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La ceramica Umbra al tempo del Perugino (e oltre)
E’ noto, infatti, che notevole fu l’influenza esercitata dalla scuola peruginesca sulle amnifatture rinascimentali, in particolare di Deruta, ma anche di Gubbio, Gualdo Tadino e Perugia, in circostanze e periodi diversi, sia indirettamente, attraverso la copia delle pitture dei principali maestri.
Comunicato stampa
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Il Museo Regionale della Ceramica di Deruta, nell’ambito delle “Manifestazioni in onore di Pietro Vannucci detto il Perugino”, dedica ai riflessi dell’arte del Perugino e dei suoi contemporanei sulle manifatture ceramiche umbre dal XV al XX secolo, l’esposizione “La ceramica umbra al tempo del Perugino (e oltre).
E’ noto, infatti, che notevole fu l’influenza esercitata dalla scuola peruginesca sulle amnifatture rinascimentali, in particolare di Deruta, ma anche di Gubbio, Gualdo Tadino e Perugia, in circostanze e periodi diversi, sia indirettamente, attraverso la copia delle pitture dei principali maestri, in particolare del Perugino e del Pinturicchio, o la circolazione dei taccuini, dei cartoni preparatori e delle stampe e sia, con molta probabilità, direttamente come potrebbero indicare alcune fonti archivistiche o, induttivamente, la presenza di opere, in particolare affreschi, dei principali pittori nelle città della ceramica.
Viceversa, la qualità pittorica raggiunta da diversi maestri vasai mostra, non fosse altro per le tecniche pittoriche impiegate, una formazione di scuola difficilmente acquisibile nella sola bottega del vasaio. Si veda, a proposito, il caso di Nicola Francioli “Co”, uno degli autori del Pavimento di San Francesco in Deruta.
Uno dei punti di contatto tra la pittura del Perugino e la ceramica umbra parrebbe rappresentato dalla condivisione del pensiero umanistico che trova le espressioni più compiute, rispettivamente nel ciclo degli affreschi del Collegio del Cambio e nel Pavimento della Chiesa di San Francesco di Deruta.
Indubbiamente, fra i centri ceramici, Deruta mostra una maggiore aderenza al gusto e alle soluzioni della pittura umbra rinascimentale anche in virtù della vicinanza a Perugia che facilita i rapporti tra pittori e vasai.
Nel caso di Gubbio sembra, invece, più labile l’influenza dei contemporanei umbri, mentre la grande stagione artistica segnata da Mastro Giorgio Andreoli, come è noto ha più a che fare con i pittori urbinati e durantini, e semmai si ricollega al Perugino per via di Raffaello.
Va, tuttavia, segnalato come l’influenza della pittura peruginesca andò ben oltre i contemporanei e, analogamente alla pittura, anche la ceramica si attardò a lungo su soggetti e modi riconducibili ai pittori umbri del rinascimento.
Se ne trovano perciò esempi, oramai compendiari e di qualità decaduta, anche nel seicento.
Di diverso segno e con rinnovate capacità artistiche è invece il fenomeno moderno dello storicismo e del revival tra Otto e Novecento che vide nuovamente impegnate le manifatture umbre nel recupero delle espressioni regionali rinascimentali.
A Gubbio e a Gualdo Tadino, in primo luogo, e poco dopo a Deruta.
Si tratta di un fenomeno particolare, avviato più da istanze politico-culturali che da movimenti artistici o da esigenze industriali – si pensi alla decisiva influenza della Mostra di Arte Umbra del 1907 – ma che ha indubbiamente connotato significativamente la produzione del secolo scorso e che ancora oggi fa sopravvivere nelle fabbriche umbre qualcosa dello spirito del Perugino.
La mostra è curata dai ceramologhi Giulio Busti e Franco Cocchi comprende 90 opere provenienti da c collezioni italiane e straniere, distribuite nelle seguenti sezioni:
1. La ceramica umbra prima del Perugino: campionatura essenziale della ceramica umbra verso la metà del Quattrocento, in stile gotico floreale tra cui notevoli i resti del pavimento maiolicato della Cappella dei Priori di Perugia, a putti alati e foglie accartocciate, eseguito nel 1455 dal vasaio perugino “Cavalla”.
2. La ceramica umbra al tempo del Perugino: organizzata per sezioni tematiche secondo le analogie iconografiche e stilistiche della ceramica con la pittura del Perugino e della sua cerchia. Si distingue, in questo ambito, la produzione, policroma e a lustro, dei maestri derutesi Nicola Francioli detto “Co” e del nipote Giacomo Mancini “el Frate” e quella a lustro di Giorgio Andreoli da Gubbio. Dei primi sono le raffigurazioni allegoriche e simboliche sacre e profane, e le decorazioni a grottesche, girali fioriti dipinti su piatti, coppe e pavimenti molto spesso vicini agli affreschi del Collegio del Cambio di Perugia. Dell’artista eugubino, invece, le pitture istoriate e lustrate più preziose come il celebre tondo del 1525, con Le Tre Grazie oggi al Victoria and Albert di Londra.
