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Kunstgroup 20zero8 – Punto cieco
Il punto cieco è la zona nel nostro campo visivo dove il nervo ottico entra nell’occhio, dove siamo ciechi. Nella nostra percezione normale e nella dinamica del processo visivo ‘dimentichiamo’ questa lacuna. L’arte può riportare il nostro sguardo in queste aree abbandonate che abbiamo rimosso dalla percezione funzionale della vita quotidiana. La mostra ospita otto artisti di media differenti: pittura, disegno, scultura, installazione, video, fotografia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il punto cieco è la zona nel nostro campo visivo dove il nervo ottico entra
nell'occhio, dove siamo ciechi. Nella nostra percezione normale e nella
dinamica del processo visivo ‘dimentichiamo’ questa lacuna. L'arte può
riportare il nostro sguardo in queste aree abbandonate che abbiamo rimosso
dalla percezione funzionale della vita quotidiana.
La mostra ospita otto artisti di media differenti: pittura, disegno, scultura,
installazione, video, fotografia.
Nella sua serie pittorica ‘Sindrome di Stendhal' Martin Figura lascia vagare lo
sguardo attraverso spazi espositivi, rappresentando gli osservatori davanti ai
quadri, che raddoppiano l’osservatore reale. Lo sguardo ruota in modo irrequieto
attraverso diversi livelli, stili di pittura, riflessioni e metamorfosi. Nel centro della sua
installazione ‘herunterkommen’ (scendere) si trova una perno-forma, che ricorda
i recettori del fondo dell'occhio e può essere allo stesso tempo un aeromobile, un
dirigibile.
Gli oggetti e lo spazio possono rivelarci ciò che siamo; in essi riversiamo le nostre
aspirazioni ed indecisioni, ciò che vogliamo manifestare e ciò che rimane latente.
Il progetto “Objects speak to you”, di Gruppo Didymos, seleziona e ricombina gli
elementi del quotidiano, risalendo verso ciò che viene rimosso o celato dalla nostra
volontà e visione. L'immagine muta la percezione di luoghi urbani o domestici,
creando una realtà dissonante ai nostri occhi. La pittura attraverso un'indagine
fenomenologica della forma e segnali cromatici puntuali, propone un processo
opponente tra la parola e la visione, provando a dare continuità e luce a quel “punto
oscuro” che si frappone tra la ragione e la percezione, accordandosi con i luoghi più
nascosti e dimenticati del nostro essere. Un monito, una visione impossibile che ci
pone di fronte alla necessità di un cambiamento.
"Before the Love of God": il teschio rimane, il cervello sparisce per sempre. L'opera
di Hans-Hermann Koopmann è un cervello tempestato di diamanti. Koopmann
contrappone il cervello come simbolo della vita alle rappresentazioni del Memento
mori che pur giocano un ruolo importante nell'arte contemporanea. Artisti come
Damien Hirst o Douglas Gordon usano direttamente un teschio per riscoprire il
senso della morte. Koopmann invece cristallizza il cervello come materia organica
dell'essere. Carpe Diem.
Carmine Leta scolpisce il vuoto. Una linea tridimensionale in ferro percorre lo spazio
definendo piani e superfici che solo nella mente dello spettatore diventano volumi.
Ma in realtà essi non esistono. Cosa rimane di una scultura quando le si sottrae
tutto il suo volume? Per scoprirlo occorre cercare la giusta angolazione, collegare le
linee sospese, per superare la pura visione con una ricostruzione della forma che è
contemporaneamente razionale ed emotiva.
WALLSTREET di Pietro Mari è una via di muri che non separano veramente perché è
possibile, nella realtà tridimensionale, aggirarli, scavalcarli o abbatterli. La fotografia
li precipita invece nel mondo bidimensionale della carta fotografica dove diventano
rettangoli di nascondimento che impediscono per sempre qualsiasi relazione con
quello che forse sta dietro: la realtà è blind-ata da un punto fermo di visione.
L’arte ha 10 metri. Almeno per l’artista Peter Petri, questa volta. Ha dipinto un
rotolo così lungo che sembra un testo antico. Ma il contenuto è attuale: l’Europa. Una
grande mappa del continente, assemblata con i panni usati sporchi di colore ad olio.
Sia l'uno che l’altro dipinto sono il tema che ispira Petri: in che direzione andiamo
nell'attuale situazione sociale e politica? In questo senso Petri con le sue opere prova
ad illuminare i punti ciechi dell'autorappresentazione collettiva con ironia ma anche
seriamente. Alla fine dei 10 metri la domanda: l'Europa, è solo un castello gonfiabile?
Il nodo in molte culture e rappresentazioni artistiche e religiose è il simbolo della
ciclicità della vita. Nei nodi ci si perde e ci si ritrova, si ritrova un respiro, un battito.
