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La crisi della presenza
Il mim Museum in Motion continua la sua attività espositiva con questa mostra “La crisi della presenza” che presenta venticinque artisti italiani e internazionali che lavorano anche nell’ambito delle installazioni.
Comunicato stampa
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Il mim Museum in Motion del Castello di San Pietro in Cerro, inaugurato nel 2001, è nato dalla grande passione per l’arte del proprietario Franco Spaggiari. La collezione è costituita da opere di autori contemporanei, ed è composto da circa quattrocento opere tra quadri sculture disegni e raccoglie una sisntesi delle maggiori tendenze, dal dopoguerra ai nostri giorni. Sono presenti al mim anche alcune delle opere che sono state ospitate nelle rassegne d’arte che si sono tenute presso l’Antico Palazzo della Pretura di Castell’Arquato, sponsorizzate da COPROMET S.p.A. e organizzate dalla Fondazione D’Ars-Oscar Signorini onlus.
Il mim Museum in Motion continua la sua attività espositiva con questa mostra “La crisi della presenza” che presenta venticinque artisti italiani e internazionali che lavorano anche nell'ambito delle installazioni. La mostra è suddivisa in tre situazioni differenti: la prima comprende cinque stanze nelle quali altrettanti artisti hanno invaso lo spazio creando in ognuna di queste un'installazione ad hoc; la seconda occupa il salone principale nel quale diciassette installazioni di varia natura e dimensione dialogano fra loro mostrando, ancora una volta, come artisti diversi possano coesistere sulla base di lavori idealmente e strutturalmente significativi; la terza situazione, che unisce le due precedenti, si appropria del corridoio di collegamento fra i vari ambienti ed è di carattere musicale. Questo ambiente, infatti, è dedicato al suono grazie all'installazione musicale di un compositore sanmarinese.
La mostra, inoltre, scandaglia volutamente i vari momenti dell'installazione partendo dalla presentazione del "semplice" progetto per arrivare a lavori eseguiti per lo spazio espositivo e ad altri costruiti sul luogo stesso.
Il particolare tema di questa esposizione è stato voluto dal curatore quasi per provocare chi, come questi artisti, è abituato a occupare gli spazi. La crisi della presenza, infatti, non sottende solo un significato di assenza vera e propria, ma, piuttosto, vuole sottolineare come oggi sia sempre più difficile essere se stessi in modo autentico e naturale. I condizionamenti sociali sono forti e noi dobbiamo imparare a contrastarli con altrettanta determinazione, pena l'omologazione e una pericolosa perdita di identità. Come scrive il curatore: "… Le mutazioni sociali avvenute nella seconda metà del '900 hanno condotto l'essere umano verso una quasi totale emancipazione da tempo desiderata. Inoltre, libero da imposizioni e controlli operati da qualcuno a lui superiore, è finalmente diventato unico padrone di se stesso. Tutto questo ha aperto nuovi scenari nell'ambito dell'esistenza, ma la conquista dello status di puro individuo ha anche dilatato i contatti con le altre individualità le quali, anch'esse libere da vincoli, hanno contribuito a sgretolare l'idea e la realtà del gruppo. Anche le regole morali hanno cominciato ad allentarsi subendo sempre minori controlli sociali e, per molte di esse, si è arrivati quasi alla definitiva scomparsa. In questo modo il senso di onnipotenza, da sempre latente, è lentamente emerso anche grazie a una società dei consumi che subdolamente lo sostiene. A questo punto il passo è stato breve e l'individualità, libera da leggi morali e tradizioni, è entrata in fibrillazione lanciandosi verso nuovi orizzonti-miraggi.
Il mondo e le sue regole si sono trasformati da leciti o vietati a possibili o impossibili con l'inevitabile conseguenza che nulla è diventato, almeno all'apparenza, irraggiungibile.
