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La collezione Amata. Da Bassano a Longhi
La collezione di dipinti antichi di Pier Luigi Amata, medico e chirurgo plastico, costituisce una delle più interessanti raccolte private italiane di nuova formazione, non solo per il taglio trasversale rispetto alle scuole regionali e agli indirizzi stilistici emergenti in vari momenti storici – privilegiati invece da numerosi altri collezionisti italiani -, ma anche per l’interesse accordato con ugual peso a tutti i generi pittorici.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 26 settembre alle ore 19 nel Palazzo Ducale dei Castromediano di Cavallino di
Lecce, verrà inaugurata la mostra La collezione Amata da Bassano a Longhi.
Curata da Francesco Petrucci, Conservatore del Museo del Barocco romano di
Palazzo Chigi in Ariccia, la rassegna, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune
di Cavallino, grazie all’impegno dell’Assessore alla cultura On.le Gaetano Gorgoni e alla
collaborazione del Principe Fulco Ruffo di Calabria, si pone in continuità ideale delle
mostre Dipinti del Barocco romano da Palazzo Chigi in Ariccia, Dipinti tra Rococò e
Neoclassicismo da Palazzo Chigi in Ariccia e da altre raccolte, Ritratto e figura. Dipinti da
Rubens a Cades, tenutesi a Cavallino nel 2012, nel 2013 e nel 2014.
La collezione di dipinti antichi di Pier Luigi Amata, medico e chirurgo plastico,
costituisce una delle più interessanti raccolte private italiane di nuova formazione, non solo
per il taglio trasversale rispetto alle scuole regionali e agli indirizzi stilistici emergenti in vari
momenti storici - privilegiati invece da numerosi altri collezionisti italiani -, ma anche per
l’interesse accordato con ugual peso a tutti i generi pittorici. Sono presenti infatti nella
raccolta, oltre a composizioni multifigurali di soggetto sacro e profano,
anche ritratti reali e allegorici, nature morte, paesaggi e scene di genere, senza
indirizzi selettivi di stile e preoccupazioni di geografia artistica.
Se il nucleo principale è costituito da opere di artisti italiani o attivi in Italia tra
il XVI e il XVIII secolo, non mancano tuttavia alcune presenze esterne, mentre sono
assenti bozzetti ed elaborazioni di studio per affreschi e pale d’altare, a differenza di
altre collezioni private italiane. Si tratta insomma di tutte opere concluse o aspiranti
ad una univocità, mancanti cioè di qualsiasi connotazione propedeutica o di
memoria a fatti artistici esterni.
La collezione, sviluppatasi a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, ha avuto
un precoce riconoscimento istituzionale con la mostra tenuta nel 2005 a Roma, nella
prestigiosa sede di Palazzo Venezia, a cura di Claudio Strinati, allora
Soprintendente per il Polo Museale Romano (La Ricerca della Natura. La Collezione
di Pier Luigi Amata, 10 giugno - 17 luglio 2005). La mostra si avvaleva anche di un
prestigioso comitato scientifico formato da valenti studiosi, tra cui Daniele Benati, Alberto
Cottino, Filippo Maria Ferro, Dieter Graf, Herwarth Röttgen, John T. Spike.
Tuttavia, a soli dieci anni da quell’evento, la collezione Amata ha conosciuto
un consistente incremento di opere, soprattutto nel senso della qualità,
accompagnando una maturazione di gusto estetico e di sensibilità artistica del suo
artefice.
La mostra di Cavallino presenta numerose opere per la prima volta esposte al
pubblico o totalmente inedite, assieme ad altre costituenti il nucleo storico della
collezione. Si tratta di un selezione di ben 40 dipinti dei circa 130 che costituiscono
oggi la raccolta.
Tra i cardini della collezione la sensuale Venere caravaggesca, opera non esente
dall’influsso tizianesco e neoveneto, eseguita da Giovanni Antonio Galli detto
“Spadarino”, artista citato dall’archiatra pontificio Mancini come uno dei quattro seguaci
diretti della “schola del Caravaggio”, assieme a Cecco del Caravaggio, Manfredi e Ribera.
È certamente un capolavoro degno di un grande museo lo straordinario Erminia fra i
pastori di Pietro Testa, artista raro e talentuoso, noto soprattutto attraverso la sua
produzione grafica. Un altro soggetto della Gerusalemme Liberata del Tasso, poema epico
in gran voga nel primo Seicento, è illustrato da un inedito vertice giovanile del pittore
emiliano Alessandro Tiarini, raffigurante Erminia disperata che crede Tancredi morto.