La ricerca scultorea di Regula Zwicky mira a ricreare un ritmo nella percezione di
chi osserva. Sospinge il nostro sguardo a percorrere un sentiero che si avvolge su se
stesso, apparendo e scomparendo all'infinito. In essa coesistono la leggerezza nella
pesantezza, la morbidezza nella durezza e la pietra assume l’apparente corposità di
una pennellata, di un gesto.
nell'occhio, dove siamo ciechi. Nella nostra percezione normale e nella
dinamica del processo visivo ‘dimentichiamo’ questa lacuna. L'arte può
riportare il nostro sguardo in queste aree abbandonate che abbiamo rimosso
dalla percezione funzionale della vita quotidiana.
La mostra ospita otto artisti di media differenti: pittura, disegno, scultura,
installazione, video, fotografia.
Nella sua serie pittorica ‘Sindrome di Stendhal' Martin Figura lascia vagare lo
sguardo attraverso spazi espositivi, rappresentando gli osservatori davanti ai
quadri, che raddoppiano l’osservatore reale. Lo sguardo ruota in modo irrequieto
attraverso diversi livelli, stili di pittura, riflessioni e metamorfosi. Nel centro della sua
installazione ‘herunterkommen’ (scendere) si trova una perno-forma, che ricorda
i recettori del fondo dell'occhio e può essere allo stesso tempo un aeromobile, un
dirigibile.
Gli oggetti e lo spazio possono rivelarci ciò che siamo; in essi riversiamo le nostre
aspirazioni ed indecisioni, ciò che vogliamo manifestare e ciò che rimane latente.
Il progetto “Objects speak to you”, di Gruppo Didymos, seleziona e ricombina gli
elementi del quotidiano, risalendo verso ciò che viene rimosso o celato dalla nostra
volontà e visione. L'immagine muta la percezione di luoghi urbani o domestici,
creando una realtà dissonante ai nostri occhi. La pittura attraverso un'indagine
fenomenologica della forma e segnali cromatici puntuali, propone un processo
opponente tra la parola e la visione, provando a dare continuità e luce a quel “punto
oscuro” che si frappone tra la ragione e la percezione, accordandosi con i luoghi più
nascosti e dimenticati del nostro essere. Un monito, una visione impossibile che ci
pone di fronte alla necessità di un cambiamento.
"Before the Love of God": il teschio rimane, il cervello sparisce per sempre. L'opera
di Hans-Hermann Koopmann è un cervello tempestato di diamanti. Koopmann
contrappone il cervello come simbolo della vita alle rappresentazioni del Memento
mori che pur giocano un ruolo importante nell'arte contemporanea. Artisti come
Damien Hirst o Douglas Gordon usano direttamente un teschio per riscoprire il
senso della morte. Koopmann invece cristallizza il cervello come materia organica
dell'essere. Carpe Diem.
Carmine Leta scolpisce il vuoto. Una linea tridimensionale in ferro percorre lo spazio
definendo piani e superfici che solo nella mente dello spettatore diventano volumi.
Ma in realtà essi non esistono. Cosa rimane di una scultura quando le si sottrae
tutto il suo volume? Per scoprirlo occorre cercare la giusta angolazione, collegare le
linee sospese, per superare la pura visione con una ricostruzione della forma che è
contemporaneamente razionale ed emotiva.
WALLSTREET di Pietro Mari è una via di muri che non separano veramente perché è
possibile, nella realtà tridimensionale, aggirarli, scavalcarli o abbatterli. La fotografia
li precipita invece nel mondo bidimensionale della carta fotografica dove diventano
rettangoli di nascondimento che impediscono per sempre qualsiasi relazione con
quello che forse sta dietro: la realtà è blind-ata da un punto fermo di visione.
L’arte ha 10 metri. Almeno per l’artista Peter Petri, questa volta. Ha dipinto un
rotolo così lungo che sembra un testo antico. Ma il contenuto è attuale: l’Europa. Una
grande mappa del continente, assemblata con i panni usati sporchi di colore ad olio.
Sia l'uno che l’altro dipinto sono il tema che ispira Petri: in che direzione andiamo
nell'attuale situazione sociale e politica? In questo senso Petri con le sue opere prova
ad illuminare i punti ciechi dell'autorappresentazione collettiva con ironia ma anche
seriamente. Alla fine dei 10 metri la domanda: l'Europa, è solo un castello gonfiabile?
Il nodo in molte culture e rappresentazioni artistiche e religiose è il simbolo della
ciclicità della vita. Nei nodi ci si perde e ci si ritrova, si ritrova un respiro, un battito.
La ricerca scultorea di Regula Zwicky mira a ricreare un ritmo nella percezione di
chi osserva. Sospinge il nostro sguardo a percorrere un sentiero che si avvolge su se
stesso, apparendo e scomparendo all'infinito. In essa coesistono la leggerezza nella
pesantezza, la morbidezza nella durezza e la pietra assume l’apparente corposità di
una pennellata, di un gesto.
12
luglio 2014
Kunstgroup 20zero8 – Punto cieco
Dal 12 luglio al 10 agosto 2014
arte contemporanea
Location
FORTEZZA ORSINI – EX GRANAI
Pitigliano, Piazza Della Fortezza, (Grosseto)
Pitigliano, Piazza Della Fortezza, (Grosseto)
Orario di apertura
11:00 - 13:00 / 17:00 - 20:00
Vernissage
12 Luglio 2014, h 18
Autore