Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
L’ Arte al Femminile
Mostra collettiva
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’arte è androgina?
Il tema della donna nell’arte, soprattutto contemporanea, che si potrebbe sviluppare per l’inaugurazione in galleria, proprio l’8 marzo, di una collettiva tutta al femminile è notevolmente complesso e stratificato da affrontare. Possiamo analizzare, rimanendo nel campo delle impressioni, come dall’età moderna a quella post-moderna è cambiato il ruolo della donna: dall’essere prevalente oggetto di rappresentazione, attraverso la raffigurazione del corpo, è diventata a sua volta protagonista e autrice di rappresentazioni, guadagnando visibilità e peso sui mercati e nel sistema. Non solo. La donna è diventata anche narratrice e voce critica di tali trasformazioni: lo testimonia la grande svolta degli anni Settanta quando lo sdoganamento delle dinamiche del corpo ha comportato una maggior libertà espressiva veicolata in particolare da pratiche extra mediali, atte a valutare le implicazioni culturali e linguistiche degli oggetti e delle azioni sulla società. Alcuni anni prima gli autoritratti di Frida Kahlo avevano cercato di descrivere il
suo stato di sofferenza fisica e mentale, con il corpo femminile che, non più analizzato da uno
sguardo maschile, era capace di unire folclore, archetipo e autobiografismo visionario. Donne
artiste e donne muse: qual è allora nell’arte contemporanea la relazione tra questi due ruoli? Nel corso dei secoli il ruolo della donna come modello e musa si è decisamente contratto tanto che tale divisione si è esaurita a partire dai lavori di Camille Claudel e Frida Kahlo che non furono solo ispiratrici di grandi artisti, ma furono in grado loro stesse di generare un’arte nuova e differente.
Oggi pertanto esistono molteplici ruoli per le donne: ci sono artiste che analizzano la loro
situazione femminile, e sono vittime e carnefici allo stesso tempo di se stesse, oppure ci sono
artiste che smontano luoghi comuni o fenomeni culturali di differenza, ci sono artiste che lottano contro la cultura dominante o altre che lavorano sul confine del perturbante, per offrire una riflessione sul contesto e le frattura che la società imprime sul loro corpo. Esistono per altro anche coppie dove uomo e donna si ispirano vicendevolmente come nel caso di Marina Abramovic e Ulay. Il loro abbandono dopo aver percorso, ognuno da una direzione diversa, l’intera muraglia
cinese ed essersi incontrati in un punto è una forte metafora dell’inseguimento e del tentativo di materializzare il legame tra arte e vita. L’etichetta di arte al femminile o di arte delle donne che si incontra oggi in molte mostre tematiche invece dovrebbe far riflettere. Le intenzioni riparative in quanto tali rischiano di essere controproducenti e delle forzature che non danno giusto sviluppo alle singole ricerche, sminuendo le singole ricerche e fornendo una precisa e limitante collocazione ad opere nate da altre preoccupazioni. Del resto però è pur vero che le donne artiste sono molto meno presenti dei loro colleghi maschi sul mercato, nei musei, nelle collezioni, nelle aste, nelle biennali, triennali e quadriennali. E non da oggi. Nel 1989 sugli autobus newyorkesi apparve un poster dove si vedeva la nuda odalisca di Ingres con testa da gorilla e accanto la frase: «Le donne si
devono spogliare per entrare al Metropolitan?». Seguiva spiegazione: «Meno del 5 per cento degli
artisti nelle collezioni del museo sono donne, ma l'85 sono nudi femminili». La testa da gorilla, poi, era la firma delle Guerrilla Girls, gruppo di artiste femministe parecchio arrabbiate che negli anni Novanta ponevano il problema della ineguaglianza creativa fra sessi con metodi radicali. Nonostante il loro impegno, dal 1989 a oggi le cose non sono molto cambiate. Un esempio su tutti: se il record d'asta per un artista contemporaneo sono i 26 milioni di euro battuti per una tela di Gerhard Richter, la più celebrata delle artiste, Louise Bourgeois, solo all'indomani della sua scomparsa ha superato i 3 milioni di euro. Rimanendo però nello spazio della nostra collettiva dove sono presentati i lavori di diciotto artiste del territorio e di fuori regione, ognuna legata a precise ricerche e modalità espressive, possiamo affermare come l’artista, uomo o donna che sia, è una figura storica inserita in un sistema di relazioni e di potere, che produce soggettività a partire da un certo momento storico e che non ha bisogno di etichette, monumenti o ricorrenze.