Convinto di essere ormai senza padroni, anzi, di essere il solo padrone di se stesso, l'uomo ha pensato di poter cavalcare qualsiasi onda incurante del fatto che ogni mare, in qualsiasi momento, può diventare tempestoso. Stordito da questi ultimi decenni di euforia libertaria e liberticida, ha abbassato la guardia lasciando scoperto il fianco alla dittatura mediatica che, lentamente, è penetrata al suo interno condizionandolo in modo impalpabile ma profondo. Entrato nell'epoca dell'apparenza, l'essere umano si è convinto che tutto quello che vede o gli viene detto corrisponda alla realtà assoluta e, lasciandosi isolare in sempre più piccole realtà distinte, ha permesso che venissero tagliate le connessioni neurali che collegavano bontà e pensiero, rispetto e azione, trasformandosi così sempre più in automa telecomandato. Vittima di uno o più padroni nel passato, è ora succube dell'apparenza, della finzione, di stili di vita poco eleganti, di comportamenti sempre più personalistici ed egoistici. Inoltre, senza quasi rendersene conto, ha intrapreso il viaggio verso la morte senza avere la possibilità di lasciare alcuna traccia sulla sabbia dell'esistenza, permettendo che le uniche tracce a futura memoria fossero marcate da fondamentalismi, prevaricazioni e ingiustizie di differente natura.
Tuttavia l'impressione, anche se ancora flebile, è che questa crisi della presenza inizi a farsi sentire sempre più pesantemente costringendo l'essere umano a dirigersi, anche se con fatica, verso l'unica salvezza e, cioè verso un doppio ideale di vita: il primo a salvaguardia dell'individualità in sé e per sé a tutti gli effetti e il secondo verso una nuova individualità facente parte ancora una volta di un gruppo umano in grado di affrontare e costruire la propria esistenza nel totale rispetto per gli altri.
Una nuova visione della vita che mette sullo stesso piano ogni essere umano, si circonda di nuove e più giuste regole morali e rigidamente nega e combatte qualsiasi prevaricazione. Imparando a rigovernare il cammino della coscienza, partendo dal nulla interiore, si potrà rifondare un'etica di appartenenza all'interno della quale ogni uomo troverà il terreno fertile nel quale seminare i semi del rispetto, della condivisione, dello scambio disinteressato e della pacifica convivenza. Dovrà trasformare l'irreale in reale aiutando così l'anima a ritornare l'unica espressione vera, fondante l'essere in quanto umano e, nello stesso tempo, permettere al corpo di percepire questa realtà comprendendone l'assenza sostanziale…"
La mostra è corredata da un catalogo, edito per l'occasione, con testi di Edoardo Di Mauro e Fabrizio Boggiano.
Il mim Museum in Motion continua la sua attività espositiva con questa mostra “La crisi della presenza” che presenta venticinque artisti italiani e internazionali che lavorano anche nell'ambito delle installazioni. La mostra è suddivisa in tre situazioni differenti: la prima comprende cinque stanze nelle quali altrettanti artisti hanno invaso lo spazio creando in ognuna di queste un'installazione ad hoc; la seconda occupa il salone principale nel quale diciassette installazioni di varia natura e dimensione dialogano fra loro mostrando, ancora una volta, come artisti diversi possano coesistere sulla base di lavori idealmente e strutturalmente significativi; la terza situazione, che unisce le due precedenti, si appropria del corridoio di collegamento fra i vari ambienti ed è di carattere musicale. Questo ambiente, infatti, è dedicato al suono grazie all'installazione musicale di un compositore sanmarinese.
La mostra, inoltre, scandaglia volutamente i vari momenti dell'installazione partendo dalla presentazione del "semplice" progetto per arrivare a lavori eseguiti per lo spazio espositivo e ad altri costruiti sul luogo stesso.
