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La Bella Maniera in Toscana. Dipinti dalla Collezione Luzzetti e altre raccolte private
L’esposizione presenta una selezione di dipinti provenienti da collezioni private, di cui ventiquattro visibili al pubblico per la prima volta. Molte le opere inedite e le nuove attribuzioni, tra le quali la stupenda Giuditta e Oloferne riferita al grande maestro senese Domenico Beccafumi e la Madonna col Bambino e San Giovannino del Vasari
Comunicato stampa
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GROSSETO – Apre al Museo Archeologico e d’Arte della Maremma una mostra di rara bellezza che presenta 34 dipinti del Cinquecento per la maggior parte inediti e mai esposti prima d’ora: “La Bella Maniera” in Toscana. Dipinti dalla Collezione Luzzetti e altre raccolte private. Promossa dal Comune di Grosseto con il fondamentale sostegno dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la mostra è curata da Gianfranco Luzzetti con Federico Berti e Mauro Papa.
L’esposizione presenta una selezione di dipinti provenienti da collezioni private, di cui ventiquattro visibili al pubblico per la prima volta. Molte le opere inedite e le nuove attribuzioni, tra le quali la stupenda Giuditta e Oloferne riferita al grande maestro senese Domenico Beccafumi e la Madonna col Bambino e San Giovannino del Vasari, un esempio di dipinto destinato a devozione privata per un artista conosciuto più per le colossali imprese e le ambiziose iconografie. Sempre in mostra la potente Giuditta e Oloforne del Foschi, compagno del Pontormo nella bottega di Andrea del Sarto, dove il bellissimo volto femminile richiama quelli del Bronzino nella cappella di Eleonora da Toledo in Palazzo Vecchio; l'Allegoria della Prudenza attribuita in passato al Vasari ed oggi ricondotta per la prima volta a Girolamo Macchietti, uno degli artisti dello Studiolo in Palazzo Vecchio; la Parabola dei vignaioli di Francesco Ubertini detto il Bachiacca, l’Immacolata Concezione di Ventura Salimbeni con un’emozionante veduta di Siena; il Ritratto del Granduca Francesco I di Jacopo Coppi e il Ritratto di Giovane Uomo, quest’ultimo attribuito per la prima volta al Salviati.
Con La Bella Maniera in Toscana prosegue l'attività espositiva del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma dopo la mostra presentata l'anno scorso, Teatralità nel Barocco fiorentino, dedicata alla pittura fiorentina del Seicento. Per il 2009 è prevista una grande esposizione sulla civiltà degli Etruschi.
A partire da quest'anno, alla mostra presentata al Museo si affiancherà una nuova iniziativa molto significativa: gli Itinerari Tesori d'Arte in Maremma promossi dalla Provincia di Grosseto e dalla Rete Museale di Grosseto con il finanziamento di Provincia e Regione Toscana. L'obiettivo è quello di far conoscere il patrimonio storico e culturale della Maremma mettendo in relazione i musei con il territorio. Tema dei due itinerari proposti per il 2008: la pittura e la scultura senese tra Trecento e Quattrocento, di cui la Maremma conserva stupendi capolavori come la Maestà di Ambrogio Lorenzetti e quella di Duccio, la Madonna delle Ciliegie del Sassetta e la Madonna della Mandorla del Vecchietta.
Caratteristica comune delle opere presentate nella mostra odierna è il primato del disegno, considerato fondamento di tutte le arti, secondo la concezione fiorentina e centro italiana ispirata al grande Michelangelo. L'artista, secondo i principi ufficializzati dal Vasari, deve tendere alla creazione di un bello assoluto, eterno, immutabile, non soggetto alle leggi della natura. Una strenua ricerca della bellezza nella figura umana che una volta raggiunta dovrà essere ripetuta "in ogni opera per tutte le figure" (Vasari, Vite 1568). Conseguenza di ciò è uno dei fondamenti del Manierismo, come afferma Berti nel catalogo della mostra: "Se un artista, dopo indicibili sforzi di selezione e di continui perfezionismi, ha raggiunto una bellezza sublime, ideale, chi viene dopo di lui, anziché ricominciare da principio, deve imitare direttamente il risultato conseguito dal maestro".