Due importanti dipinti di soggetto sacro e profano di Alessandro Turchi detto
l’Orbetto, il massimo pittore veronese del ‘600 attivo prevalentemente a Roma,
aggiungono ulteriori novità alla selezione.
Sono presenti in mostra ritratti di specialisti nel genere, tra Cinquecento e
Settecento, come Girolamo da Carpi, Leandro Bassano, Benedetto Gennari, Jacob
Ferdinand Voet, Pietro Longhi e Giuseppe Bonito. Notevole il prezioso ritratto su rame
di gentiluomo, un unicum nella produzione del geniale pittore caravaggesco Tanzio da
Varallo.
La pittura di figura è illustrata da tele seicentesche di Giovanni Baglione, Filippo
Tarchiani, François Perrier, Cesare Dandini, Paolo Biancucci e Giovan Battista
Merano, oltre al citato Orbetto, mentre il primo Settecento romano è rappresentato da
Ludovico Mazzanti e Sebastiano Conca.
Si inquadrano nella pittura di paesaggio e veduta, comprese scene di genere, i
dipinti di Antonio Tempesta, Frans Franken II, Cornelis Van Poelenbourgh, Frederick
De Moucheron, Jean Baptiste Forest, Pietro Mulier detto il Cavalier Tempesta,
Charles Grenier Lacroix, tra cui spiccano due piccoli e preziosi gioielli: il Paesaggio con
natura morta di Pietro Paolo Bonzi e il Paesaggio con Mercurio ed Arg, dipinto su rame
dal maggiore paesaggista del Seicento, il francese Claude Lorrain.
La sezione finale della mostra è dedicata alla natura morta, con opere di Tommaso
Salini, Orsola Maddalena Caccia, Hans Van Essen, François Habert, Nicolas
Baudesson, Giuseppe Recco, Carlo Manieri, oltre al misterioso “Maestro SB” o
Pseudo-Salini e all’anonimo “Maestro del dipinto Colonna”.
La mostra è accompagnata da un catalogo, curato da Francesco Petrucci e
pubblicato da De Luca Editori d’arte.
Lecce, verrà inaugurata la mostra La collezione Amata da Bassano a Longhi.
Curata da Francesco Petrucci, Conservatore del Museo del Barocco romano di
Palazzo Chigi in Ariccia, la rassegna, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune
di Cavallino, grazie all’impegno dell’Assessore alla cultura On.le Gaetano Gorgoni e alla
collaborazione del Principe Fulco Ruffo di Calabria, si pone in continuità ideale delle
mostre Dipinti del Barocco romano da Palazzo Chigi in Ariccia, Dipinti tra Rococò e
Neoclassicismo da Palazzo Chigi in Ariccia e da altre raccolte, Ritratto e figura. Dipinti da
Rubens a Cades, tenutesi a Cavallino nel 2012, nel 2013 e nel 2014.
La collezione di dipinti antichi di Pier Luigi Amata, medico e chirurgo plastico,
costituisce una delle più interessanti raccolte private italiane di nuova formazione, non solo
per il taglio trasversale rispetto alle scuole regionali e agli indirizzi stilistici emergenti in vari
momenti storici - privilegiati invece da numerosi altri collezionisti italiani -, ma anche per
l’interesse accordato con ugual peso a tutti i generi pittorici. Sono presenti infatti nella
raccolta, oltre a composizioni multifigurali di soggetto sacro e profano,
anche ritratti reali e allegorici, nature morte, paesaggi e scene di genere, senza
indirizzi selettivi di stile e preoccupazioni di geografia artistica.
Se il nucleo principale è costituito da opere di artisti italiani o attivi in Italia tra
il XVI e il XVIII secolo, non mancano tuttavia alcune presenze esterne, mentre sono
assenti bozzetti ed elaborazioni di studio per affreschi e pale d’altare, a differenza di
altre collezioni private italiane. Si tratta insomma di tutte opere concluse o aspiranti
ad una univocità, mancanti cioè di qualsiasi connotazione propedeutica o di
memoria a fatti artistici esterni.
