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KOLOSSÒI. Pastorello nell’Isola dei Giganti
La mostra “KOLOSSÒI. Pastorello nell’Isola dei Giganti”, ha un titolo ambiguo e depistante perché ambigua e depistante è la dimensione poetica e la narrazione proposta da Giovanni Manunta, in arte Pastorello, uno tra gli artisti più capaci del panorama artistico contemporaneo non solo sardo.
Comunicato stampa
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K O L O S S Ò I
Pastorello nell’Isola dei Giganti
La mostra che verrà ospitata negli spazi del ritrovato Foro Boario e inaugurata sabato 19 ottobre alle ore 19.00 avrà per titolo KOLOSSÒI. Pastorello nell’Isola dei Giganti, un titolo ambiguo e depistante perché ambigua e depistante è la dimensione poetica e la narrazione proposta da Giovanni Manunta, in arte Pastorello, uno tra gli artisti più capaci e determinanti del panorama artistico contemporaneo che la Sardegna sia riuscita a proporre negli ultimi decenni. I colossi, viceversa, non possono non far pensare alla felice e insuperata definizione con la quale l’archeologo Giovanni Lilliu definì le statue monumentali ritrovate nel sito di Mont’e Prama e oggi, più banalmente, definite come Giganti.
«Gli straordinari kolossòi (nel senso etimologico e pregnante del termine), rivelano soggetti esclusivamente maschili, militari o espressivi di areté, in veste di arcieri, opliti forniti di spada e scudo rotondo, pugilatori che sollevano con una mano uno scudo oblungo a protezione della testa ed hanno l'altra mano chiusa entro un guanto armato», così li descrive lo studioso nel 1997 e a lui e, indirettamente, ai colossi di Mont’e Prama, rende omaggio Pastorello con la mostra dedicata all’Isola dei Giganti, prodotta da Dromos Festival col contributo determinante del Comune di Oristano e dell’Assessore alla Cultura Luca Faedda, che fortemente l’ha voluta per segnare definitivamente il destino espositivo “contemporaneo” del Foro Boario. Una mostra che, per volontà dell’artista, si rifà al senso etimologico e pregnante del termine kolossòi, dunque nell’accezione cara a Giovanni Lilliu, evitando di cadere nel facile seppur giustificato entusiasmo tributato alle statue di Cabras ma narrando una dimensione metastorica e metafisica di un’Isola abitata da colossi, da fiere degne di popolare l’inferno dantesco, da alberi ancestrali in foreste senza tempo, pre e posthuman, eterne nel loro intrico pittorico, ammalianti e inestricabili. Mondi perennemente in fieri, dominati da personaggi seduttivi e fatali, creature ibride impastate di storia e di miti: una trappola visiva perfetta da parte di chi ha fatto della pittura la propria ragion d’essere.
Una pittura trasversale, come già detto ambigua e depistante, citazionista senza citazioni, eppure colta, intrisa com’è di suggestioni del Cinquecento nordico, da Dürer ad Altdorfer, di visioni sublimi apocalittiche e post-romantiche o virtuali, prossime alla realtà coattiva e fallace di Matrix. Del resto, per Pastorello – picassiano concettualmente quanto distante artisticamente da Picasso – «la pittura è pittura. La pittura è innaturale, contro natura, ma è nel mondo. Non è soprannaturale, lo lascia intendere, promette e non mantiene: inganna». La sua Isola seduce, promette delizie, offre frutti proibiti e succulenti, fiumi d’abbondanza e amene praterie ma, nella sua naturale innaturalità, è una trappola visiva ove il “bello” si trasforma subitamente in “orrore” al quale non è dato l’ossimorico “diletto” delle teorie ottocentesche.
Pastorello, pittore puro, nei suoi paesaggi preadamitici e psichedelici non veicola messaggi che non siano inerenti alla stessa prassi pittorica, da qui la loro ambiguità semantica, la loro autoreferenzialità e il loro essere “alieni” e fintamente ospitali. Paesaggi come metafore del processo creativo, in sé assoluto e intangibile, sì da far dire all’artista: «la pittura avvicina il soprannaturale alla natura: è l’ultima manifestazione del metafisico, naturale e innaturale non sono del tutto opposti, in quanto fanno parte di questo mondo il loro vero opposto è il soprannaturale».
La mostra KOLOSSÒI. Pastorello nell’Isola dei Giganti, la più ampia mai dedicata all’artista, a cura di Ivo Serafino Fenu, si dipana così in oltre sessanta opere, molte inedite, alcune provenienti dalla Collezione Giuseppe Demara, dalla Collezione Nicola Cocco e dalla Collezione Roberto Pisano nonché un’istallazione monumentale che giustifica e svela l’arcano del titolo, quest’ultima realizzata in collaborazione col ceramista Salvatore Farci e con lo Studio K&P (Giovanni Manunta, Gabriele Moretti, Salvatore Piroddi e Giuseppe Tavera). Un viaggio nel quale passare dalle vicissitudini di Odisseo a quelle di Gulliver è un attimo, nella quale i rapporti di forza e financo quelli proporzionali divengono relativi e precari, perché è tutto un attimo anche vedersi trasformare da Polifemo in abitanti di Lilliput: quasi un monito per coloro che, convinti di abitare in un’Isola di Giganti, si sono scoperti minuscoli e fragili, o dei Don Quijote davanti ai mastodonti del vento e alla loro protervia.