Da qui prende le mosse l’esposizione, mostrando come gli artisti toscani del Cinquecento si applichino diligentemente ai modelli lasciati dai grandi dell'arte fiorentina. “L’Eredità dei grandi Maestri: Andrea del Sarto e Michelangelo", la prima delle cinque sezioni della mostra, presenta quattro opere inedite tra cui: l'Allegoria della Fortuna di Andrea del Minga, versione di un disegno conservato agli Uffizi ed attribuito a in passato a Michelangelo, al Bronzino ed all’Allori; la Madonna con Bambino e San Giovannino di Jacopino del Conte, versione inedita di una delle opere più replicate e controverse di Andrea del Sarto, la Madonna Fries, così come ad un dipinto dello stesso artista è da riferirsi la Carità di Francesco Brina.
La seconda sezione della mostra,"Vasari e la Pittura dell'età di Cosimo I", è dedicata gli anni del ducato fiorentino del celebre sovrano, sotto cui si compie una delle imprese ornamentali più importanti dell'epoca, la decorazione di Palazzo Vecchio. Tra le sette opere esposte in questa sezione, tutte inedite e mai viste prima d'ora, la Madonna con Bambino e San Giovannino attribuita al Vasari: versione essenziale e rarefatta della celebre Sacra Famiglia con San Francesco, dipinta dal pittore nel 1541 per il banchiere fiorentino Francesco Leoni, conservata al County Museum of Art di Los Angeles. La versione oggi in mostra è l'unico esempio conosciuto di rielaborazione del dipinto Leoni. Sempre in questa sezione un bellissimo dipinto, il Ritratto di giovane uomo, attribuito in questa occasione a Francesco Salviati. Un capolavoro per bellezza e potenza è la Giuditta e Oloferne di Francesco Foschi. Pubblicata per la prima ed unica volta nel 1967 dal Pinelli, in un articolo monografico ancora di grande utilità per inquadrare la personalità complessa di questo pittore, l'opera si presenta con un'iconografia inconsueta. Interessantissimo è lo splendido volto della Giuditta con evidenti richiami alle figure femminili del Bronzino, dipinte tra il 1540 e il 1545 nella cappella di Eleonora da Toledo in Palazzo Vecchio. Infine la Parabola dei vignaioli attribuita a Francesco Ubertini detto il Bachiacca, il cui rarissimo soggetto è ripreso dagli affreschi perduti di Andrea del Sarto nell'orto del Convento della Santissima Annunziata a Firenze. La narrativa pacata, il gusto popolaresco sono caratteristiche tipiche del pittore fiorentino.
"Un mondo a parte: Siena" è il titolo della terza sezione della mostra che si apre con la bellissima Giuditta e Oloferne, in questa occasione attribuita al grande maestro senese Domenico Beccafumi. In passato il dipinto era considerato il capolavoro del Brescianino, ma l’opera “mostra i segni caratteristici dello stile del grande maestro senese in una fase ancora formativa, intorno al 1515”. Evidenti i rapporti con i dipinti del Beccafumi di questo periodo tra cui, per esempio, la mirabile pala con San Paolo in cattedra del Museo dell’Opera del Duomo di Siena, che in alcuni brani mostra la stessa inconfondibile gamma cromatica. Eredi della gloriosa tradizione pittorica trecentesca, le opere di questa sezione si distinguono dalla produzione fiorentina per i diversi accordi cromatici e i delicati accenti. Chiude questa parte della mostra, la deliziosa Immacolata Concezione di Ventura Salimbeni, anch'essa inedita e mai esposta prima d’ora, dove appare una emozionante veduta di Siena.
