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La Biblioteca di Dante
Su quali basi culturali Dante ha potuto contare nella composizione della Divina Commedia?
Sapere di quali letture, di quali libri, si sia materialmente nutrita la cultura e la fantasia poetica dell’Alighieri ha da sempre costituito un interrogativo profondo tanto per i critici che per i lettori.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La “Biblioteca” di Dante
a cura di Roberto Antonelli, Ebe Antetomaso, Marco Guardo, Lorenzo Mainini
8 ottobre 2021 – 16 gennaio 2022
Palazzo Corsini, Roma
Nell’opera dantesca, e nella Commedia in particolare, la tradizione della cultura classica, cristiana e medievale si ricapitola come in una summa: autori, libri, scuole di poeti e filosofi, enciclopedie, mitologie antiche e dogmi cristiani, scrittori canonici e autori più eccentrici vengono tutti riattraversati dallo sguardo di Dante, che scrivendo il suo testo ne riscrive simultaneamente la tradizione d’appartenenza. In tal senso sapere di quali letture, di quali libri, si sia materialmente nutrita la cultura e la fantasia poetica dell’Alighieri ha da sempre costituito un interrogativo profondo tanto per i critici che per i lettori per arrivare a una comprensione più profonda della Commedia. La ricerca tuttavia si scontra sull’evidenza che Dante non ebbe mai una vera e propria biblioteca, stabile e personale, come poi invece fu per Petrarca; non possediamo neppure autografi o libri sicuramente a lui appartenuti. Il dibattito su quali opere Dante abbia effettivamente letto e quali egli conoscesse solo per altrui citazioni o epitomi è pertanto ancora aperto e di grande rilevanza: il convegno e la mostra intendono offrire lo status quaestionis integrato con nuove ricerche mirate.
Nella mostra saranno per la prima volta esposte tutte le opere da Dante esplicitamente citate e presumibilmente lette, quindi parte d’una sua "biblioteca", secondo i più recenti accertamenti e secondo un percorso rappresentativo del suo iter intellettuale e poetico. Saranno esposti in larga prevalenza codici dei secoli XIII e XIV, ovvero libri che corrispondono alle tipologie manoscritte che Dante potrebbe aver praticato; saranno esposti inoltre alcuni codici provenienti dal fondo duecentesco della biblioteca di Santa Croce, il convento fiorentino che, secondo gli studi più recenti, potrebbe aver ospitato la prima formazione del poeta. I manoscritti saranno ordinati tematicamente e cronologicamente secondo lo sviluppo dell’opera dantesca, in base anche ai suoi possibili spostamenti prima e dopo l’esilio. Saranno invece escluse tutte le opere che dalla critica sono state a lui ricondotte in base ad ipotesi, allusioni o riscontri degli interpreti moderni, spesso discordi, privilegiando invece quei testi, coi loro antichi libri, che con maggiore sicurezza permetteranno al visitatore di conoscere e d’esplorare i “punti fermi” della “biblioteca” dantesca.
La mostra sarà articolata in sei grandi sezioni: 1) La “Bibbia” e la tradizione cristiana; 2) La tradizione classica: gli Auctores nella “Vita nuova”; 3) La tradizione romanza; 4) La tradizione classica dalla “Vita nuova”; 5) Retorica e trattatistica medievale; 6) Filosofia, scienza e teologia.
La partizione della mostra, che in più occasioni fa perno su un “prima” e un “dopo” la Vita nuova, vuole in tal modo distinguere due fasi della biografia dantesca e della sua “biblioteca”, quella riferibile alla vita fiorentina e quella, testimoniata nelle opere successive al “libello giovanile”, segnata invece dall’esilio.