Pastorello nell’Isola dei Giganti
La mostra che verrà ospitata negli spazi del ritrovato Foro Boario e inaugurata sabato 19 ottobre alle ore 19.00 avrà per titolo KOLOSSÒI. Pastorello nell’Isola dei Giganti, un titolo ambiguo e depistante perché ambigua e depistante è la dimensione poetica e la narrazione proposta da Giovanni Manunta, in arte Pastorello, uno tra gli artisti più capaci e determinanti del panorama artistico contemporaneo che la Sardegna sia riuscita a proporre negli ultimi decenni. I colossi, viceversa, non possono non far pensare alla felice e insuperata definizione con la quale l’archeologo Giovanni Lilliu definì le statue monumentali ritrovate nel sito di Mont’e Prama e oggi, più banalmente, definite come Giganti.
«Gli straordinari kolossòi (nel senso etimologico e pregnante del termine), rivelano soggetti esclusivamente maschili, militari o espressivi di areté, in veste di arcieri, opliti forniti di spada e scudo rotondo, pugilatori che sollevano con una mano uno scudo oblungo a protezione della testa ed hanno l'altra mano chiusa entro un guanto armato», così li descrive lo studioso nel 1997 e a lui e, indirettamente, ai colossi di Mont’e Prama, rende omaggio Pastorello con la mostra dedicata all’Isola dei Giganti, prodotta da Dromos Festival col contributo determinante del Comune di Oristano e dell’Assessore alla Cultura Luca Faedda, che fortemente l’ha voluta per segnare definitivamente il destino espositivo “contemporaneo” del Foro Boario. Una mostra che, per volontà dell’artista, si rifà al senso etimologico e pregnante del termine kolossòi, dunque nell’accezione cara a Giovanni Lilliu, evitando di cadere nel facile seppur giustificato entusiasmo tributato alle statue di Cabras ma narrando una dimensione metastorica e metafisica di un’Isola abitata da colossi, da fiere degne di popolare l’inferno dantesco, da alberi ancestrali in foreste senza tempo, pre e posthuman, eterne nel loro intrico pittorico, ammalianti e inestricabili. Mondi perennemente in fieri, dominati da personaggi seduttivi e fatali, creature ibride impastate di storia e di miti: una trappola visiva perfetta da parte di chi ha fatto della pittura la propria ragion d’essere.
Una pittura trasversale, come già detto ambigua e depistante, citazionista senza citazioni, eppure colta, intrisa com’è di suggestioni del Cinquecento nordico, da Dürer ad Altdorfer, di visioni sublimi apocalittiche e post-romantiche o virtuali, prossime alla realtà coattiva e fallace di Matrix. Del resto, per Pastorello – picassiano concettualmente quanto distante artisticamente da Picasso – «la pittura è pittura. La pittura è innaturale, contro natura, ma è nel mondo. Non è soprannaturale, lo lascia intendere, promette e non mantiene: inganna». La sua Isola seduce, promette delizie, offre frutti proibiti e succulenti, fiumi d’abbondanza e amene praterie ma, nella sua naturale innaturalità, è una trappola visiva ove il “bello” si trasforma subitamente in “orrore” al quale non è dato l’ossimorico “diletto” delle teorie ottocentesche.
Pastorello, pittore puro, nei suoi paesaggi preadamitici e psichedelici non veicola messaggi che non siano inerenti alla stessa prassi pittorica, da qui la loro ambiguità semantica, la loro autoreferenzialità e il loro essere “alieni” e fintamente ospitali. Paesaggi come metafore del processo creativo, in sé assoluto e intangibile, sì da far dire all’artista: «la pittura avvicina il soprannaturale alla natura: è l’ultima manifestazione del metafisico, naturale e innaturale non sono del tutto opposti, in quanto fanno parte di questo mondo il loro vero opposto è il soprannaturale».
La mostra KOLOSSÒI. Pastorello nell’Isola dei Giganti, la più ampia mai dedicata all’artista, a cura di Ivo Serafino Fenu, si dipana così in oltre sessanta opere, molte inedite, alcune provenienti dalla Collezione Giuseppe Demara, dalla Collezione Nicola Cocco e dalla Collezione Roberto Pisano nonché un’istallazione monumentale che giustifica e svela l’arcano del titolo, quest’ultima realizzata in collaborazione col ceramista Salvatore Farci e con lo Studio K&P (Giovanni Manunta, Gabriele Moretti, Salvatore Piroddi e Giuseppe Tavera). Un viaggio nel quale passare dalle vicissitudini di Odisseo a quelle di Gulliver è un attimo, nella quale i rapporti di forza e financo quelli proporzionali divengono relativi e precari, perché è tutto un attimo anche vedersi trasformare da Polifemo in abitanti di Lilliput: quasi un monito per coloro che, convinti di abitare in un’Isola di Giganti, si sono scoperti minuscoli e fragili, o dei Don Quijote davanti ai mastodonti del vento e alla loro protervia.
19
ottobre 2024
KOLOSSÒI. Pastorello nell’Isola dei Giganti
Dal 19 ottobre 2024 al 19 gennaio 2025
arte contemporanea
Location
Foro Boario Oristano
Oristano, Piazza Giorgio Luigi Pintus, (OR)
Oristano, Piazza Giorgio Luigi Pintus, (OR)
Biglietti
intero € 5
Orario di apertura
tutti i giorni, ore 10-13 e 16-19
Vernissage
19 Ottobre 2024, ore 19.00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Allestimento
Ivo SerafinoFenu
MattiaEnna
Produzione organizzazione