tuttavia hanno spiccatissima visibilità), non notiamo o sottovalutiamo realtà decisamente più di sostanza e storicamente, forse, più rilevanti.
Sono molti infatti gli artisti che, come quelli presenti, vanno nella direzione di una ricerca strutturata, articolata, ricca di rimandi e contaminazioni. Ed alcuni di essi lo fanno con grande abilità e consapevolezza. Tuttavia non hanno i riflettori puntati addosso, e per questo risultano quasi invisibili. Quasi invisibili ma presenti, operanti. Come formichine costruiscono l’arte del futuro, mentre le cicale rilasciano interviste alla televisione.
Poi un giorno i riflettori si sposteranno, le telecamere della storia dell’arte faranno una carrellata sul panorama di questo inizio di secolo e balzerà agli occhi di tutti un grande, prodigioso formicaio: l’arte del futuro sarà lì, e ci sembrerà essere sbucata dal nulla. E solo allora vedremo le innumerevoli “formichine” e, a giudicare dal loro operato, daremo loro il ruolo che meritano e ne intenderemo la statura.
Virgilio Patarini
“Koinè” in greco significa “lingua comune”. Tra nuova figurazione e rivisitazione dell’informale, attraverso un ripensamento critico e tecnicamente raffinato, in questa mostra collettiva la curatrice Rosamaria Desiderio seleziona quadri, sculture, fotografie e installazioni di alcuni tra i più significativi artisti contemporanei trattati dalla galleria Zamenhof: nel tentativo di definire parole e sintassi di un nuovo linguaggio comune dell’arte contemporanea.
Lo scolabottiglie arrugginito
C’è un’eredità che giace da molti anni in attesa di qualcuno che se la prenda. Una straordinaria, ricchissima, problematica, contraddittoria eredità. Un’eredità che si è andata accrescendo generazione dopo generazione, nel corso di quasi tutto il Novecento, poichè ogni nuova generazione rinnegava sistematicamente il lascito della generazione precedente e, coerentemente, cercava altrove la propria fortuna, attingeva da altre fonti i propri tesori. Così decennio dopo decennio tale eredità cresceva a dismisura. Cresceva e si complicava. Una eredità in cerca di eredi: l’eredità dell’Arte del Novecento.
Ma più passa il tempo più la faccenda si complica. E certi lasciti rischiano di apparirci oggi una inutile paccottiglia da robivecchi. Lo scolabottiglie di Duchamp si è arrugginito. L’Urlo di Munch riecheggia lontano, sempre più lontano. E il taglio di Fontana quasi quasi vien voglia di ricucirlo ...
Credo che oggi, dissolto il miraggio del nuovo a tutti i costi e smaltita la lunga, secolare sbornia delle Avanguardie, uno dei compiti che attende l’artista “post-moderno” sia quello di elaborare un linguaggio, una “koinè”, che attinga a vocaboli, sintassi e regole grammaticali di diversa provenienza, soprattutto di matrice novecentesca, e che sia in grado di contaminare e far conflagrare almeno alcuni degli universi di segni che le varie Avanguardie hanno creato nel corso del secolo scorso e che ci hanno lasciato come eredità...
Che cosa si sta aspettando?
No. Per la verità non tutti stanno aspettando. Non tutti nel panorama dell’arte contemporanea brancolano alla ricerca di improbabili novità e trovate da avanspettacolo da dare in pasto ai mass-media per far gridare al miracolo, magari anche solo per un giorno. (Già. L’Avanguardia oggi si è mutata in Avanspettacolo mass-mediatico). Non tutti.
Molti ce ne sono che lavorano nella giusta direzione: in questa mostra ne presentiamo quarantaquattro.
Eppure la sensazione generale che si ha leggendo riviste specializzate, cataloghi di mostre, recensioni, interventi critici, ma anche solo ascoltando semplicemente il chiacchericcio di tanti addetti ai lavori... la sensazione generale, dicevo, è che si continui pervicacemente ad ignorare l’eredità di oltre un secolo di ricerca nell’arte, spasmodicamente continuando a cercare la “novità”, il colpo di scena, la trovata estemporanea. “Continua a stupirmi che per avere successo è necessario stupire”, dice Enzo Cannaviello (vedi “Arte”, n° 397, pag.106).
Siamo d’accordo.
A me pare che molto spesso si confonda l’efficacia di comunicazione mass-mediatica di un eventuale “messaggio” con la validità assoluta dell’opera d’arte. L’opera d’arte non può essere ridotta al messaggio. Nè tanto meno ad un solo messaggio. L’arte non è solo comunicazione. E soprattutto non è comunicazione “univoca”. Il fatto è, credo, che la relativa facilità nel creare un “effetto-novità” utilizzando i mass-media dominanti (riviste, televisioni, internet) ha artatamente prolungato l’inerzia di una idea che diversamente avrebbe già da tempo esaurito la sua spinta: l’idea “avanguardistica” del nuovo ad ogni costo.
Così siamo vittime di una sorta di illusione ottica, una allucinazione collettiva: accecati da vacui ed effimeri fenomeni di superfice (che tuttavia hanno spiccatissima visibilità), non notiamo o sottovalutiamo realtà decisamente più di sostanza e storicamente, forse, più rilevanti.
Sono molti infatti gli artisti che, come quelli presenti, vanno nella direzione di una ricerca strutturata, articolata, ricca di rimandi e contaminazioni. Ed alcuni di essi lo fanno con grande abilità e consapevolezza. Tuttavia non hanno i riflettori puntati addosso, e per questo risultano quasi invisibili. Quasi invisibili ma presenti, operanti. Come formichine costruiscono l’arte del futuro, mentre le cicale rilasciano interviste alla televisione.
Poi un giorno i riflettori si sposteranno, le telecamere della storia dell’arte faranno una carrellata sul panorama di questo inizio di secolo e balzerà agli occhi di tutti un grande, prodigioso formicaio: l’arte del futuro sarà lì, e ci sembrerà essere sbucata dal nulla. E solo allora vedremo le innumerevoli “formichine” e, a giudicare dal loro operato, daremo loro il ruolo che meritano e ne intenderemo la statura.
Virgilio Patarini
22
giugno 2011
Koinè 2011
Dal 22 giugno al 03 luglio 2011
arte contemporanea
Location
ZAMENHOF
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Orario di apertura
dal mercoledì al sabato dalle ore 11 alle 13 e dalle 14 alle 18.
Domenica dalle ore 14 alle 18.
Lunedì e martedì chiuso.
Vernissage
22 Giugno 2011, ore 18.30
Autore
Curatore