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La città e il teatro
In questa mostra il titolo “La città e il teatro” vuole emblematicamente sviare da quello che è il vero tema che accomuna i due artisti di DUE, ovvero la fotografia. Gianluca Aiolo e Fabio Carapia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Mercoledi 10 marzo, alle ore 18.30, si inaugura, al Club Arci Malvasia
Vecchia, la mostra LA CITTA’ E IL TEATRO, degli artisti Gianluca Aiolo
(Mestre 1976) con una serie di quadri ad olio su tela e Fabio Carapia
(Faenza 1975), con una serie di fotografie.
E’ il primo appuntamento della rassegna d’arte DUE, arrivata alla
seconda edizione, curata da Elisa Capitanio e Fortaya Group con la
collaborazione dell’Archivio Giovani Artisti delle Politiche Giovanili
del Comune di Venezia e Arci Nuova Associazione Venezia.
La rassegna s’inserisce nell’abituale programmazione del Club Arci
Malvasia Vecchia che già intende promuovere la creatività dei giovani
artisti ed offrire loro uno spazio in cui esibirsi, esporre i propri
lavori e confrontarsi con gli altri. Ma in più è realizzata con la
collaborazione ed il prezioso aiuto di due istituzioni la cui presenza,
nel territorio, in campo culturale e sociale, è particolarmente attiva
proprio nell’offrire ai giovani l’opportunità di iniziare un percorso
artistico che possa diventare anche professionale.
Quest’anno l’iniziativa si è estesa anche a serate di readings, eventi
teatrali e presentazioni di libri o riviste, a riprova che esiste una
produzione giovane di qualità che merita di essere scoperta e
conosciuta.
In questa mostra il titolo “La città e il teatro” vuole
emblematicamente sviare da quello che è il vero tema che accomuna i due
artisti di DUE, ovvero la fotografia.
Nel lavoro di Gianluca Aiolo si indovina un’ispirazione ai fotobilder
che Gerhard Richter dipinse, tra 1962 e 1966, proprio da modelli
fotografici, in una ricerca incessante e a volte ossessiva di un
mistero racchiuso nella fotografia più anonima, scattata per caso o
presa da un rotocalco.
Anche Aiolo copia una realtà che, nel momento in cui viene fotografata,
rivela il suo carattere sfuggente, incomprensibile. La sue città sono
fissate in movimento e restituiscono luci, sfrecciare di automobili,
sguardi persi di passanti, desolazione di strade secondarie vuote,
visioni di palazzi ed insegne.
Per Aiolo la fotografia è un serbatoio, è un punto di partenza ormai
irrinunciabile per indagare i luoghi e l’immagine che essi emanano, è
strumento di un’operazione che i puristi della pittura definirebbero
anti-artistica ma che assume valore proprio nel suo dichiararsi.
Con le foto di Fabio Carapia lo scenario cambia nettamente e ci immerge
in una dimensione magica, ma nello stesso tempo “vera”, per certi versi
nostalgica.
Le foto documentano vividamente uno spettacolo di piazza rappresentato
nel maggio 2003 a Faenza, “Messa insurrezionale con Marcia Funebre per
un’idea bacata”. Regista d’eccezione, Peter Schumann, il fondatore del
Bread and Puppet Theatre, che per l’occasione si esibisce assieme agli
attori del laboratorio organizzato dal Teatro Due Mondi di Faenza e a
Damiano Giambelli.
Queste immagini ci fanno vedere, ma quasi sentire, toccare e odorare,
un concetto di “gente” che trasmette un senso di epicità e di festa
popolare che, pur essendo proprio dell’uomo, è stato conservato
paradossalmente solo da un certo tipo di teatro.
La tangibilità di questa emozione è ottenuta da una tecnica di sviluppo
e stampa che procede attraverso ripetuti bagni e minuziosi ritocchi che
in certi casi assume il significato di un vero e proprio intervento
sulla realtà. Realtà che pare traboccare dai margini della foto e che
si impone nella varietà di grigi che si aprono tra il bianco e il nero.
Difficile stabilire dove corra la linea di demarcazione tra i mezzi
espressivi, ma entrambi gli artisti usano il proprio con esperienza,
provocando nell’osservatore una catena di quesiti.
Gianluca Aiolo infatti “dipinge fotografie” con i tipici colori del
viraggio e usando uno sfumato che sembra più uno “sfuocato”; Fabio
Carapia “scatta” immagini, nitidissime nei loro contrasti, dove solo la
sgranatura dell’ingrandimento attenua la pienezza di realtà che esse
esprimono.
Elisa Capitanio
Gianluca Aiolo è nato a Mestre nel 1976, si è diplomato in pittura
presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 1997 ad oggi ha
partecipato a numerose personali e collettive. Vive e lavora a Maerne
di Martellago (VE).
Fabio Carapia è nato a Faenza nel 1975. Ha iniziato a fotografare nel
1998, sotto la guida del fotografo faentino Raffaele Tassinari. Usa
macchine meccaniche manuali e attualmente sta approfondendo tecniche
antiche di fotografia.