Particolarmente interessante è la sezione dedicata ad uno degli eventi cardine della storia dell'arte italiana, l'impresa decorativa dello Studiolo di Palazzo Vecchio, voluta da Francesco I, rappresentato in mostra da un ritratto inedito di Jacopo Coppi, in cui il principe appare in un atteggiamento non ufficiale. Tra le opere, sempre di Jacopo Coppi, il celebre dipinto San Giorgio e il drago della collezione Scatizzi, "quasi un recupero di eleganze cortesi tardo-gotiche", e due bozzetti inediti di due importanti pale di chiese fiorentine: la Predica di San Vincenzo Ferrer per l'altare Attavanti in Santa Maria Novella (1574) e l'Ecce Homo per l'altare Zati di Santa Croce (1576). L'interessante olio su tavola, Gesù e la Samaritana, di Maso di San Friano, anch'esso inedito e mai vista prima d'ora, è parte della predella di una Pala proveniente della distrutta Chiesa fiorentina di S. Pier Maggiore oggi conservata al Fitzwilliam Museum di Cambridge. Infine la straordinaria Allegoria della Prudenza, attribuita a Girolamo Macchietti, dove è evidente la vicinanza con il capolavoro indiscusso dell'artista, ovvero la Medea ed Esone in Palazzo Vecchio.
Infine la sezione "Verso il superamento della Maniera" che include quattro dipinti degli ultimi tre decenni del Cinquecento già "in odore di rinnovamento", che prenderà l'avvio in Toscana con la ricezione delle nuove esigenze espresse dalla Chiesa cattolica nel Concilio di Trento. Nella Maddalena che rinuncia alla vanità, attribuita a Gregorio Pagani, la protagonista, una figura studiata dal vero, occupa in diagonale tutta la scena, volgendo lo sguardo verso uno straordinario squarcio di paesaggio di chiara matrice nordica. Un afflato barocco che prelude al secolo successivo: il secolo della teatralità.
La mostra è accompagnata da un catalogo con illustrazioni a colori, edito da Polistampa, a cura di Federico Berti e Gianfranco Luzzetti, con schede di: Francesca Baldassari, Sandro Bellesi, Federico Berti, Giuseppe Cantelli, Roberto Contini, Alessandro Nesi, Mauro Papa, Alessandra Tamborino, Angelo Tartuferi, Filippo Todini.
L’esposizione presenta una selezione di dipinti provenienti da collezioni private, di cui ventiquattro visibili al pubblico per la prima volta. Molte le opere inedite e le nuove attribuzioni, tra le quali la stupenda Giuditta e Oloferne riferita al grande maestro senese Domenico Beccafumi e la Madonna col Bambino e San Giovannino del Vasari, un esempio di dipinto destinato a devozione privata per un artista conosciuto più per le colossali imprese e le ambiziose iconografie. Sempre in mostra la potente Giuditta e Oloforne del Foschi, compagno del Pontormo nella bottega di Andrea del Sarto, dove il bellissimo volto femminile richiama quelli del Bronzino nella cappella di Eleonora da Toledo in Palazzo Vecchio; l'Allegoria della Prudenza attribuita in passato al Vasari ed oggi ricondotta per la prima volta a Girolamo Macchietti, uno degli artisti dello Studiolo in Palazzo Vecchio; la Parabola dei vignaioli di Francesco Ubertini detto il Bachiacca, l’Immacolata Concezione di Ventura Salimbeni con un’emozionante veduta di Siena; il Ritratto del Granduca Francesco I di Jacopo Coppi e il Ritratto di Giovane Uomo, quest’ultimo attribuito per la prima volta al Salviati.
Con La Bella Maniera in Toscana prosegue l'attività espositiva del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma dopo la mostra presentata l'anno scorso, Teatralità nel Barocco fiorentino, dedicata alla pittura fiorentina del Seicento. Per il 2009 è prevista una grande esposizione sulla civiltà degli Etruschi.
A partire da quest'anno, alla mostra presentata al Museo si affiancherà una nuova iniziativa molto significativa: gli Itinerari Tesori d'Arte in Maremma promossi dalla Provincia di Grosseto e dalla Rete Museale di Grosseto con il finanziamento di Provincia e Regione Toscana. L'obiettivo è quello di far conoscere il patrimonio storico e culturale della Maremma mettendo in relazione i musei con il territorio. Tema dei due itinerari proposti per il 2008: la pittura e la scultura senese tra Trecento e Quattrocento, di cui la Maremma conserva stupendi capolavori come la Maestà di Ambrogio Lorenzetti e quella di Duccio, la Madonna delle Ciliegie del Sassetta e la Madonna della Mandorla del Vecchietta.