Fra gli oltre 70 codici che saranno esposti, provenienti dalle maggiori collezioni italiane e internazionali – tutti libri fondamentali per la comprensione della poesia e della cultura dantesca – si segnalano il manoscritto della Biblioteca Nazionale di Roma Vitt. Emm. 1502, che raccoglie, riccamente illustrati, i testi profetici di Gioacchino da Fiore, «il calavrese abate Giovacchino /di spirito profetico dotato», immortalato in Pd XII; i diversi codici fiorentini provenienti dall’antica biblioteca di Santa Croce – il convento francescano che forse Dante frequentò prima del suo esilio –, tra i quali l’antichissimo codice di Servio, il commentatore virgiliano (Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 22 sin 1), o il manoscritto della Consolatio philosophiae di Boezio (Plut. 23 dex 11), glossata in volgare all’inizio del Trecento e ricordata dall’Alighieri come una delle sue letture fondamentali dopo la morte di Beatrice; o ancora il canzoniere della lirica trobadorica, raccolto nel codice laurenziano Plut. 41.42, libro per certi aspetti affine alla silloge di poesia provenzale che fu nota a Dante; il manoscritto corsiniano del Roman de la rose (Roma, Biblioteca dell’Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana, 55 K 4), sulla cui conoscenza dantesca si è sviluppato, e si svolge, un lungo e appassionato dibattito filologico-letterario; per continuare inoltre coi manoscritti filosofici e scolastici, che, coi loro testi, fondano la struttura mentale della visione dantesca, della sua morale e della sua teologia: l’Etica aristotelica della Biblioteca Nazionale di Napoli (VIII.G.25) o gli scritti di Sigieri di Brabante, il filosofo eterodosso che in Paradiso «silogizzò invidïosi veri» (X, 138), proveniente dalla Biblioteca Cathariniana di Pisa (ms. 17); per tornare poi ai libri letterari, fonti per l’Alighieri di stile e invenzione, come il Giovenale parigino (Paris, BnF, lat. 8073), o il Lancillotto della Marciana di Venezia (Fr. Z 11), dalle cui storie fuoriesce una delle immagini più durature della poesia dantesca, quella del bacio tra Paolo e Francesca, doppione infernale del bacio letterario fra Lancillotto e Ginevra.
A integrazione dell’esposizione, sempre dall’8 ottobre, Paesaggi e personaggi della Commedia. Un'iconografia digitale, una mostra che – prodotta in collaborazione con l'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e ideata da Roberto Andreotti, Federico De Melis, Francesco De Melis e Luca Ruzza - intende illustrare, con una speciale messa in scena digitale, alcuni aspetti della fortuna iconografica dantesca di luoghi, paesaggi e personaggi della Divina Commedia, fino alla Contemporaneità. Il visitatore potrà entrare, in uno scenario avvolgente, in “capsule” monografiche, “camere oscure” al cui interno si potrà vivere l'esperienza di un'immersione multisensoriale attraverso varie tecniche, non ultima il cosiddetto “fantasma di Pepper”, sorta di ologramma originato dal teatro del Seicento. I file visivi e sonori si basano sulle immagini delle opere che artisti di ogni epoca hanno dedicato al poema dantesco, in dialogo con le altre iniziative espositive dell’Accademia dei Lincei dedicate alla biblioteca letteraria, culturale, artistica e filosofica di Dante.
Un grande sforzo, dunque, probabilmente il più articolato e impegnativo dell'anno dantesco, reso possibile dall'impegno congiunto dell'Accademia Nazionale dei Lincei, di Intesa Sanpaolo, in particolare del Presidente emerito Giovanni Bazoli, del Presidente Gian Maria Gros-Pietro, di Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer Intesa Sanpaolo, del presidente dell’Associazione “Amici dei Lincei” dott. Umberto Quadrino, ma anche dell'ENIT, dell'Istituto centrale per il patrimonio immateriale del Ministero della Cultura e delle tante istituzioni, musei e biblioteche, a cominciare dalle grandi biblioteche storiche romane, ma con sforzo generoso anche dalle biblioteche di tutta l’Italia e l’Europa, e, ultimi ma non ultimi, dai contributi assicurati dal Comitato Nazionale dantesco.
Catalogo: Bardi Edizioni.
