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La casa degli specchi
una collettiva di sette giovani artisti che lavorano utilizzando la pittura figurativa, soprattutto concentrata sulla figura umana come sorta di autoritratto collettivo di una generazione di artisti, ma piu’ in generale di uomini. Per questo la mostra si intitola -La casa degli specchi-, rimandando all’idea di un ambiente che in qualche modo ci descrive e ci riflette una nostra stessa immagine a ogni opera.
Comunicato stampa
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Inaugura Sabato 06 Dicembre 2008 alle 17,30 una collettiva di sette giovani artisti che lavorano utilizzando la pittura figurativa, soprattutto concentrata sulla figura umana come sorta di autoritratto collettivo di una generazione di artisti, ma piu' in generale di uomini. Per questo la mostra si intitola -La casa degli specchi-, rimandando all'idea di un ambiente che in qualche modo ci descrive e ci riflette una nostra stessa immagine a ogni opera. Possono essere visioni piu' o meno realistiche, partendo per esempio dalla perfezione stilistica di Matteo Tenardi che lavora riproducendo perfettamente i tratti somatici dei suoi soggetti e unendovi una particolarità tutta sua, quella di fare in modo che escano letteralmente dal quadro, sporgendosi fuori dalla tela in un equilibrio sospeso tra la realtà e il mondo dell'arte. O, al contrario, si puo' trattare di una visione distorta, patemica, trasformata dall'intimo, e ci si riferisce qui alla pittura di Luca Coltelli nei suoi lavori su tavola, tutti dotati di una esagerazione in senso sarcastico, cattivo, tagliente, come protuberanze eccessive di personalità. Sono -cattive- in questa accezione anche le donne-bambole di Sonja Quarone, costruite come collage in cui spesso ricorre il lattice, una sorta di seconda pelle dall'effetto plancentare, protettivo, che trasforma l'interpretazione dell'acidità dei suoi personaggi in una forma di auto-difesa.
E' questa in linea generale l'interpretazione dell'apparente violenza e dei modi mascolini, bruschi, delle espressioni crude e delle posture chiuse delle donne di Lidia Bachis, sempre accompagnate da armi da fuoco, decorate da tatuaggi, vestite in modo provocatorio e sul punto di essere pronte a una metaforica battaglia con chi cerca di strappare dei momenti della loro intimità. Ad usare le armi e' poi anche Dellaclà, con incisioni su gommapiuma dove imprime la propria immagine riflessa sulle superfici specchianti di armi perlopiu' da taglio. Il vero concetto dietro questo atto che sembra di sfida e violenza e' il voler combattere il dolore e le situazioni avverse delle nostre vite, dandoci quindi un messaggio finale positivo, simboleggiato dal sorriso sardonico del proprio autoritratto. Mentre e' un lavoro piu' lirico quello di Daniela Cavallo, anche lei concentrata su un senso del superamento e della trascendenza, della -ascensione- - come richiama nei titoli delle sue ultime opere - come fenomeno dell'io che a contatto con la natura riscopre una propria spiritualità e un retrogusto di misticismo.
Un processo quindi mentale, ma che viene concretizzato da Ilaria Margutti attraverso la laboriosa attività del cucire. Ricreando con il filo la figura di personaggi intenti letteralmente a ricucirsi, ci parla della difficoltà - ma possibile, realizzabile e attualizzata - del recupero di se stessi, del rattoppo delle proprie ferite. Attraverso la mostra si ripercorre quindi un ampio ventaglio di modi di essere, psicologie e situazioni, sicurezze o ideosincrasie, stili di vita e stili di difesa, paure e modi di affrontarle, rispecchiando una sfaccettatura umana che e' propria delle persone nel loro complesso e nella loro individualità.
E' questa in linea generale l'interpretazione dell'apparente violenza e dei modi mascolini, bruschi, delle espressioni crude e delle posture chiuse delle donne di Lidia Bachis, sempre accompagnate da armi da fuoco, decorate da tatuaggi, vestite in modo provocatorio e sul punto di essere pronte a una metaforica battaglia con chi cerca di strappare dei momenti della loro intimità. Ad usare le armi e' poi anche Dellaclà, con incisioni su gommapiuma dove imprime la propria immagine riflessa sulle superfici specchianti di armi perlopiu' da taglio. Il vero concetto dietro questo atto che sembra di sfida e violenza e' il voler combattere il dolore e le situazioni avverse delle nostre vite, dandoci quindi un messaggio finale positivo, simboleggiato dal sorriso sardonico del proprio autoritratto. Mentre e' un lavoro piu' lirico quello di Daniela Cavallo, anche lei concentrata su un senso del superamento e della trascendenza, della -ascensione- - come richiama nei titoli delle sue ultime opere - come fenomeno dell'io che a contatto con la natura riscopre una propria spiritualità e un retrogusto di misticismo.
Un processo quindi mentale, ma che viene concretizzato da Ilaria Margutti attraverso la laboriosa attività del cucire. Ricreando con il filo la figura di personaggi intenti letteralmente a ricucirsi, ci parla della difficoltà - ma possibile, realizzabile e attualizzata - del recupero di se stessi, del rattoppo delle proprie ferite. Attraverso la mostra si ripercorre quindi un ampio ventaglio di modi di essere, psicologie e situazioni, sicurezze o ideosincrasie, stili di vita e stili di difesa, paure e modi di affrontarle, rispecchiando una sfaccettatura umana che e' propria delle persone nel loro complesso e nella loro individualità.
06
dicembre 2008
La casa degli specchi
Dal 06 dicembre 2008 al 10 gennaio 2009
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
911 GALLERIA D’ARTE
La Spezia, Via Del Torretto, 48, (La Spezia)
La Spezia, Via Del Torretto, 48, (La Spezia)
Orario di apertura
Lune-Saba- 10.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30
Vernissage
6 Dicembre 2008, ore 17,30
Autore
Curatore