Caratteristica comune delle opere presentate nella mostra odierna è il primato del disegno, considerato fondamento di tutte le arti, secondo la concezione fiorentina e centro italiana ispirata al grande Michelangelo. L'artista, secondo i principi ufficializzati dal Vasari, deve tendere alla creazione di un bello assoluto, eterno, immutabile, non soggetto alle leggi della natura. Una strenua ricerca della bellezza nella figura umana che una volta raggiunta dovrà essere ripetuta "in ogni opera per tutte le figure" (Vasari, Vite 1568). Conseguenza di ciò è uno dei fondamenti del Manierismo, come afferma Berti nel catalogo della mostra: "Se un artista, dopo indicibili sforzi di selezione e di continui perfezionismi, ha raggiunto una bellezza sublime, ideale, chi viene dopo di lui, anziché ricominciare da principio, deve imitare direttamente il risultato conseguito dal maestro".
Da qui prende le mosse l’esposizione, mostrando come gli artisti toscani del Cinquecento si applichino diligentemente ai modelli lasciati dai grandi dell'arte fiorentina. “L’Eredità dei grandi Maestri: Andrea del Sarto e Michelangelo", la prima delle cinque sezioni della mostra, presenta quattro opere inedite tra cui: l'Allegoria della Fortuna di Andrea del Minga, versione di un disegno conservato agli Uffizi ed attribuito a in passato a Michelangelo, al Bronzino ed all’Allori; la Madonna con Bambino e San Giovannino di Jacopino del Conte, versione inedita di una delle opere più replicate e controverse di Andrea del Sarto, la Madonna Fries, così come ad un dipinto dello stesso artista è da riferirsi la Carità di Francesco Brina.
La seconda sezione della mostra,"Vasari e la Pittura dell'età di Cosimo I", è dedicata gli anni del ducato fiorentino del celebre sovrano, sotto cui si compie una delle imprese ornamentali più importanti dell'epoca, la decorazione di Palazzo Vecchio. Tra le sette opere esposte in questa sezione, tutte inedite e mai viste prima d'ora, la Madonna con Bambino e San Giovannino attribuita al Vasari: versione essenziale e rarefatta della celebre Sacra Famiglia con San Francesco, dipinta dal pittore nel 1541 per il banchiere fiorentino Francesco Leoni, conservata al County Museum of Art di Los Angeles. La versione oggi in mostra è l'unico esempio conosciuto di rielaborazione del dipinto Leoni. Sempre in questa sezione un bellissimo dipinto, il Ritratto di giovane uomo, attribuito in questa occasione a Francesco Salviati. Un capolavoro per bellezza e potenza è la Giuditta e Oloferne di Francesco Foschi. Pubblicata per la prima ed unica volta nel 1967 dal Pinelli, in un articolo monografico ancora di grande utilità per inquadrare la personalità complessa di questo pittore, l'opera si presenta con un'iconografia inconsueta. Interessantissimo è lo splendido volto della Giuditta con evidenti richiami alle figure femminili del Bronzino, dipinte tra il 1540 e il 1545 nella cappella di Eleonora da Toledo in Palazzo Vecchio. Infine la Parabola dei vignaioli attribuita a Francesco Ubertini detto il Bachiacca, il cui rarissimo soggetto è ripreso dagli affreschi perduti di Andrea del Sarto nell'orto del Convento della Santissima Annunziata a Firenze. La narrativa pacata, il gusto popolaresco sono caratteristiche tipiche del pittore fiorentino.