La collezione, sviluppatasi a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, ha avuto
un precoce riconoscimento istituzionale con la mostra tenuta nel 2005 a Roma, nella
prestigiosa sede di Palazzo Venezia, a cura di Claudio Strinati, allora
Soprintendente per il Polo Museale Romano (La Ricerca della Natura. La Collezione
di Pier Luigi Amata, 10 giugno - 17 luglio 2005). La mostra si avvaleva anche di un
prestigioso comitato scientifico formato da valenti studiosi, tra cui Daniele Benati, Alberto
Cottino, Filippo Maria Ferro, Dieter Graf, Herwarth Röttgen, John T. Spike.
Tuttavia, a soli dieci anni da quell’evento, la collezione Amata ha conosciuto
un consistente incremento di opere, soprattutto nel senso della qualità,
accompagnando una maturazione di gusto estetico e di sensibilità artistica del suo
artefice.
La mostra di Cavallino presenta numerose opere per la prima volta esposte al
pubblico o totalmente inedite, assieme ad altre costituenti il nucleo storico della
collezione. Si tratta di un selezione di ben 40 dipinti dei circa 130 che costituiscono
oggi la raccolta.
Tra i cardini della collezione la sensuale Venere caravaggesca, opera non esente
dall’influsso tizianesco e neoveneto, eseguita da Giovanni Antonio Galli detto
“Spadarino”, artista citato dall’archiatra pontificio Mancini come uno dei quattro seguaci
diretti della “schola del Caravaggio”, assieme a Cecco del Caravaggio, Manfredi e Ribera.
È certamente un capolavoro degno di un grande museo lo straordinario Erminia fra i
pastori di Pietro Testa, artista raro e talentuoso, noto soprattutto attraverso la sua
produzione grafica. Un altro soggetto della Gerusalemme Liberata del Tasso, poema epico
in gran voga nel primo Seicento, è illustrato da un inedito vertice giovanile del pittore
emiliano Alessandro Tiarini, raffigurante Erminia disperata che crede Tancredi morto.
Due importanti dipinti di soggetto sacro e profano di Alessandro Turchi detto
l’Orbetto, il massimo pittore veronese del ‘600 attivo prevalentemente a Roma,
aggiungono ulteriori novità alla selezione.
Sono presenti in mostra ritratti di specialisti nel genere, tra Cinquecento e
Settecento, come Girolamo da Carpi, Leandro Bassano, Benedetto Gennari, Jacob
Ferdinand Voet, Pietro Longhi e Giuseppe Bonito. Notevole il prezioso ritratto su rame
di gentiluomo, un unicum nella produzione del geniale pittore caravaggesco Tanzio da
Varallo.
La pittura di figura è illustrata da tele seicentesche di Giovanni Baglione, Filippo
Tarchiani, François Perrier, Cesare Dandini, Paolo Biancucci e Giovan Battista
Merano, oltre al citato Orbetto, mentre il primo Settecento romano è rappresentato da
Ludovico Mazzanti e Sebastiano Conca.
Si inquadrano nella pittura di paesaggio e veduta, comprese scene di genere, i
dipinti di Antonio Tempesta, Frans Franken II, Cornelis Van Poelenbourgh, Frederick
De Moucheron, Jean Baptiste Forest, Pietro Mulier detto il Cavalier Tempesta,
Charles Grenier Lacroix, tra cui spiccano due piccoli e preziosi gioielli: il Paesaggio con
natura morta di Pietro Paolo Bonzi e il Paesaggio con Mercurio ed Arg, dipinto su rame
dal maggiore paesaggista del Seicento, il francese Claude Lorrain.
La sezione finale della mostra è dedicata alla natura morta, con opere di Tommaso
Salini, Orsola Maddalena Caccia, Hans Van Essen, François Habert, Nicolas
Baudesson, Giuseppe Recco, Carlo Manieri, oltre al misterioso “Maestro SB” o
Pseudo-Salini e all’anonimo “Maestro del dipinto Colonna”.
La mostra è accompagnata da un catalogo, curato da Francesco Petrucci e
pubblicato da De Luca Editori d’arte.
26
settembre 2015
La collezione Amata. Da Bassano a Longhi
Dal 26 settembre al 13 dicembre 2015
arte antica
Location
PALAZZO DUCALE DEI CASTROMEDIANO
Cavallino, Via Mario Gorgoni, (Lecce)
Cavallino, Via Mario Gorgoni, (Lecce)
Orario di apertura
9,30-12,30/16,30-20,00, chiuso il lunedì
Vernissage
26 Settembre 2015, h 19
Editore
DE LUCA EDITORI D'ARTE
Autore
Curatore