Tommaso Evangelista
Il tema della donna nell’arte, soprattutto contemporanea, che si potrebbe sviluppare per l’inaugurazione in galleria, proprio l’8 marzo, di una collettiva tutta al femminile è notevolmente complesso e stratificato da affrontare. Possiamo analizzare, rimanendo nel campo delle impressioni, come dall’età moderna a quella post-moderna è cambiato il ruolo della donna: dall’essere prevalente oggetto di rappresentazione, attraverso la raffigurazione del corpo, è diventata a sua volta protagonista e autrice di rappresentazioni, guadagnando visibilità e peso sui mercati e nel sistema. Non solo. La donna è diventata anche narratrice e voce critica di tali trasformazioni: lo testimonia la grande svolta degli anni Settanta quando lo sdoganamento delle dinamiche del corpo ha comportato una maggior libertà espressiva veicolata in particolare da pratiche extra mediali, atte a valutare le implicazioni culturali e linguistiche degli oggetti e delle azioni sulla società. Alcuni anni prima gli autoritratti di Frida Kahlo avevano cercato di descrivere il
suo stato di sofferenza fisica e mentale, con il corpo femminile che, non più analizzato da uno
sguardo maschile, era capace di unire folclore, archetipo e autobiografismo visionario. Donne
artiste e donne muse: qual è allora nell’arte contemporanea la relazione tra questi due ruoli? Nel corso dei secoli il ruolo della donna come modello e musa si è decisamente contratto tanto che tale divisione si è esaurita a partire dai lavori di Camille Claudel e Frida Kahlo che non furono solo ispiratrici di grandi artisti, ma furono in grado loro stesse di generare un’arte nuova e differente.
Oggi pertanto esistono molteplici ruoli per le donne: ci sono artiste che analizzano la loro
situazione femminile, e sono vittime e carnefici allo stesso tempo di se stesse, oppure ci sono
artiste che smontano luoghi comuni o fenomeni culturali di differenza, ci sono artiste che lottano contro la cultura dominante o altre che lavorano sul confine del perturbante, per offrire una riflessione sul contesto e le frattura che la società imprime sul loro corpo. Esistono per altro anche coppie dove uomo e donna si ispirano vicendevolmente come nel caso di Marina Abramovic e Ulay. Il loro abbandono dopo aver percorso, ognuno da una direzione diversa, l’intera muraglia
cinese ed essersi incontrati in un punto è una forte metafora dell’inseguimento e del tentativo di materializzare il legame tra arte e vita. L’etichetta di arte al femminile o di arte delle donne che si incontra oggi in molte mostre tematiche invece dovrebbe far riflettere. Le intenzioni riparative in quanto tali rischiano di essere controproducenti e delle forzature che non danno giusto sviluppo alle singole ricerche, sminuendo le singole ricerche e fornendo una precisa e limitante collocazione ad opere nate da altre preoccupazioni. Del resto però è pur vero che le donne artiste sono molto meno presenti dei loro colleghi maschi sul mercato, nei musei, nelle collezioni, nelle aste, nelle biennali, triennali e quadriennali. E non da oggi. Nel 1989 sugli autobus newyorkesi apparve un poster dove si vedeva la nuda odalisca di Ingres con testa da gorilla e accanto la frase: «Le donne si
devono spogliare per entrare al Metropolitan?». Seguiva spiegazione: «Meno del 5 per cento degli
artisti nelle collezioni del museo sono donne, ma l'85 sono nudi femminili». La testa da gorilla, poi, era la firma delle Guerrilla Girls, gruppo di artiste femministe parecchio arrabbiate che negli anni Novanta ponevano il problema della ineguaglianza creativa fra sessi con metodi radicali. Nonostante il loro impegno, dal 1989 a oggi le cose non sono molto cambiate. Un esempio su tutti: se il record d'asta per un artista contemporaneo sono i 26 milioni di euro battuti per una tela di Gerhard Richter, la più celebrata delle artiste, Louise Bourgeois, solo all'indomani della sua scomparsa ha superato i 3 milioni di euro. Rimanendo però nello spazio della nostra collettiva dove sono presentati i lavori di diciotto artiste del territorio e di fuori regione, ognuna legata a precise ricerche e modalità espressive, possiamo affermare come l’artista, uomo o donna che sia, è una figura storica inserita in un sistema di relazioni e di potere, che produce soggettività a partire da un certo momento storico e che non ha bisogno di etichette, monumenti o ricorrenze.
Tommaso Evangelista
08
marzo 2014
L’ Arte al Femminile
Dall'otto al 27 marzo 2014
arte contemporanea
Location
OFFICINA SOLARE GALLERY
Termoli, Via Guglielmo Marconi, 2, (Campobasso)
Termoli, Via Guglielmo Marconi, 2, (Campobasso)
Vernissage
8 Marzo 2014, ore 18.30
Autore
Curatore