Il particolare tema di questa esposizione è stato voluto dal curatore quasi per provocare chi, come questi artisti, è abituato a occupare gli spazi. La crisi della presenza, infatti, non sottende solo un significato di assenza vera e propria, ma, piuttosto, vuole sottolineare come oggi sia sempre più difficile essere se stessi in modo autentico e naturale. I condizionamenti sociali sono forti e noi dobbiamo imparare a contrastarli con altrettanta determinazione, pena l'omologazione e una pericolosa perdita di identità. Come scrive il curatore: "… Le mutazioni sociali avvenute nella seconda metà del '900 hanno condotto l'essere umano verso una quasi totale emancipazione da tempo desiderata. Inoltre, libero da imposizioni e controlli operati da qualcuno a lui superiore, è finalmente diventato unico padrone di se stesso. Tutto questo ha aperto nuovi scenari nell'ambito dell'esistenza, ma la conquista dello status di puro individuo ha anche dilatato i contatti con le altre individualità le quali, anch'esse libere da vincoli, hanno contribuito a sgretolare l'idea e la realtà del gruppo. Anche le regole morali hanno cominciato ad allentarsi subendo sempre minori controlli sociali e, per molte di esse, si è arrivati quasi alla definitiva scomparsa. In questo modo il senso di onnipotenza, da sempre latente, è lentamente emerso anche grazie a una società dei consumi che subdolamente lo sostiene. A questo punto il passo è stato breve e l'individualità, libera da leggi morali e tradizioni, è entrata in fibrillazione lanciandosi verso nuovi orizzonti-miraggi.
Il mondo e le sue regole si sono trasformati da leciti o vietati a possibili o impossibili con l'inevitabile conseguenza che nulla è diventato, almeno all'apparenza, irraggiungibile.
Convinto di essere ormai senza padroni, anzi, di essere il solo padrone di se stesso, l'uomo ha pensato di poter cavalcare qualsiasi onda incurante del fatto che ogni mare, in qualsiasi momento, può diventare tempestoso. Stordito da questi ultimi decenni di euforia libertaria e liberticida, ha abbassato la guardia lasciando scoperto il fianco alla dittatura mediatica che, lentamente, è penetrata al suo interno condizionandolo in modo impalpabile ma profondo. Entrato nell'epoca dell'apparenza, l'essere umano si è convinto che tutto quello che vede o gli viene detto corrisponda alla realtà assoluta e, lasciandosi isolare in sempre più piccole realtà distinte, ha permesso che venissero tagliate le connessioni neurali che collegavano bontà e pensiero, rispetto e azione, trasformandosi così sempre più in automa telecomandato. Vittima di uno o più padroni nel passato, è ora succube dell'apparenza, della finzione, di stili di vita poco eleganti, di comportamenti sempre più personalistici ed egoistici. Inoltre, senza quasi rendersene conto, ha intrapreso il viaggio verso la morte senza avere la possibilità di lasciare alcuna traccia sulla sabbia dell'esistenza, permettendo che le uniche tracce a futura memoria fossero marcate da fondamentalismi, prevaricazioni e ingiustizie di differente natura.
Tuttavia l'impressione, anche se ancora flebile, è che questa crisi della presenza inizi a farsi sentire sempre più pesantemente costringendo l'essere umano a dirigersi, anche se con fatica, verso l'unica salvezza e, cioè verso un doppio ideale di vita: il primo a salvaguardia dell'individualità in sé e per sé a tutti gli effetti e il secondo verso una nuova individualità facente parte ancora una volta di un gruppo umano in grado di affrontare e costruire la propria esistenza nel totale rispetto per gli altri.
Una nuova visione della vita che mette sullo stesso piano ogni essere umano, si circonda di nuove e più giuste regole morali e rigidamente nega e combatte qualsiasi prevaricazione. Imparando a rigovernare il cammino della coscienza, partendo dal nulla interiore, si potrà rifondare un'etica di appartenenza all'interno della quale ogni uomo troverà il terreno fertile nel quale seminare i semi del rispetto, della condivisione, dello scambio disinteressato e della pacifica convivenza. Dovrà trasformare l'irreale in reale aiutando così l'anima a ritornare l'unica espressione vera, fondante l'essere in quanto umano e, nello stesso tempo, permettere al corpo di percepire questa realtà comprendendone l'assenza sostanziale…"
La mostra è corredata da un catalogo, edito per l'occasione, con testi di Edoardo Di Mauro e Fabrizio Boggiano.
25
aprile 2004
La crisi della presenza
Dal 25 aprile al 16 maggio 2004
arte contemporanea
Location
ANTICO PALAZZO DELLA PRETURA
Castell'arquato, Piazza Del Municipio, (Piacenza)
Castell'arquato, Piazza Del Municipio, (Piacenza)
Orario di apertura
SABATO E FESTIVI 11/12,30 – 15/18,30
Vernissage
25 Aprile 2004, ORE 11