3. La ceramica umbra dopo il Perugino: echi perugineschi nella ceramica umbra della fine del Cinquecento e nel Seicento, il revival storicista fra ‘800 e ‘900.
E’ noto, infatti, che notevole fu l’influenza esercitata dalla scuola peruginesca sulle amnifatture rinascimentali, in particolare di Deruta, ma anche di Gubbio, Gualdo Tadino e Perugia, in circostanze e periodi diversi, sia indirettamente, attraverso la copia delle pitture dei principali maestri, in particolare del Perugino e del Pinturicchio, o la circolazione dei taccuini, dei cartoni preparatori e delle stampe e sia, con molta probabilità, direttamente come potrebbero indicare alcune fonti archivistiche o, induttivamente, la presenza di opere, in particolare affreschi, dei principali pittori nelle città della ceramica.
Viceversa, la qualità pittorica raggiunta da diversi maestri vasai mostra, non fosse altro per le tecniche pittoriche impiegate, una formazione di scuola difficilmente acquisibile nella sola bottega del vasaio. Si veda, a proposito, il caso di Nicola Francioli “Co”, uno degli autori del Pavimento di San Francesco in Deruta.
Uno dei punti di contatto tra la pittura del Perugino e la ceramica umbra parrebbe rappresentato dalla condivisione del pensiero umanistico che trova le espressioni più compiute, rispettivamente nel ciclo degli affreschi del Collegio del Cambio e nel Pavimento della Chiesa di San Francesco di Deruta.
Indubbiamente, fra i centri ceramici, Deruta mostra una maggiore aderenza al gusto e alle soluzioni della pittura umbra rinascimentale anche in virtù della vicinanza a Perugia che facilita i rapporti tra pittori e vasai.
Nel caso di Gubbio sembra, invece, più labile l’influenza dei contemporanei umbri, mentre la grande stagione artistica segnata da Mastro Giorgio Andreoli, come è noto ha più a che fare con i pittori urbinati e durantini, e semmai si ricollega al Perugino per via di Raffaello.
Va, tuttavia, segnalato come l’influenza della pittura peruginesca andò ben oltre i contemporanei e, analogamente alla pittura, anche la ceramica si attardò a lungo su soggetti e modi riconducibili ai pittori umbri del rinascimento.
Se ne trovano perciò esempi, oramai compendiari e di qualità decaduta, anche nel seicento.
Di diverso segno e con rinnovate capacità artistiche è invece il fenomeno moderno dello storicismo e del revival tra Otto e Novecento che vide nuovamente impegnate le manifatture umbre nel recupero delle espressioni regionali rinascimentali.
A Gubbio e a Gualdo Tadino, in primo luogo, e poco dopo a Deruta.
Si tratta di un fenomeno particolare, avviato più da istanze politico-culturali che da movimenti artistici o da esigenze industriali – si pensi alla decisiva influenza della Mostra di Arte Umbra del 1907 – ma che ha indubbiamente connotato significativamente la produzione del secolo scorso e che ancora oggi fa sopravvivere nelle fabbriche umbre qualcosa dello spirito del Perugino.
La mostra è curata dai ceramologhi Giulio Busti e Franco Cocchi comprende 90 opere provenienti da c collezioni italiane e straniere, distribuite nelle seguenti sezioni:
1. La ceramica umbra prima del Perugino: campionatura essenziale della ceramica umbra verso la metà del Quattrocento, in stile gotico floreale tra cui notevoli i resti del pavimento maiolicato della Cappella dei Priori di Perugia, a putti alati e foglie accartocciate, eseguito nel 1455 dal vasaio perugino “Cavalla”.
2. La ceramica umbra al tempo del Perugino: organizzata per sezioni tematiche secondo le analogie iconografiche e stilistiche della ceramica con la pittura del Perugino e della sua cerchia. Si distingue, in questo ambito, la produzione, policroma e a lustro, dei maestri derutesi Nicola Francioli detto “Co” e del nipote Giacomo Mancini “el Frate” e quella a lustro di Giorgio Andreoli da Gubbio. Dei primi sono le raffigurazioni allegoriche e simboliche sacre e profane, e le decorazioni a grottesche, girali fioriti dipinti su piatti, coppe e pavimenti molto spesso vicini agli affreschi del Collegio del Cambio di Perugia. Dell’artista eugubino, invece, le pitture istoriate e lustrate più preziose come il celebre tondo del 1525, con Le Tre Grazie oggi al Victoria and Albert di Londra.
3. La ceramica umbra dopo il Perugino: echi perugineschi nella ceramica umbra della fine del Cinquecento e nel Seicento, il revival storicista fra ‘800 e ‘900.
27
febbraio 2004
La ceramica Umbra al tempo del Perugino (e oltre)
Dal 27 febbraio al 05 settembre 2004
arte antica
Location
MUSEO REGIONALE DELLA CERAMICA
Deruta, Largo San Francesco, (Perugia)
Deruta, Largo San Francesco, (Perugia)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 10-13 e 15-19, sabato e domenica 10-19