Comunicato e immagini su: https://bit.ly/3t8zbwQ
Info:
La mostra è aperta dal lunedì alla domenica ore 10-19 (ultimo ingresso ore 17), chiusa il martedì
a cura di Roberto Antonelli, Ebe Antetomaso, Marco Guardo, Lorenzo Mainini
8 ottobre 2021 – 16 gennaio 2022
Palazzo Corsini, Roma
Nell’opera dantesca, e nella Commedia in particolare, la tradizione della cultura classica, cristiana e medievale si ricapitola come in una summa: autori, libri, scuole di poeti e filosofi, enciclopedie, mitologie antiche e dogmi cristiani, scrittori canonici e autori più eccentrici vengono tutti riattraversati dallo sguardo di Dante, che scrivendo il suo testo ne riscrive simultaneamente la tradizione d’appartenenza. In tal senso sapere di quali letture, di quali libri, si sia materialmente nutrita la cultura e la fantasia poetica dell’Alighieri ha da sempre costituito un interrogativo profondo tanto per i critici che per i lettori per arrivare a una comprensione più profonda della Commedia. La ricerca tuttavia si scontra sull’evidenza che Dante non ebbe mai una vera e propria biblioteca, stabile e personale, come poi invece fu per Petrarca; non possediamo neppure autografi o libri sicuramente a lui appartenuti. Il dibattito su quali opere Dante abbia effettivamente letto e quali egli conoscesse solo per altrui citazioni o epitomi è pertanto ancora aperto e di grande rilevanza: il convegno e la mostra intendono offrire lo status quaestionis integrato con nuove ricerche mirate.
Nella mostra saranno per la prima volta esposte tutte le opere da Dante esplicitamente citate e presumibilmente lette, quindi parte d’una sua "biblioteca", secondo i più recenti accertamenti e secondo un percorso rappresentativo del suo iter intellettuale e poetico. Saranno esposti in larga prevalenza codici dei secoli XIII e XIV, ovvero libri che corrispondono alle tipologie manoscritte che Dante potrebbe aver praticato; saranno esposti inoltre alcuni codici provenienti dal fondo duecentesco della biblioteca di Santa Croce, il convento fiorentino che, secondo gli studi più recenti, potrebbe aver ospitato la prima formazione del poeta. I manoscritti saranno ordinati tematicamente e cronologicamente secondo lo sviluppo dell’opera dantesca, in base anche ai suoi possibili spostamenti prima e dopo l’esilio. Saranno invece escluse tutte le opere che dalla critica sono state a lui ricondotte in base ad ipotesi, allusioni o riscontri degli interpreti moderni, spesso discordi, privilegiando invece quei testi, coi loro antichi libri, che con maggiore sicurezza permetteranno al visitatore di conoscere e d’esplorare i “punti fermi” della “biblioteca” dantesca.
La mostra sarà articolata in sei grandi sezioni: 1) La “Bibbia” e la tradizione cristiana; 2) La tradizione classica: gli Auctores nella “Vita nuova”; 3) La tradizione romanza; 4) La tradizione classica dalla “Vita nuova”; 5) Retorica e trattatistica medievale; 6) Filosofia, scienza e teologia.
La partizione della mostra, che in più occasioni fa perno su un “prima” e un “dopo” la Vita nuova, vuole in tal modo distinguere due fasi della biografia dantesca e della sua “biblioteca”, quella riferibile alla vita fiorentina e quella, testimoniata nelle opere successive al “libello giovanile”, segnata invece dall’esilio.