Vecchia, la mostra LA CITTA’ E IL TEATRO, degli artisti Gianluca Aiolo
(Mestre 1976) con una serie di quadri ad olio su tela e Fabio Carapia
(Faenza 1975), con una serie di fotografie.
E’ il primo appuntamento della rassegna d’arte DUE, arrivata alla
seconda edizione, curata da Elisa Capitanio e Fortaya Group con la
collaborazione dell’Archivio Giovani Artisti delle Politiche Giovanili
del Comune di Venezia e Arci Nuova Associazione Venezia.
La rassegna s’inserisce nell’abituale programmazione del Club Arci
Malvasia Vecchia che già intende promuovere la creatività dei giovani
artisti ed offrire loro uno spazio in cui esibirsi, esporre i propri
lavori e confrontarsi con gli altri. Ma in più è realizzata con la
collaborazione ed il prezioso aiuto di due istituzioni la cui presenza,
nel territorio, in campo culturale e sociale, è particolarmente attiva
proprio nell’offrire ai giovani l’opportunità di iniziare un percorso
artistico che possa diventare anche professionale.
Quest’anno l’iniziativa si è estesa anche a serate di readings, eventi
teatrali e presentazioni di libri o riviste, a riprova che esiste una
produzione giovane di qualità che merita di essere scoperta e
conosciuta.
In questa mostra il titolo “La città e il teatro” vuole
emblematicamente sviare da quello che è il vero tema che accomuna i due
artisti di DUE, ovvero la fotografia.
Nel lavoro di Gianluca Aiolo si indovina un’ispirazione ai fotobilder
che Gerhard Richter dipinse, tra 1962 e 1966, proprio da modelli
fotografici, in una ricerca incessante e a volte ossessiva di un
mistero racchiuso nella fotografia più anonima, scattata per caso o
presa da un rotocalco.
Anche Aiolo copia una realtà che, nel momento in cui viene fotografata,
rivela il suo carattere sfuggente, incomprensibile. La sue città sono
fissate in movimento e restituiscono luci, sfrecciare di automobili,
sguardi persi di passanti, desolazione di strade secondarie vuote,
visioni di palazzi ed insegne.
Per Aiolo la fotografia è un serbatoio, è un punto di partenza ormai
irrinunciabile per indagare i luoghi e l’immagine che essi emanano, è
strumento di un’operazione che i puristi della pittura definirebbero
anti-artistica ma che assume valore proprio nel suo dichiararsi.
Con le foto di Fabio Carapia lo scenario cambia nettamente e ci immerge
in una dimensione magica, ma nello stesso tempo “vera”, per certi versi
nostalgica.
Le foto documentano vividamente uno spettacolo di piazza rappresentato
nel maggio 2003 a Faenza, “Messa insurrezionale con Marcia Funebre per
un’idea bacata”. Regista d’eccezione, Peter Schumann, il fondatore del
Bread and Puppet Theatre, che per l’occasione si esibisce assieme agli
attori del laboratorio organizzato dal Teatro Due Mondi di Faenza e a
Damiano Giambelli.
Queste immagini ci fanno vedere, ma quasi sentire, toccare e odorare,
un concetto di “gente” che trasmette un senso di epicità e di festa
popolare che, pur essendo proprio dell’uomo, è stato conservato
paradossalmente solo da un certo tipo di teatro.
La tangibilità di questa emozione è ottenuta da una tecnica di sviluppo
e stampa che procede attraverso ripetuti bagni e minuziosi ritocchi che
in certi casi assume il significato di un vero e proprio intervento
sulla realtà. Realtà che pare traboccare dai margini della foto e che
si impone nella varietà di grigi che si aprono tra il bianco e il nero.
Difficile stabilire dove corra la linea di demarcazione tra i mezzi
espressivi, ma entrambi gli artisti usano il proprio con esperienza,
provocando nell’osservatore una catena di quesiti.
Gianluca Aiolo infatti “dipinge fotografie” con i tipici colori del
viraggio e usando uno sfumato che sembra più uno “sfuocato”; Fabio
Carapia “scatta” immagini, nitidissime nei loro contrasti, dove solo la
sgranatura dell’ingrandimento attenua la pienezza di realtà che esse
esprimono.
Elisa Capitanio
Gianluca Aiolo è nato a Mestre nel 1976, si è diplomato in pittura
presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 1997 ad oggi ha
partecipato a numerose personali e collettive. Vive e lavora a Maerne
di Martellago (VE).
Fabio Carapia è nato a Faenza nel 1975. Ha iniziato a fotografare nel
1998, sotto la guida del fotografo faentino Raffaele Tassinari. Usa
macchine meccaniche manuali e attualmente sta approfondendo tecniche
antiche di fotografia.
10
marzo 2004
La città e il teatro
Dal 10 marzo al 03 aprile 2004
fotografia
Location
CLUB MALVASIA VECCHIA
Venezia, San Marco, 2586, (Venezia)
Venezia, San Marco, 2586, (Venezia)
Orario di apertura
dal mercoledì al sabato ore 18:30 - 04:00
Vernissage
10 Marzo 2004, ore 18.30