"Un mondo a parte: Siena" è il titolo della terza sezione della mostra che si apre con la bellissima Giuditta e Oloferne, in questa occasione attribuita al grande maestro senese Domenico Beccafumi. In passato il dipinto era considerato il capolavoro del Brescianino, ma l’opera “mostra i segni caratteristici dello stile del grande maestro senese in una fase ancora formativa, intorno al 1515”. Evidenti i rapporti con i dipinti del Beccafumi di questo periodo tra cui, per esempio, la mirabile pala con San Paolo in cattedra del Museo dell’Opera del Duomo di Siena, che in alcuni brani mostra la stessa inconfondibile gamma cromatica. Eredi della gloriosa tradizione pittorica trecentesca, le opere di questa sezione si distinguono dalla produzione fiorentina per i diversi accordi cromatici e i delicati accenti. Chiude questa parte della mostra, la deliziosa Immacolata Concezione di Ventura Salimbeni, anch'essa inedita e mai esposta prima d’ora, dove appare una emozionante veduta di Siena.
Particolarmente interessante è la sezione dedicata ad uno degli eventi cardine della storia dell'arte italiana, l'impresa decorativa dello Studiolo di Palazzo Vecchio, voluta da Francesco I, rappresentato in mostra da un ritratto inedito di Jacopo Coppi, in cui il principe appare in un atteggiamento non ufficiale. Tra le opere, sempre di Jacopo Coppi, il celebre dipinto San Giorgio e il drago della collezione Scatizzi, "quasi un recupero di eleganze cortesi tardo-gotiche", e due bozzetti inediti di due importanti pale di chiese fiorentine: la Predica di San Vincenzo Ferrer per l'altare Attavanti in Santa Maria Novella (1574) e l'Ecce Homo per l'altare Zati di Santa Croce (1576). L'interessante olio su tavola, Gesù e la Samaritana, di Maso di San Friano, anch'esso inedito e mai vista prima d'ora, è parte della predella di una Pala proveniente della distrutta Chiesa fiorentina di S. Pier Maggiore oggi conservata al Fitzwilliam Museum di Cambridge. Infine la straordinaria Allegoria della Prudenza, attribuita a Girolamo Macchietti, dove è evidente la vicinanza con il capolavoro indiscusso dell'artista, ovvero la Medea ed Esone in Palazzo Vecchio.
Infine la sezione "Verso il superamento della Maniera" che include quattro dipinti degli ultimi tre decenni del Cinquecento già "in odore di rinnovamento", che prenderà l'avvio in Toscana con la ricezione delle nuove esigenze espresse dalla Chiesa cattolica nel Concilio di Trento. Nella Maddalena che rinuncia alla vanità, attribuita a Gregorio Pagani, la protagonista, una figura studiata dal vero, occupa in diagonale tutta la scena, volgendo lo sguardo verso uno straordinario squarcio di paesaggio di chiara matrice nordica. Un afflato barocco che prelude al secolo successivo: il secolo della teatralità.
La mostra è accompagnata da un catalogo con illustrazioni a colori, edito da Polistampa, a cura di Federico Berti e Gianfranco Luzzetti, con schede di: Francesca Baldassari, Sandro Bellesi, Federico Berti, Giuseppe Cantelli, Roberto Contini, Alessandro Nesi, Mauro Papa, Alessandra Tamborino, Angelo Tartuferi, Filippo Todini.
01
giugno 2008
La Bella Maniera in Toscana. Dipinti dalla Collezione Luzzetti e altre raccolte private
Dal primo giugno al 30 settembre 2008
arte antica
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO E D’ARTE DELLA MAREMMA
Grosseto, Piazza Alfredo Baccarini, 3, (Grosseto)
Grosseto, Piazza Alfredo Baccarini, 3, (Grosseto)
Biglietti
5 euro comprensivo della visita alla mostra e al museo
Orario di apertura
GIUGNO da Martedì alla Domenica 10/13.00 – 17.00 /20.00 – Lunedì chiuso LUGLIO/AGOSTO dal Martedì al Giovedì 10/13.00 – 17.00 /20.00 Venerdì e Sabato ore 17.00/23.00 - Lunedì chiuso SETTEMBRE da Mart. alla Domenica 10/13.00-17.00/20.00 - Lunedì chiuso
Editore
POLISTAMPA
Ufficio stampa
AMBRA NEPI
Autore
Curatore