Fra gli oltre 70 codici che saranno esposti, provenienti dalle maggiori collezioni italiane e internazionali – tutti libri fondamentali per la comprensione della poesia e della cultura dantesca – si segnalano il manoscritto della Biblioteca Nazionale di Roma Vitt. Emm. 1502, che raccoglie, riccamente illustrati, i testi profetici di Gioacchino da Fiore, «il calavrese abate Giovacchino /di spirito profetico dotato», immortalato in Pd XII; i diversi codici fiorentini provenienti dall’antica biblioteca di Santa Croce – il convento francescano che forse Dante frequentò prima del suo esilio –, tra i quali l’antichissimo codice di Servio, il commentatore virgiliano (Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 22 sin 1), o il manoscritto della Consolatio philosophiae di Boezio (Plut. 23 dex 11), glossata in volgare all’inizio del Trecento e ricordata dall’Alighieri come una delle sue letture fondamentali dopo la morte di Beatrice; o ancora il canzoniere della lirica trobadorica, raccolto nel codice laurenziano Plut. 41.42, libro per certi aspetti affine alla silloge di poesia provenzale che fu nota a Dante; il manoscritto corsiniano del Roman de la rose (Roma, Biblioteca dell’Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana, 55 K 4), sulla cui conoscenza dantesca si è sviluppato, e si svolge, un lungo e appassionato dibattito filologico-letterario; per continuare inoltre coi manoscritti filosofici e scolastici, che, coi loro testi, fondano la struttura mentale della visione dantesca, della sua morale e della sua teologia: l’Etica aristotelica della Biblioteca Nazionale di Napoli (VIII.G.25) o gli scritti di Sigieri di Brabante, il filosofo eterodosso che in Paradiso «silogizzò invidïosi veri» (X, 138), proveniente dalla Biblioteca Cathariniana di Pisa (ms. 17); per tornare poi ai libri letterari, fonti per l’Alighieri di stile e invenzione, come il Giovenale parigino (Paris, BnF, lat. 8073), o il Lancillotto della Marciana di Venezia (Fr. Z 11), dalle cui storie fuoriesce una delle immagini più durature della poesia dantesca, quella del bacio tra Paolo e Francesca, doppione infernale del bacio letterario fra Lancillotto e Ginevra.
A integrazione dell’esposizione, sempre dall’8 ottobre, Paesaggi e personaggi della Commedia. Un'iconografia digitale, una mostra che – prodotta in collaborazione con l'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e ideata da Roberto Andreotti, Federico De Melis, Francesco De Melis e Luca Ruzza - intende illustrare, con una speciale messa in scena digitale, alcuni aspetti della fortuna iconografica dantesca di luoghi, paesaggi e personaggi della Divina Commedia, fino alla Contemporaneità. Il visitatore potrà entrare, in uno scenario avvolgente, in “capsule” monografiche, “camere oscure” al cui interno si potrà vivere l'esperienza di un'immersione multisensoriale attraverso varie tecniche, non ultima il cosiddetto “fantasma di Pepper”, sorta di ologramma originato dal teatro del Seicento. I file visivi e sonori si basano sulle immagini delle opere che artisti di ogni epoca hanno dedicato al poema dantesco, in dialogo con le altre iniziative espositive dell’Accademia dei Lincei dedicate alla biblioteca letteraria, culturale, artistica e filosofica di Dante.
Un grande sforzo, dunque, probabilmente il più articolato e impegnativo dell'anno dantesco, reso possibile dall'impegno congiunto dell'Accademia Nazionale dei Lincei, di Intesa Sanpaolo, in particolare del Presidente emerito Giovanni Bazoli, del Presidente Gian Maria Gros-Pietro, di Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer Intesa Sanpaolo, del presidente dell’Associazione “Amici dei Lincei” dott. Umberto Quadrino, ma anche dell'ENIT, dell'Istituto centrale per il patrimonio immateriale del Ministero della Cultura e delle tante istituzioni, musei e biblioteche, a cominciare dalle grandi biblioteche storiche romane, ma con sforzo generoso anche dalle biblioteche di tutta l’Italia e l’Europa, e, ultimi ma non ultimi, dai contributi assicurati dal Comitato Nazionale dantesco.
Catalogo: Bardi Edizioni.
Comunicato e immagini su: https://bit.ly/3t8zbwQ
Info:
La mostra è aperta dal lunedì alla domenica ore 10-19 (ultimo ingresso ore 17), chiusa il martedì
08
ottobre 2021
La Biblioteca di Dante
Dall'otto ottobre 2021 al 16 gennaio 2022
arte antica
Location
ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI – PALAZZO CORSINI
Roma, Via Della Lungara, 14, (Roma)
Roma, Via Della Lungara, 14, (Roma)
Biglietti
Ordinario € 5 euro
Ridotto (over 65) € 3 euro
Integrato con Villa Farnesina € 13
Orario di apertura
tutti i giorni, tranne il martedì, dalle ore 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle ore 17.00)
Sito web
Editore
Accademia Nazionale dei Lincei
Ufficio stampa
Carmine Piscopo
Autore
Curatore
Produzione organizzazione